Prologo
Di che sa...la libertà?   

Una pigra brezza di fine estate soffiava lenta sulle scure acque del Mar Terr'sirl, increspandone appena la superficie.

Accarezzava distrattamente l'erba ai piedi delle montagne, faceva dondolare dolcemente gli alberi e poi seguiva la salita delle maestose montagne, dalle ferme ed enormi fondamenta fin su su sulle alte vette, che si gustavano beatamente la luce del sole da sopra le nuvole, vantando di preziosi riflessi sui ghiacci perenni.

Ma lì, sul Monte Havran, la brezza aveva timore di soffiare. L'aria, sul nero monte, era ferma in modo irreale. Quella montagna, ogni roccia lo sapeva, era malata. Perché, da maestoso colosso che fiero ospitava uno dei più preziosi minerali al mondo, era stato sporcato dall'avidità dell'uomo con sangue, sacrifici e nefasto magia. Ora due giganti di pietra scolpiti da antiche magie sorvegliavano immobili e minacciosi l'ingresso alla Cava, le cui molteplici e innumerevoli gallerie scure e umide ospitavano centinaia di schiavi, che timorosi battevano la roccia in cerca del prezioso hiltin.

L'hiltin era un minerale ricercato e anche pericoloso. Un frammento piccolo quanto una briciola di pane , se a contatto con la pelle, toglieva ogni stanchezza e donava euforia come qualsiasi comune droga, ma aveva effetti triplicati, oltre ad altre reazioni positive che cambiavano da individuo a individuo. In medicina veniva usato in piccole dosi polverizzate per le medicine più potenti. Con l'autorizzazione delle autorità, i maghi utilizzavano pozioni contenenti hiltin per prestazioni migliori e molte altre cose. Ma, come ogni droga, l'hiltin porta alla dipendenza, all'assuefazione, a problemi psicologici ed eventualmente a overdose; inoltre è una sostanza altamente pericolosa per gli organismi viventi, porta alla demenza e altri disturbi della mente, e l'esposizione troppo allungata per alcuni individui al tumore.

In una delle tante gallerie buie e umide, tra i rumori dei minatori-schiavi, dei loro lamenti e degli ordini latrati dai schiavisti, approfittando della momentanea distrazione del supervisore del proprio gruppo, Beatrix fa una piccola pausa. Alzò i gialli occhi a mandorla verso l'indefinito soffitto. Un solitario insetto disegnava ampie volute in volo verso di esso, forse in cerca dell'aria fresca di montagna. Povera illuso... pensò mesta Beatrix. Sei destinato come tutti noi a rimanere qui imbottigliata... Chissà se io, a differenza di quell'insetto, riuscirò mai a uscire da questo inferno?

Rifletteva lei soprappensiero, finché un bruciante dolore alla schiena non la riportò alla realtà. La frusta dello schiavista si era abbattuta impietosa sulla sua schiena coperta da informi cenci, accompagnata dalla sadica e stonata risata del supervisore.

Mormorò il più piano possibile quanti più insulti e maledizioni le venivano in mente e si rimise al lavoro piena di rancore.

Mentre lavorava, un altro pensiero le balenò nella mente e pigro non volle più andarsene.

Chissà di che sa... la libertà... 



Angolo autrice:
Hola a todosss!!! Se state leggendo questo, significa che non siete cascati come mattoni addormentati e sbavanti sulla tastiera e quindi.... Congratulazioniiii!!! XD
Spero di non avervi annoiati troppo. Questa è la primissima storia che ho avuto il coraggio di pubblicare, perciò sono presa dalle insicurezze neo-autrice. Quindi---(pleazzzzeee) recensite!! Ditemi se vi è piaciuta, se ho fatto qualche errore, cosa ne pensate... anche se vi fa schifo!

Bye bye ^_^