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Autore: Rouge e Minori    12/08/2013    2 recensioni
Salve, noi siamo Rouge e Minori, siamo due autrici che cercano di sfondare in questo fandom per cui, siate clementi. Allora... parliamo della storia. Come tutti ben saprete Korra ha succeduto ad Aang, salvando il mondo etc etc. Ma noi due ci siamo chieste: "E dopo Korra?" Ok, premettendo che Korra abbia avuto una vita lunga e felice insieme a Mako e compagnia cantante noi abbiamo voluto spostarci nella Nazione della Terra dove, secondo il ciclo dell'Avatar, dovrebbe nascere il successivo protettore del mondo.
Atlas è nato nella Nazione della Terra e, dopo un'incidente da bambino, è naufragato sull'isola di Kyoshi. Da li inizia la sua avventura per imparare i domini di Acqua, Fuoco e Aria assieme all'amica di sempre e a nuovi, stravaganti compagni. Ma non tutti sono contenti del nuovo Avatar, chi andrà a disturbare la missione del giovane Atlas?
P.S. Premettiamo che le nozioni in merito a "La Leggenda di Korra" in nostro possesso sono imprecise dato che non ricordiamo bene la serie e ci è impossibile riguardarla (non troviamo gli episodi) quindi potrebbero esserci incongruenze con la storia originale in tal caso, fatecelo sapere, correggeremo il più in fretta possibile. Speriamo di avervi incuriosito!
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Era da un pezzo che Alhena li osservava, in piedi vicino alla porta. I suoi due ragazzi, la sua gioia più grande. Erano cresciuti in fretta, quasi senza che lei se ne accorgesse. Erano passati tredici anni dal giorno in cui la madre del ragazzo era naufragata sulle coste dell’isola al limite delle forze, il suo ultimo desiderio era stato quello di proteggere suo figlio e così lei aveva fatto. Gli anni erano passati in fretta e Atlas era cresciuto sereno e spesso Alhena si chiedeva come, quel ragazzo allampanato, coi capelli spettinati e con la perenne faccia di chi si è appena svegliato, potesse essere il nuovo Avatar. Complessivamente Atlas era un bel ragazzo, dai capelli castani costantemente disordinati, il viso virile dai tratti spigolosi simili a quelli della madre; il naso dritto leggermente all’insù e gli occhi castani e profondi sembravano molto più saggi di un normale sedicenne. Nel complesso poteva persino sembrare un po’ più grande della sua età, ma l’effetto era smorzato dal sorriso bonario e solare che gli dipingeva sempre il viso. Il talento naturale però non mentiva: sin da piccolo aveva provato una forte attrazione per il dominio della terra e quando Meissa aveva preso ad insegnarglielo aveva subito capito le basi, diventando in fretta un’eccellente dominatore. Quel giorno era il sedicesimo compleanno di Atlas e, la donna sapeva cosa comportasse quel giorno. Dentro di se, aveva sempre desiderato che non arrivasse mai. Si era persa ancora ad osservarli  mentre si allenavano con il dominio: lanciandosi rocce enormi, proteggendosi con muri di pietra e sprofondando nella terra come se fosse acqua. I due prendevano molto seriamente il combattimento, se pur si trattasse solo di uno scontro amichevole. Atlas aveva lanciato una roccia appuntita contro Meissa che, però, si era protetta velocemente con una colonna fatta spuntare dal terreno.
«Migliori sempre di più Atlas» si era complimentata la ragazza, spostandosi all’indietro i lunghi capelli castani raccolti in una coda bassa dalla quale, durante il combattimento, erano sfuggite delle ciocche. Una ragazza alta, senza tratti particolari e con un viso piuttosto comune, ma grazioso. Il naso privo di imperfezioni e le labbra carnose stese in un sorriso, gli occhi castano scuro leggermente allungati con una scintilla perenne, a volte d’orgoglio a volte di scherno.
   «Ma non abbastanza per battere te… Non vuoi proprio farmi vincere eh?» le aveva chiesto il ragazzo con ilarità.
«Nemmeno per sogno. Che razza di allenamento sarebbe altrimenti?» aveva detto lei aiutandolo a rialzarsi
   «Che persona crudele, nemmeno il giorno del mio compleanno mi lascia vincere» aveva esclamato lui, con finto tono drammatico.
«Ma piantala!» l’aveva sgridato lei, fingendosi offesa.
   «Tanto lo sai che, prima o poi, sarò migliore di te!» aveva affermato convinto Atlas, inconscio di quanto fossero vere le sue parole. Meissa sapeva chi davvero fosse il suo amico di sempre, infatti per un attimo aveva smesso di ridere.
«Infatti, un giorno, sarai mille volte più forte di me…» alle parole della figlia, Alhena era stata attraversata da un brivido, lungo tutta la spina dorsale. Temeva che le avrebbe rivelato la verità così, su due piedi, ma poi però la giovane aveva sorriso e aveva continuato «Ma quel giorno non è oggi!» aveva gridato mentre, con un colpo del piede, faceva comparire una colonna di terra che aveva fatto volare in alto Atlas. Il ragazzo aveva gridato per la sorpresa, ma durante la caduta, poco prima di toccare il suolo, aveva tramutato la pietra in uno scivolo, finendo dritto addosso all’amica, facendo cadere entrambi.
   «Sei maligna…» aveva sussurrato lui, gli occhi ridotti a due fessure
«Lo so» aveva risposto lei, con un sorriso falsamente innocente
   «Ah si? E allora prendi questo!» aveva esclamato lui, iniziando a farle il solletico, portando lei a fare lo stesso. Entrambi ridevano spensierati e allegri e Alhena si chiedeva se Atlas, dopo la notizia, avrebbe riso allo stesso modo. Dietro di lei era comparso suo marito che le aveva posato una mano sulla spalla e l’aveva guardata negli occhi con fare serio.
«È ora Alhena» aveva detto lui, con tono cupo
   «Non possiamo proprio rimandare?» aveva domandato la donna, sperando inutilmente in una risposta affermativa.
«No cara… Deve iniziare a fare i conti con il suo destino. So che non vuoi che se ne vadano ma…»
  «È necessario, lo so» aveva fatto un profondo respiro lasciando da parte la paura «Ragazzi!» li aveva chiamati la donna alzando la voce
«Si?» avevano domandato i due in coro, smettendo di rotolarsi per terra.
   «Smettete di giocare per un attimo» Alhena aveva messo la mano sulla spalla dell’Avatar, aveva uno sguardo serio e professionale «Dobbiamo dirti una cosa importante Atlas» aveva detto la donna
«Non puoi aspettare ancora un po’ zia?» aveva domandato il ragazzo, ansioso di continuare a torturare l’amica, ma Meissa sapeva cosa volevano dirgli. Lei già lo conosceva per cui si era alzata, perdendo il sorriso e diventando improvvisamente seria.
  «Credo sia meglio che tu vada con loro Atlas» aveva detto lei.
«Ma che avete tutti? Perché siete diventati così tremendamente seri?» aveva chiesto il ragazzo leggermente confuso.
«Ora ti spiegheremo tutto. Meissa, voglio che ci sia anche tu» aveva decretato Hywen
   «Va bene papà» aveva asserito lei. Tutti e quattro si erano seduti in salotto attorno al tavolo e l’aria era talmente tesa che si poteva tagliare con il coltello.
«Allora? Cosa volete dirmi? Ora inizio a preoccuparmi sul serio» aveva detto il ragazzo nervoso
«Ecco Atlas… oramai sei diventato grande e dovresti sapere una cosa. Come tu ben sai tu sei stato adottato da me e Hywen quando eri molto piccolo» aveva iniziato a parlare Alhena
«Si, mi avete già raccontato come sono arrivato qua: la nave su cui viaggiavano i miei genitori è naufragata, mia madre è arrivata fino a qua con me e poi è morta. Questo lo so già, ma perché quelle facce turbate?» aveva chiesto nuovamente il ragazzo.
«Vedi Atlas… è una cosa molto complicata e non sappiamo proprio come dirtela. Non è proprio  ciò che devi dire tutti i giorni» aveva detto Meissa guardando l’amico
«Tu sai che sta succedendo? Dimmelo Meissa, ti prego!» aveva esclamato lui, tra l’esasperato e il perplesso.
«Non sta a me dirti la verità» aveva detto decisa la ragazza
«Zio, per favore» aveva scongiurato lui a mani giunte.
«Ragazzo mio, non è facile da dire. E forse, anzi sicuramente, non mi crederai»
 «Mai dire mai» aveva detto lui incoraggiante.
« Vedi quando tua madre ti affidò a noi, ci confessò anche un prezioso segreto. Noi lo abbiamo custodito per tredici anni ma ora è il momento di dirti la verità. Atlas, tu sei l’Avatar, tu salverai il mondo» l’ultima parola uscita dalle labbra di Hywen si era persa nel silenzio che permeava la stanza. Tutti e tre osservavano Atlas in attesa di una qualche reazione.
«Sono l’Avatar…» aveva sussurrato il ragazzo «Forte! Sono l’Avatar, salverò il mondo… Salvarlo da cosa?» aveva chiesto ingenuamente spezzando la tensione.
«Atlas, non cambi proprio mai» aveva detto Alhena accennando una risata.
«Guardate che io ero serio. Salvare il mondo, okay. Ma da cosa?»
 «C’è un’organizzazione denominata “il Loto Bianco”, che si occupa di rintracciare l’Avatar e di allenarlo nei quattro domini. Loro sapevano già chi tu fossi, volevano venirti a prendere, ma ci siamo rifiutati. Tu dovevi apprendere il tuo destino a tempo debito e tu solo puoi scegliere gli insegnanti, che ritieni adatti, per l’acquisizione dei domini»
  «Non hai risposto alla mia domanda zio» aveva detto Atlas interrompendolo.
«Fammici arrivare!» aveva esclamato stizzito « Sai che sono lento e preciso con le spiegazioni» lo aveva rimproverato lo zio con lo sguardo severo e le braccia conserte.
  «Scusa, vai pure avanti» aveva detto il giovane, già tenendosi la testa castana e spettinata, con lo sguardo rivolto al cielo.
 Si era schiarito la voce ed aveva continuato: « Come stavo raccontando, il Loto ti voleva recuperare, ma non è successo. Ora però è il momento che tu vada a Republic City e ti faccia conoscere. Non è importante se ti indurranno a rimanere, tu non cedere e continua per la tua strada. Hai una riunione con i consiglieri, a Republic City Ovest, loro ti illustreranno  i  problemi correnti» aveva detto lui concludendo grave.
  «Ma io non so nulla di politica!» aveva esclamato alzandosi freneticamente in piedi « E se non ne fossi in grado? Non so nulla di come essere Avatar, in verità, non so nulla di me stesso. Non so dove sono nato, il nome di mia madre, per non parlare di quello di papà» lo zio si era alzato e lo aveva abbracciato, con foga e amore. Aveva dato tutto ai suoi ragazzi e veder partire uno di essi era una gran sofferenza.
 «Io sono orgoglioso di te. Troverai te stesso solo con i viaggi che compirai, con la gente che conoscerai e con le avventure che vivrai. Io sono certo che tu sarai un ottimo Avatar, abbi fiducia in te stesso…Figlio» aveva detto Hywen, scompigliandoli la chioma ribelle e facendogli tornare il sorriso.
«Partirò nel tardo pomeriggio» aveva detto con un largo sospiro « Il mondo deve sapere che l’Avatar è tornato» era uscito dal tempio di Kyoshi a passo lento, ma appena oltrepassata la porta era corso verso la statua dell’Avatar presente all’inizio del villaggio. L’alba sorgeva calma e il sole nascente si rispecchiava nel golfo dell’isola, e osservando l’orizzonte davanti a lui lasciava spazio alle sue profonde fantasie.
«Tu come l’hai presa al tempo?» aveva domandato alla statua dell’Avatar Kyoshi, come se potesse rispondergli «Eri una mia vita precedente, no?» sapeva tutto di Kyoshi. Era una donna che ammirava e stimava, ma si sentiva messo in confronto. E se non fosse riuscito a diventare in gamba come lei? Come l’avrebbero presa i suoi compaesani?
Ancora immerso nei suoi angusti pensieri, si era diretto alle stalle. Lì gli abitanti dell’isola tenevano i loro cavalli-struzzo, ma infondo ad essa non riposava uno di quest’ultimi, bensì, un enorme Ligre. Era una grossa gattona, non sapeva bene descriverne le dimensioni, ma  quel felino era in grado di portare quattro persone.
 «Leda ti ho portato da mangiare» aveva detto lui sorridendo, mostrando una bella bisteccona, ovviamente molto al sangue, come lei gradiva. La ligre si era sporta dalla sua recinzione e lo aveva leccato direttamente sulla faccia. Atlas gli aveva lanciato la colazione, che Leda aveva afferrato al volo trangugiandola in due bocconi «Ti voglio bene anche io Leda» aveva abbracciato la sua adorata cucciolona. Tutti avevano paura di lei, ma era molto mansueta per essere una ligre. Voleva farla uscire, ma come poteva? Non appena metteva una zampa fuori tutti si mettevano ad urlare terrorizzati. Continuava ad accarezzare il pelo striato della sua amata Leda, il suo pelo era morbido e fresco e gli occhi gialli erano profondi ed inquisitori. Nemmeno quando l’aveva trovata sotto quel cumolo di pietre aveva avuto paura di lei e non ne avrebbe certo avuta in quel momento «Leda, sta sera si parte. Dovremo affrontare un lungo viaggio, ma ce la faremo. Leda… Io sono l’Avatar» la guardava perso, nonostante sapesse che Leda non poteva farci nulla «Io devo portare pace ed equilibrio nel mondo, ma non c’è nemmeno in me stesso» aveva detto lui entrando nella recinzione e sedendosi accanto a lei.
 «Troverai il tuo equilibrio con tempo, durante i tuoi viaggi, che non farai certo da solo, Atty» aveva detto una voce fuori del recinto di Leda. Era una voce fraterna ed amica, quella della sua migliore amica, sua sorella.
  «Meissa!» aveva esclamato lui offeso «Piantala con questi insopportabili nomignoli. Io sono l’Avatar» aveva detto lui imbronciandosi e incrociando le braccia.
«Non attacca, tu sarai sempre il mio fratellino. Avatar, o non Avatar» aveva detto lei abbracciandolo «Non vedo l’ora di partire. Mia madre dice che è molto cambiata dai tempi in cui l’Avatar Korra ha scritto le prime riforme» ora che lo notava, Meissa era già pronta per partire. Aveva la sua borsa fatta, con tanto di sacchi a pelo (per entrambi) e maglioni pesanti.
 «Scordatelo, tu non vieni. Ѐ una cosa che devo affrontare da solo» aveva proferito lui serio, incominciando a mettere la sella a Leda.
  «Nemmeno Aang sarebbe riuscito a battere il signore del fuoco senza i suoi amici, per non dire che Korra senza Mako, Boulin e Asami non avrebbe proprio combinato nulla. E poi… Sei mio fratello ed io vengo comunque con te» aveva detto lei sorridendogli. Atlas era salito sulla sella e aveva sistemato i viveri nelle tasche a destra della sella in cuoio.
«Che stai aspettando Sorella? Sali altrimenti parte la nave e noi rimaniamo qui» le aveva detto lui facendole l’occhiolino.
 In un balzo Meissa era su Leda. La nave sarebbe partita prima del previsto, quindi avevano salutato in fretta Alhena e Hywen.
«Tornate qui almeno una volta, quando avrete finito il vostro viaggio» aveva detto la donna.
  «Contaci, mamma» aveva risposto Atlas sorridendole benevolo.
Mentre li salutavano, il sole del mezzodì batteva ininterrottamente sulle loro teste e Leda aveva preso a correre verso il porto. Sulla nave vedeva il luogo in cui era naufragato da bambino ed ora riusciva solo a vedere la sua casa, la sua vita da spensierato adolescente, scivolargli via dalle mani e vederla scendere sott’acqua a fare compagnia a Lunaghi. Cominciava la sua avventura.


Appa's Corner:
Rouge: Sbaglio o ti avevo chiesto di restituire Appa?
 Minori: Ma che fastidio ti da? 
Rouge: Il noleggio è salato e non lo paghi te!
 Minori: Ma... Ma... ma io l'ho rapito
Rouge: E io ho ripagato i danni! Vabbè, teniamoci Appa, tanto lo studio è immenso, ci stanno giuste giuste tre sedie oltre al bisonte! Ma comunque, parlando del capitolo speriamo che vi sia piaciuto.
 Minori: Anche perchè l'abbiamo revisionato due volte, quindi...
Rouge: Zitta tu! Occupati di Appa! Tornando a noi... Speriamo che il primo capitolo vi abbia soddisfatto e chiarito. Sono entrati in scena i primi due personaggi principali, Atlas e Meissa. Fateci sapere cosa pensate di loro. Ora ce ne andiamo, alla prossima!
  
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