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Autore: Jewels5    13/08/2013    5 recensioni
Lei era drammatica.
Lui era dinamico.
Lei era precisa.
Lui era impulsivo.
Lui era James e lei era Lily, e un giorno condivisero un bacio, ma prima condivisero numerose discussioni, poiché lui era presuntuoso e lei dolce, e le questioni di cuore richiedono tempo.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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*Angolo della traduttrice un po' stanca*
Wow. Ce l'abbiamo fatta. Questo capitolo (o almeno la rivisitazione) mi ha lasciata molto svuotata, e spero che darà la stessa impressione anche a voi. Abbiamo (ufficialmente dal prossimo capitolo, ma ci ha dato una mano sin da qui) un nuovo acquisto, Viky , che saluto *agita la mano*.
Come al solito ci spiace per la lunga attesa, ma dato che la storia originale è ferma al capitolo 35 (l'ultimo aggiornamento risale a ottobre), mi sembra inutile sbrigarsi per poi farvi aspettare dieci mesi. Andando piano, dovremmo guadagnare un po' di capitoli in più qui! Ad ogni modo, ringraziamo sempre le persone che hanno recensito, preferito, seguito e letto il capitolo, e quelli che ci seguono anche nel gruppo di Facebook She was dramatic ϟ He was dynamic | The Life and Times EFP, dove vengono postati 200 prestavolto diversi, Sirius è shippato con Carlotta (ciao Stefà xD), e tante altre cose belle xD Ed io e Ari salutiamo sempre tutti u.u 
Okay, sono stanca e devo riposare, vi lascio qui insieme al capitolo!
Buona lettura da tutte noi, speriamo di leggere presto vostri commenti :D
xx
Giulia (March Hare)

Recap: Allora, Lily vuole mollare Luke, perchè il fratello di Luke è sospettato di essere un Mangiamorte, e Luke si è comportato in modo poco onesto riguardo tutta la faccenda. Ma poi suo padre è morto, e Lily ha realizzato che sarebbe stata una cafona totale se l'avesse mollato allora. Una stressata e un po' depressa Donna si sta frequentando con Charlie Plex, che ha una ragazza. In qualche modo, Mary lo viene a sapere. Frank si dimostra adorabile, e Alice lo bacia. Lo zio di Sirius—il professor Black—sta morendo, ma non lo dice a Sirius, il ché lo fa incazzare. Piton e i suoi compagni di Casa sono reclutati come Mangiamorte dall'ex studente Lucius Malfoy, che suggerisce di iniziare presto a reclutare a loro volta. Alla festa per la vittoria a Quiddith (Gennaio), James si ubriaca su alla Torre di Astronomia con Reg Cattermole—che in precedenza era stato una sua vittima—e i due legano.

 

 

Capitolo 19- "La Pluffa e il Boccino"

O

"Going, Going, Gone"

Venerdì 30 aprile, 1976

Caro diario,

Un articolo di giornale ha dichiarato una caccia all'uomo per Logan Harper ed un'altra mezza dozzina di persone.

Accidenti a Donna.

Mese, finisci.

-Lily

Insoddisfatta, Lily rilesse la sua ultima annotazione sul diario. L'inchiostro non si era ancora asciugato del tutto, e scintillava alla luce bianca della sua bacchetta. Sul serio? Era tutto qui? Questo era tutto quello che aveva da scrivere su quella giornata?

Il corto non-paragrafo somigliava ad una dozzina di altri non-paragrafi che coprivano le ultime quattro pagine del suo diario—un bel quaderno in pelle di drago che sua madre le aveva comprato per il suo mezzo-compleanno (passava sempre i mezzi-compleanni con i suoi genitori—be', con sua madre, ora—da quando era a scuola per la data reale). Tutte le recenti annotazioni erano similmente insoddisfacenti: brevi e banali aggiornamenti che fornivano pochi e vaghi fatti, ma che mancavano totalmente di anima.

Prendendo la piuma e intingendola nella boccetta sul davanzale accanto a lei, Lily ci riprovò.

Venerdì 30 aprile 1976 (continuo)

Poi la sua mano esitò sulla pagina, e quello fu tutto ciò che scrisse... nessuna ispirazione, nessun flusso di parole da mente a pagina... niente. Con un grande sospiro, Lily permise ai suoi occhi di allontanarsi dalla pagina quasi totalmente bianca del suo quaderno. Sbirciò fuori dalla finestra per osservare il cielo notturno, nuvoloso e senza luna. Era una notte silenziosa, ma di quelle che facevano sentire Lily molto piccola—come se lei fosse lì, alla finestra del dormitorio delle ragazze, ora addormentate, mentre le altre (grandi, importanti) cose accadevano altrove.

Un altro sospiro, e Lily fece tornare forzatamente la sua attenzione sulla pagina. Doveva esserci qualcos'altro da scrivere...

Ma non c'era.

In cerca di ispirazione, Lily girò alla pagina prima e lesse le ultime due annotazioni.

Venerdì 23 aprile 1976

Caro Diario,

Sono andata alla festa di Lumacorno. No comment.

-Lily

E poi:

Mercoledì 28 aprile 1976

Be', ho avuto indietro la mia copia di Storia di Hogwarts.

-Lily

La ragazza sbuffò. Molto lontane dall'ispirarla, quelle annotazioni l'avevano solo scoraggiata.

Invece, andò indietro di alcune pagine per trovare l'ultima vera annotazione che aveva... l'ultima dettagliata descrizione di quello che stava pensando, provando e sognando...

Le ci volle un momento per trovare quella esatta—era un giorno di marzo... il 26.

Venerdì 26 marzo 1976

Caro Diario,

domani si commemora il giorno in cui James Potter è entrato in questo mondo, e per celebrare il drammatico evento, si ubriacheranno tutti in Sala Comune con rock ritmato e Godric Grifondoro che piange dalla sua tomba come sottofondo musicale.

A dirla tutta, ci sarà da divertirsi per le persone normali... quelle i cui fidanzati non hanno fratelli pazzi psicopatici, le cui anime non stanno collassando su loro stesse come degli ippogrifi morenti, e le cui brevi e precedentemente accettabili vite non sono state devastate da drammi di natura per lo più imprescindibile.

Lily non lesse il resto della lunga annotazione. Il ricordo della serata che era stata descritta le tornò in mente; era stata seduta lì, sullo stesso posto alla finestra, con la bacchetta appoggiata sul davanzale come era anche ora, con un 'Lumos' molto forte per compensare la luna nuova. E, dopo aver finito il racconto della giornato (era lungo quasi quattro pagine), aveva messo via la piuma e l'inchiostro e si era sentita svuotata—in modo liberatorio. Era stata una bella sensazione... non si era sentita in quel modo per molto tempo. Non dal... be', non dal 26 marzo.

Aprile era quasi finito ora. In poche ore, sarebbe stato maggio, e sarebbero stati molto più vicini alle vacanze estive. Anche quell'eventualità le procurava emozioni contrastanti. Certamente, niente sembrava completamente piacevole in questi giorni; nessuna prospettiva di eventuali avvenimenti felici rimaneva totalmente intatta al passare degli spiacevoli rifrangimenti. Ecco, quell'espressione riassumeva molto bene l'ultimo mese: spiacevole rifrangimento.

Ancora un altro sospiro, e Lily quasi decise di mettere via la piuma e l'inchiostro (ci avrebbe riprovato domani) quando, scorrendo fra le pagine, i suoi occhi caddero sulla successiva annotazione nel suo diario. Primo aprile—il primo di un mese degno di pessimi esempi di annotazioni. Si ricordava anche di quando aveva scritto quell'appunto... come era stata scocciata perché per la prima volta da... be', da sempre... non aveva saputo cosa scrivere. Le notti successive erano state ugualmente pessime, se non peggio, fino a che Lily non aveva lasciato perdere cercando di non pensare più a cose da aggiungere, e si era arresa a frammenti forzati.

Giovedì 1° aprile 1976

Caro diario,

ho mangiato fette biscottate integrali e marmellata questa mattina. Insolitamente buonissime.

È piovuto. La neve si è tutta sciolta ora, e inizia veramente a sembrare primavera. Non è accaduto nulla di particolare oggi.

-Lily

E anche se la ragazza era sicura che fosse successo più di quanto avesse riportato quel giorno, quello era stato il limite della sua creatività. Fette biscottate e pioggia. Colazione e tempo.

Patetico.


(One too many mornings)


Giovedì 1° aprile 1976

Caro diario,

ho mangiato fette biscottate integrali e marmellata questa mattina. Insolitamente buonissime.

È piovuto. La neve si è tutta sciolta ora, e inizia veramente a sembrare primavera. Non è accaduto nulla di particolare oggi.

-Lily


Quasi correndo lungo il corridoio di Incantesimi, Donna Shacklebolt stilò una lista mentale.

Le liste –mentali o di altro tipo- erano senza dubbio la sua specialità: rendevano ordine il caos, chiarificavano ciò che era stato fatto e ciò che era ancora da fare, non facevano concessioni alla pigrizia o alla procrastinazione. Non c’era niente di male nel fare liste… anche quando la lista era qualcosa di questo tipo:

Due calzini, due scarpe, tutti i miei vestiti, tutti i colletti, borsa dei libri, libro di Incantesimi, piuma, inchiostro, pergamena per gli appunti, orologio da polso, orecchini, fermacapelli…nessun fermacapelli…è rimasto nel suo armadio…può sempre dire che è di una sua compagna di dormitorio…

Donna studiò il suo riflesso distorto fermandosi di fronte ad un'armatura, giusto per essere sicura che la sua mancanza del fermacapelli non fosse una lampante rivelazione del motivo per cui era in ritardo ad Incantesimi.

Merlino, era in ritardo per Incantesimi!

Praticamente volando verso la classe, Donna vi inciampò dentro, esattamente otto minuti dopo il suono della campanella, e tutti, nella classe del sesto anno, alzarono lo sguardo per vedere la ritardataria. Donna fissò sul suo volto l’espressione assolutamente più spaventosa che possedeva ed i suoi compagni stettero in silenzio. Anche il Professor Vitious era troppo sbalordito per fare un commento sarcastico sul suo ritardo.

Signorina Shacklebolt!” gracchiò incredulo. Quello che voleva dire era: “Sei in ritardo? Non è mai successo prima! È morto qualcuno?”

Mi dispiace, sono in ritardo,” disse Donna, in un tono che suggeriva: “Se mi togli anche solo un punto, ti affatturo via quelle orecchie a punta.”

Si sieda, allora,” disse Vitious, indicando una sedia vuota nella parte anteriore stanza. Donna eseguì senza dire nulla; il suo compagno di banco era un mediocre Tassorosso che non conosceva, ma che non le diede fastidio finché Vitious non annunciò che avrebbero lavorato in coppia su quello che era chiamato Inanimatus Conjuruspiù nello specifico, l'evocazione di funi.

Gli occhi di Donna saettarono nella stanza e localizzarono Lily verso il fondo; condivideva il banco con Mary. Piuttosto che essere costretta a lavorare (o peggio, parlare) con una persona nuova, Donna si alzò –mentre tutti gli altri iniziavano ad esercitarsi- e attraversò la stanza verso le sue compagne di Casa.

Cambia compagno con me, Mary,” un po' chiese e un po' ordinò Donna.

Mary fece un sorrisetto. “Come mai eri in ritardo, Donna cara?”

Il fatto che Mary MacDonald sapesse misteriosamente l'esatto motivo per cui era in ritardo irritava immensamente Donna, ma il fatto che lo sapesse da almeno un mese e non lo avesse detto ad anima viva la sorprendeva ancora di più. Mary non era conosciuta per essere affidabile quando si trattava di tenere per sé segretiinfatti era conosciuta per dire tutto quello che sapeva a tutti quelli che incontrava. Donna era abbastanza grata che la sua compagna di dormitorio sembrasse aver fatto quest’unica eccezione, se non fosse per il fatto che la minuscola brunetta continuava a lasciar scivolar fuori allusioni esplicite.

Seriamente, Don,” disse Lily, distratta mentre leggeva sull’incanto per la magia che avrebbero fatto. “Sei scappata via da pranzo prima e sei comparsa in ritardo per le lezioni… nessuna delle due è un’abitudine particolarmente Donnesca.”

Avevo dei compiti,” mentì Donna, liquidando la faccenda con un gesto della mano. “Mary, cambia compagno con me.”

Chi è il tuo compagno?” volle sapere Mary.

Non soun certo Tassorosso che sembra sia per metà un topo.”

Sei meschina,” rimproverò Lily in automatico. Mary si alzò in punta di piedi per vedere il compagno apparentemente con la faccia da topo di Donna.

Oh, quello è Reg Cattermole,” disse e si accigliò guardando Donna. “È un bravo ragazzo.”

Meraviglioso. Perciò non ti dispiacerà essere la sua compagna.” Donna sorrise in modo falsamente dolce. Mary alzò al cielo i suoi occhi pesantemente truccati.

Sai, non ti ucciderebbe parlare con altre persone oltre Lily, Donnaccia” disse, ma prese la sua borsa dei libri e andò comunque da Reg Cattermole.

Che fine hanno fatto l’asino e il bue?” le gridò dietro Donna, corrucciandosi. Lily finì di leggere e tirò fuori la bacchetta.

Stai bene, Don?” Chiese. “Hai qualche problema che non mi stai dicendo.”

Certo che sto bene.” Ma Donna non incontrò i suoi occhi.

Don…”

Ehi,” la interruppe la strega, “ricordi che la bellezza del nostro rapporto è che nessuna delle due infastidisce l’altra su cose di cui non si vuole discutere?”

Non è mai stato parte del nostro rapporto. Perché non me ne parli?” Volle sapere Lily. “Non è nel tuo stile fare la misteriosa.”

Non sto facendo la misteriosa. Non c’è niente di cui parlare… e comunque non sono affari tuoi.”

Sono affari miei quando questo ti rende insolitamente stronza.”

Donna si accigliò a malapena. “Vuoi legarmi i polsi per prima, o vuoi che lo faccia io?” chiese con tono pratico. Sirius Black, che era seduto vicino con gli altri Malandrini, fece un fischio.

Amo questa lezione.” Sospirò il Malandrino.

Va’ a quel paese, Black.”

Certamente, Shack, ma per favore dimmi che mi farai guardare.”

Lily guardò Donna prima di lanciare un'occhiataccia a James. “Non avete un guinzaglio o qualcosa del genere per lui?”

Tutti e quattro i Malandrini risero inspiegabilmente e Lily, invece che fare domande, approfittò della loro distrazione.

Porse i propri polsi e disse: “D’accordo, prima tu, Don.”

A Donna ci vollero quindici minuti per padroneggiare bene l’incantesimo, più tempo del solito, ma non così tanto perché Lily notasse qualcosa di strano in quel merito… o almeno se lo notò, non fece commenti. Con grande sollievo di Donna, nonostante un commento casuale del professor Vitious, nessuno notò che Charlie Plex non era affatto venuto a lezione.


(Hazel)


Venerdì 2 aprile 1976

Caro diario,

Alice pensa di essere una sgualdrina.

Luke mi ha raccontato una barzelletta mentre stavamo camminando lungo il lago. Sono quasi morta dallo spavento, ma è stata divertente e ho riso. Poi mi ha detto che era una barzelletta che raccontava suo padre…

Lo so, vero?

-Lily


Abbiamo bisogno di regole,” annunciò Alice infilando un ricciolo ribella dietro l’orecchio e mettendosi a sedere. “Un codice di comportamento.”

Frank rise.

Cosa c’è di così divertente?”

Niente, niente,” replicò l’altro. “Solo–di' di nuovo ‘codice di comportamento’.”

Codice di comp- perché stai ridendo, Francis?”

Perché è divertente sentirti dire ‘codice di comportamento’ quando sei…così.”

Alice si guardò. “Mezza svestita?” chiese seccamente e Frank annuì. La strega sospirò ripiegando le sue gambe sotto di lei, in modo che fosse inginocchiata sotto le lenzuola. Con ferma posatezza cominciò ad andare a tentoni alla ricerca del maglione che si era tolta in precedenza quel pomeriggio.

Ti stai vestendo?” chiese Frank infelice.

Sì”

Perché?”

Perché non mi ascolterai se non lo faccio.”

Non è vero.”

Codice di comportamento.” Disse semplicemente. Lui rise di nuovo. “Hai visto? Te l’ho detto. Ora dov’è quel cardigan?”

Solo perché rido non significa che non stia ascoltando,” disse Frank, prendendole la mano e riportandola sui cuscini. “Infatti posso dimostrare di star ascoltando.” Alice sospirò, rassegnata, e si tirò le coperte fino alla clavicola, nascondendo parzialmente il suo corpo coperto da una canottiera di raso e pantaloncini, e appoggiò la testa sulla spalla nuda di Frank.

Ora, cosa stavi dicendo?”

Non me lo ricordo,” ammise Alice. “Grazie.”

Regole. Codice di comportamento.”

Oh, giusto.” Provò a mettersi di nuovo seduta, ma Frank non glielo lasciò fare, così, invece, si mise su un fianco puntellandosi sul gomito anziché sulla spalla del ragazzo. “Regole.”

Pensavo avessimo già delle regole.” Sottolineò Frank. “Ricordi? Circa una settimana fa, mi hai detto che non eri in grado di gestire una relazione, perciò hai detto che avremmo dovuto smetterla, poi hai detto altre cose e poi mi sei saltata addosso.”

Quello non me lo ricordo.” Ignorò Alice. “Comunque, chiaramente quelle regole non hanno funzionato.”

Chiaramente,” ne convenne Frank.

Alice giocò con le lenzuola, senza incontrare i suoi occhi. Parlò molto in fretta: “penso che dovremmo essere razionali in questa situazione. La cosa è… prima, quello che io penso che sia andato storto è che eravamo molto… coinvolti in tutto. Siamo davvero giovani –non avrò diciotto anni fino a Maggio– ed essere così coinvolti è semplicemente… è solo… be'… è difficile. E pericoloso. Per entrambi…”

Stai lasciando che i tuoi capelli tornino ricci–mi piace. Non che non mi piacessero lisci, ma mi piacciono anche ricci…”

Frank.

Sto ascoltando! Pericoloso per entrambi. Ho capito.”

Alice sospirò e riguadagnò compostezza. “Perciò,” continuò, “penso che un modo che ci possa…allontanare… da una situazione simile ed evitare problemi che… hanno causato problemi prima…” (Frank mise su una faccia come se davvero non avesse capito dove volesse andare a parare con quel discorso), “è eliminare il fattore problema. E prima che tu lo dica, sì, lo so, ho detto ‘problema’ tre volte.”

Schiarendosi la voce, Alice continuò nervosamente: “Quel fattore, penso, è l’esclusività.”

Frank aggrottò le sopracciglia. “Sono abbastanza sicuro che il problema fosse la non esclusività dove si supponeva ci fosse esclusività, Ally.”

Esattamente! E se non ci fosse un problema di esclusività, non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi riguardo la non-esclusività.”

Sì. Ci sarebbe qualcosa di cui preoccuparsi. La non-esclusività.”

Alice si sedette. “Sto solo dicendo di prendere le cose con calma.”

Anche Frank si sedette. “C’è una differenza tra ‘prendere le cose con calma’ e la non-esclusività.”

Be', questo è quello che voglio,” continuò la strega con fermezza.

No.”

Frank!

Incrociò le braccia in modo irremovibile. “Non lo voglio fare.”

Bene,” s’irritò lei. “Ma è così o niente.”

Frank stette in silenzio qualche momento. “Bene,” disse alla fine.

Bene. Bene cosa?”

Bene…non esclusività.”

Davvero?”

Sì.” Ma non sembrava contento.

Okay…” lanciandosi un po' cadere, Alice si sdraiò di nuovo. Frank non lo fece. “Non pensi che staresti meglio senza… sai… pressione?” chiese lei, improvvisamente preoccupata.

No,” disse Frank. “Ma se è quello che vuoi.”

Alice sospirò pesantemente, sedendosi di nuovo. “Non sto dicendo che da qualche parte lungo la strada non potremmo… ma adesso, sento semplicemente, mi sento solo troppo vicina a dov’eravamo prima.” Guardò attentamente il suo compagno, e quando l'altro rimase in silenzio, lei proruppe: “Ha un po' senso?”

Frank incontrò il suo sguardo. “Sì, ce l’ha.” Sorrise debolmente, e lei rispose al sorriso più sicura. “Ma giusto per essere chiari,” continuò lui, “Non mi stai testando vero?”

Certo che no!”


Grande Agrippa, lo stai testando!” esclamò Lily molto tempo dopo, mentre era seduta con la sua amica del settimo anno nel dormitorio di quest’ultima. Un venerdì sera, le compagne di dormitorio di Alice erano uscite a socializzare, ma Lily e Alice erano rimaste al loro posto a sedere vicino alla finestra nel dormitorio del settimo anno, tra di loro stavano una bottiglia di Whisky Incendiario, molte patatine fritte e fragole.

Certo che no!” protestò Alice. “Vorrei che la gente smettesse di dirlo.”
“Non esclusività?” le fece eco Lily, con tono scettico. “Questo è il codice delle ‘ragazze pazze’ per dire: ‘questo è un test. Non fare lo stupido o ti castrerò.’”

Lily.”

Be', allora qual è il punto?” chiese Lily. “C’è qualcun altro a cui sei interessata?”

No,” ammise Alice. “Nessuno in particolare. Penso soltanto che sarebbe meglio se Frank e io, tutti e due, tenessimo aperte le nostre opzioni. In quel modo, nessuno dei due si farà male se lui comincia a rendersi conto che prova qualcosa per Carlotta Meloni o Prudence Daly…o se io voglio uscire con qualcun altro.”

Lily aggrottò le sopracciglia. “Stai pianificando–sai-di stare con altre persone?”

Ci volle un momento ad Alice per rendersi conto di quello che la sua amica stava implicando. “Oh! Oh, no,” disse rapidamente lanciandosi una patatina fritta in bocca. “Voglio dire–per prima cosa, sarebbe… voglio dire, sono stata con Frank per anni e non sarei a mio agio con…”

Oh, non ho bisogno dei dettagli!” rise Lily, scegliendo una fragola dalla ciotola.

Ma capisci il mio punto di vista?” chiese la strega più grande, una volta che ebbero finito di ridere. “È solo molto più logico tenere le cose… casuali.”

E fisiche,” scherzò Lily.

Be', certo.”

Entrambe risero ancora, prima che Lily aggiungesse: “Finché tu sai quello che stai facendo, tesoro. Mi sembra un invito a braccia aperte per i guai.”

Non penso,” disse Alice, prendendo un sorso dalla bottiglia che condividevano. “A mio personale avviso, questo è il modo per evitare i guai. Sento semplicemente di avere più il controllo di me stessa, così.”

Lily scrollò le spalle. “E sai che cosa dicevano i poeti–il controllo è amore.”

Detesto il sarcasmo.”

Non so. Solo… fai attenzione. Cioè, nessuno avrebbe potuto essere più felice di me quando mi hai detto che tu e Frank eravate… più o meno di nuovo assieme. Ma cose del genere possono diventare complicate, e qualcuno potrebbe farsi male.”

Fidati di me,” disse Alice sicura. “Non mi farò del male.”

Lily alzò le sopracciglia, prendendo anche un sorso. “Non stavo parlando solo di te.”

Alice si corrucciò con aria petulante. “Sono una sgualdrina?” gemette.

No” insistè Lily, tenendo la bottiglia. “Davvero, Al. Se tu sei felice, io sono felice. E tu sei felice-giusto?”

Molto.”

E Frank? Perché, sai, anche lui è mio amico… errori sfortunati a parte.”

Sì,” disse Alice lentamente. “Penso che sia felice. Relativamente.”

Lily annuì. “Bene allora –che cosa potresti chiedere di più?”

Che cosa, davvero.


(It Ain't Me Babe)


Mercoledì, 7 aprile, 1976

Caro Diario,

Piove di nuovo. È il compleanno di Sirius Black…

Luke mi ha baciato dopo Erbologia. Abbiamo pomiciato, più o meno–non dovrebbe essere strano, giusto?

-Lily


Tutti i suoi baci sembravano uguali adesso. Lievi, cauti (o se non cauti, controllati), senza pretese… da Luke. Il vecchio Luke, solo l’innocenza ora sembrava stranamente compromessa.

Lily riflettè cupamente a questo proposito mentre camminava col suo ragazzo nella Sala Grande per cena. Non si tenevano la mano, ma lui la seguì al tavolo dei Grifondoro e si sedettero insieme. All’improvviso una fetta di torta al cioccolato apparve nei loro piatti dorati precedentemente vuoti.

Per che cos’è questa?” Volle sapere Luke.

Lily sorrise alla torta –una fetta che sembrava davvero squisita, con caramelle nella glassa. “Il compleanno di Sirius,” spiegò. “È oggi… è probabilmente per questo. Mi chiedo come abbiano convinto gli Elfi Domestici a prepararla, comunque.” Il Prefetto prese una forchetta e ne assaggiò un morso. Era ancora più squisita di quanto sembrasse.

Salti la cena?” chiese Luke.

La vita è breve,” replicò Lily. Lanciò un’occhiata verso la parte di tavolo dove i Malandrini erano seduti, ridendo e scherzando tranquillamente. Catturando lo sguardo di James, Lily annuì in segno di approvazione, e James fece un sorriso in risposta. Lily immaginò di non dover essere sorpresa quando –nel mezzo del pasto– una dozzina di elfi entrò nella sala e annunciò che avrebbero recitato alcuni importanti eventi “dalla vita del Signor Black”, che includevano, tra le altre cose, la scoperta della Pozione Polisucco, l’uccisione di un drago e l’invenzione della magia.

--

È la cosa più bella che abbia mai visto,” si meravigliò Sirius.

James storse il naso. “Padfoot, ne hai già vista una prima. In realtà, hai già volato su una di queste… la mia. Sai –il manico di scopa che mi hai rubato almeno due volte a settimana… quello che hai quasi distrutto il mese scorso quando…”

Non fare il drammatico,” disse Sirius. “Sono riuscito a recuperarla prima che Gazza trovasse un capro espiatorio. E comunque, è diverso. Questa è la mia Nimbus 1500.”

James fece un largo sorriso, scambiandosi un’occhiata con Remus che Sirius non aveva visto entrare, indaffarato com’era ad esaminare la nuovissima scopa, appena scartata, che giaceva sul letto del suo dormitorio.

Era ora che ne avessi una,” fece notare Peter, sorridendo. “Guardarti gareggiare con Prongs con quella tua vecchia Nimbus 1001 stava diventando patetico.”

Sirius gli lanciò un’occhiataccia. “Stai attento, Scopalinda Cinque

Remus e James risero in segno di approvazione. Sirius prese la Nimbus e tutti e quattro i Malandrini si sedettero sul suo letto, esaminando il regalo con grandissimo interesse.

La cosa migliore di tutte,” osservò Sirius illuminandosi dopo un po’ di tempo, “è che non dovrò cavalcare la scopa che quella perfida sgualdrina di mia madre e quell’essere spregevole di mio padre mi hanno comprato al secondo anno. Questa è incontaminata.” All’improvviso sospirò. “Dovrei ringraziarlo, non è vero?” chiese.

Sì,” disse subito Remus. “Prima che tu lo chieda, no, un biglietto non va bene.”

Mi conoscete troppo bene,” borbottò Sirius. Stettero tutti in silenzio. “Non lo voglio affrontare,” continuò in modo vago. “In nessun modo.”

Ma,” disse James, “non pensi che forse sarebbe peggio se non lo facessi?”

Aveva ragione e Sirius lo sapeva perfettamente. Perciò, quindici minuti dopo, stava bussando alla porta dell’ufficio del Professor Black, un po' sperando che non ci fosse, un po' sperando che ci fosse.

C’era.

Hai ricevuto il tuo regalo, vero?” chiese Black quando aprì la porta. C’era un sottile sorriso sul suo viso stanco.

Scusami non è arrivato fino a stasera–la posta via gufo è dannatamente inaffidabile a volte.”

Grazie,” disse Sirius in modo solenne. “È davvero…ehm – grandiosa.”

Ho pensato che avresti voluto cavalcarla per la grande finale di Quidditch contro Serpeverde,” disse Black, con un barlume negli occhi grigi.

Anche se io stesso sono un Serpeverde nel cuore, la mia fedeltà potrebbe essere messa alla prova in quella particolare partita.”

Sirius sorrise. Stettero entrambi in silenzio, e poi disse serio: “Scusami se ti ho urlato contro. Non è stato giusto.”

Non avrei dovuto tenerti nascosta la mia condizione,” rispose Black.

Sirius annuì. “Avrei fatto la stessa cosa comunque.”

Black aprì di più la porta. “Vorresti una tazza di te? Immagino che tu e i tuoi amici abbiate pianificato qualcosa per il tuo compleanno, ma…”

Oh, ho un sacco di tempo prima del coprifuoco,” disse Sirius alzando le spalle. Il professor Black rise.

Chi pensi di star prendendo in giro, esattamente, Sirius? Coprifuoco, ma dai.” Anche Sirius rise, seguendo suo zio nell’ufficio. “Ottimo. Ora puoi raccontarmi di come hai inventato la pozione Polisucco…”

O ucciso un drago…”

Oh, sì, non bisogna dimenticarlo…”


(This Wheel's on Fire)


Lunedì, 12 Aprile, 1976

Caro Diario,

ho ascoltato il nuovo album degli Hobgoblins. Eh.

-Lily


Evan Rosier e Regulus Black avevano entrambi i capelli neri, erano tipi attraenti, rispettivamente del quinto e del quarto anno. Rosier era più alto e robusto, ma Regulus aveva un aspetto più scaltro di lui, perciò se avesse dovuto scegliere tra i due, Piton avrebbe scelto senza esitazione Black. Ovviamente c’erano anche altri motivi per questa scelta. Per prima cosa, il suo fratello maggiore si sarebbe infuriato

Non che importasse. Avevano entrambi il nome, e –a giudicare dal fatto che entrambi avevano risposto al gufo semi-enigmatico di Mulciber facendosi vivi– avevano entrambi anche la predisposizione. I due giovani studenti aspettavano che uno dei due più anziani (Piton e Mulciber) parlasse: Rosier sembrava nervoso; Black no, ma entrambi sembravano acutamente consapevoli del fatto che la loro presenza nel sotterraneo deserto aveva un importanza in termini di significato. A loro era stato chiesto di andare laggiù, mentre ad altri no.

Ci è stato chiesto di trovare alcuni maghi,” cominciò Mulciber, “che crediamo abbiano potenziale.”

Chiesto da chi?” Volle sapere Regulus Black all’improvviso. Mulciber sembrò arrabbiato per l’interruzione, ma Piton parlò. Dopotutto, era stato lui a suggerire Regulus all’inizio.

Penso che tu conosca la risposta, Black.” Disse calmo.

Tu,” domandò Rosier scettico, “sei in contatto con lui?” Non ci credo. Mio padre è uno di loro. Nick lo posso capire, ma se vi aspettate che creda che un mezzosangue come te…”

Adesso basta!” sbottò Mulciber, mentre Piton tirava fuori la bacchetta. Il primo fece un passo verso Rosier. “Piton ha dato prova di sé, che è più di quanto si possa dire di te… tutti sanno di te e di quella piccola Tassorosso traditrice del suo sangue…”
Rosier arrossì. “È stato secoli fa.”

Bene.” Un sorriso passò come un lampo sul viso del ragazzo del sesto anno. “Lucius Malfoy è stato in contatto con alcuni di noi per mesi… allenandoci, raccogliendo informazioni… vogliono organizzare un -ah, un gruppo, qui a Hogwarts. Anche tuo padre, Rosier, si è tenuto in contatto.”

Mio padre? Mi avrebbe detto qualcosa…”

No, non lo avrebbe fatto,” disse Piton. “Perché ci sono regole per questo genere di cose. Ci sono molte regole, e una di queste è che devi tenere la bocca chiusa. Non vogliamo una massa di bambini idioti che corrono in giro a vantarsi a chiunque li ascolti.”

Se entrerete in questa cosa,” continuò Mulciber, “avremo tutti la nostra possibilità di fama e gloria. Ma adesso non stiamo parlando di questo. Adesso, dobbiamo mantenere il silenzio. Discuterete di questa cosa unicamente con persone di cui sappiamo di poterci fidare, cioè –nel vostro caso- con nessuno. Nessun gufo al caro paparino, Rosier, perché chiunque lo potrebbe intercettare. Niente scherno nei confronti del tuo fratello traditore del suo sangue, Black. Niente.”

Sia Rosier che Regulus annuirono.

Bene. È tutto.”

È tutto?” gli fece eco Regulus.

Parleremo con voi quando sapremo di più,” disse Mulciber.

Voglio parlare io stesso con Malfoy,” gli disse il giovane Black. “Voglio sapere che questo è…reale. Perché voglio entrarci, e non voglio che tutto quello che faccio venga interpretato passando attraverso voi due. Non è che non mi fidi di voi, ma se verrò messo alla prova, voglio essere messo alla prova da qualcuno…”

Qualcuno che cosa?” Domandò Piton.

Qualcuno che abbia il marchio.” Concluse audacemente Regulus. Gli occhi di Mulciber si allargarono.

Sai del marchio?”

Regulus annuì.

Questa è un’altra delle cose di cui non dovresti parlare,” disse Piton. “Ma non appena sapremo che tu sei serio, parlerai anche con Malfoy.”

Nel frattempo,” continuò Mulciber, “Farete quello che vi diremo. Non dovrete farne parola con nessuno e vi comporterete come se nulla fosse cambiato.”

È cambiato qualcosa?”

Mulciber fece un sorrisetto. “Tutto è cambiato.”


(It Hurts Me Too)


Mercoledì, 14 Aprile, 1976

Caro Diario,

Ho saltato la colazione. Ho saltato il pranzo. La cena non era buona. Brutta giornata.

-Lily

P.S. Frank Paciok. Oh, che altro potrei dire?


"E, infine,” disse Frank ai prefetti (un misto di persone annoiate e assorte) riuniti nel piccolo ufficio dei Caposcuola, “se posso, ricorderei a tutti, per favore scrivete la natura dell’infrazione nella vostra documentazione sulla sottrazione dei punti. Altrimenti, dobbiamo aggiungere di nuovo i punti. Qualche doman- sì, Aubrey?”

Bertram Aubrey gonfiò il petto, con tutta l’auto-importanza di cui si fregia un prefetto del quinto anno, e chiese: “È vero che ci sarà una nuova regola che bandirà l’uso di ogni tipo di magia dai corridoi?”

Non c’è nessuna regola come questa adesso, che è ciò che importa a tutti noi,” si inserì come una scheggia Marissa Higgs, l’intimidatoria Caposcuola di un metro e ottanta e qualcosa. “Ci sono altre domande rilevanti?” Silenzio. “Ottimo. Ci vediamo la prossima settimana.”

La maggioranza dei Prefetti cominciò a uscire in fila, mentre Marissa Higgs toglieva un paio di rotoli di pergamena dalla scrivania prima di seguirli. Lily Evans, dopo aver fatto un cenno di saluto a Severus Piton alla porta, rimase indietro.

Tutto bene, Lily?” chiese Frank che stava archiviando alcune carte negli scaffali,

Oh sì,” replicò la rossa con tono assente, avvicinandosi. “Remus Lupin voleva che ti dicessi che gli dispiace di non essere riuscito a venire stasera. È a casa a trovare sua madre – è di nuovo malata.”

Frank annuì. “Lo supponevo. Sembra che abbia perso diversi incontri per questo… povera strega, sua madre. Spero che non stia troppo male.”

A Remus non piace parlarne,” disse Lily stringendosi nelle spalle. “Sarà difficile, comunque.”

Mmm, abbastanza.” Frank prese una pergamena di riserva dalla scrivania e un calamaio. “Non è che hai una piuma con te, Lily, vero? Dovrei rifornire questo posto, ma…”

Cosa? Oh, sì.” Lily rimestò nella sua borsa dei libri prima di trovare la sua lunga piuma d’aquila e passarla al Caposcuola. “Che cos’è?” chiese lei in modo vago.

Una lettera a Silente,” disse Frank, scribacchiando. “Speravo potesse spostare la prossima gita a Hogsmeade dal quindici maggio all’otto.”

Perché?”

Frank arrossì. “È prevista pioggia per il quattordici,” disse, non incontrando troppo il suo sguardo. “Gazza si lamenta sempre delle impronte di fango degli studenti dentro il castello.”

Lily inarcò le sopracciglia, scettica. “Diligente da parte tua,” notò lei. “Non sapevo che ti tenessi informato delle previsioni del tempo con un mese in anticipo.”

È scritto nel Profeta,” replicò Frank, un po’ troppo in fretta. “Fino a che il Ministero ha il tempo di rilasciarlo così in anticipo, qualcuno dovrebbe prestarci attenzione. E comunque, come Caposcuola, è proprio mia responsabilità prestare attenzione a questo genere di cose.”

Lily annuì. “Suppongo di sì.”

Frank finì in fretta il suo messaggio e restituì la piuma a Lily, che in risposta al “Grazie” del Caposcuola gli offrì un saluto e uscì dall’ufficio. Ritornò meno di un minuto dopo.

Va bene, stavo per lasciar perdere, ma ho deciso di no,” disse incrociando le braccia. “Qual è la vera ragione per cui vuoi cambiare la data?”

Questa è la vera ragione.” Ma arrossì di nuovo.

Sei un pessimo bugiardo, Frank Paciock.”

Frank si strinse nelle spalle, incapace di far svanire il rossore dalle guance, “È stupido,” mormorò. “Davvero, io…”

Be' ora sono curiosa,” si lamentò Lily. “Avanti, a me puoi dirlo.”

Davvero, non è niente.” Frank sembrava davvero poco intenzionato a parlare della questione, e perciò Lily si ammorbidì.

Bene. Ma investigherò.” Si voltò per andarsene di nuovo, ma si fermò sulla porta, la compressione le si affacciò alla mente.

Aspetta un attimo,” disse il Prefetto, girando i tacchi. “Il compleanno di Alice è l’otto maggio”

Frank sospirò. “Non glielo dire, per favore?”

Che il suo compleanno è l’otto maggio? Frank, caro, credo potrebbe accorgersene.”

Che ho cambiato la data del fine settimana a Hogsmeade,” chiarì Frank. “Penserà… be'…preferirei che non lo facessi. Per favore?”

Certo, se è quello che vuoi,” disse Lily stringendosi nelle spalle. “Comunque penso che sia un po’ tardi per essere schivi.”

Non faccio lo schivo…è solo –forse potrebbe offendersi. È incredibilmente sensibile su di me che faccio cose carine per lei, questi giorni.” Il Caposcuola sembrava teso, dato che non era esattamente sicuro di quanto Lily sapesse della sua relazione attuale con Alice.

Nel tentativo di farlo rilassare, Lily chiese: “Anche se siete più o meno di nuovo insieme?”

Più o meno insieme,” enfatizzò Frank. Lily annuì capendo.

In maniera non-esclusiva,” elaborò lei, e anche Frank annuì. “Be', bene. Ma penso che sia dolce che tu voglia portare Alice a Hogsmeade il giorno del suo compleanno.”

Frank sembrava dubbioso. “Be' chi lo sa?” disse. “Voglio dire, con questa… situazione casuale, si sta comportando in modo molto cauto –non che la biasimi- ma potrebbe anche semplicemente voler andare con qualcun altro. Tutta la storia della non-esclusività, sai. Anche così, vorrà stare tutto il giorno al Villaggio, non credi?” Lily era silenziosa; stava fissando Frank in modo molto strano. “Cosa? Pensi che non vorrà? Solo..”

No, non è quello,” disse Lily rapidamente. “Frank, è la cosa più dolce che abbia mai sentito.” Colmò la distanza tra loro e abbracciò uno sbalordito Caposcuola.

Io-ehm…” balbettò Frank, quando l'altra si stacco. Fu salvato dal dare una risposta, comunque, quando una voce nuova li interruppe.

Lily?”

La ragazza si voltò per vedere Luke che la aspettava alla porta; apparentemente, sembrava fosse venuto a prenderla dall’incontro dei prefetti. Era parte delle attenzioni estremamente diligenti che aveva mostrato nelle poche settimane passate.

Oh, ciao, Luke, arrivo subito,” disse Lily in modo spiccio. Si voltò di nuovo verso Frank. “Faccio assolutamente il tifo per te” gli assicurò. “Buona fortuna.”

Frank sorrise. “Ehm… grazie, Lily.”

Fuori in corridoio –una volta che Luke ebbe preso con insistenza la borsa dei libri di lei e fatta scivolare sulla sua spalla- il Corvonero chiese alla sua ragazza: “Per che cos’era tutto quello?”

Solo noiosi affari di coppia.” Disse Lily

Ehm-cosa intendi?”

Frank e Alice,” spiegò. Luke, con sua grande sorpresa, sembrò sollevato. “Eri geloso?” chiese lei, infastidita.

Un po’,” disse Luke; in apparenza lo trovava divertente. “Non lo so. È stato un riflesso, credo.”

Era Frank,” replicò Lily rigidamente. “Siamo amici da sempre.”

Mi dispiace. Non volevo offenderti.”

Va bene.”

Lei rimase silenziosa, mentre l'altro chiacchierava, fino a che raggiunsero la Torre di Grifondoro. “Non devi entrare,” disse Luke, quando furono davanti al ritratto della Signora Grassa. “Possiamo fare una passeggiata. È luna piena stanotte.”

È quasi il coprifuoco,” disse Lily a bassa voce. “Ci vediamo domani.”

Va bene.”

Si alzò in punta di piedi per baciarlo sulla guancia, ma Luke le voltò la testa e prese le labbra di lei con le proprie. Approfondì il bacio quasi allo stesso tempo, le sue labbra calde si muovevano con fervore su quelle di lei –che sembravano essere in pilota automatico. Presto, la ragazza si tirò indietro.

Buonanotte, Luke.”

Ti amo, Flower.”

Quindi se ne andò e Lily fu lasciata con la sensazione insopportabilmente familiare alla bocca dello stomaco. Per la prima volta, nella sua mente, riconobbe quello che già a livello inconscio sapeva da lungo tempo.

Non ti amo, pensò, e più importante: Non lo farò mai.

Un bello schianto, quello là.” Disse la Signora Grassa, quando si avvicinò al ritratto.

Runespoor”, disse Lily con tono spento. Il ritratto scivolò di lato e il Prefetto entrò nella Sala Comune. Naturalmente, non aveva modo di sapere del mago (in procinto di incontrare un cane e un ratto vicino al Platano Picchiatore), che aveva assistito alla scena da sotto il Mantello dell’Invisibilità. Inoltre, non poteva sapere in alcun modo dell’orrenda sensazione alla bocca dello stomaco che lui aveva provato mentre si allontanava a grandi passi.

 


(Dirge)


Giovedì, 15 Aprile, 1976

Caro Diario

Ancora pioggia. Oggi non è successo niente di più.

-Lily


A che cosa diavolo stavi pensando?” scattò Donna, allontanando rabbiosamente via con uno schiaffo la mano vagante di Charlie Plex. “La tua fottutissima ragazza era proprio lì!”

Charlie sorrise. “Perciò adesso quando mi spingi in una classe deserta, vuoi parlare?” la schernì. “Cos’è successo alle regole, Shacklebolt? Scopare, non parlare e tutto il resto?”

Parte delle regole,” gli ritorse contro Donna, furiosa, “è che tu tenga le tue dannate mani lontano da me fino a che io non dico altrimenti. E sono abbastanza sicura di non averti chiesto di palpeggiarmi nel bel mezzo del corridoio con la tua dannata fidanzata a tre metri di distanza!”

Oh, che cosa te ne importa se Cassidy era proprio lì?” sospirò Charlie, sedendosi su un banco. “Non fa nessuna differenza per noi se ho o non ho una ragazza.”

Prima di tutto, non dire mai più la parola ‘noi’ per riferirti a me e a te.” Ordinò Donna con veemenza. “Seconda cosa, nel caso in cui tu non l’abbia notato, la popolazione di Hogwarts nel complesso non è molto disposta a perdonare le ragazze che si scopano i fidanzati di altre ragazze e preferirei non essere il soggetto dei pettegolezzi di quelle del quinto anno.”

Bene.” Charlie fece un’alzata di spalle. “Meglio così –stavo pensando di farla finita presto qui, ad ogni modo.”

Donna storse il naso. “Un rifiuto umano come te? Andarsene senza scopare? Difficile.”

Già, ma penso che Cassidy cederà abbastanza presto sulla questione dello scopare,” disse il Corvonero con noncuranza. “E allora non avrò più bisogno di te, o no?” Sorrise crudelmente. Donna alzò gli occhi al cielo.

Oh no, l’assenza di Charlie Plex –come farò?” si lamentò sarcasticamente, andando verso la porta. “Sei un imbecille, sai.”

Charlie si alzò in fretta, attraversando la stanza e tenendo la porta chiusa prima che lei potesse aprirla. “Davvero?” chiese, inclinando la testa da un lato. “O in qualche modo ti piace che lo sia?”

Gli occhi color ambra di Donna si strinsero. “Mi piace letteralmente solo una cosa di te.” Erano in piedi molto vicini, le labbra di lui erano solo a pochi centimetri da quelle di lei.

E che cosa sarebbe?” chiese Charlie.

Che non me ne frega niente di te.”

Charlie ghignò. “La cosa che amo di te –la stronzaggine.” La baciò, facendola girare in modo che si trovasse con le spalle contro la porta, il corpo di lui saldamente pressato contro quello di lei. Quando si separarono, lui mormorò contro le sue labbra: “Sai, non l'avrei davvero fatta finita con te.”

Lo so.” Si mosse per baciarla ancora, ma Donna spinse indietro le spalle, per guadagnare un po’ di spazio. “No,” disse calma. “Non ti voglio adesso.” Voltandosi aprì la porta e scivolò fuori dall’aula vuota e mentre camminava via, si sentì di nuovo al comando.

Al comando… potente…

Terribile.

 


(Day of the Locust)


Venerdì, 16 Aprile 1976

Caro Diario,

Bé, vaffanculo.

-Lily


"Reg," salutò entusiasticamente James Potter, appoggiandosi al tavolo della biblioteca occupato dal Tassorosso Reginald Cattermole. "Posso unirmi a te?" Reginald annuì, spostando alcuni libri per fare spazio; James gettò la sua borsa sul tavolo e si sedette, incrociando le braccia sopra di essa e appoggiando il mento su queste ultime. "Che combini di bello, allora, Kitty Cat?"

"Erbologia," replicò il Tassorosso nel suo tono di voce basso e serio. "Sto iniziando il saggio sulle Anthocerotophyta." I suoi occhi blu si restrinsero sospettosamente. "Che cosa ci fai tu in biblioteca? Non ti ho mai visto qui prima d'ora."

"Non ci vengo spesso," ammise James. "Almeno –non durante il giorno. Perché stai facendo il saggio sulle Anthocerotophyta? La consegna è per il primo lunedì di maggio. Non dovresti aspettare la prima domenica di maggio?"

Reg sembrava confuso. "Ma quello è il giorno prima della consegna."

"Esatto."

"Sei davvero tra i primi del nostro anno, non è vero?"

"È quello che mi dicono," disse James con una scrollata di spalle. "Hanno del cibo qui?"

"In biblioteca?"

"Mmm."

"Non credo proprio."

"Sapevo che c'era una ragione per cui non vengo mai qui."

Scuotendo la testa divertito, Reg cercò di ritornare ai suoi compiti. James, d'altro canto, non si mosse. Sedette in silenzio per qualche istante, poi sospirò vistosamente. Reg alzò lo sguardo. "Non hai intenzione di fare i tuoi compiti?" chiese.

"Teoricamente, questo è il motivo per cui sono qui," borbottò James. "Ma, in pratica, sono solo annoiato."

"Dove sono gli altri Malandrini?"

"Mi hanno abbandonato." James si raddrizzò appena, ancora accasciato sul tavolo ma con il mento appoggiato sul palmo della mano, il gomito puntellato sul tavolo. "Remus è andato a casa a trovare sua madre, Sirius è a pranzo con suo zio e Peter è in punizione, perché qualcuno sostiene di averlo visto rendere Mrs Norris rosa, anche se io non credo ne abbiano molte prove. Quindi, ho pensato che avrei potuto dare un'occhiata alla biblioteca... vedere per che cos'è tutto il trambusto. Ci sono sempre così tanti libri?"

"Mm... di solito."

"Bizzarro." James prese in mano una piuma –una di quelle di Reginald– e cominciò a farla girare tra le dita. "Allora, Kitty Cat, ti vedi ancora con quella del quinto anno?”

Reginald emise un pesante, drammatico sospiro. “Io e Greta ci siamo lasciati.”

Ah, mi dispiace.” Sedendosi dritto, James aggiunse: “Se può essere di qualche conforto, ho sempre pensato che puzzasse di formaggio. Che ne è stato di lei, allora? Si è innamorata di un topo?”

L'ho lasciata io,” disse serio Reg. “Mi stava facendo pressione.”

James interruppe temporaneamente tutti i suoi movimenti. “Come scusa?”

Mi stava facendo pressione,” ripeté Reg.

Per entrare in intimità?” chiese James, imitando il tono solenne del suo compagno.

Peggio,” confessò Reginald, scuotendo la testa. “Voleva che seguissi Divinazione.”

Fu una fortuna che la bibliotecaria, la signorina Sevoy, fosse occupata dall'altra parte della biblioteca, perché avrebbe sicuramente rimproverato James per lo scoppio di risate che non era riuscito a contenere. Vari prefetti che stavano studiando ai tavoli vicini, tuttavia, si voltarono per lanciargli delle occhiatacce, e il Capitano della squadra di Quidditch fece loro una smorfia. “Mi dispiace,” disse a Reginald, passandosi una mano tra i capelli, il divertimento non ancora scomparso dal suo viso. “Non è proprio divertente. Voglio dire –lo è, ma non dovrei ridere. Ma sul serio, hai preso la decisione giusta, amico. Divinazione è un mucchio di stronzate. Ad ogni modo... non ti preoccupare riguardo alla ragazza: è come la mia cara vecchia mamma dice sempre: “non inseguire la Pluffa se vedi il Boccino”.”

Reg aggrottò la fronte. “Ma non ha senso.”

Certo che ce l'ha.”

Ma...un cacciatore insegue la Pluffa. Un cercatore insegue il Boccino... sono due ruoli differenti... a un cacciatore non è nemmeno consentito di catturare il Boccino. Sarebbe squalificato.”

James aprì la bocca per spiegare, ma poi ci ripensò. “Quello che dici è vero, Cat. Proprio vero. Dovrò dirlo a mia madre la prossima volta che la vedo.”

Sono sorpreso che tu non l'abbia colto –con tutto che sei Capitano.”

Non lo dirai a nessuno, vero?” Reginald promise che non l'avrebbe fatto. “Oh, c'è dell'altro. Senti...”

Ma James fu interrotto dal suono di risatine, che fece alzare lo sguardo a entrambi i maghi. Un Corvonero del settimo anno dalle spalle larghe, di nome Adrian Edgecombe, si trovava lì accanto con alcuni suoi amici.

Vaghi nei bassifondi, Potter?” disse Adrian derisorio.

Reginald si fece tutto rosso e distolse lo sguardo, ma James roteò gli occhi. “Solo da quando ho iniziato a parlare con te, Adriana.”

Alcuni degli amici di Adrian sembrarono indignati, ma Adrian sbuffò appena. “Non sapevo che ora frequentassi dei Tassorosso. In particolare dei roditori come Cattermole. Stai pensando di creare un nuovo Malandrino, non è così? O forse vorresti farlo entrare nella squadra di Quidditch? È così che scegli i cacciatori, non è vero? Tra i tuoi amici.”

In realta, mi limito ad estrarre i nomi da un cappello,” ribatté James. “E la cosa divertente è che siamo comunque migliori di Corvonero.”

Quello è stato uno sporco trucco, alla partita, e lo sai.”

I tuoi cacciatori sono mediocri e le tue parate sono uno scherzo, Andrea. Fattene una ragione.”

Il volto di Adrian si accese di rabbia, mentre James si voltava, appoggiandosi di nuovo al tavolo. “Goditi i tuoi quindici minuti, Cattermole. Per la prossima settimana ti starà appendendo al soffitto con un levicorpus.”

Andatevene,” ordinò James pericolosamente, ma Adrian aveva tre amici dalla sua e avvertiva chiaramente il vantaggio. Reginald si accese in viso ancora di più.

Davvero, Potter, per qualcuno appartenente ad una famiglia così antica, non hai proprio standard, non è vero? E non parlo solo di Cattermole... la gentaglia di cui ti circondi –Minus, Lupin...”

Con un tonfo, la borsa dei libri di James cadde a terra mentre il mago si alzava e voltava così in fretta da far rovesciare la sua sedia. La sedia, tuttavia, non aveva ancora toccato terra che la bacchetta del Malandrino era già estratta e puntata su Adrian Edgecombe, il quale, per la prima volta, sembrò legittimamente spaventato.

Non oseresti,” disse, non troppo sicuro si sé (perché James aveva la reputazione di fare cose che persone sane di mente non avrebbero fatto). “La signorina Savoy è proprio laggiù, e i miei amici ti affatturerebbero fino a...”

Non ho paura dei tuoi amici, Angelina,” replicò James, sogghignando. “E anche se riuscissero a farmi qualcosa, scommetto che riuscirei a tagliarti via le orecchie prima.” Adrian deglutì vistosamente.

Metti via la tua bacchetta, Potter,” gracchiò, “o loro ti malediranno di brutto.”

Prego,” invitò James.

I tre amici di Adrian sfoderarono le bacchette, ma esitarono. “Che cosa state aspettando?” chiese il loro capo compromesso.

La signorina Savoy è proprio da quella parte,” mormorò uno di loro.

Oh, per Merlino...”

Ma prima che potesse succedere qualcosa, una nuova voce – in un forte sussurro – si intromise. “James, Edgecombe, che cosa state facendo?”

James si voltò, sorridendo al nuovo arrivato. “Ciao, Caposcuola.”

Frank Paciock incrociò le braccia. “Che sta succedendo?”

Niente,” disse Adrian velocemente. “Potter mi stava semplicemente mostrando una nuova... tecnica con la bacchetta. Non è così, Potter?”

James scosse la testa. “No,” disse semplicemente. “Stavo per lanciarti una fattura, poi tu hai detto hai tuoi amici di maledire me. Maledirmi “di brutto”, credo siano state le tue esatte parole. Personalmente, non vedevo l'ora.”

Adrian lo folgorò con lo sguardo, ma James in risposta gli lanciò un sorriso abbagliante. Frank sospirò. “Abbassate le bacchette, tutti quanti,” istruì stancamente, e tutti i maghi lo assecondarono. “Sul serio, che cosa vi è saltato in mente? La signorina Savoy è proprio dall'altro lato degli scaffali.”

Ma, Caposcuola,” protestò James, riponendo la bacchetta nella tasca della sua veste, “non varrebbe la pena vedere Antonia qui senza orecchie?”

Sei solo fortunato che Paciock sia intervenuto, Potter” ringhiò Adrian.

Frank alzò gli occhi al cielo. “Non sono intervenuto per proteggere lui, Edgecombe. D'accordo, allontanatevi ora. Suppongo che abbiate altro da fare in biblioteca oltre che azzuffarvi con quelli di altre Case...” Disse lanciando un'occhiata particolare ai Corvonero, i quali, fulminando i due Grifondoro e il Tassorosso con lo sguardo, si spostarono risentiti da un'altra parte della biblioteca.

Grato come sono per il complimento, Caposcuola,” disse James, alzando la sedia, “avresti dovuto permettermi di affatturarlo. Se lo meritava.”

Prima di tutto, se tu l'avessi affatturato avrei dovuto toglierti dei punti,” fece notare Frank. “Poi, perché senti il bisogno di chiamarmi 'Caposcuola'?”

Perché suona fico, ed è quello che dice la tua spilla luccicante.”

Frank sospirò. “Spero che un giorno tu sia Caposcuola, così che la gente possa prendere in giro te per questo.” I due Grifondoro si guardarono, e poi scoppiarono a ridere.

D'accordo, va bene,” sogghignò James. “Quando succede, sentiti libero di prendermi in giro.” Raccolse la sua borsa da terra e guardò Reginald. “Tutto bene lì, Kitty Cat?”

Sì,” disse Reg. “Non posso credere che tu abbia quasi duellato in biblioteca!”

Abbassate la voce, voi due,” li ammonì Frank. “Quei prefetti al tavolo a fianco hanno l'aria di volervi saltare alla gola.”

Certamente, Caposcuola,” sussurrò James in risposta, salutando mentre parlava. “Ehi, ad ogni modo, Lumacorno darà una piccola festicciola il prossimo venerdì. Parteciperai, o ti vedrò ai Rospi?”

Devo andare alla festa di Lumacorno,” borbottò cupo Frank. “Non lo sai quante spudorate opportunità di fare il leccapiedi ci saranno? E con i M.A.G.O che si avvicinano, sono già abbastanza nervoso riguardo all'entrare nel programma Auror...”

D'accordo, d'accordo. Ruba un po' di cibo e fai un salto dopo, però, okay?”

Va bene.”

E porta i miei saluti ad Alice.” Frank arrossì un po' mentre salutava e tornava ai suoi affari tra gli scaffali. James si sedette e si rivolse di nuovo a Reg. “Ad ogni modo, dove eravamo?”

Che cos'ha contro di te Adrian Edgecombe, comunque?” chiese curioso il Tassorosso. James si strinse nelle spalle.

Be', chi lo sa? Sarà geloso della mia formidabile bellezza...oh, e la sua ragazza potrebbe averlo lasciato per me, ma... non guardarmi con quegli occhi da cerbiatto, Kitty Cat, non è stata colpa mia. Piacevo a Jacqueline, ma lei usciva con Edgecombe, e a me lei non è che piaceva tanto, così le ho detto che non avrei pomiciato con una ragazza impegnata, così lei l'ha lasciato.”

Jacqueline DuPont?”

Mm.”

Perché non ti piaceva Jacqueline DuPont?”

James esitò. “Come ho già detto –non inseguire la Pluffa se vedi il Boccino.”

Ma...”

Sì, lo so, i cacciatori inseguono la Pluffa; i cercatori inseguono il Boccino.” James sorrise. “Allora, che cos'ha Adriatico contro di te?

Reginald si accigliò. “Sono inciampato sulla sua scarpa al secondo anno. Si è esercitato su di me a fare le fatture che imparava a Difesa sin da allora.”

Che coglione!”

Lo hai fatto anche tu,” fece notare il Tassorosso.

Ahi, Cat.” James ci pensò su. “Va bene, hai ragione, ma io mi sono pentito. E come un gesto di buona fede, ti invito dai Rospi.”

“Dai cosa?”

James lo fissò incredulo. “Non hai mai sentito parlare dei Rospi?” Reginald scosse la testa. “Kitty Cat, sono ufficialmente innamorato di te. Difatti, potrei persino uscirmene con un nuovo soprannome per te, visto quanto ti amo. Be', probabilmente no, mi sono piuttosto affezionato a 'Kitty Cat', ma lo stesso...”

Che cosa sono i Rospi?”

Una festa,” spiegò James, “Ogni volta che Lumacorno dà una delle sue grandi feste elitarie alla 'guarda quanti amici ho', i Malandrini organizzano una festa antitetica in una delle aule in disuso.”

Reg sembrò confuso. “Perché?”

Perché è divertente, perché preferiamo ritrovarci con persone che non fanno parte del Lumaclub, e perché è una scusa per bere troppo. Non posso credere che tu non ne abbia mai sentito parlare...sono leggendari. Epici.”

Be', come avrei potuto? Non sono mai stato invitato.”

Giusto, ma... voglio dire, non ti sei mai chiesto com'è successo che Mundungus Fletcher si sia ubriacato così tanto da tentare di tuffarsi ad angelo dal campo di Quidditch?

Mundungus Fletcher ha cercato di tuffarsi ad angelo dal campo di Quidditch?”

Apparentemente no...be', non ti sei mai chiesto che cos'abbia mai potuto fare Stephanie Belby da iniziare quella grande faida tra Corvonero e Serpeverde al quarto anno?”

Quando mai Corvonero e Serpeverde hanno avuto una faida?”

Davvero, Reggie? Ma –andiamo, devi esserti fatto qualche domanda riguardo all'occhio nero di Liam Lyle che non voleva guarire? O all'inondazione di burrobirra nel corridoio del quinto piano? O riguardo a quel lunedì in cui metà del nostro anno non si è presentata a lezione perché aveva ancora i postumi della sbornia del sabato prima?”

L'espressione di Reginald rimase impassibile. James lo studiò pensosamente. “Ma tu vieni a questa scuola, vero?”

Non faccio molta vita sociale,” ammise Reg. “Ho bevuto Whisky Incendiario per la prima volta a gennaio, e apparentemente è circa un anno in ritardo rispetto a tutti gli altri.”

Un anno in ritardo rispetto ai tardivi,” modificò James. “Ma non ti preoccupare. Ti rimetteremo in pari.”

Non voglio essere in pari. Non voglio tuffarmi ad angelo dal campo di Quidditch, o avere un occhio nero che non vuole scomparire, o causare una faida tra Corvonero e Serpeverde.”

Be', non ti agitare troppo su quest'ultima cosa... ho grande considerazione di te, Reg, ma proprio non ti vedo a fare quello che ha fatto Stephanie Belby.” Rabbrividì. “Ad ogni modo, nessuno ti costringerà a ubriacarti, e ci sarà sicuramente qualcos'altro da fare oltre a bere... non sono sicuro di cosa, ma ci sarà.” Reginald sembrava ancora scettico, così James aggiunse: “Sul mio onore di Malandrino. Te lo prometto. In più, ci saranno delle ragazze... un sacco.”

Il Tassorosso esitò, poi chiese: “Lily Evans ci sarà?”

Le sopracciglia di James si sollevarono per la sorpresa. “Lily Evans? Per Merlino, che cos'ha quella ragazza? No, non credo. È una Lumaca. Ehi, pensavo ti piacesse Mary Macdonald...”

Reginald arrossì. “Mary è molto carina...mi piace, ma Lily è...”

Sì, so cosa intendi,” sospirò James, alzando gli occhi al cielo. “Tutti amano Evans. È tutta quella dannata faccenda del sole che sembra irradiarsi da lei e cose del genere. È sconcertante. Ha un ragazzo, però. Ad ogni modo, sei dentro per i Rospi?”

Suppongo di s...”

Fantastico.” James si accasciò sulla sua borsa per i libri ancora una volta. “Allora, Kitty Cat...dimmi, è consentito prendere in prestito questi libri...?”


Lo sbattere della porta del dormitorio delle ragazze fece sedere Lily di soprassalto, scostando le tende del suo letto a baldacchino. Donna fece irruzione nella stanza, in completa attrezzatura per l'allenamento di Quidditch. Gettò la sua scopa a terra ed entrò direttamente nel bagno.

Don?” chiese Lily, seguendo l'amica. Erano sole nel dormitorio, visto che era ancora relativamente presto e Lily si era rintanata lì solo per evitare Luke. “Qualcosa non va? È successo qualcosa agli allenamenti?”

Nel bagno, Donna si stava spruzzando dell'acqua sul viso chiazzato di fango. “No,” sbottò. “Non c'è niente che non vada. Sto fantasticamente! Non si vede?” Si strappò di dosso le gomitiere, gettandole in un angolo, prima di oltrepassare Lily per tornare in dormitorio.

Che è successo?” domandò Lily, seguendola ancora.

Non mi riusciva bene quello stramaledettissimo schema!” disse l'altra; si strappò l'elastico che le legava i capelli ricci e Dio solo sa dove andò a finire. I suoi stivali caddero con un tonfo violento vicino a un letto, e quando Donna aprì un cassetto del suo comò, lo tirò quasi tutto fuori. “L'abbiamo provato quindici volte, e l'ho sbagliato ogni singola volta! Poi Potter ha urlato, e io ho urlato, e stava piovendo, e abbiamo sprecato mezz'ora, e lo comunque ancora non mi veniva quel cazzo di schema!”

Don, tesoro, va tutto bene... ci riuscirai domani. Calmati.”

No che non mi calmo, cazzo!” gridò Donna. Chiuse la cassettiera con uno sbam e ne fece cadere da sopra diversi oggetti. “Non sono mai stata così lenta ad imparare uno schema! Ero come una dello stramaledetto secondo anno! Oh, già, per di più ho anche preso una A al tema di Antiche Rune. Una A! Come diavolo farò a diventare Caposcuola se prendo 'Accettabile' come voto?!”

Lily rimase in silenzio, mentre Donna rimetteva con rabbia le cose che aveva fatto cadere sulla cassettiera . “Andrai bene,” le disse in tono rassicurante. “Nessuno è più bravo di te ad Antiche Rune. E ti verrà anche lo schema di Quidditch. Hai solo bisogno di calmarti e respirare, okay? Ti conosco –se ti calmi un po', starai bene.”

Tu non capisci,” scattò Donna. “Non hai idea di che cosa tu stia parlando. Come potresti? Sei stata così presa dalla tua perfetta piccola storia con il tuo perfetto piccolo cagnolino di un ragazzo da non avere nessuna idea di che cosa mi stia succedendo!”

Lily vinse la sua sorpresa per il brusco cambio di argomento ribattendo: “Questo non è giusto, Donna, e lo sai! Ci ho provato! Sei tu che non vuoi dirmi che cosa ti sta succedendo!”

Be', scusa se non mi piace rivelarti ogni piccolo dettaglio della mia vita!”

Lily sapeva che non avrebbe dovuto irritare ulteriormente la sua amica, perché Donna non si tirava mai indietro da uno scontro, ma non poté farne a meno. “Bene, ma non incazzarti con me per non sapere!”

Bene!” Donna gettò via i vestiti che aveva appena raccolto dal pavimento e incrociò le braccia al petto. “Vuoi sapere che cosa mi sta succedendo?! Te lo dico! Vado a letto con Charlie Plex!”

Presa alla sprovvista, Lily cercò di dare un ordine ai suoi pensieri: “Charlie Pl –del...?”

Sì! Della festa di Natale! Charlie Plex di Corvonero! Charlie Plex con la ragazza!”

Donna, io...”

Zitta! Okay? Sta zitta! Non voglio sentirlo! Non voglio sentire come tu creda che sia sbagliato, perché tu sai quello che è meglio per tutti e sei così stramaledettamente perfetta da credere di potermi dire cosa fare!”

Donna, io non ho detto niente!”

Non ce n'è bisogno!” gridò l'altra. “So esattamente cosa diresti! Mi guarderesti tutta accomodante e comprensiva, e poi diresti qualcosa di solidale tipo – oh, mi dispiace, Don...” La sua voce era grondante di sarcasmo malcelato, “e ti sentiresti così male per me e le mie decisioni, e intanto penseresti: oh, se solo lei potesse essere perfetta come me! La perfetta, verginale Lily Evans che amano proprio tutti! E questo è il motivo per cui non te l'ho detto, Lily, perché so perfettamente bene come vedi il mondo, e se qualcuno non rientra in quella tua fiaba rivestita di zucchero, allora è proprio un dannato peccato!” Si fermò per riprendere fiato.

Da dove spunta fuori tutto questo?” chiese Lily.

È la verità, non è vero?” sputò Donna.

Tacquero, studiandosi a vicenda da una parte all'altra del dormitorio. Poi Lily scosse la testa. “Non sono costretta a sopportare tutto ciò,” disse freddamente.

No, certo che no! Come oso invadere i tuoi piccoli pensieri felici! Come oso metterti di fronte a tutto questo, quando potresti essere da qualche altra parte a coccolarti con il tuo dolce piccolo Principe Azzurro...”

Qualunque cosa sia che non va in te, smettila di prendertela con me!” sbottò Lily. “Non hai nessuna idea di che cosa tu stia parlando, Donna Shacklebolt! Non sai stramaledettamente niente su di me o Luke o di qualunque altra cosa, quindi smettila di fare finta che tu lo sappia!”

Oh... giusto... scusa.” Donna incrociò le braccia al petto, sfidando Lily con la sua postura. “Il paparino di Harper è morto. Che dannata tragedia. Sai, le persone muoiono. Si va avanti –io l'ho fatto. Ma scommetto che sarai proprio la fidanzata perfetta, tenendogli la mano e sentendoti così martirizzata e virtuosa per lui. Merlino, vorrei essere buona come te!”

Lily tacque, un milione di emozioni inesprimibili che le ribollivano il sangue. Donna sembrò rendersi improvvisamente conto di aver oltrepassato il limite, ma ciò svanì presto dalla sua espressione; s'incupì in un secondo, come se fosse determinata a non rimangiarsi le parole... per permettere a Lily di ribattere come voleva. Se ne pentì quando vide la rabbia balenare negli occhi dell'amica.

Bene,” disse Lily. “Sai una cosa, sei così infuriata con me per non sapere quello che sta succedendo nella tua vita... ma quando è stata l'ultima volta che hai chiesto a qualcuno come stava andando la loro, di vita? Perché, se ti fossi preoccupata di farlo, una volta ogni tanto, avresti potuto renderti conto di non essere l'unica a cui le cose vanno male. Quindi non startene lì tutta montata perché te ne vai in giro a scopare con qualche idiota, okay?”

Oh, mi dispiace!” abbaiò Donna, di nuovo irritata e ridendo aspramente. “Qualcosa non va nella tua vita? Ti è caduta una ciglia? Quel dannato di un Harper si è dimentico di accompagnarti a Incantesimi?”

Il colore affluì al viso di Lily, e i suoi occhi brillarono di nuovo pericolosamente. “Hai ragione,” disse, precariamente tranquilla. “Perché il tuo aver fatto schifo a Quidditch è molto più importante. Smetti di tirartela, Shacklebolt, e nel frattempo, sta lontana da me.”


(Mr. Tambourine Man)


Sabato, 17 Aprile 1976

Caro Diario,

Oggi è stato orribile, con qualche nota più accettabile.

Ha di nuovo piovuto tutto il giorno, tranne che per un po' di tempo la sera.

-Lily


Donna non stava più parlando con nessuno. Aveva trascorso il sabato ad esercitarsi a quello schema che aveva mancato di padroneggiare agli allenamenti di Quidditch del giorno prima, finché i Serpeverde non erano arrivati al campo intorno alle tre per il loro allenamenti. A quel punto, si era ritirata nel suo dormitorio e non aveva parlato con nessuno.

Divenne subito chiaro a Marlene che qualcosa non andava tra Lily e Donna, ma Lily non voleva parlarne e Donna non voleva parlare per niente, quindi poteva solo fare speculazioni.

Qualcosa non va, Flower?”

Perfino Luke aveva notato che qualcosa non andava con la sua ragazza. Erano andati a fare una passeggiata nei giardini appena dopo cena, e quando lui le aveva la mano, lei si rese di nuovo conto di non provare nulla.

No,” mentì. “Sono stanca, tutto qua.” Ma in realtà aveva voglia di piangere, un impulso che non fece che aumentare quando lui le diede il bacio della buonanotte e le disse di amarla di fronte al ritratto della Signora Grassa. Qualcosa sembrava ribollire dentro di lei, forse rabbia o paura o qualcosa di completamente diverso, e non si azzardò a parlarne troppo, per timore che la pressione diventasse troppa ed esplodesse. Luke era sparito alla vista prima che Lily si mosse.

Che gentiluomo,” sospirò la Signora Grassa. “Parola d'ordine, mia cara?”

Ma Lily non diede la parola d'ordine. “Non ancora,” disse. “Vado a fare un giro.” Sentì l'avvertimento della signora nel ritratto sull'imminenza del coprifuoco, ma non se ne curò. Ora non era il momento per pensare ai coprifuochi.

Camminando molto velocemente e senza nessuna idea di dove stesse andando, Lily sentì la pressione crescere dentro di lei, così che quando finalmente si fermò in cortile, le tremavano le mani in una strana collera. La fresca aria primaverile sul suo volto accaldato la rinfrescò, ma non la calmò. Un'ondata di stanchezza la travolse, e Lily si sedette sul cornicione circondante il giardino circolare sopraelevato al centro del cortile. A quel punto scoppiò a piangere.

A causa di Luke o Donna o entrambi, non sapeva, ma improvvisamente tutto era diventato troppo. Aveva voglia di alzarsi e mettersi a correre, eppure era consapevole della futilità della cosa. Semplicemente, non sapeva quello che doveva fare, e stava diventando troppo da sopportare. E così la trovò James Potter, piuttosto per caso, onestamente, quasi dieci minuti dopo.

Evans,” disse stupidamente, allarmato dalla rossa scompigliata e singhiozzante di fronte a lui. “Stai bene? Che è successo?” Automaticamente e senza nessuno scopo in mente, James le si avvicinò , ma Lily –inspirando bruscamente– tese una mano per fermarlo.

No, per favore,” disse –in un modo tra il singhiozzante e il brusco. “Per favore, non farlo. Non ce la faccio in questo momento. Non ce la faccio a gestire il tuo stuzzicare e pungolare... non ce la faccio ad affrontare una discussione, o una conversazione, o qualunque diavolo di cosa sembra sempre che finiamo per fare, quindi per favore, per favore, per favore lasciami in pace e basta!” Parlò con tale ardore e disperazione che qualsiasi persona di buon senso avrebbe subito lasciato la povera ragazza da sola.

James non era sempre una persona di buon senso.

Mentre Lily si scioglieva in un'altra ondata di lacrime, le si sedette a fianco. Qualunque persona di buon senso l'avrebbe lasciata sfogare... avrebbe silenziosamente atteso che dicesse qualunque cosa volesse, ma –bé, avete afferrato il concetto.

Cosa c'è che non va?” le chiese, senza neanche preoccuparsi di mantenere il tono di voce basso. Lui capiva la compassione e il dolore che provava, ma perché dovesse sentirsi improvvisamente così irrazionalmente furioso –perché dovesse improvvisamente sentire il forte desiderio di affatturare qualcosa o qualcuno (in particolare Luke Harper...aveva il presentimento che quell'idiota fosse responsabile in qualche modo) –andava oltre la sua comprensione. James non ci pensò troppo. Aspettò semplicemente che il respiro di Lily si stabilizzasse abbastanza da permetterle di parlare.

Non lo so che cosa c'è che non va in me,” ammise lei, tirando su con il naso e asciugandosi furiosamente le lacrime dal viso (era consapevole, se pur solo in parte, di sentirsi completamente in imbarazzo). “È solo che tutto sembra star andando così...” si coprì il viso con una mano, “a puttane.”

Che è successo?” chiese James, sconcertato.

Niente!” disse Lily stridula. “Non è successo niente, sono solo... be' voglio dire, sono nella peggiore e più disonesta relazione possibile, una delle mie migliori amiche mi odia inspiegabilmente, e c'è una cazzo di guerra là fuori riguardo alla quale nessuno sembra in grado di fare niente di significativo! Ma, davvero, va tutto bene! Perfettamente, in realtà, secondo Donna! La perfetta Lily Evans con la sua vita perfetta e il suo ragazzo perfetto –sai, quando io ho dei problemi, non mi sento in dovere di uccidere qualcuno, o di scopare con il primo ragazzo che si muove, quindi magari lei dovrebbe soltanto chiudere quella sua bocca, perché almeno io ho dei sani metodi per affrontare tutte le cose orribili che mi stanno succedendo!”

Come piangere da sola in un cortile?” chiese James.

Sei sul ciglio di un precipizio, Potter,” ringhiò Lily, sventolandogli minacciosamente un dito contro. James sospirò, stringendosi compulsivamente le mani giunte. Si sporse in avanti, appoggiandosi i gomiti sulle ginocchia, e chiese: “Allora, che cos'è questa storia su Donna?”

Non lo so,” sospirò Lily. “Mi si è rivoltata contro ieri in dormitorio... non so nemmeno perché fosse così arrabbiata. Continua a lanciarmi delle occhiatacce e non mi ha più detto una parola da allora.”

Probabilmente non riguarda te,” disse James. “È stata di pessimo umore, ultimamente.”

Oh, lo so,” disse Lily. “Ma non vuole dirmi cosa c'è che non va, e –oh, Merlino, questo suona da stupidi– ma mi ha davvero ferito con tutto quello che mi ha detto... non saprei. È stata probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il calderone, suppongo, ma ho – ho bisogno della mia amica. Ho bisogno che lei sia qui per me, e voglio anch'io essere lì per lei, ma...Agrippa, è passato solo un giorno,” gemette. “Sono patetica.”

Evans.”

Rimasero seduti in silenzio per un po', prima che Lily stancamente continuasse: “Non so più che cosa fare.” La sua faccia si deformò in modo buffo, come se stesse trattenendo altre lacrime.

Che intendi?”

Mi sento così confusa,” mormorò. Si scostò i folti capelli rossi dal viso, posizionandoli umidi dietro un orecchio per rivelare meglio il volto più pallido del solido. Le sue guance erano chiazzate, gli stanchi occhi verdi che scintillavano alla luce tenue delle stelle e delle torce lontane, ma aveva smesso completamente di piangere. “...su tutto. E così impotente.” Tirò su con il naso. “È come se mi stessi guardando compiere tutte queste azioni –come se non fossi io. Mi sento così... finta, ma non ho il coraggio di essere autentica, perché a quel punto sarei egoista. E non sono sicura di cosa sia peggio –mentire o essere egoista.” Tossì. “Capisci cosa voglio dire?”

James decise di non rispondere a quella domanda. “Lily, da dove viene tutto questo?” le chiese. Lei lo guardò in modo strano. Non aveva mai sentito la sua voce in quel modo –così dolce– e si chiese se non c'era qualcosa che non andasse con il suo udito. “Lily.” Allora, senza saperne esattamente il motivo, Lily gli racconto da dove venisse tutto quello.

Cominciò dall'inizio, con Luke e Logan Harper il giorno di San Valentino, ripercorse a tentoni quella notte, la visita di Lathe, il file su Logan, la morte del padre di Luke, la dozzina di volte in cui aveva tentato di chiudere la loro storia solo per poi venire ostacolata da forze interiori o esterne, lo sfogo di Donna del giorno di prima e i baci della buonanotte di Luke, e finalmente la sua situazione attuale –confusa e bloccata. James ascoltò in silenzio; Lily non osò guardarlo, ma se l'avesse fatto, avrebbe visto una genuina varietà di emozioni passare sul suo viso, nessuna delle quali era riuscito a nascondere con successo.

Finalmente, lei finì il suo racconto; non sembrava più tentata di piangere. La sua voce era diventata dura, calma e quasi (era la cosa più strana) annoiata. “E questo è il motivo per cui sono qui,” concluse seccamente. “La fanciulla in pena di fronte a te.”

James non poté farne a meno; un lieve sorriso gli affiorò sul volto quando Lily lo guardò negli occhi per la prima volta da quando aveva iniziato il suo racconto.

Cosa?”

Evans,” disse James, scuotendo la testa divertito, “non c'è niente della fanciulla-in-pena in te. Hai drogato un Mangiamorte. Anzi, meglio, l'hai drogato, immediatamente dopo avergli impedito di morire dissanguato. Sei rimasta con un ragazzo perché suo padre è morto, anche se ha dei familiari che vorrebbero ucciderti, e sono abbastanza sicuro che hai fatto tutto questo senza mancare nessuna consegna scuolastica. Non c'è niente della fanciulla-in-pena in te...tranne il fatto che sei tecnicamente una fanciulla, e sei... tecnicamente... in pena.”

Lily rise malgrado se stessa. “Be', grazie comunque.”

Lui annuì, ed entrambi rimasero in silenzio, finché non continuò: “Allora che cosa farai adesso?”

Non lo so,” replicò Lily. “Non sono sicura di che cosa dovrei fare. Quel ch'è giusto è sbagliato, e vice versa.”

Che cosa ha da dire Harper su tutto questo?”

Lily sbuffò. “Lui dice 'Ti amo, Flower'.” James chiaramente non aveva capito la sua allusione, quindi gli spiegò: “Non ho nulla da guadagnare da Luke. Così suona terribile –quel che voglio dire è: io non voglio che lui mi conforti o mi aiuti o mi parli per farmi superare tutto questo. Sto con lui perché ha bisogno di me in questo momento, e non posso abbandonarlo e basta. Ma non voglio niente da lui. Vorrei volerlo! Lui è... è l'ideale, sai? Vorrei riuscire semplicemente... ma non ci riesco. Non provo nulla per lui, ed è... terribile.”

James suppose che avrebbe dovuto sentirsi in colpa per le capriole che il suo stomaco sembrava stesse compiendo, ma semplicemente non ci riuscì. Ciò nonostante, riuscì a cancellare dal suo tono di voce ogni indizio che questa notizia gli fosse in qualche modo gradita. Non fu difficile, perché onestamente odiava vedere Lily in quelle condizioni.

Snaps, devi anche pensare a te stessa.”

No, non devo,” disse Lily ostinatamente. “Mi sto solo comportando da stupida in questo momento. Tutte queste storie sono stupide. Posso farcela – o almeno... pensavo di potercela fare. James, hai mai dovuto rompere con qualcuno? Vedere quello sguardo nei loro occhi... come tu li abbia delusi e feriti... e tutti hanno deluso Luke. Io non posso farlo.”

Allora... cosa? Rimarrai con lui per sempre?” chiese James, in modo un po' più brusco di come avrebbe voluto.

Lily espirò pesantemente. “A dire la verità, speravo che in qualche modo ci saremmo allontanati verso la fine del semestre, quando la scuola sarebbe finita...” Ridacchiò amaramente. “Okay, lo so che è una cosa terribile da dire.”

James si scompigliò ancora di più i suoi capelli disordinati e si sedette più dritto. Lily imitò inconsciamente la sua postura. “Okay, sto per dirti cosa penso, Snaps, e non ti piacerà.”

Sputa il rospo.”

Non credo che tu stia con Luke per Luke. Credo che tu rimanga con Luke per te stessa.”

Oh già,” disse Lily sarcasticamente. “Perché sono una masochista che vive di relazioni senza amore. Hai fatto centro, Potter. Davvero.”

Quello che voglio dire,” insistette James, “è che hai paura di rompere le cose con lui, per come ti farà sentire.”

Capisco; quindi, sono fissata con l'altruismo virtuoso. Grazie mille. Adoro sempre i tuoi suggerimenti.”

Smettila di fraintendermi volontariamente,” replicò James burbero. “Non sto dicendo che lo fai perché ti piace l'idea di essere altruista o anche perché hai paura di essere egoista... sto dicendo che lo fai perché non vuoi sentirti come se avessi ferito qualcuno –anche se ferirlo sarebbe probabilmente la cosa migliore per entrambi, alla lunga.”

Lily aggrottò la fronte; non rispose all'inizio, ma quando lo fece, la sua risposta sorprese James considerabilmente: “Hai ragione.”

Ora, vedi, sapevo che avresti – aspetta... cosa?”

Hai ragione,” ripeté. “Per la maggior parte. Una parte di me pensa davvero che non potrebbe sopportarlo, ma...ogni giorno che passa lui diventa sempre più assorbito da me e sempre meno da suo padre o da suo fratello, e l'altra parte di me si rende conto che dovrei chiudere i ponti alla svelta. Ma ho paura di fargli ancora del male, e mi sento – responsabile per lui.”

Ma certamente ti renderai che conto che più la trascini per le lunghe...”

...e più si farà male, sì.” Ancora silenzio, poi: “Non posso credere di averti appena detto tutto questo.”

Io stesso sto ancora elaborando la cosa.”

Non avrei proprio dovuto farlo,” aggiunse Lily, cercando di provarne rimorso. “È solo che è stato così orribile, tenermelo tutto dentro in questo modo. Ma...” Tentò di essere pratica. “...dirtelo è stato da irresponsabili.”

Non ho intenzione di dirlo a nessuno,” sospirò James.

Neanche la parte su Logan Harper?”

Lui scosse la testa. “Hai già detto tutto a Lathe comunque, no? Quindi anche se... mi avesse dato fastidio, non avrei... in ogni caso, me l'hai detto in confidenza. Presumibilmente.”

Lily si sentì leggermente a disagio a sentire che aveva detto qualcosa a James Potter 'in confidenza' (anche se sapeva che aveva ragione). Non sapeva che rispondere, quindi invece disse: “Che cosa ci facevi qua fuori, comunque? Controllavi cosa stesse facendo un prefetto fuori dal castello dopo il coprifuoco con quella tua mappa, non è vero?”

“Il coprifuoco non è ancora passato,” disse James. “E non stavo nemmeno usando la mappa.”

Allora è stato semplicemente il destino,” osservò Lily senza allegria. “Ma tu non ci credi, giusto?”

No, suppongo di no.”

Lily aggrottò la fronte, persa nei suoi pensieri. James si chiese vagamente se stesse pensando a Luke o a Donna, se stesse valutando i pro e i contro del chiudere i ponti con Harper, o se stesse semplicemente ponderando le conseguenze potenzialmente negative di essersi confidata con James Potter. Come risultato, il Capitano della squadra di Quidditch rimase opportunamente perplesso quando lei resuscitò la conversazione con: “Ma, e per quanto riguarda i fantasmi?”

James sbatté le palpebre. “Come scusa?”

I fantasmi.”

No, ho sentito quella parte, ma non ho idea di che cosa tu stia parlando.”

Oh, giusto.” Lei si rese conto che lui non aveva avuto accesso all'interno della sua testa negli ultimi minuti e non poteva certo sapere qual era stato il corso dei suoi pensieri. “Se non credi nel destino o in poteri superiori o nelle anime o in qualunque altra cosa, come spieghi i fantasmi? I loro corpi sono morti e sepolti – ma devono essere qualcosa, no?”

James inarcò le sopracciglia. Stava davvero parlando di fantasmi? Ora? “Io –ehm– sì, sono qualcosa...” Riordinò i suoi pensieri. “Ma ho sempre pensato che fossero una specie di ritratto... un'impronta, mi capisci? Non realmente senzienti, ma –sai– ottime imitazioni.”

Lily si morse un labbro insoddisfatta. “Oh,” fu tutto quello che disse. “Ehm...” Si strofinò le guance asciutte ma chiazzate. “Suppongo che sarebbe meglio se rientrassi. Penso che stia per piovere di nuovo.” Ma James era già in piedi prima che lo fosse lei.

Forza...” fece cenno verso l'arco che li avrebbe ricondotti all'interno. “Ti accompagno.”

Non devi,” osservò Lily, iniziando comunque a camminargli a fianco. “Hai già –voglio dire, mi sei stato a sentire e tutto...”

Be' che cosa avrei dovuto fare?” quasi scherzò James; “Mi avevi chiesto di andarmene, e non potevo mica fare quello che volevi, giusto?”

Si sarebbe stabilito un pessimo precedente,” concordò Lily.

Esattamente.”

Nemmeno il vago e tetro rinfrangimento riusciva a sradicare la peculiarità della loro nuova scherzosa conversazione, rifletté James, mentre parlavano senza alcun disagio lungo la strada verso la Torre di Grifondoro. La Signora Grassa stava sonnecchiando quando la coppia arrivò al ritratto.

"Io vado giù alle cucine,” disse James. “Quindi ti lascio qui.”

Oh. Non dovevi...” Ma Lily si fermò in risposta allo sguardo lanciatole dal suo compagno di Casa. “Grazie,” rimediò invece. “Per tutto.”

James si strinse nelle spalle. “Be', sono decisamente fantastico,” ammise. Lily scosse la testa e roteò gli occhi, sorridendo comunque leggermente (ma genuinamente, pensò lui). “E, Lily, “ aggiunse prima che lei si voltasse per svegliare la Signora Grassa, “Shack si farà avanti. Sei l'unica amica che ha –non è così stupida da mandare tutto a monte solo perché è di pessimo umore.”

Alla luce calda delle torce, gli occhi di James sembravano dorati. Ciò gli dava un'aria molto sincera, pensò Lily... o almeno, è così che se lo spiegò nella sua mente. La rossa annuì in silenzio, e poi – ritenendo opportuno dire qualcosa –aggiunse: “Certo. Grazie.”

James, in risposta, annuì e si voltò per andarsene. Il battito del suo cuore gli sembrò più veloce del solito mentre camminava, fermandosi in un'aula vuota diversi piani più in basso. Lì, tirò fuori la Mappa del Malandrino e la sua bacchetta dalla tasca della sua veste.

Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.”

Il puntino segnato Lily Evans era nella Sala Comune con Marlene Price, Adam McKinnon e Mary MacDonald.

Ma tu non ci credi, giusto?” gli aveva chiesto riguardo al destino. Lui aveva concordato, ma ora non ne era più così sicuro. Credeva, per esperienza, nella fortuna – il destino era poi così diverso? In fin dei conti, se le cose fossero andate in modo leggermente diverso...se avesse tirato fuori la mappa un po' prima quella sera, avrebbe visto Lily Evans sulla mappa e avrebbe scelto l'altro cortile per i suoi...vagabondaggi. Cosa che gli ricordava...

James si rimise la mappa in tasca e in cambio ne tirò fuori un pacchetto intatto di sigarette –di Sirius, che aveva sgraffignato. Le buttò in un secchio della spazzatura lungo la strada verso le cucine.



(Odds and Ends)


Domenica, 8 aprile 1976 (Domenica di Pasqua)

Le vacanze di primavera iniziano domani. Quasi nessuno torna a casa per quelle, però, e Lumacorno terrà un ricevimento per Celestina Warbeck venerdì a cui probabilmente parteciperò. L'ho trascurato terribilmente di recente.

Buona (ehm) Pasqua.

-Lily


Mi dispiace così tanto, Luke.”

Lo sguardo nei suoi occhi scuri era parecchio peggiore di quello che Lily si era aspettata, mentre finiva il discorsetto sciattamente articolato e tratteneva le lacrime con tutta la forza che aveva.

Non c'è niente che possa dire per farti cambiare idea, vero?” chiese il ragazzo del settimo anno disperatamente. La ragazza quasi desiderò che ci avrebbe provato, ma scosse la testa, e l'altro annuì senza dire nulla. “Credo che forse non dovrei essere sorpreso.”

Io tengo molto a te,” continuò lei, “quindi mi piacerebbe esserci se dovessi aver bisogno... di qualsiasi cosa. Ma stare con te è—non è più giusto e basta.”

Per quello che è successo con Logan?” chiese Luke.

S-sì.” Questa non era tutta la verità; c'erano così tanti motivi per cui non era giusto, e Logan era uno del mucchio. Infatti, cercare di ricordare l'ultima volta in cui era stato veramente giusto tra di loro l'aveva portata così indietro nel tempo che aveva smesso di cercare. Ma era più semplice imputare tutto a Logan.

Luke annuì di nuovo. Si sporse in avanti e la baciò delicatamente sulla guancia, bisbigliandole nell'orecchio. “Ti amo sul serio, Flower.” Infine si allontanò in fretta e furia.

Lily lo guardò andare via e, al contrario del ragazzo, si prese del tempo per percorrere la breve distanza per la Torre di Grifondoro. La Signora Grassa la stava guardando accigliata e probabilmente stava borbottando qualche rimprovero che Lily non registrò.

Asfodelo.”

In risposta alla parola d'ordine, il ritratto di aprì, e Lily, un po' intontita, si infilò dentro.


P.S. Ho rotto con Luke


(The Wicked Messenger)


Martedì, 20 aprile 1976

Caro Diario,

ho veramente sperato di avere delle lezioni oggi. Avrebbe reso le cose più semplici avere quella distrazione, specialmente se l'assenza di qualcosa di utile da fare costringe i chiaccheroni della scuola a lavorare più duramente nel far circolare i pettegolezzi, ed io sono improvvisamente diventata un oggetto da tenere sotto osservazione.

Ho passato il pomeriggio in biblioteca con Sev. Non ho visto Luke.

-Lily


"Lupin è tornato, vedo", osservò Severus Piton, mentre sedeva con Lily Evans al suo tavolo appartato preferito nella Biblioteca di Hogwarts. Il Malandrino in questione aveva appena lasciato gli scaffali con molti libri sotto il braccio, e nonostante sembrasse pallido e stanco, il suo aspetto era migliorato marginalmente già rispetto al giorno prima.

"Mmmm," rispose Lily, forzatamente disinvolta. Anche quando le critiche verso i Malandrini con Piton non le erano risultate sgradevoli, Lily non aveva mai approvato l'intenso sospetto e diffidenza del suo amico Serpeverde nei confronti di Remus Lupin. Ora le urtava i nervi più che mai.

"Strano che vada a casa così spesso," continuò Piton scettico. Lily riusciva a percepire i suoi occhi neri su di lei.

"Sì, strano."

"E sembra sempre malato. Mi chiedo se si stia prendendo qualsiasi cosa abbia la madre".

"Forse".

"Non ti ha parlato di questa cosa, vero?"

"No."

"E quei suoi amici idioti sono sempre furtivi..."

"Sev," interruppe seccamente Lily, guardandolo finalmente al di sopra della pagina del suo libro. "Non sono in vena. Ho sentito le tue teorie, e non sono in vena."

Severus fu abbastanza saggio da lasciar cadere il discorso.


(4th Time Around)


Mercoledì, 21 aprile 1976

Caro Diario,

non sono sicura di cosa significhi questo calo nella mia scrittura, ma fa schifo.

Non riesco a pensare niente da scrivere.

Accidenti.

Buonanotte, allora.

-Lily


"Lily?"

Allontanando lo sguardo dal cielo scuro e stellato e dalla finestra attraverso cui lo stava osservando, la rossa vide Carlotta Meloni alzarsi dal suo letto, la confusione sul suo-anche ora, alle tre del mattino-viso impeccabile.

"Oh, ciao," sussurrò in risposta Lily, in modo da non svegliare le altre sue compagne di stanza, che dormivano.

"Sei ancora in piedi", osservò la bruna con voce rauca, attraversando il dormitorio. "Va tutto bene?"

"Oh... sì." Lily si strinse nelle spalle. "Sana come un pesce."

"Sei—sei semplicemente stata seduta lì da quando sono andate tutte a letto?"

"No..." Be', tecnicamente, sì. "Voglio dire, ho-ho letto un po'." Indicò Il Circolo Pickwick da tempo dimenticato ai suoi piedi sulla panca davanti la finestra. In risposta alle sopracciglia alzate di Carlotta, aggiunse: "Ho avuto un po' di difficoltà a dormire, tutto qua."

"Oh." Carlotta, lisciando la sua corta camicia da notte in raso, esitò prima di sedersi sulla parte vuota della panca. Lily—in una maglia troppo grande di Miles Davis e pantaloni del pigiama quadrettati—cercò di non sentirsi in imbarazzo. "Ho sentito, ho sentito che tu e Luke Harper vi siete lasciati."

"Già."

"Non sei una che piange molto allora, vero?"

Lily alzò di nuovo le spalle.

"Voglio dire," continuò Carlotta, "è che non ti ho vista abbuffarti di dolci o ascoltare canzoni tristi—non è forse questo che le ragazze fanno di solito?"

"Non saprei." Rimasero in silenzio, poi Lily continuò: "Puoi tornare a dormire, sai. Sto bene, davvero."

"Sei sicura?"

"".

Carlotta sospirò e si alzò di nuovo in piedi. Fece una pausa, però, prima di tornare a letto:"Senti, Lily," disse a bassa voce, "so che non siamo proprio migliori amiche, e che abbiamo... avuto le nostre divergenze quest'anno, ma se avessi bisogno di parlare con qualcuno... "

"Sto bene," ripeté Lily. "Ma grazie."

Annuendo, la bruna fece un salto in bagno per prendersi un bicchiere d'acqua. Quando tornò al suo letto, Lily aveva lasciato il posto vicino la finestra.


(A Hard Rain's A-Gonna Fall)


Venerdì 23 aprile 1976

Caro Diario,

Sono andata alla festa di Lumacorno. No comment.

-Lily


"Niente Piton stasera?" chiese Mary alla sua amica, mentre Lily la raggiungeva per una Burrobirra vicino al margine della sala decorata, già nota come lo studio di Lumacorno. Mary era un'ospite abituale delle feste di Lumacorno, non perché fosse in alcun modo membro del Lumaclub o perché avesse mai ottenuto un invito da parte dal Maestro di Pozioni, ma perché la specificazione “Più accompagnatore/accompagnatrice” sugli inviti dei vari maghi aveva sempre trovato un modo per riferirsi a lei. Questo particolare evento—un ricevimento per la cantante Celestina Warbeck—non aveva fatto eccezione.

"Ha l'influenza", spiegò in modo apatico Lily; Severus era, tradizionalmente, il suo compagno di Lumaclub. Donna aveva iniziato a ricevere inviti solo dal terzo anno, ed era sempre molto più interessata agli ospiti speciali di quanto lo fosse Lily. Quella sera, Donna doveva ancora fare la sua apparizione—cosa insolita e sconvolgente, perché in genere impiegava ogni occasione possibile per “farsi vedere” dagli insegnanti. Anche se non fosse stato così, Lily non era in rapporti fantastici con la signorina Shacklebolt, lasciandola straordinariamente felice che Mary, Frank e Alice avessero tutti accettato il loro invito.

"O forse Piton è andato dai Rospi," suggerì Maria ironicamente.

Lily sbuffò. "Giusto. Molto probabile. Sono sicura che è in giro con i suoi amiconi Potter e Black mentre parliamo."

I Malandrini—a volte con, a volte senza Remus—trovavano divertente organizzare un'anti-festa esattamente durante i ricevimenti di Lumacorno. L'avevano chiamato il "Club del Rospo" quando avevano iniziato al quarto anno, ma da allora era stato semplicemente abbreviato in "Rospi". Gli invitati erano principalmente i Mundungus Fletcher e i Devang Patil della scuola: gente poco ambiziosa e leggermente malfamata, di cui Lumacorno probabilmente non sapeva nemmeno il nome, e che tuttavia era parecchio più divertente da avere in una festa rispetto alle Anitole Gudgeons di Hogwarts, la cui percentuale di presenze al Lumaclub era pressoché impeccabile. Quanto a Lily, la ragazza partecipava alle sporadiche cene e alle feste più formali—come quella di stasera, perché, francamente, Lumacorno le piaceva. Certo, era un po' pieno di sé e un po' un elitario, ma aveva mostrato interesse per Lily prima di chiunque altro a Hogwarts. Aveva incoraggiato il suo talento in Pozioni e fatto tutto il possibile per aiutarla in ambito accademico; non poteva che essergli grata.

"A proposito dei Rospi," continuò Mary, sistemando la cucitura della sua veste magenta, che faceva un grande effetto su di lei. "Sto pensando di svignarmela presto da qui anche io."

"Ti prego, non farlo” supplicò Lily. "Devo rimanere almeno fino alle nove, e non credo di riuscirci da sola. Comunque, al tuo accompagnatore non importa se te ne vai via presto?"

"Chi, Gus? Nah, non penso." La ragazza scosse i lunghi e lucidi capelli castani con noncuranza. "Avresti dovuto portare un accompagnatore anche tu, sai."

"Cinque giorni dopo la rottura con Luke?" rispose Lily. "Sì, sarebbe stato meraviglioso."

"Mmm, potresti avere ragione. A proposito, come te la stai passando dopo quella cosa?"

"Bene, credo."

Mary non sembrava convinta.

"Sto bene, Mary. Davvero," promise Lily. "Certo, potrei dire altrimenti se così rimanessi a farmi compagnia..."

"Ma-Ma Frank e Alice sono qui!"

I due ragazzi del settimo anno erano, infatti, presenti, in piedi dall'altra parte della sala a conversare con un vecchio mago che portava un bastone. "Sono qui per attaccare bottone con gli Auror, quei lecchini," disse Lily. “E so per certo che se ne andranno dai Rospi prima dell'inizio del concerto."

"Va be', resto per una canzone o due," cedette Mary. "Ma ucciderei per un bella birra vecchio stile in questo momento, e non danno niente ai sedicenni qui, quindi ho intenzione di andare dai Rospi questa sera, e non mi fermerai."

"Non me lo sognerei nemmeno, cara. Sei un salvavita."

"Lo sai. Ehi—guarda, è arrivata Donna."

Lily guardò dove la sua amica aveva indicato e vide che Mary aveva ragione. In abito viola scuro, Donna sembrava davvero bella—e anche più grande— mentre parlava con un Corvonero che Lily conosceva da Antiche Rune. Be', "parlava" in senso lato: il Corvonero sembrava svolgere la maggior parte della conversazione.

"Che gioia", brontolò la rossa, incrociando le braccia. "Be', almeno non ha portato nessuno con lei." Mary colse il riferimento a Charlie Plex e alzò gli occhi.

"Rossa, perché non le parli e basta? Sì, lo so che è tutta colpa sua, ma è Donna, e, diciamocelo, sei praticamente l'unica amica che ha."

"Se è tutta colpa sua, perché non può venire lei a parlare con me?" volle sapere Lily. "E perché ti stai schierando dalla sua parte?"

"Non lo sto facendo," insisté Mary. "Ma se non siete più amiche, chi, esattamente, regnerà in quel torre piena di psicopatici?"

"Forse hai ragione," concesse il prefetto.

"Sì che ce l'ho. Ha cacciato via il tuo gatto dal suo letto a calci ieri."

"Caccia sempre via Ira dal suo letto a calci," sottolineò Lily.

"Sì," concesse Mary, "ma ieri lo ha letteralmente preso a calci."

"Povero Ira. Perché Donna deve scaricare i suoi problemi sulle creature innocenti?"

"Esatto. E poi, se potessi chiederle se lei è che sta usando la mia spazzola per capelli, te ne sarei grata, perché le setole si sono tutte piegate."

"Questo non c'entra niente, Mare."

"Parlale", cantilenò Mary.

"Bene."

Ma prima che Lily potesse onorare la sua promessa, il professor Lumacorno arrivò da loro, sembrando molto soddisfatto di sé. "Lily!" disse enfaticamente. "C'è qualcuno che mi piacerebbe molto farti conoscere."

"Oh," intervenne rapidamente Mary, "Può aspettare dieci minuti? C'era qualcosa di Lily stava per f..."

"Mary," la interruppe Lily, roteando gli occhi. "Quella cosa può aspettare."

"La mia spazzola!" rispose Mary a denti stretti. Lily le diede un calcio di nascosto, poi sorrise dolcemente al Maestro di Pozioni. "Mi dispiace, professore. Naturalmente sarei felice di incontrare chiunque volesse presentarmi..." Ma sarebbe stata una bugia per lei dire che parte della sua compiacenza in quella situazione non era collegata alla sua riluttanza nel parlare con Donna. Le cose cambiarono quando Lumacorno parlò di nuovo.

"Molto bene, molto bene. Vedi che strega laggiù?"

Indicò una donna alta e magra, con ispidi capelli neri ed un bizzarro cappello, che Lily suppose fosse uno di quelli che la gente definiva "chic". Tuttavia, c'era qualcosa in quella donna—le sue labbra sottili e dipinte di scuro e l'esile naso, i suoi grandi occhi viola e l'espressione che incuteva timore—che le era molto familiare. Prima di Lily potrebbe azzardare un nome, tuttavia, Lumacorno continuò: "Dorthea Grey..."

Lily si fermò sui suoi passi. "Quella è Dorthea Grey?" rimase a bocca aperta. "L'editorialista del Profeta? Quella donna—quella donna è geniale!"

"Sapevo che l'avresti pensato," gongolò Lumacorno. "Sì, è stata una mia studentessa qualche anno fa. Una Corvonero—la migliore del suo anno in Aritmanzia... ha ricevuto sette E nei suoi G.U.F.O. È una vecchia amica della cara Celestina..."

Lily ascoltò solo a metà il monologo di Lumacorno; era divenuta improvvisamente molto imbarazzata del proprio aspetto. Era venuta alla festa solo per cortesia nei confronti del suo professore di Pozioni e, di conseguenza, non aveva fatto nulla di speciale ai suoi capelli o al trucco. Il suo vestito era corto—per niente adatto ad una serata formale—ed aveva indossato le ballerine per comodità. E miseriaccia, stava per incontrare la fottutissima Dorthea Grey.


"La Stanza Portatile" come la chiamavano i Malandrini, era la più grande delle aule inutilizzate a Hogwarts. Dato che si spostava spesso all'interno del castello, non era pratica per ospitare lezioni al suo interno, ed era stato estremamente difficile inserirla sulla Mappa del Malandrino. Tuttavia, poiché i quattro maghi erano riusciti a tracciare la stanza (ovunque essa decidesse di spuntare), era diventata luogo preferito per le feste dei Malandrini, come le famigerate Serate dei Rospi. Quella sera, la Stanza Portatile era apparsa in una torre fuori dal sesto piano, e, con tanto di musica amplificata con la magia, incantesimi per celare i rumori, Whisky Intendiario e birra in abbondanza, più una settantina di persone, l'evento avrebbe dovuto essere tutto quello che James Potter poteva desiderare per un venerdì sera.

Tranne per il fatto che quello che desiderava a quanto pare non c'era.

Ehi, Prongs!" gridò Sirius, apparendo al fianco del suo migliore amico con due bottiglie scure in mano. Ne porse una a James e continuò: "Meghan McCormack ti sta cercando"

"Meghan McCormack?" chiese James. "L'abbiamo invitata?"

"E chi se ne frega? La ragazza è una favola," biascicò Sirius, che aveva evidentemente avuto già qualche drink. "Capelli biondo fragola, lentiggini... occhi verdi mooolto carini. Tassorosso. Gioca a Quidditch. Devo continuare?"

"Sì, sembra perfetta per te," rispose James, sorridendo.

"Nah, preferisco brune."

"Oh, come ti importasse."

Sirius ci pensò su. "Hai ragione. In realtà no. Però Sheila Vane è parecchio, e intendo parecchio, carina stasera, quindi andrò proprio a la-vo-lar-me-la."

Sirius se ne andò, presumibilmente per "lavorarsela" con Sheila Vane, e James si mise a ridere, mentre guardava il suo amico andare. Guardò dall'altra parte dalla stanza all'indirizzo della strega dall'aspetto un po' androgino ma piacevole vicino al tavolo delle bevande che ondeggiava in maniera vaga a ritmo di musica. La ragazza—Meghan McCormack—sorrise invitante quando notò James guardarla, e il Grifondoro attraversò la stanza verso di lei.

"Niente male per una festa che ha il nome di un rettile brutto e bitorzoluto," prese in giro la Tassorosso, sorridendo.

I rospi erano anfibi, ma James non la corresse.

Invece, disse con una scrollata di spalle fintamente modesta. "Facciamo del nostro meglio. Anche se credo sia successo qualcosa di grave, perché sei in piedi accanto ad un tavolo fornitissimo, e non hai niente in mano." Si girò e prese un bicchiere di liquido color fragola. "Penso che abbiano messo del punch nella vodka per il colore, ma non preoccuparti, non c'è quasi nessun retrogusto."

Meghan sorrise, ma scosse la testa. "Io non bevo”, lo informò allegramente.

"Astemia?" James fece finta di sembrarne deluso. "Dannazione. Adesso non riderai a nessuna della mie battute".

Al contrario, Meghan emise un dolce risatina trillante. "Dovrai solo provarci di più, credo." Ma James ebbe la sensazione che questo non sarebbe stato il caso. Anzi. Guardò dall'altra parte della stanza e notò Remus e Peter ridere su qualcosa tra di loro, e si rese conto che—anche con le buone possibilità che chiaramente aveva con Meghan McCormack—avrebbe preferito essere lì con i suoi amici.

"Be', Meghan," disse nel modo più accattivante possibile "Sono un po' il padrone di casa della piccola festa dei Rospi, quindi dovrei fare il giro. Ma è stato bello parlare con te—sai—goditi la musica. Non fare nulla che non farei io... "

Il sorriso di Meghan vacillò, mentre capiva di esser stata rifiutata. "Oh. Va bene. Grazie per avermi invitato."

"Certo, quando ti pare."

Mettendo giù l'intruglio con il punch sul tavolo, James si affrettò tra la folla verso i due Malandrini disponibili.

"Moony, Wormtail," salutò mentre prendeva un altro sorso del suo drink.

"Prongs", rispose Peter. "Ti abbiamo visto parlare con Meghan McCormack." Alzò le sopracciglia suggestivamente.

"Non succederà niente stasera in quel reparto," ha detto James evasivamente.

"Perché no?" volle sapere Remus.

James alzò spalle. "Non lo so", rispose onestamente: "È solo che... non è quello che sto cercando per stasera.”


"Allora, se dovessi fare una stima, quanti Auror diresti che ci siamo lisciati stasera?" chiese Alice, dondolando le braccia mentre passeggiava lungo il corridoio al settimo piano con Frank Paciock.

Il ragazzo le prese la mano—quella libera teneva un paio di eleganti scarpe nere con il cinturino —e rispose: "Più di una quindicina, se dovessi stimare."

"Direi che hai ragione," concordò la strega. "Ci sarebbe un po' da chiedersi chi sia esattamente di turno stasera, se tutte quegli Auror si sono potuti prendere il disturbo di venire ad un ricevimento per Celestina Warbeck."

"Be', ora non erano tutti Auror in attività... alcuni di loro sono passati all'apparato burocratico da quando sono in pensione."

"È bello sapere che abbiamo quello a cui aspirare," rise Alice. Più seriamente, aggiunse: "Non pensi che diventeremo mai in quel modo, vero?"

"Quale modo?"

"Come quei vecchi e retrogradi Auror—fuori dal mondo, fuori forma... incapaci di creare un contatto visivo con me perché la loro attenzione era troppo concentrata sulla mia scollatura..."

"Mi chiedevo se l'avessi notato... lo giuro su Merlino, ho quasi affatturato Appius Crouch... vecchio viscido verme."

"Be', probabilmente è meglio che tu non l'abbia fatto," sospirò Alice. “Non avrebbe portato a nulla di buono a nessuno dei due. Infatti, ci avrebbe procurato una grande quantità di guai."

E nonostante ciò..."

Alice sorrise e poi sospirò. "Odio pensare che tra quarant'anni potrei diventare maligna ed altezzosa."

"Ally", la prese in giro Frank. "Non diventerai così neanche tra duecento anni. Non hai un osso maligno o altezzoso nel tuo corpo."

"Oh, lo so," rispose Alice, enfaticamente leggera. "Sono gli organi principali che mi preoccupano. Comunque… so che non sono tutti così, gli Auror. Alastor Moody non è un ragazzino, ed è fantastico."

"Esatto. Sono quelli che si prendono il venerdì sera in tempi come questi per rivivere i giorni di gloria di Hogwarts che ti devono preoccupare."

"Giusto. Hai ragione. Lo so. Solo che... Credo solo di aver desiderato che ci fosse un altro modo per combattere a volte..."

Lui la guardò, confuso. "Che cosa vuoi dire?"

"Oh, non è che stia mettendo in discussione gli Auror. Voglio farne parte-lo voglio più di ogni altra cosa. Ma sembra che debba essere anche qualcos'altro da fare. Oltre al sistema... Capisci? "

Frank annuì. "Certo, sarà comunque meglio se catturano Voldemort in fretta e basta, prima che la situazione peggiori."

"E peggiorerà, non è vero?" chiese Alice a bassa voce. Frank le strinse un po' di più la mano, ma non rispose. Rimasero entrambi in silenzio per qualche momento. "Frank, posso chiederti una cosa?" continuò poi lei, fermandosi nel suoi passi e girandosi per guardare il mago accanto a lei.

"Sì, certo."

Alice giocò con la fibbia delle scarpe che aveva rimosso. "Perché—ehm—perché non mi hai chiesto di venire a questa festa con te? Come—sai, come un appuntamento, intendo." Frank aprì la bocca per rispondere, ma l'altra lo interruppe: “E non dire che è perché sapevi che Lumacorno mi avrebbe invitata comunque, perché non ti ha mai fermato prima."

"Al... l'hai detto tu stessa: non è come prima. Non siamo... voglio dire, siamo solo parzialmente insieme. Ho pensato che—avresti voluto tenere aperte le tue opzioni, tutto qua.”

"Stai cercando di usare le mie parole contro di me?" chiese Alice sospettosa. Frank scosse il capo. "Me lo prometti?" Lui annuì. "Ma andare alle feste di Lumacorno... non c'è niente di male in quello."

Frank aggrottò la fronte. "Credo solo di non essere sicuro di dove sia la linea di confine".

"E questo è giusto," concesse Alice, la fronte corrugata pensosamente. "Non sono stata molto chiara. È colpa mia. Ma mi, ehm... mi piace passare il tempo con te. Chiaramente. E anche... passare il tempo con te..." Si schiarì la gola, e Frank sorrise: "Allora... credo che, per quanto riguarda me, e... e non voglio che tu faccia qualcosa con cui non ti... senti a tuo agio, ma per quanto mi riguarda, voglio stare con te, ma non... non voglio che ci siano... definizioni restrittive. "

"Definizioni..." le fece eco Frank. "Va bene."

"Okay?"

"Mmm. Okay."

"Promesso?"

L'altro annuì.

Alice sorrise improvvisamente, avvicinandosi di un passo significativamente più vicino e giocherellando con il colletto della tunica del mago. "Quindi-Frank", continuò, "Vuoi andare, ehm, a passare un po' tempo insieme di sopra?”

Frank ridacchiò. "Penso di poter essere convinto..."

Ridendo, Alice aprì la strada verso il ritratto della Signora Grassa, ma si fermò prima che potesse dirle la parola d'ordine. Si voltò verso il suo compagno e chiese seriamente: "Tu sei felice, vero, Frank?"

Frank non rispose subito. Invece, si chinò e la baciò dolcemente sulle labbra. Quando si ritrasse, disse: "Quasi completamente." Poi, rivolgendosi alla Signora Grassa, aggiunse: “Elleboro," ed il ritratto si aprì.


"Oh, mio povero cuore, dov'è andato?

Per un incantesimo mi ha lasciato..."

Celestina Warbeck, una donna di colore molto bella in vesti dorate luccicanti, canticchiava il suo ultimo singolo ad un pubblico quasi completamente attento nell'ufficio di Lumacorno, mentre Lily, facendo del suo meglio per scrollarsi di dosso le delusioni della serata, si era mossa attraverso il sopracitato pubblico, fino a quando, alla fine, raggiunse la sua destinazione: un angolo lontano occupato da Donna Shacklebolt.

"Ciao," iniziò la rossa in tono imbarazzato.

Donna sembrò presa alla sprovvista da questo nuovo sviluppo—l'arrivo di Lily—e lo dimostrò nel suo tono di voce. "Ciao ..."

Ci fu un silenzio imbarazzante, e per riempirlo, Lily scherzò: "Mary vuole che mi assicuri che non sei tu quella ad usare la sua spazzola." Donna non sorrise per niente, così la rossa si schiarì la gola e riprese più seria: "Senti... Dovremmo parlare." Le venne in mente che aveva cominciato la sua rottura con Luke con parole quasi identiche. "A proposito dell'altro giorno..." Nessuna risposta... "Ho-Ho detto alcune cose che non volevo dire... ehm... e mi dispiace."

"Okay."

Lily aspettò qualcos'altro, ma non accadde nulla. "Donna..." sospirò.

"Cosa?" chiese Donna a voce più alta, in modo che alcuni maghi lì vicino lanciassero un'occhiataccia nella loro direzione. A voce più bassa, continuò: "So quello che stai facendo, Lily. Stai chiedendo scusa e stai sperando che tutto venga semplicemente dimenticato, anche se non credi di essere nel torto.”

"Be'...lo ero?" chiese Lily con impazienza. "Non ricordo di aver fatto nulla di particolarmente offensivo per giustificare quel tipo di... attacco, per mancanza di una parola migliore. Ho strozzato il tuo gufo nel sonno o qualcosa del genere? Merlino..."

Donna alzò gli occhi, incrociando le braccia. "No, Lily, non hai fatto niente di male. Ho cominciato ad urlare, e si dava il caso che tu fossi lì. Sei felice adesso?"

"No, non lo sono. Don, che cosa vuoi da me?"

"Niente!" rispose l'altra in un sussurro incandescente. "Io non voglio niente da te, per l'amor di Agrippa, va bene?"

"Dov'è andato?

Per un incantesimo mi ha lasciato..."

"Be', stai facendo impazzire tutti quanti per come ti stai comportando", mormorò Lily, “quindi di qualunque cosa si tratti veramente, è meglio che tu te la faccia uscire e che la dica ora. Dai, Donna, che cosa c'è che non va ? È il dannatissimo Charlie Plex, perché non mi importa di quello! Non sono tua madre; non ti dico cosa fare. E se senti che lo stia facendo, dimmelo. Parlami! Siamo amiche, no?" Donna rimase in silenzio, e Lily si rese conto che anche se l'aveva pensata come una domanda retorica, stava in realtà aspettando una risposta. "No?"

"Be', lo siamo?" replicò Donna. "Voglio dire, perché siamo diventate amiche tanto per cominciare? Riesci a ricordartelo?"

Lily non poteva onestamente dire di riuscirci in quel momento. Era semplicemente successo... "Non lo so. Siamo diventate amiche e basta... durante il secondo anno. Ma questo che c'entra con tutto il resto?"

"Lily, ammettilo, non abbiamo niente in comune", disse Donna imbronciata.

"Don, non c'è bisogno di essere gemelli siamesi per essere amici..."

"Non sto parlando di gemelli siamesi. Lily, non abbiamo niente in comune se non un dormitorio. Tu sei allegra ed ottimista, e piaci a tutti, ed io-io non ho nulla a che fare con questo. E se non fossimo state smistate nella stessa Casa, non saremmo amiche adesso. Non negarlo, Lily, non puoi dire onestamente dire che lo saremmo state. "

"Non lo so, ma non vedo che differenza fa. Ci divertiamo insieme. Questa è la cosa importante. Ci piace stare in compagnia l'una dell'altra, no? Donna."

Non ne vedo il punto," rispose evasiva Donna, gli occhi puntati su Celestina Warbeck e non su Lily. "L'anno prossimo finiremo Hogwarts, prenderemo strade separate, e, onestamente, probabilmente non ci rivedremo più."

"Oh, piantala, Donna," ordinò l'altra. "So anche io quello che stai facendo, sai. Fai sempre così... c'è qualcosa che ti turba, e tu l'affronti allontanando le persone della tua vita. Ma non puoi farlo con me-viviamo nello stesso dormitorio, per l'amor di Dio ".

Ecco! Lo ammetti anche tu. La ragione per cui siamo amiche è perché condividiamo un dormitorio!"

"Donna, ti stai comportando da stupida. Non è affatto quello che ho detto, e puoi per favore dirmi semplicemente cosa realmente ti preoccupa?"

Un mago anziano in tunica verde avocado si voltò a lanciò un'occhiataccia alla coppia. "Davvero, ragazze,” mormorò. "È piuttosto scortese."

Donna aprì la bocca per proferire delle scuse a brutto muso, ma prima che potesse farlo, Lily afferrò la manica del suo vestito viola e la trascinò fuori dalla sala, nel corridoio vuoto. Lì, Lily incrociò le braccia e attese stizzita una spiegazione. Donna alzò gli occhi.

"Non hai mai pensato, Lily, che forse non ne voglio parlare con te e basta? E no, non intendo dire che ne voglio segretamente parlare ma ho paura, e non intendo dire che non so come confidarmi: intendo dire che non voglio parlarne con te e basta. "

"Be', perché no?"

"Perché odio confidarti le cose, quando non dai nulla in cambio."

Lily la fissò.

"Aspetta, che cosa?"

"Tu pensi che io sia fredda," disse Donna, ora determinata a buttare tutto fuori ",ma tu sei così maledettamente insensibile a volte."

Lily avrebbe potuto ridere platealmente all'ironia di quella situazione. "Io? Stai scherzando?"

"Be' che cosa lasci intravedere alla gente esattamente, Lily?" continuò Donna con aria di sfida. "O sei allegra e felice, o sei arrabbiata. Ma hai rotto con il tuo ragazzo una settimana fa, e hai pianto almeno una volta? E perché hai rotto con lui? Perché nessuna delle tue presunte migliori amiche aveva alcuna idea che stavi pensando di farlo o che stavate avendo problemi! Li avevate? O non ti piaceva più e basta? In entrambi i casi, due mesi dopo che suo padre è morto, hai semplicemente deciso di farla finita! E quando tuo padre morto ... "

"Donna."

Ma l'altra ignorò l'avvertimento e continuò ad alta voce: "...tutto quello che sei riuscita a dire è stato 'sto bene.' Come se lui se ne fosse appena andato, e tu non avevi intenzione di lasciarti prendere dalla cosa! "

Senza pensare, Lily alzò il braccio e schiaffeggiò l'altra strega dritta in faccia. Ma né il clamoroso, appagante ciaff, né l'evidente disagio di Donna mentre si strofinava a denti stretti la guancia riuscirono a sedare la rabbia di Lily. Non le importava più cosa stava realmente preoccupando Donna, qual era era il significato sottinteso, o perché tutta questa stupida cosa era iniziata. Non le importava niente di tutto ciò; c'erano alcune cose che nessuno—amico o altro—era autorizzato a dire, e questa era una di quelle.

"Sei completamente senza cuore, Donna Shacklebolt. Non mi parlare."

Senza girarsi indietro una volta, Lily si diresse a passo svelto lungo il corridoio, sparendo sulla scalinata. Quando Donna tornò al dormitorio più tardi quella notte, Lily era già al sicuro nel suo letto, avvolta nelle sue coperte, fingendo di dormire.


(All I Really Want to Do)


Mercoledì, 28 Aprile 1976

Be', ho avuto indietro la mia copia di Storia di Hogwarts.

-Lily


"E qualcuno saprebbe dirmi chi è stato il primo ad ideare una teoria funzionante sulla connessione tra le forme corporali di Patronus e l'indole di colui che lo evoca?"

In risposta alle domande del Professor Black, una dozzina di mani entusiaste si sollevarono. Lui esitò, camminando di fronte alla classe, e poi chiamò Marlene.

"Titus Tigris!" disse lei molto velocemente. Black ghignò e annuì, tirando fuori dalla tasca un cioccolatino e lanciandolo alla bionda, che saltò in piedi per afferrare il dolcetto.

"E, Signorina Price, può dirmi da dove Titus ha ottenuto questo soprannome?"

"Uhm…" Marlene si accigliò. "Dal suo Patronus?"

"Eccellente." Black lanciò un altro cioccolatino nella sua direzione, e Marlene prese anche quello. "Ok, chi–vediamo–chi mi sa dire per quale altra scoperta sui Patronus il nostro amico Titus era famoso… Signorina Mumps?"

"Ehm…" cominciò Shelley, "non ha scoperto che le forme di Patronus possono cambiare col tempo?"

"Molto bene, molto bene." Le lanciò un cioccolatino dall'involucro rosso. "E–qualcuno sa in che anno quella teoria fu pubblicata…? Nessuno? Ok, datemi un secolo… Signor Atwater."

"Quattordicesimo?"

Un cioccolatino volò attraverso la classe verso il Corvonero del sesto anno. "È con le nocciole?"

"No."

"Ne ha qualcuno con le nocciole?"

"Oh, siediti, Atwater," disse Black, facendo ridere il resto della classe. Tirò fuori dalla tasca un altro cioccolatino, uno piccolo dall'involucro blu, e disse: "Ultima domanda–ok. Uhm, fatemi pensare, deve essere una buona. Oh, la so. Chi sa dirmi per cosa è utilizzato il Patronus oltre che come agente protettivo?"

La mano di Lily era una delle cinque che si alzarono–le altre erano di James, Remus, Sirius e di una ragazza di Corvonero–ma dato che Lily aveva già tre cioccolatini allineati sul suo banco e anche James, Remus e la Corvonero ne avevano un po', non fu sorpresa quando Black annuì a Sirius.

"Funzionano anche come messaggeri," disse Sirius, che era sbilanciato all'indietro sulla sua sedia. "Sono una forma di comunicazione."

Ma Black non lanciò immediatamente il dolcetto a suo nipote. "E qual è la differenza tra evocare un Patronus messaggero e un Patronus difensivo?"

Sirius fece un sorrisetto, come a dire 'facile.' "Un Patronus messaggero si evoca non verbalmente."

"Ok. E chi…?"

"Crispin Hobday, 1734."

Anche il Professor Black fece un sorrisetto. "Ok, sapientone." Lanciò a Sirius il suo cioccolatino, che il Malandrino afferrò con soddisfazione. Poi la campanella suonò e il professore dovette parlare al di sopra del chiasso. "Cominciate quei temi sui Patronus per lunedì! Non trascurateli! Vi aiuteranno con il voto finale…"

Mentre usciva dalla classe con Mary e Marlene, Lily notò che Donna si era allontanata alla svelta. Sospirando irritata, Lily si lanciò uno dei cioccolatini in bocca e si avviò verso Pozioni. Stava svoltando ad un angolo quando si scontrò quasi con qualcuno… quel qualcuno si rivelò essere Luke Harper. 

Lily arrossì un po', mormorando una scusa e calcolando quanti secondi le sarebbero serviti per raggiungere la scalinata, quando Luke disse: "Ehi, Lily. Stavo venendo da te. Ehm–potrei avere un momento?" Guardò significativamente a Marlene e Mary, che, in cambio, guardarono Lily. Lei annuì.

"Andate, vi raggiungo."

Un ulteriore esame del suo ex-fidanzato indicò che Luke sembrava almeno star bene. Era un po' pallido, ma altrimenti, non ci si poteva lamentare di nulla del suo infallibile bell'aspetto.

"Quindi–ehm–come stai?" chiese Lily, quando furono relativamente soli.

"Credo di essere stato meglio prima," replicò Luke. "Ma non preoccuparti, non ho intenzione di fare nulla di imbarazzante."

"Oh, non mi stavo preoccupando," mentì velocemente.

Luke annuì e mise la mano nella sua borsa, tirando fuori un libro di pelle marrone. "Volevo solo restituirti questo. Credo che sia tuo."

Lily prese il libro e lo riconobbe come quello che aveva prestato al Corvonero settimane e settimane prima. "Oh," disse, sorpresa. "Grazie. Me ne ero completamente dimenticata. Grazie."

"Di nulla. Mi dispiace solo che ci abbia messo tanto a restituirtelo." Sospirò. "Be', dovrei probabilmente… ho Trasfigurazione tra pochi minuti, quindi…" 

"Si certo. Ti intralcio la strada? Scusa."

"No, no, va bene. Va bene, davvero." Dopo un piccolo impacciato balletto, entrambi erano in una posizione che avrebbe permesso loro di arrivare dove dovevano andare. "Ciao, allora."

E velocemente quanto era apparso, Luke era andato di nuovo, lasciando Lily in un corridoio affollato, artigliando il suo libro e potenzialmente in ritardo per Pozioni.

Ricordandosi di questo particolare, Lily scrollò la sua sorpresa per essere stata accostata in questo modo e si girò, affrettandosi verso l'ala di Pozioni. Raggiunse la classe appena prima che la campanella suonasse e si infilò in uno dei posti vuoti accanto a Marlene (Mary si era seduta con un Tassorosso).

"Cosa voleva Luke?" chiese la bionda, curiosa.

"Niente–mi ha solo restituito un libro." Lily indicò il volume in questione, che realizzò in quel momento stava ancora serrando a dir poco strettamente. Lo fece scivolare nella sua borsa e si schiarì la gola, sperando che Marlene non avrebbe continuato l'interrogatorio. Non ebbe tale fortuna.

"Un momento strano per restituirti un libro, non è vero?"

Lily si strinse appena nelle spalle. "Credo di sì."

"Stava bene? Felice, in salute, tutto?"

"Um… sì. Sano come un pesce."

Marlene la guardò con attenzione. "Tu stai bene, Lily?"

Per quella che le sembrava la milionesima volta, Lily sospirò e disse: "Sto bene."

"Ma…"

"Davvero. Completamente. Assolutamente. Bene. Rompere con Luke è stata la decisione giusta, e sto bene. Non so perché tutti continuino a supporre che io non stia bene, perché lo sono. Bene." Marlene aprì la bocca per rispondere, ma, fortunatamente, il Professor Lumacorno arrivò in quel momento, e dovette far cadere l'argomento.


(Forever Young)


Venerdì, 30 Aprile 1976

Caro Diario,

Un articolo di giornale ha dichiarato una caccia all'uomo per Logan Harper e una mezza dozzina di altri.

Dannata Donna.

Finisci, mese.

-Lily


"Daresti un'occhiata a questo…" mormorò Sirius, guardando la prima pagina della Gazzetta del Profeta a colazione giovedì mattina. Fece scivolare il giornale davanti a James, che spostò la sua concentrazione dalla torta di mele e pancetta abbastanza da leggere il titolo che il suo migliore amico aveva specificato.

 

"Mandato di Arresto per Sei Presunti Mangiamorte"

 

"Apparentemente il Ministero ha qualcuno sotto copertura con i Mangiamorte," disse Sirius. "Non hanno detto chi, ma la persona ha garantito prove su altri. Ne hanno arrestati tre, ma altri tre sono latitanti. Leggi la lista."

E lì, al secondo posto, c'era un nome molto familiare.

James guardò lungo il tavolo in cerca di Lily Evans, ma i suoi occhi stavano già scorrendo lungo il tavolo di Corvonero, presumibilmente in cerca del suo ex ragazzo. James seguì il suo sguardo, individuando finalmente Luke Harper seduto tra i suoi amici e facendo colazione in silenzio. Non sembrava felice, ma non sembrava più stressato del giorno prima, o del giorno prima ancora, o prima ancora… No, il suo umore funereo era dovuto alla mancanza di Lily nella sua vita. Non poteva aver già letto il giornale…

Il Capitano della squadra di Quidditch guardò di nuovo Lily, che sembrava aver raggiunto la stessa conclusione. Posò il giornale–le sue labbra si piegarono in una smorfia addolorata–e continuò con la sua colazione di toast integrale e marmellata.


"Stai zitto."

"Cosa?"

"Ho detto stai zitto."

Afferrando un pezzo delle vesti di Charlie Plex, Donna lo trascinò dietro di lei nella classe inutilizzata del primo piano. Chiuse la porta con il suo corpo, poi scontrò le sue labbra violentemente contro le sue. Dopo un secondo, lui ricambiò, le sue mani che si attorcigliavano attorno alla sua vita e più in basso. Lei fece per sbottonare la sua camicia.

"Aspetta–io–abbiamo Incantesimi..."

Donna smise di baciarlo abbastanza a lungo da incontrare il suo sguardo, la sua espressione seccata. "Quindi mi stai dicendo che preferiresti fissare il professore Vitius più che restare qui con me?" chiese, sicura della risposta. E Charlie non la deluse.

Ghignò e sorrise. "Come dici tu."

"Giusto."

Lei fece scivolare le braccia sotto le sue vesti, sfilandole dalle spalle di Charlie e facendosi più vicina a lui nel processo. La sua bocca si mosse verso il suo collo. Il Corvonero emise un basso gemito, e Donna sorrise con soddisfazione contro la pelle della suo mento.

Proprio lì, proprio allora, lei era al comando.

Proprio.

Al comando.


"Ehm… Professore?"

Il Professor Black si voltò per vedere suo nipote entrare nella altrimenti vuota classe di Difesa. "'Sera, Sirius."

Il mago più giovane annuì in risposta. "Ho ricevuto una lettera da Andromeda," continuò. "Voleva che te ne dessi una parte–sono solo novità su sua figlia."

"Ah, Ninfadora," disse Black, annuendo e prendendo la pergamena dalle mani di Sirius. "Grazie."

"Di niente."

Black diede un'occhiata al foglio che gli era stato dato. "È una brava strega, tua cugina." Sirius, confuso, stava per concordare, quando suo zio continuò inaspettatamente: "Ha fatto la scelta difficile, sai."

"Uhm… Sì, lo so," disse Sirius, colpito dall'improvvisa e funerea svolta nella conversazione.

Black si sedette alla sua cattedra, girando pensieroso la lettera tra le mani ma non leggendola ancora.

"Ha rinunciato al suo nome e alla sua famiglia… proprio come hai fatto tu," continuò in una voce strana e lontana. "Io non–non penso che lei capisca quanto sia stata coraggiosa. Io non ci sono mai riuscito."

"Era diverso per te," lo consolò Sirius. "Andromeda… lei ha Ted, e…"

"Non era affatto diverso," interruppe Black. "Avevo qualcuno una volta, tanto tempo fa… Wally, i miei genitori–tutti si opposero, ovviamente. Dovetti fare una scelta e scelsi la famiglia. Ho preso l'altra decisione–la decisione sbagliata."

Sirius si avvicinò alla cattedra dello zio. "Ma non sei come loro," insisté. "Non lo sei. Non lo sei mai stato."

"No, ma questa non è una scusa." Sorrise amaramente l'altro. "Infatti, potrebbe rendere peggiore la situazione. Tutti questi anni, tutto quello che ho visto, tutto quello che ho vissuto e non sono mai stato abbastanza forte da fare quello che tu e tua cugina avete fatto prima di compiere diciotto anni. Non ho figli–l'unico modo in cui vivo è attraverso un nome sbiadito su di un arazzo. Presto sarò morto e…"

"Per favore non dirlo," lo interruppe Sirius. "È già abbastanza brutto senza parlarne."

Black sospirò. "Certo, hai ragione. Non ti avrei dovuto infastidire con questa cosa. Mi dispiace molto."

"Non sei come loro. Non potresti esserlo," disse Sirius fermamente. Black sorrise appena e annuì. "Non hai mollato la 'lega' dei Black, ma non ne sei nemmeno parte. E se tu l'avessi mollata, probabilmente non ti avrei mai conosciuto. E non parlare di morire in quel modo–le cose capitano. I Guaritori si sbagliano di continuo e la gente inventa nuove pozioni e…"

"Sirius…"

"Non puoi parlarne come se fosse una cosa certa! Niente è certo… non completamente."

"Non voglio che tu abbia una falsa speranza…"

"Non è falsa speranza. Sono ragionevole. Non sai cosa succederà. È possibile che tu non muoia… è possibile che accada qualcosa e… non sto dicendo che è definito, ma non puoi rassegnarti e basta."

"Sono rassegnato," disse Black piano. "Ma non sono pronto. Persino orapersino questo, sono un codardo."

"Non lo sei. Solo perché non vuoi mollare, non significa che tu sia un codardo."

"Penso che tu abbia più fede in me di quanta ne meriti." Black sospirò. "Vieni, non parliamo di queste cose."

"Ma…"

"No, Sirius." E c'era una gravità nella sua voce bassa che obbligò Sirius ad obbedire. "Ora," continuò Black, più l'allegro se stesso, "hai già cenato?"

"No…"

"Be', allora, vieni." Il professore prese la sua valigetta e sorpassò il nipote nella strada per la porta. "Puoi camminare con me–dimmi tutte le novità di Meda…"

Sirius esitò e poi costrinse il suo volto in un espressione più vivace. "Certo," disse, ancora un po' rigidamente e poi seguì suo zio fuori nel corridoio.


La sottile figura di Lily era rivolta verso il muro opposto alla porta attraverso cui James era appena entrato, e anche se non poteva vedere la sua faccia, era perfettamente chiaro che era furiosa. La rossa strappò un fascio di pergamena come se fosse colpevole di aver ucciso una persona amata, scelse il foglio necessario e spinse brutalmente gli altri nello spazio sulla mensola situata in alto, facendo cadere una bottiglia tappata d'inchiostro nel processo.

Si fermò, guardando la scrivania in cerca di qualcosa.

"Serve una piuma?" chiese James, facendo saltare Lily. La ragazza diede un'occhiata al di sopra della spalla al nuovo arrivato e si riposizionò angolata leggermente verso di lui.

"No," insisté con ostinazione, prima di continuare la ricerca sulla scrivania.

James non aveva passato molto tempo negli Uffici dei Capiscuola, tranne quando era venuto a prendere Remus o per rubare qualcosa. Di conseguenza non pensava di essere stato in questa stanza più di quattro o cinque volte negli ultimi sei anni. Era lunga e rettangolare, come la sala professori, solo considerevolmente più piccola. Lo stretto tavolo che correva lungo il muro di fronte a lui supportava la mensola ed era coperto per metà da pezzi di pergamena, bottigliette d'inchiostro, tazze che avrebbero dovuto contenere penne e libri dai titoli come Guida per i Prefetti di Hogwarts e La Completa Antologia delle Regole di Hogwarts. James pensò anche di aver visto il volume rilegato meno abilmente di Gazza degli "Oggetti Banditi" (circa due terzi dei quali potevano essere trovati solo nel baule di James). Accanto alla scrivania c'era un tavolo, abbastanza lungo da far sedere un paio di dozzine di persone–probabilmente per gli incontri dei prefetti. Le pareti erano "decorate" con un calendario, un orologio, un ritratto o due e orari per vari eventi. Nell'angolo più lontano da James c'era un divano gessato verde.

Il Capitano della squadra di Quidditch registrò l'ambiente intorno a lui, mentre Lily continuava la sua ricerca della piuma, che trovò alla fine sepolta dietro L'Autoritario Gentile: una Guida per Guadagnare Rispetto e Controllo. Infilando la piuma nella bottiglietta d'inchiostro con forza ingiustificata, l'inchiostro spruzzò in aria mentre la sua mano volava lungo la pagina.

"Qualcosa non va, Evans?" chiese James. Si sporse contro la cornice della porta, le mani in tasca.

"Cosa vuoi?" chiese Lily bruscamente. James si accigliò.

"Ehm… giocare come Cacciatore per la Nazionale."

"Lily gli lanciò un occhiata irritata. "Voglio dire," elaborò, continuando a scrivere sulla pergamena, "posso aiutarti?"

"Uhm… no a meno che tu non conosca qualcuno che abbia contatti con la Nazionale…"

"Potter…"

"Cosa stai facendo qui, Evans?" la interruppe James. "Sono le undici di sera. Coprifuoco, sai."

"Sto riempendo la documentazione per la sottrazione di punti," disse Lily; "Alcuni Corvonero stavano duellando questo pomeriggio."

"E non poteva aspettare fino a domani mattina?"

"Non riuscivo a dormire, e cosa ci fai tu qui esattamente?"

"Stavo tornando in Sala Comune e ti ho vista sulla mappa. È sempre una curiosità per me sapere quando un prefetto è fuori dal letto dopo il coprifuoco."

"Dovrei detrarti dei punti," gli ricordò Lily. "Quindi dovresti andartene." Fece tornare la sua totale attenzione verso il lavoro. James la ignorò ed entrò nella stanza.

"C'è una ragione per cui sei così allegra stasera?"

"C'è una ragione per cui sei ancora qui?" James inarcò le sopracciglia. "Mi sto comportando da stronza, non è vero?"

James annuì. "Abbastanza."

Lily posò la piuma e spinse il foglio di lato. "Mi dispiace," ammise. "Ho avuto una brutta giornata. No, una brutta settimana… cancella, brutto mese."

"Ne deduco che tu abbia letto l'articolo di giornale su Logan Harper," disse James, conoscendo la risposta, e Lily annuì.

"Ho parlato con uno degli amici di Luke a pranzo… Luke non si è presentato affatto. Non riesco a credere di aver rotto con lui–sono una tale stronza." Lily si spinse a sedere sul tavolo. James camminò e vi si appoggiò.

"Andiamo, non lo pensi davvero," la blandì. "Se fossi con Luke in questo momento, come faresti a migliorare le cose?"

Lily ci pensò. "Non lo farei," disse lei dopo un po'. "In realtà, probabilmente le peggiorerei. Luke è probabilmente seduto con i suoi amici, negando che suo fratello sia colpevole di qualsiasi cosa… Non penso di poterlo sopportare."

"Be', ecco qua."

"Certo, è stupido," concesse la strega. "So di aver fatto la scelta giusta. Rompere con Luke era la scelta giusta. Era la cosa giusta da fare."

"Quindi diresti che era la scelta giusta?" Lily lo guardò. James ghignò. "Ohh, andiamo, Snaps, rasserenati."

"È solo che… tutti continuano a chiedermi se sto bene e sto provando a convincerli che sto bene, ma nessuno sembra credermi. Ma è vero. Sto bene. Sto apposto. Davvero."

"Davvero?" chiese l'altro scettico.

"Sì! Davvero. Perché nessuno mi crede?"

"Be'… forse hanno ragione loro."

"Ma non ce l'hanno."

"Ma forse ce l'hanno."

"Ma non ce l'hanno."

"Ma forse ce l'hanno."

"Ma non ce l'hanno."

"Ma…"

"Potter."

James si strinse nelle spalle. "Ok. Hanno torto. Stai bene."

"Convincente," disse Lily impassibile.

"Quello che sto dicendo è che non sarebbe sbagliato se tu ti sentissi… arrabbiata."

"Io ho rotto con lui. Non mi è concesso essere arrabbiata."

"Ci è sempre concesso essere arrabbiati per le rotture. È per questo che le chiamano rotture invece di… non so–una pacifica divergenza di percorso."

"Una pacifica divergenza di percorso?"

"Ci sono i diritti d'autore sopra."

Lily rise e poi rimasero entrambi per un po' in silenzio, mentre lui guardava le dita di lei giocherellare senza scopo con la piuma, girandola, arrotolandola tra l'indice e il medio…

James scosse la testa e ricominciò con: "Quindi è quello che ti tiene sveglia, a riempire documentazione per la sottrazione di punti alle undici di sera? Il Mago Prima Conosciuto come 'Principe Azzurro'?"

"È una parte," Lily sospirò. Non elaborò per quasi un minuto, poi continuò: "Ho incontrato Dorthea Grey."

"Chi? Oh–l'editorialista del Profeta?"

Lily annuì. "Da Lumacorno venerdì scorso."

"O–kay…"

"Il Professor Lumacorno sapeva che ero una fan e che lei faceva corrispondenza all'estero, che è una delle cose a cui sono interessata, quindi… mi ha presentata."

James aspettò il punto.

"Ed è stata davvero d'aiuto e molto gentile e non sembrava per niente irritata dal dover parlare con una diciassettenne…"

"Quindi qual è il problema? Chiaramente, c'è stato un problema…"

Lily si accigliò guardandosi le mani, che erano ora incrociate sul suo grembo. "Era così… cinica. Voglio dire, ho concordato praticamente su tutto quello che quella donna ha scritto negli ultimi quattro anni e lei–lei ha ammesso, piuttosto direttamente, che tutto sta nel dire cose che nessun altro ha detto… perché sorprendendo le persone, vendi abbonamenti."

James sbatté le palpebre. "Oh."

"… ha detto che scrivere per Il Profeta si basava tutto sul rendere la gente a disagio con il mondo, ma tenendoli a proprio agio con se stessi. Il modo in cui l'ha detto, era così… così dannatamente poetico che avrei potuto piangere. È come scoprire che gli unicorni non esistono…"

"Gli unicorni esistono…"

"Non per i Babbani," disse Lily mestamente. "Ho sempre pensato che lei fosse così brillante, perché aveva dato prospettiva a storie che altra gente ignorava. Non aveva paura di parlare delle cose oscure; pensavo che dicesse sempre la verità. Ora pare che lei non stesse dicendo la verità, la stava… sfruttando." Grugnì amaramente. "Volevo essere lei da quando avevo tredici anni."

"Be'," disse James, "Non saresti mai diventata Dorthea Grey."

Lily aggrottò le sopracciglia. "Ehi, grazie."

"Non scrivi come lei," continuò. "Ho sentito i temi che leggi in classe… usi parole migliori. Parole più belle, sai? Dorthea Grey–lei scrive come un uomo… brusca, diretta. Non è peggio o meglio o niente… ma molto diverso." Lo disse con una tale cognizione di causa, che Lily lo fissò meravigliata per un buon minuto.

"Sei di nuovo gentile," lo accusò alla fine. "Coerenza, Potter."

James ghignò. "Cosa posso dire? Tiri fuori il peggio di me." Lily sorrise debolmente. Un breve silenzio, poi: "Sai–Bevin Birch tradisce la moglie."

"Chi è Bevin Birch?"

"Il Cacciatore principale del Puddlemore United," spiegò James. "È sposato con la Cercatrice di riserva delle Holyhead Harpies. Quando avevo quattordici anni, mio padre mi portò a conoscere alcuni giocatori dopo una partita, così che potessi avere la mia pluffa firmata. Ed ecco Bevin Birch che pomiciava con una strega bionda che non era la Cercatrice di riserva delle Holyhead Harpies." Lily sembrava ancora un po' confusa. "Il Puddlemore United è la mia squadra preferita. Bevin Birch gioca nel mio stesso ruolo…"

"Quindi lui era il tuo eroe," concluse Lily. "Ma hai scoperto che era un coglione."

James scosse la testa. "È ancora il mio eroe del Quidditch. È un brillante cacciatore; perché non dovrebbe esserlo? Non è un eroe nel personale, o un eroe nel matrimonio, ma il fatto che sia un coglione dietro le quinte non cambia il fatto che io l'ammiri in primo luogo, no?"

Lily si strinse nelle spalle. "Cambia per me."

James la guardò con attenzione. "Sì…" Anche lei aveva ragione. "Senti, Snaps, ho sentito–ho sentito che tu e Shack avete litigato…" Lily non confermò, ma non negò nemmeno. "Pensi che cambierà idea?"

Lily scosse la testa. "Ha detto che non ero triste per la morte di mio padre." Gli occhi di James strabuzzarono. "Sì, non c'è un molta possibilità di redenzione da lì, non è vero?

"No, suppongo di no. Mi dispiace."

"Non voglio parlarne," disse Lily con risolutezza. Prese ancora una volta la piuma e cominciò, di nuovo, ad arrotolarla tra le dita.

James si ricordò di qualcosa. Cercando nella tasca delle sue vesti, il Malandrino tirò fuori un fazzoletto di stoffa arrotolato, che aprì per rivelare tre biscotti.

"Biscotti?" offrì. "Cortesia dell'elfo domestico Libby. Mi adora." Lily guardò i biscotti con sospetto e poi prese un pezzo, aspettò che James ne mordesse un po' prima di seguirlo.

"Cosa? Pensavi che ti volessi avvelenare?" chiese, ridendo.

Lily masticando il biscotto, scrollò le spalle. "Ogni strega adolescente conosce due regole universali: mai accettare da bere da estranei alle feste, a meno che tu non abbia visto la bottiglia da cui proviene ciò che hai davanti, e mai accettare cibo da un Malandrino a meno che anche lui l'abbia assaggiato." Fece un sorrisetto. "Ci sono i diritti d'autore sopra."

"Touché."

Prendendo un secondo morso di biscotto. "A proposito di feste, come è andato il tuo falso Lumaclub?"

James la schernì. "I Rospi non sono il finto LumaClub. Sono una… parodia."

"Be' avreste dovuto chiamarli meglio. Le lumache e i rospi non sono imparentati–i rospi sono anfibi. Le lumache molluschi. Non hai prestato attenzione a Cura delle Creature Magiche?"

Il Malandrino non poté fare a meno di ridere, perché–ovviamente–aveva ragione lei. "Prestare attenzione alla lezione con tutti quegli animali zannuti intorno? Perché avrei dovuto?"

Mangiarono quello che rimaneva dei biscotti in un relativo silenzio. Quando rimase solo il pezzo più piccolo del suo biscotto, Lily parlò di nuovo. "Non hai ancora detto cosa stavi facendo esattamente. Fuori in cortile…"

James esitò. "Stavo uscendo per una sigaretta."

"Oh. Ma pensavo che tu…"

"L'ho fatto," disse, desiderando di non sentire questa irritante pulsione di chiarire: "Non l'ho fumata. Ma ne avevo intenzione. Ma non l'ho fatto. Sul serio."

"Va bene." Lei guardò interessata il suo biscotto. "Perché no?"

"Io–uhm– non lo so. Ho solo cambiato idea… non volevo interrompere l'astinenza di tre mesi, credo."

Lily annuì. "Be', buon per te. Peccato che tu non abbia lasciato l'abitudine dei biscotti, eh?"

"Un passo alla volta lì, Evans."

La strega sorrise e finì il suo biscotto. "Sai," disse, "ti puoi sedere se vuoi." Perché James stava in piedi appoggiato contro il banco.

"In realtà…" (Lui notò l'orario sull'orologio) "Probabilmente dovrei tornare in Sala Comune. Dovevo… be'è meglio che tu non lo sappia. Negazione plausibile, sai…"

"Giusto." Lily annuì bruscamente. "Ovviamente."

James non si mosse immediatamente, comunque. "Vieni?" chiese.

La strega considerò la proposta, e poi scosse la testa. "Penso di no. Dovrei finire qui–documentazione per la sottrazione di punti, sai…"

"Sono sicuro che i punti potranno essere ugualmente detraibili domani," replicò James. "Andiamo."

Ma Lily scosse la testa. "Verrò presto. Vai pure." Scivolò giù dal banco e si voltò ancora una volta verso la piuma e pergamena che aveva ignorato.

"Va bene." Più deluso di quanto lasciasse intendere, le mani di James trovarono le sue tasche e lui si diresse alla porta. Si fermò lì, però, e si voltò indietro. "Senti, Evans…"

"Mmm?" L'altra guardò il Malandrino da sopra alla spalla.

"Mi dispiace che–la gente ti deluda… ma è fatta così, sai."

Lily si morse il labbro. Non sembrava più molto arrabbiata. "Sì, lo fanno," concordò. "Ma talvolta ti sorprendono anche per il meglio."

"Giusto, ma quanto spesso succede?" chiese James seccamente. Lily sorrise enigmatica, facendo spallucce e tornando alle sue mansioni da prefetto.

"Non lo so," disse, tanto al documento avanti a lei quanto al Malandrino dietro. "Ma mi è successo due volte nelle ultime due settimane."

E quella fu la parte di conversazione che il cervello di James riascoltò più e più volte, più a lungo di quanto avrebbe ammesso a chiunque, persino a Sirius.


Lily si svegliò all'improvviso. Indolenzita per l'ora in cui aveva dormito sulla panca vicino alla finestra, lanciò uno sguardo all'orologio e vide che era quasi mezzanotte. Doveva essersi appisolata mentre rileggeva la sua agenda. 

Non riusciva a credere di aver pianto davanti a James Potter. 

Non riusciva a credere di non stare più con Luke.

Non riusciva a credere che Donna… no, non voleva pensarci.

Guardando il letto di Donna, Lily chiuse l'agenda e la fece levitare, con la sua piuma e l'inchiostro, alla scrivania. Guardò ancora una volta fuori dalla finestra al vasto cielo stellato, e poi ruotò i piedi così che toccassero il freddo pavimento di legno del dormitorio. Aprile era quasi finito. Per quanto riguardava il suo diario, avrebbe potuto riprovare il mese successivo.

Muovendosi il più silenziosamente possibile, Lily raggiunse il letto in punta di piedi e vi salì sopra, tirando su le coperte fino al mento. Lei credeva in quello che aveva detto a James… le persone la sorprendevano per il meglio alle volte; ma pensava che anche lui avesse ragione. Le persone erano delusioni. Pensò a Dorothea Grey e a Donna, e poi pensò a Petunia e a Sev. Poi, mentre i suoi occhi si appesantivano pensò a Luke, e ogni insistente "Sto bene," che aveva dichiarato quel giorno, ogni volta che aveva pensato a lui ma non aveva detto nulla, ogni emozione ancora cruda che lei aveva magistralmente nascosto la attraversò, e alcune lacrime scesero lungo le sue guance–proprio come avevano fatto regolarmente per le ultime undici notti.

Ma andava bene.

Avrebbe sempre potuto smettere di piangere domani.


Nelle prime ore del primo giorno di Maggio, prima dell'alba e quando il cielo era ancora molto scuro, un vento freddo frustò le poche foglie verdi che cominciavano a germogliare sul Platano Picchiatore. I prati color giada del parco di Hogwarts si sottomisero alla brezza con un suono frettoloso, e Thor–il cucciolo di danese del guardiacaccia Hagrid–emise un mugolio pietoso. 

Oltre al vagare di Gazza e Mrs Norris, i corridoi di Hogwarts erano silenziosi e immobili, e in questo momento, prima che la luce sorgesse, Alphard Black esalò il suo ultimo respiro e andò pacificamente alla morte.


 

  
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