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Autore: moni98    13/08/2013    3 recensioni
LARRY
Buongiorno.
E' la mia prima fanfiction, quindi siate clementi! Essendo da poco una fan dei One Direction ho cercato di essere il più informata possibile, se mi è sfuggito qualcosa, scusatemi.
Ora veniamo alla fan fiction. Dico subito che è Larry, quindi, chiunque non ci creda, è pregato di non offendere. E' incentrata soprattutto su Louis in un ipotetico futuro in cui gli One Direction si sono sciolti e Louis e Harry non si vedono più.
Buona lettura!
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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NOBODY

Nobody sees.

Erano passati cinque anni da quando si erano visti per l’ultima volta. Ma il ragazzo dagli occhi azzurri non riusciva a non cercare suo notizie per più di 24 ore. Era sua consuetudine aprire il computer, accedere a internet e digitare ‘Harry Styles’. A volte scriveva anche il secondo nome, solo per vedere se ancora se lo ricordava. E puntualmente se lo ricordava. Si ricordava tutto di lui. E come faceva a non ricordarsi di Harry? Lo aveva amato così tanto. O meglio, lo amava. Lo amava ancora dopo tutto quello che avevano passato, dopo tutti i dolori, le bugie, e gli anni passati a nascondersi. Nascondersi per cosa? Per una vita che Louis non voleva e che non aveva senso senza Harry al suo fianco.
Louis non ne poteva più di pensare, così uscì. Arrivò sulla sua panchina preferita e si sedette. Nel tragitto nessuno lo riconobbe, meglio, pensò. La sua fama da quando i One Direction si erano sciolti era calata di molto. In parte perché era colpa sua se la band non esisteva più, e anche perché non era mai stato il leader della band. Infatti era stato Louis a lasciare gli One Direction, e, di conseguenza, gli altri quattro avevano deciso di non continuare a cantare assieme. Allora il ragazzo aveva ricevuto milioni di manacce da parte delle fan accanite, che vedevano andare via l’unica certezza della loro vita. Dopo un po’ le acque si calmarono e il ragazzo ricominciò ad avere una vita normale. Normale, ma vuota. Sentiva la mancanza dei tour, dei concerti, delle fan, delle interviste, delle battute sceme, e, ovviamente, dei quattro suoi amici. Gli mancavano le risate che facevano insieme, i giochi, gli scherzi, le battute, anche i momenti molto emozionanti. Si ricordò di quando riuscirono a passare le audizioni di x-Factor. Poi ricominciò a pensare a Harry, che ormai era il suo pensiero fisso. Ai mille abbracci che sembrava non finissero mai, ai baci rubati nei backstage. E sorrise. Un sorriso che non sfoderava mai, se non quando pensava ai bei momenti passati con Harry. Ma subito dopo, nei piccoli occhi celesti di Louis cominciavano a formarsi delle lacrime che scendevano sul suo volto. Non se le asciugava neanche più, tante volte aveva pianto. Perché naturalmente dai momenti felici passava ai ricordi peggiori. Il più brutto di tutti era l’ultimo, quello in cui Harry scoppiava a piangere davanti a lui. Le lacrime rigavano il suo bel volto, i suoi occhi verdi si arrossavano e le sue meravigliose labbra erano volte in una smorfia di dolore, tutto questo mentre Louis non riusciva a muoversi, era pietrificato. Sapeva che chi causava quel dolore al ragazzo che amava era lui stesso, ma non riusciva a fare niente. Sarebbe bastato un abbraccio per fare capire a Harry che lui ci sarebbe stato per sempre, che era lì per soffrire con lui perché lo amava e non lo avrebbe fatto soffrire mai più, che era uno sciocco e non riusciva a sopportare che lui stesse piangendo in quel modo e tante altre cose che non riusciva neanche a pensare. Sì, perché in quel momento Louis non pensava. Sennò non avrebbe mai lasciato quel ragazzo lì, a soffrire da solo, e non se ne sarebbe andato girandosi e varcando la porta. Se avesse pensato che quella era l’ultima volta che vedeva il suo ragazzo negli occhi, non lo avrebbe fatto di certo.
Questi pensieri lo uccidevano. Louis non sapeva da quanto tempo era su quella panchina, con indosso solo una maglia a maniche corte, a novembre. Ma infondo, che gli importava? Tanto ritornando a casa non ci sarebbe stato Harry soridente ad aspettarlo con la colazione, o forse con il pranzo.
Louis riprese a pensare a quanto gli mancasse Harry mentre il vento gli accarezzava i capelli e gli asciugava le lacrime dall volto.
“Posso sedermi?”
Louis riaprì gli occhi improvvisamente, era una bambina.
“Si.” Disse, e si spostò più in là, non aveva intenzione di lasciare la sua panchina preferita. Richiuse gli occhi, e l’immagine di Harry mentre piangeva gli riapparve nella mente. Qualche lacrima riprese a scendere sul suo volto.
“Perché piangi?” disse la bambina, che lo stava osservando da quando si era seduta.
Louis riaprì gli occhi un po’ arrossati.
“Non sono fatti tuoi.”
Da quando aveva lasciato gli One Direction, ma soprattutto Harry, non era più il ragazzo dolce che era sempre stato, con il sorriso in faccia e gli occhi pieni di gioia. Tutto questo se n’era andato insieme ad Harry. Era diventato brute, dolce dentro ma brute fuori. Quando era insieme ad altre persone riusciva a controllarsi, e appariva a tutti freddo e distante, mentre dentro stava morendo.
“Sei cattivo.”
E mentre la bambina si girava arrabbiata Louis fece in tempo a guardarla negli occhi. Erano così simili a quelli di Harry.
“Ehi, scusa, non volevo.” Disse, e sorrise alla bambina che nel frattempo si era rigirata.
Era da molto tempo che non sorrideva a qualcuno, e, quello fu il suo primo sorriso sincero.
“Sei triste?”
Louis non era abituato a sentirsi rivolgere domande del genere. Anzi, nessuno gliel’aveva mai chiesto.
“Si.” Con quella bambina voleva essere sincero.
“Perché?”
Ecco. Si pietrificò di nuovo. Bastavano poche parole per spiegare perché era triste, ma non riusciva a pronunciarle neanche una. Alla fine riuscì a dire una sola parola.
“Harry.”
“Chi è Harry?” Chiese la bambina ingenuamente “un tuo amico?”
“Non siamo più amici.”
“E’ per questo che prima piangevi?”
“Sì.”
“Ti manca?”
Gli mancava come ti manca l’aria quando stai troppo tempo in acqua, come ti manca il buio di giorno e la luce di notte, come ad una mamma manca suo figlio, come ad un fumatore manca una sigaretta.
“Sì.” Disse semplicemente.
“Tanto tanto?” chiese la bimba mentre guardava quel ragazzo negli occhi.
“Tanto tanto.”
“Allora và da lui.”
“Non posso.”
Era una bugia. Nessuno gli impediva di alzarsi ed andare a chiamarlo. Il suo numero ancora ce l’aveva, salvato come ‘cupcake’. Ogni giorno si alzava e pensava di poter far tornare tutto come prima, di far sì che si rincontrassero e dargli finalmente quell’abbraccio che non era riuscito a dargli quel giorno, a fargli capire che lo amava ancora, dopo tutto quel tempo. Poi però non riusciva a premere quel tasto. In questo senso sì, non poteva, lui stesso si impediva di farlo.
“Cosa è successo?”
Cos’era successo? Neanche lui lo sapeva precisamente. Il giorno prima di lasciare Harry a piangere da solo avevano fatto l’amore. Erano riusciti a trovare del tempo per loro stessi e si erano appartati in una camera d’albergo. Presi dalla voglia di aversi avevano cominciato a baciarsi appassionatamente già fuori dalla camera, e una volta entrati non avevano chiuso bene neanche la porta. Si erano buttati sul letto, uno sull’altro, e si sfioravano, si cercavano, si accarezzavano. Tutto si svolgeva con lentezza, come se il tempo non scorresse, e potessero amarsi per tutta la vita. Quando Louis spogliò il suo ragazzo si soffermò a guardarlo come se non lo avesse guardato mai prima d’allora. Il bel corpo ricoperto di tatuaggi, i suoi capelli ricci, gli occhi così belli, le labbra carnose che aveva sfiorato così tante volte, il volto da ragazzino, il suo sesso così generoso, le gambe lunghe, le mani grandi che gli stringevano la vita. Ed era tutto suo. Molte volte si era chiesto come faceva Harry Styles a stare con lui, Louis Tomlinson, ed anche allora si stava facendo quella domanda. Dal canto suo Harry lo osservava, il suo ragazzo era pensieroso, glielo leggeva negli occhi. Gli chiese cosa c’era che non andava. Louis gli rispose solo che lo amava. E tornarono a farsi trascinare dalla voglia di aversi. Si baciavano, si leccavano, e Louis si infilò in Harry come se fosse l’ultima.
“Allora, cosa è successo?” chiese insistente la bambina.
Louis si era perso nei suoi pensieri, e si era dimenticato di risponderle. Anche perché non sapeva cosa dirle.
“Vorrei tanto saperlo…”
Il giorno dopo esser stato con Harry Louis si era alzato con una domanda che lo torturava. Quanto ancora poteva andare avanti così? I pochi momenti di intimità con Harry si erano ridotti al minimo perché la popolarità della sua band stava crescendo sempre di più e non potendo mostrarsi al pubblico non avevano più tempo neanche per un bacio. Quante volte Louis aveva desiderato prendere la grande mano di Harry e stringerla, durante un concerto, un’intervista, così non sarebbero stati più costretti a nascondersi, ad avere delle coperture. Lui lo amava e voleva gridarlo al mondo intero. Tutti dovevano sapere che lui, Louis Tomlinson amava Harry Styles. E che Harry Styles amava Louis Tomlinson. E non era un puttaniere, o un traditore come tutti pensavano, ma era il suo fidanzato. Aveva deciso, doveva dirlo a tutti. Così chiamo un intervistatore e gli disse che doveva fare un annuncio importante.
“Di cosa si tratta?” Gli chiese l’uomo.
“Lo scoprirete.” Rispose Louis finalmente deciso.
Voleva fare coming out.
“Louis cosa vuoi fare, perché hai chiamato quell’uomo?” Gli chiese Harry con gli occhi da cerbiatto.
“Una cosa per te, e per me.”
“Non mi dire che… Ma dai Louis stiamo bene così!”
“No. Io non sto bene così.”
“Neanche io sto bene così, Boo Bear. Ma dobbiamo mantenere il segreto, per la band, lo sai.”
“NON MI IMPORTA DELLA BAND, IO VOGLIO SOLO TE, HARRY, SOLO TE!” disse Louis gridando, e trasformando la sua voce acuta in una molto più cupa, che Harry non aveva mai sentito
“Non sai quello che stai dicendo Louis, calmati, ragiona, io ti amo. Lo sai. Non cambierà mai niente tra di noi. Con o senza Coming Out io sono qui per te e ci sarò sempre. Hai capito?”
Louis non lo stava ascoltando. Era arrabbiato, non riusciva a respirare perciò ansimava, non era in sé.
“Se proprio non vuoi che io dica il nostro caro segreto, allora io comunicherò un’altra cosa. Lo hai detto tu, Harry.” Louis era tornato calmo.
“Louis dove scappi! Torna qua!”
Eccolo davanti al giornalista.
“Eccoci qua in diretta con Louis Tomlinson dai One Direction! Caro Louis, di cosa volevi tanto parlarci da convocare un’intervista d’urgenza?”
Gli occhi di Louis erano distanti, la bocca non accennava neanche una smorfia di sorriso e si torturava le mani facendole scricchiolare.
“Lascio la band.”
Tutti rimasero di stucco. Non sapevano cosa dire, cosa fare. Era calato il silenzio con tre semplici parole, anche il giornalista, abituato alle rivelazioni shock era rimasto interdetto. Si riprese subito.
“Cosa è accaduto?”
“Incomprensioni con alcuni membri della band. Forse dovrei dire ex band.”
Era agghiacciante vedere la freddezza con cui Louis parlava della cosa, lui che era sempre stato un ragazzo abbastanza emotivo.
Louis Tomlinson, ex membro degli One Direction, si alzò, e se ne andò lasciando tutti con il fiato sospeso.
Il primo che andò a cercarlo fu Harry. Appena lo trovò e con tutta la calma che poteva avere in quel momento lo guardò e disse:
“Cosa hai fatto?”
“Quello che volevi tu, Harry.” Gli rispose Louis con freddezza.
“Io non volevo questo! No! Louis fai ancora in tempo, torna di là, digli che scherzavi. Ti prego.”
Harry cominciò ad accorgersi che il suo ragazzo faceva sul serio. Così scoppio a piangere. Gli occhi gli diventarono subito rossi, le labbra si strinsero in una smorfia di dolore e, tra le lacrime che scendevano riuscì a sussurare:
“Louis, ti prego…”
Louis lo guardò negli occhi. In quegli occhi vedeva tutto. Tutta la sua vita era concentrata in quegli iridi verdi, le sue gioie, i suoi dolori, la sua carriera, il suo futuro, il suo passato. Eppure non fece niente. Rimase lì a guardarlo contorcersi per il dolore, a guardare le sue lacrime sgorgare copiose.
Harry con un ultimo sforzo tirò fuori il suo coraggio, quello che aveva utilizzato durante tutta la loro storia, e disse:
“Louis, fallo per me, io ti amo.”
E invece Louis se ne andò. Si girò e se ne andò. Lasciando Harry solo nella stanza, a piangere lacrime amare, lacrime che non avrebbe mai sognato di piangere. Lui sapeva che la sua storia era complicata, ma non avrebbe mai potuto immaginare che finisse così. Vedere il ragazzo che amava uscire dalla stanza per non rivederlo mai più non era nei suoi progetti.
Harry si sforzò di ritornare calmo, ed andare ad annunciare lo scioglimento della band. Così avevano deciso, lui, Zayn, Niall e Liam. Senza Louis non potevano più esibirsi. Senza Louis non erano più loro, gli One Direction.
“Noi, noi sciogliamo la band.”
Furono queste le parole che Liam disse alle telecamere, con tutta la calma possibile. Poi si congedarono.
“Ehi ragazzo sto parlando con te!” Disse la bambina a Louis.
Si era di nuovo perso nei suoi pensieri.
“L’ho fatto piangere.”
“E vai a scusarti, no?”
“Ne ho avuto l’occasione e non l’ho fatto. Ora è passato troppo tempo.”
“Quanto?” Chiese quella bambina curiosa.
“Tanto tempo. Cinque anni.”
“Io ne ho cinque. Ma allora non gli volevi bene?”
In effetti non gli voleva bene. Lo amava.
“Gliene voglio ancora.”
“E lui, ti vuole bene?”
Questa era una delle domande che Louis si faceva più spesso. Se Harry lo amasse ancora.
“Non lo so piccola.”
“Aurora che ci fai qui?! Ti ho cercata dappertutto! Mi hai fatta disperare!”
“Mamma stavo parlando con questo signore!”
“Aspetta ma io ti conosco, sei quello degli One Direction!”
No cazzo, pensò Louis, mi ha riconosciuto.
“Sono venuta ad un vostro concerto da ragazzina! Prima di avere questa peste!” Disse la mamma tutta eccitata quasi fosse tornata ragazza.
“Eravate così bravi… No Aurora torna qui, che fai, lascia stare il signore.”
La bimba corse da Louis, e gi sussurrò nell’orecchio:
”Secondo me Harry ti vuole ancora bene.” E scappò via correndo. La mamma la inseguì cercando di riacchiapparla.
   
 
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