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Autore: egip    19/02/2008    2 recensioni
La ragazza sbuffò sotto il cuscino: a che scopo alzarsi subito, tanto sapeva già che l’amica sarebbe arrivata in ritardo. La conosceva da una vita e mai, mai era riuscita a rispettare un orario.||Una ragazzina dai ricci castani e la carnagione pallida riuscì all’ultimo secondo ad infilarsi tra le porte semichiuse del pullman. Giulia le rivolse uno sguardo torvo.||-Hai una minima idea di dove siamo?- -Come faccio a saperlo?! Qui è tutto così strano...E TU! Come fai a pensare ai capelli in questo momento??-|| due amiche si ritrovano in un mondo fantastico. tra disastri e guerre, amiche ritrovate e familiari spuntati dal nulla, riusciranno Giulia e Valeria a tornare a casa?
Genere: Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi scuso formalmente per il ritardo abominevole... dati i miei innumerevoli doveri (che vi credete, sono una persona impegnata io! xd) ho dovuto trascurare la suddetta storia...in ogni caso ecco il nuovo capitolo! Boss, spero che le piaccia anche questo...giù e vale, state attente se passate di qui, perchè potrei contagiarvi...ma come si dice, bando alle ciance e ciancio alle bande! Ecco il 9° capitolo

Cavalcavano ininterrottamente ormai da parecchie ore, tanto che il sole era già sulla via di scomparire dietro alle montagne lontane. A Giulia dolevano le gambe per l’enorme sforzo di restare aggrappata all’animale, che correva velocissimo; comunque, dopo i primi momenti, si era più o meno abituata a quella posizione, ed era quindi abbastanza tranquilla; Valeria invece aveva via via assunto un colorito verdastro, e non aveva spostato un muscolo da quando i cavalli erano partiti al galoppo, tenendo le redini di Dras strette convulsamente nei pugni. A un certo punto Giulia aveva provato a parlarle per rassicurarla, ma per tutta risposta la ragazza aveva ulteriormente contratto i muscoli della faccia in un’espressione disperata e furibonda, per cui la ragazza aveva rinunciato.

L’unica che si stava godendo il viaggio era Elizabeth, completamente a suo agio sul dorso del suo cavallo dal manto nero lucente, la serenità fatta a persona.

All’inizio del viaggio si erano dirette verso il boschetto nel quale erano arrivate Giulia e Valeria, per poi proseguire addentrandosi sempre più nel fitto della foresta vera e propria; gli alberi erano sempre più grandi, ma ancora radi, per cui si vedeva distintamente il paesaggio oltre il bosco ed era ancora possibile cavalcare senza problemi.

-D’accordo, possiamo fermarci!- urlò la ragazza per farci sentire sopra il rumore di zoccoli.

-E COME?!- urlò di rimando Giulia.

-Psssssssss…- sibilò in modo appena udibile Elizabeth: il suo cavallo e quello di Giulia rallentarono piano per poi fermarsi dolcemente accanto ad una grossa quercia. Quello di Valeria invece non si fermò, ma anzi andò ancora più veloce.

-Cosa sta facendo? Non ha sentito il comando?!- chiese preoccupata Giulia.

La ragazza la guardò imbarazzata -Tranquilla, adesso si fermerà. È che Dras è piuttosto esuberante, quindi…ehm…-

Giulia la guardò male per un momento, poi rivolse tutta la sua attenzione alla figura di Valeria, rigida sul suo destriero, ormai quasi 200 metri avanti; con un’inversione a U, il cavallo tornò indietro accelerando, per poi fermarsi con un’impennata a pochi metri dalle due ragazze. Giulia per poco non cadde all’indietro, per il balzo che aveva fatto vedendosi gli zoccoli dell’animale praticamente addosso, mentre Elizabeth si avvicinò piano al cavallo, carezzandolo sul muso.

-Esibizionista! Lo sappiamo che sei un bravo acrobata, sai? La prossima volta però evita cose del genere, d’accordo?-

Il cavallo emise uno sbuffo come di scocciato assenso, e la ragazza alzò lo sguardo verso Valeria, poggiandole una mano su un fianco per aiutarla a scendere. Non fece in tempo a prenderle la mano che l’altra l’era già crollata addosso, aggrappandosi al suo collo per restare in piedi. Era cerea in volto, con le labbra livide da quanto erano serrate, i capelli arruffati. Si diresse barcollante verso una roccia vicina, sedendovisi sopra, con gli occhi ancora sbarrati.

Le altre due, rivolgendosi uno sguardo preoccupato, le si avvicinarono, chinandosi davanti a lei. Giulia pensò a cosa potesse dire per confortarla.

-Vale, sta-stai bene?- “Ok, questa era la cosa decisamente più stupida che potessi dire” si disse tra se e se.

Elizabeth la guardò di traverso, poi poggiò una mano sulla spalla di Valeria, cercando di consolarla.

-Questa era la tua prima vera cavalcata, ma vedrai che col tempo ti ci abituerai, se vuoi ti insegnerò io a cavalcare per bene; davvero, poi quando impari, è una cosa davvero bellissima…- tentò. “Ah beh, almeno io non ho detto una cavolata simile!” pensò ironicamente Giulia.

Infatti Valeria la guardò malissimo, continuando a tenere le labbra serrate.

-In ogni caso mi hai davvero stupito- disse Giulia –pensavo che avresti urlato…-

-Credimi, urlerò, ma più tardi…non ne ho proprio la forza ora…- pigolò finalmente Valeria, con voce appena udibile, che tuttavia fece sorridere le due ragazze.

-Un po’ di cibo potrebbe aiutarti? Sempre che tu ne abbia voglia…magari hai lo stomaco sottosopra…- chiese Elizabeth fingendosi pensierosa.

-Ma che cavolo di domande fai! Non mangio da stamattina, certo che voglio cibo!- esclamò l’altra, recuperando d’un tratto tutta la sua favella.

-Benissimo! Prima però, sarà meglio procurarci un buon giaciglio…ci penso io, voi nel frattempo prendete un po’ di legna, guardate, quei rami laggiù…-

-D’accordo, andiamo- borbottò Valeria,allontanandosi velocemente con Giulia.

-Si ma non allontanatevi troppo!- le urlò dietro Elizabeth, ricevendo un –se se- in risposta.

Così Giulia e Valeria si diressero verso un gruppetto d’alberi un po’ distanti dalla grande quercia. Date le loro grandi doti da avventuriere, dopo 20 minuti erano riuscite a racimolare ben tre rametti secchi, di cui uno tutto spezzato, poiché era stato soggetto all’ira di Valeria, che si stava sfogando per la terribile mattinata. Senza accorgersene, le due si erano già allontanate parecchio, prese dalla loro disperata ricerca, fino a quel momento del tutto infruttuosa.

-Ohhhh, guarda Giulia!!- Valeria stava indicando tutta eccitata un bel mucchietto di legna poco distante.

-Wow! Ehi ma che strano, giurerei che un secondo fa non ci fosse niente là-.

-Che importa? Ahah…abbiamo la legna, abbiamo la legna…-

Giulia sorrise. Fece per chinarsi per raccogliere i rametti, ma da un formicolio sulla nuca capì di essere osservata. Titubante, girò la testa, e cacciò un urlo: davanti a lei, appesa ad un albero a testa in giù, c’era la creatura più rivoltante che avesse mai visto. Sembrava un uomo, ma delle dimensioni di un bambino piccolo, vestito di stracci che a malapena coprivano il suo corpo deformato; una peluria ispida e folta lo ricopriva quasi completamente, diventando più rada nel volto, dove due occhietti piccoli e neri la fissavano con cattiveria.

Come aprì la bocca per urlare, la creatura le si lanciò addosso, aggrappandosi al suo viso; il suo odore di muffa e marcio la colpirono come un pungo in pancia, annebbiandole i sensi. Sentì un urlo di Valeria, e poi un tonfo sordo. Altre di quelle creature le si stavano arrampicando addosso, facendole lacrimare gli occhi col loro odore acre. Con scatti convulsi cercava di levarseli di dosso, ma più ci provava più loro si aggrappavano a lei, lacerandole i vestiti. Era solo vagamente consapevole di essere caduta a terra, quando sentì un’altra voce poco distante, non quella di Valeria sicuramente, urlare parole strane: le creature emisero gemiti di dolore e scapparono via, verso il fitto del bosco.

Giulia cercò di rimettersi in piedi, ma non ci riuscì; aveva gambe e braccia coperte di graffi di varie dimensioni, che incominciavano a bruciare parecchio. Si voltò verso la misteriosa fonte di quella voce, che a quanto pare le aveva salvate, cercando di mettere a fuoco, ma riuscì a distinguere solo una vaga macchia colorata, prima di perdere i sensi.

-Ma cosa vi è saltato in mente, dico io! Vi avevo detto di non allontanarvi!-

-Non riuscivamo a trovare nulla…-

-Questo non vi giustifica! Entrare nella foresta da sole…sareste potute morire!-

-Dai, Lizze, non prendertela tanto. Stanno tutte e due bene.-

-Si, grazie a te! Mio dio, se non ci fossi stata tu…forse sarei arrivata troppo tardi…ma cosa mi è venuto in mente, lasciarle andare da sole, queste due irresponsabili…-

Giulia stava lentamente riprendendo conoscenza. Si trovava in una delle tende costruite da Elizabeth, con degli altri vestiti indosso, e le arrivava il suono ovattato delle voci. I suoi graffi erano stati puliti, anche se non aveva nulla di grave, a parte un lungo taglio all’altezza della spalla sinistra che era stato coperto con un unguento profumato che pizzicava un po’. Si alzò dalla brandina, ascoltando la discussione; sembrava che il salvatore misterioso stesse cercando di rabbonire Elizabeth, anche se con scarsi risultati.

Mise il naso fuori dalla tenda: Valeria era seduta su una roccia, vicino al fuoco, e si trovava più o meno nelle sue stesse condizioni. Elizabeth camminava nervosamente avanti e indietro, tormentandosi una ciocca di capelli sfuggita alla sua fascia. In quel momento si era fermata, guardando una figura davanti a se, che Giulia non riusciva a scorgere bene, dato che dava le spalle al fuoco, ma dalla sua forma snella capì che si trattava di una ragazza.

-Ehi! Come potevamo sapere di quei…quei…ehm…cos’erano esattamente?- chiese Valeria perplessa.

-Folletti dei boschi.- rispose la ragazza.

- Folletti dei boschi?! Quelle cose orrende?! Pensavo che i folletti fossero delle creaturine gentili e dolci, e…-.

L’altra la interruppe con una risata cristallina, mentre Elizabeth le rivolgeva uno sguardo tra il divertito e l’arrabbiato.

-Gentili e dolci? Non sei proprio mai uscita dal castello, eh? I folletti sono malvagi. Vivono nel fitto dei boschi, nell’umido; se non li cerchi non ti fanno nulla, ma se ti avvicini soltanto ai loro territori ti attaccano senza pietà. Per questo se si gira di notte nei boschi bisogna sempre portarsi un lume, e in ogni caso mai andare da soli-.

-Ah…beh, wow…quante cose si scoprono!- commentò Valeria, facendo ridere la ragazza di spalle, mentre Elizabeth sbuffava nervosamente.

-Vado a vedere come sta Juliette…-

-No, lascia- la trattenne l’altra per un braccio –Credo che tua sorella stia già meglio…-

Elizabeth la guardò perplessa, e poi alzò lo sguardo ad incontrare quello di Giulia.

-Juliette!- esclamò, mentre correva ad abbracciarla. Giulia ricambiò felice l’abbraccio, contenta di essere scampata alla ramanzina.

-Quanto ho dormito?-

-Poco. Giusto il tempo per farmi preoccupare. Stai bene ora?- le chiese staccandosi, ma tenendola ancora per la vita, come se avesse paura che senza sostegno sarebbe potuta svenire nuovamente.

-Si, tranquilla…- rispose Giulia distratta, rivolgendo la sua attenzione all’altra ragazza, che si era alzata, così che lei poteva finalmente distinguerne i lineamenti. Aveva più o meno la stessa età di Valeria, ma era più esile, col viso affilato contornato da capelli castano scuro che le scendevano fino alla vita. Sul naso aveva un paio di lentiggini, gli occhi marroni accesi dalla curiosità.

-Principessa…- disse facendo un piccolo inchino, senza tuttavia distogliere lo sguardo da lei. –Io sono Mikela-.

-Tanto piacere. Sei tu che ci hai salvate nel bosco, vero?-

-Si, è così. Menomale che c’era lei- rispose Elizabeth al suo posto.

-E come…- iniziò Giulia.

–Mikela ha dei poteri magici. Oh no, non è una fata- disse, anticipando la domanda di Valeria.

-Diciamo che sono più una sensitiva, che si diletta con intrugli e formule incantate- aggiunse sorridendo Mikela.

-Uau…hai usato i tuoi poteri per salvarci?- chiese curiosa Valeria.

-Si, certo. Coi folletti è meglio non scherzare.-

-E allora mi puoi insegnare qualcosa di nuovo!!- disse eccitata Valeria con gli occhi che luccicavano –Pozioni, incantesimi, magie incredibili…-

-No aspetta.- la interruppe Mikela –Faccio magie, si, ma la mia magia è molto diversa dalla tua; solo una fata ti può istruire correttamente-.

-Oh. Questo vuol dire che non mi puoi insegnare proprio niente?- chiese delusa Valeria.

-Forse qualcosa…-rimase vaga Mikela, ma Valeria era già al settimo cielo.

-Bene, ma ora sarà meglio che mangiate qualcosa e poi andiate dritte a dormire, è già molto tardi- disse Elizabeth notando lo sbadiglio represso a fatica da Giulia.

-Voi due, in questa tenda. Vedete di dormire, perché domani cavalcheremo ancora molto.- disse, aggiungendo un sorriso alla smorfia di Valeria. Fece per uscire dalla tenda, ma fu fermata da una domanda di Giulia.

-Ma ora Mikela viaggerà con noi?-

-Si…penso di si…- sussurrò Elizabeth, prima di sparire oltre il lembo della tenda. Ma non prima che Giulia avesse il tempo di notare l’improvviso cambiamento d’espressione, divenuta seria e preoccupata.

-Così l’hai spedita da me a Nomar…- disse divertita Mikela. –Non pensi sarebbe stato più facile dirle la verità?-

Elizabeth la guardò sorpresa –Cosa ne sai tu di qual’è la verità?-

-Non molto a dire il vero. Solo che Juliette e Valerie non sono proprio…in loro, di recente. E che questa è la ragione di questo viaggio improvviso.- rispose tranquillamente la ragazza.

Elizabeth sbuffò infastidita –Sei diventata fin troppo brava per i miei gusti, Sibilla...-

-Lo prendo come un complimento…- disse sorridendo sorniona –Comunque non hai risposto alla mia domanda.-

-Non lo so. Insomma, non sappiamo nulla…come siano arrivate qui, come rimandarle indietro…come riavere mia sorella e mia cugina…-

-Non ti fidi di Letizia?-

-No, no assolutamente, non è questo il motivo! Si che mi fido di lei!- sbottò Elizabeth.

-E allora?-

-Ero…spaventata, credo. Si, insomma, io sono quella che deve gestire la situazione, che deve inventarsi la prossima mossa…non avevo così paura da quando sono andata via di casa. È che tutti si aspettano sempre che io sappia sempre quale sia la cosa migliore da fare, come comportarsi. Anche quando ho conosciuto Letizia, lei mi ha preso come modello da imitare, la prode guerriera libera! In realtà mi aiutato tantissimo averla accanto, non ce l’avrei fatta da sola. Avevo paura che anche questa volta si aspettasse da me una soluzione pronta, ma io questa volta…non ne ho!- concluse portandosi il viso tra le mani.

Mikela le si avvicinò cingendole le spalle con un braccio.

-Posso chiederti una cosa?- disse, dopo alcuni minuti di silenzio.

-Mmh…ho paura, ma…dimmi.-

-Letizia ha mai preteso che tu sapessi sempre come comportarti?-

-Si…cioè, non lo so…a dire il vero, no, non l’ha mai fatto…-

-E allora!-

-Sono un po’ scema eh?- ironizzò la ragazza sollevando la testa.

-No, sei umana! Ed era ora che te ne ricordassi anche tu!-

Elizabeth rise abbracciando l’amica. –Mi è mancato parlare con te!-

-Anche a me, adoro psicanalizzarti!-.

Col suono di quelle risate, passò la notte.

  
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