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Autore: sheisoproud    13/08/2013    11 recensioni
Questa fan fiction è ispirata alle saghe di Harry Potter, Hunger Games e Percy Jackson.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1.

 

 

 

 

Quando quella mattina Gwen si alzò non sapeva cosa sarebbe successo. La mattinata era iniziata normalmente, non aveva voglia di andare a scuola e progettava di come poteva riuscire fingersi ammalata per evitare il compito in classe di chimica. Quando la sveglia, puntuale come al solito, suonò alle sette, l'agitazione causata dalla verifica si impossessò del suo stomaco. Si alzò a fatica dal letto e si fiondò in cucina per bere un bicchierone di latte accompagnato da un paio di biscotti della sua marca preferita. Suo padre non si era ancora svegliato, probabilmente quella sera aveva fatto il turno di notte in ospedale, il che era normale perché faceva l'infermiere. Dopo la colazione Gwen filò in camera e si vestì con le prime cose che vide sparpagliate per la stanza. Andò in bagno e si lavò i denti e si fece una coda, senza pettinare i suo capelli mori perchè era troppo faticoso e doloroso. Tornata in camera il suo telefono vibrò e sullo schermo apparve un messaggio da parte della sua amica: Becka.

Gwen sono sotto casa , scendi?

Gwen digitò sulla tastiera un 'okay, scendo.', prese la borsa con i libri, le chiavi di casa, il suo telefono, scese le scale ed infine uscì.

“Hei Becka.” disse Gwen uscendo dalla porta “come stai?”disse sorridendole.

“Bene grazie. Tu?”

“Anche io sto bene.” disse Gwen mentre si incamminavano verso scuola. “Hai studiato chimica?” disse Gwen con un filo di voce. Sapeva bene che la sua amica Becka aveva studiato per la verifica, lei era una delle migliori della classe. Gwen si sentiva spesso a disagio con lei quando si trattava dello studio o in modo più generale della scuola.

“Ovvio” rispose Becka con un tono presuntuoso. “Tu?” Gwen arrossì. Non voleva dirle che in realtà aveva passato tutto il pomeriggio precedente a dipingere. La passione di Gwen era dipingere. Spesso mentre disegnava non pensava, era come se la sua mano capisse al volo il suo stato d'animo e disegnasse sulla tela; quel pomeriggio difatti aveva fatto un bellissimo dipinto raffigurante la classe intenta a fare la verifica di chimica, ma lei non c'era. Nel dipinto quello che era il suo posto nella realtà era vuoto.

“Si diciamo che ho studiato.” disse Gwen mentendo anche a se stessa.

Il tragitto fu piuttosto silenzioso. Becka non era la migliore amica di Gwen, la persona che aveva la sua più completa fiducia era Abigail. Il problema di Abigail era che viveva dall'altra parte della città e non poteva accompagnare Gwen a scuola poiché prendeva l'autobus per arrivarvici. Arrivate a scuola Gwen e Becka si salutarono e ognuno da li in poi andò per i fatti propri. Becka filò in classe per ripassare italiano che era la prima materia della mattinata, Gwen invece andò a cercare Abigail per il corridoio. La trovò vicino al suo armadietto.

“Ciao Abigail, come stai?” disse Gwen con un sorriso, aveva già dimenticato la conversazione che aveva avuto pochi minuti prima con Becka. Abigail si girò di scatto e le sorrise.

“Bene grazie, tu?” disse richiudendo il suo armadietto.

“Non c'è male, grazie.. Ho una proposta per te.” disse Gwen con un filo di voce.

“In cosa consiste?” disse Abigail con un tono di curiosità ma anche di preoccupazione nella voce.

“Senti..” iniziò Gwen. “no ho studiato per chimica, è da tanto che non lo facciamo, ma oggi potremmo marinare la scuola, che ne pensi?”

“Gwen.. Non puoi marinare ogni volta che non studi, devi affrontare le conseguenze delle tue azioni..” disse Abigail severa.

“Mi sembra di sentire mio padre. Dai non succederà più, l'ultima volta.. veramente.” disse Gwen di tutta rispsta con tono supplichevole.

“Che sia l'ultima, okay?” disse Abigail mentre uscivano dalla scuola furtivamente. Gwen la abbracciò e mugugno tra i denti “Grazie sei l'amica migliore del mondo.”

Uscirono da scuola. Si diressero subito alla starbucks, era la loro caffetteria preferita. La prima cosa che fecero fu quella di comprare una cioccolata calda con la panna. Si sedettero ad un tavolino e bevvero la loro cioccolata tutta d'un sorso. Il silenzio fu rotto da Abigail

“Senti, dovrei andare in bagno. Mi accompagni?”

“Certo.” disse Gwen annuendo. Si alzarono dal tavolino dov'erano sedute e andarono in bagno.

“Ti aspetto qui.” disse Gwen. Abigail entrò in bagno. Passarono cinque, dieci, quindici minuti, ma nulla, Abigail non usciva. Poi, ad un certo punto, un lampo di luce comparì da sotto la porta del bagno. Gwen era preoccupatissima, entrò in bagno. La chiamò. Ma nessuno rispose, urlò più forte, nessuna risposta. Iniziò ad aprire tutte le porte dei bagni. Non era in nessun bagno. Alla fine si diresse verso l'uscita, credeva che magari Abigail le avesse fatto una scherzo, ma sulla soglia del bagno sentì un forte rumore di vetri rotti da uno dei gabinetti , sulla sua porta c'era scritto a caratteri cubitali “FUORI USO.” Gwen si avvicinò lentamente alla porta del bagno, poi una luce le abbagliò gli occhi. Il pavimento sotto di lei era scomparso e stava cadendo nel vuoto, ma al rallentatore, col cuore leggero, poi sentì di nuovo il pavimento sotto i suoi piedi e vide nella più completa oscurità una luce terribilmente lontana. Cominciò ad inseguirla e si ritrovò in una camera. Era spaventata, si continuava a dare pizzicotti visto che credeva che fosse tutto un incubo. La stanza dove si era ritrovata Gwen era piccolina, con le pareti azzurro cielo. C'era un letto accostato al muro con le lenzuola color bianco candido. Gwen era spaventata ma allo stesso tempo eccitata. Non sapeva dov'era o cos'era successo, ma si sentiva a casa. Poi d'un tratto sentì una voce proveniente dall'armadio, si avvicinò ad esso e lo aprì. Poi una sequenza di immagini si impossessarono del suo cervello. Era una visione. C'era una bellissima donna, giovane, e c'era un uomo, Un uomo dal volto famigliare, suo padre. Lei era presente nella sua visione, ma gli altri non la potevano né vederla né sentirla. La giovane donna teneva la mano a suo padre, Gwen mosse le labbra istintivamente dicendo mamma. Gwen non aveva mai conosciuto la sua mamma, Micheal, il papà di Gwen non aveva nessun ricordo di lei. Gwen era concentrata su quello che stava vedendo, ad un certo punto notò che c'era una sporgenza dalla testa di sua madre; e poi, puf, teneva tra le braccia una neonata, era lei. Suo padre era sorridente e non sembrava aver fatto caso a com'era nata sua figlia. Poi un rombo tuonò dal cielo e una voce rimbombò nella testa di Gwen, si stava rivolgendo a sua madre.

La voce solenne disse “Atena, devi ritornare sull'olimpo. Abbiamo bisogno di te, saluta tua figlia poiché sarà l'ultima volta che la vedrai. Ricorda il nostro giuramento: Ogni volta che un dio o una dea scenderà sulla terra e avrà un figlio con il mortale da lui/lei amato, sarà costretto a tornare sull'olimpo e non avere contatti di nessun genere con la sua prole.”

La voce si arrestò di colpo, Atena consegnò la bambina in braccio a Micheal. Poi fu avvolta da un fascio di luce e scomparve.

Gwen tornò in se, la testa le girava e nella sua testa rimbombavano parole come Atena, Olimpo, Dei, Dee.

Poi una voce nella stanza disse: Sì, tua madre è la dea della saggezza e strategia militare: ATENA.

La vista le si annebbiò e cadde a terra, svenuta.



 

  
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