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Autore: Didone24    19/02/2008    9 recensioni
Una sfida dichiarata per gioco si trasformerà inaspettatamente in qualcosa di molto più intenso. Due anime così diverse che si fondono l'un l'altra, creando un'alchimia di sentimenti, passioni e dolori. Ma qualcuno ostacolerà l'unione di Draco ed Hermione...
- Non dirmelo. Sei arrossita, vero? – sussurra sicuro, percorrendomi la schiena con le dita.
- Già. E mi dai i brividi. – confesso senza imbarazzo, per poi poggiare una mano sul suo petto. Sento i battiti accelerati del suo cuore e mi chino per ascoltarli.
- E’ impazzito. Sai, quando ci sei tu non riesce a controllarsi, e non credo che ci riuscirà mai.
- Nemmeno il mio. – sorrido – E non mi dispiace per niente…
Postato il 25esimo capitolo!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Hi guys! Premetto che questo capitolo è un pò diverso dai precedenti... il perchè lo scoprirete presto^^ Ho lasciato in sospeso il finale, quindi ci saranno degli sviluppi, naturalmente :P Mi scuso per la confusione fatta nel capitolo precedente con il negozio di Madama McClan, che è un negozio di Diagon Alley mentre io l'ho messo ad Hogsmeade ^^" e ringrazio Lucy Light per avermelo fatto notare. Adesso vi lascio al capitolo... spero vi piaccia, e mi raccomando, continuate a recensire!! baci <3

 

Ancora intorpidita dal sonno, sento due mani fredde e rozze stringermi dalla vita fino a farmi soffocare.

Mi rendo conto di quanto sta succedendo solo alla vista di Draco, a testa bassa davanti a un imponente Lucius Malfoy bruciante di rabbia. Draco non riesce a distogliere gli occhi dal pavimento, come pietrificato. Un’acuta fitta di dolore mi colpisce quando vedo il padre sferrare un calcio dritto alla schiena al figlio, facendolo cadere a terra, ansante. Non riesco a reprimere un urlo, ma questo non fa che accrescere il mio già ardente dolore perché il Mangiamorte che mi tiene stretta con una presa ferrea sembra stia per stritolarmi e sento mancarmi l’aria. Vorrei gridare aiuto, ma qualcosa mi dice di non farlo. Perché tanto, se non muoio adesso, morirò fra qualche ora fra le mura della lussuosa Malfoy Manor.

 

Mi chiedo: come hanno fatto a penetrare nella scuola? Come sono riusciti ad eliminare

tutte le misure di sicurezza che ci sono? Qualsiasi sia la risposta, non importa. Perché, qualsiasi cosa abbiano fatto, io e Draco adesso siamo su una squallida carrozza e ormai Hogwarts è soltanto un’immagine sfuocata nel cielo ancora pallido del primo mattino.

 

Il Mangiamorte – che non ho nemmeno visto in faccia – mi tiene ancora stretta a sé. E il peggio è che le sue orride mani mi stanno attraversando il collo, poi la schiena. Ancora una volta, il bisogno di urlare viene frenato dalla paura che si è impadronita del mio corpo togliendomi la parola.

 

-         Non toccarla, cane. – sibila Draco, seduto di fronte a me, proprio come quel giorno ad Hogsmeade… Lui non è trattenuto da nessun Mangiamorte, il che forse è un buon segno per lui, ma non per me.

-         Altrimenti? Mi sa che devi abbassare la cresta, Draco, o tuo padre te la farà pagare più di quanto non abbia già deciso.

-         Non me ne frega un cazzo. Toglile le mani di dosso. ORA. – La voce di Draco è simile a un ringhio soffocato, che sorprendentemente ha effetto sul Mangiamorte, che mi toglie le mani di dosso scrollandomi violentemente contro la parete della carrozza.

-         Non lo faccio mica per obbedire agli ordini di un ragazzino traditore del suo sangue, per di più. Anche se non è niente male, io non voglio avere niente a che fare con questa feccia… forse la darà in pasto agli elfi domestici, cosa farà il vecchio Lucius, Draco?

-         Non… provocarmi. – dice, tremante.

 

Il resto del viaggio procede silenzioso verso la campagna. Non ho la forza né il coraggio di piangere, c’è troppo silenzio. Non posso che ripensare alle cose più belle che sono successe nei miei 17 anni di vita. Ho come il presentimento che, da un momento all’altro, la mia vita finirà. Lo sento. E tutto, il Mangiamorte che non ho ancora nemmeno guardato in faccia seduto accanto a me, lo sguardo perso nel vuoto di Draco, mi fa pensare che io non sia la sola a pensarlo.

 

Quando la carrozza si ferma, è come se mi fossi appena svegliata da un sonno profondo. Mi sembra per un attimo di essere arrivata alla Casa Bianca. Solo dopo qualche secondo riconosco il luogo dove mi trovo. Malfoy Manor, l’enorme, lussuriosa tenuta dei Malfoy, che probabilmente deve contenere anche stanze raccapriccianti, dato che ci stanno portando una come me.

Con uno strattone il Mangiamorte mi spinge fuori dalla carrozza, facendomi sbucciare i palmi delle mani contro il pavimento ruvido.

 

-         Cos’è, Granger, vuoi essere presa con delicatezza? – dice il Mangiamorte, abbandonandosi a una risata sguaiata e priva di espressione. – Per tua informazione, avrai un trattamento riservato a quelli della tua specie.

-         Non sono un’animale. – la prima frase che riesco a emettere. Penso che per gente come questa il fatto che i Mezzosangue non si ritengano bestie non sia una cosa ovvia.

-         Oh, no. Quasi.

 

Draco tiene ancora gli occhi bassi. Vorrei tanto sapere cosa gli passa per la testa. Non conosco le atrocità che possa aver commesso Lucius Malfoy, ma posso immaginarle. Dev’essere un’umiliazione per lui essere figlio di un individuo del genere.

 

-         Forza, Mezzosangue. Ti concederò un giro turistico in casa mia, che ne dici? – Per la prima volta, Lucius Malfoy mi rivolge la parola usando un tono di falsa cordialità.

-         Oh, sarà un onore per me… Malfoy.

 

Un’occhiata di profondo disgusto si dipinge sul volto pallidissimo del padre di Draco, attanagliandomi le viscere e togliendomi il respiro. Poi distoglie lo sguardo ed entra.

 

E’ come me l’aspettavo. Immensa, regale, lussuosa. Ma fredda. E vuota. E’ il posto più squallido che io abbia mai visto, in effetti. Pareti bianche, soffitto altissimo, pavimenti tirati a lucido. Al centro dell’atrio, un’immensa scalinata di marmo cattura la mia attenzione.

In cima, una donna di una bellezza smisurata ci scruta con attenzione, per poi accingersi a scendere con grazia le scale. La pelle bianchissima, i lisci capelli neri lunghi fino alla vita, gli occhi del blu tempesta che tanto amo. E’ così diversa eppure così somigliante al figlio. I lineamenti sono gli stessi, regali e delicati. Se guardandola negli occhi escludessi tutto il resto, giurerei che fossero gli occhi di Draco.

 

-         Figlio mio! – esclama Narcissa Malfoy in un impeto di controllata felicità. Non riuscendo a trattenersi ancora, corre lungo i pochi metri che la separano dal figlio, per abbracciarlo. Ho uno strano sussulto al cuore. Adesso capisco perché Draco è così diverso da suo padre, così speciale. Lui è tutto sua madre, sia fuori che dentro. Entrambi vittime della stessa condanna.

-         Non toccarlo. – dice Lucius Malfo, fulminando sua moglie con lo sguardo. – Prima dev’essere punito.

-         Che cosa gli vuoi fare? – dice lei, scrutando me per la prima volta per evitare lo sguardo del marito. Abbasso gli occhi, mortificata.

-         Punirlo quanto basta per riportarlo sulla strada giusta.

 

A queste parole emetto un gemito strozzato. Vuole punirlo. Per colpa mia. Vuole fargli pagare di essersi innamorato di un essere come me. Lucius Malfoy mi disgusta, vorrei morire all’istante piuttosto che tollerare ancora per un minuto questa situazione.

 

Narcissa Malfoy posa una mano sulla spalla di Draco. Non potendo proteggerlo da suo padre, l’unica cosa che può fare è cercare di dargli un po’ di conforto.

 

-         Draco verrà con me, lo punirò personalmente. – Draco alza lo sguardo verso il padre, disgustato. – Non sopporto l’odore dei Mezzosangue, quindi sarai tu a portare la Granger nei sotterranei, Narcissa.

 

Senza dire una parola, Narcissa Malfoy mi afferra un polso con una stretta sorprendentemente forte. Senza badarci, mi giro verso Draco, sopraffatta dal presentimento che sia l’ultima volta che lo guardo, mentre cammina in silenzio seguendo il padre. Ancora una volta mi sorprendo a pensare a quanto sia bello, a quanto lo amo e a quanto mi mancherà in questa non-vita che mi si prospetta davanti.

 

 

Ancora intrappolata nella fredda presa di Narcissa Malfoy vengo trascinata nei sotterranei, che sembrano usciti da un film dell’orrore. Solo uno stretto corridoio di cui non vedo la fine, estremamente buio e gelido. Ci sono solo delle porte, tutte chiuse. La madre di Draco ne apre una chiusa a chiave, liberandomi solo lì dentro.

 

-         Vorrei tanto sapere che cosa ci fate tu e mio figlio in casa mia.

 

La calma apparente con cui mi rivolge per la prima volta la parola mi fa sentire ancora di più un insignificante insetto che sta per essere schiacciato.

 

-         Io… lei non… non sa niente?

-         In realtà non ci credevo.

-         Cosa non credeva?

-         Che Draco fosse davvero innamorato di te.

 

Questo mi lascia senza parole. Avrei dovuto prevederlo, ero pronta, ma mi è arrivata come una pugnalata di traverso.

 

-         Che cosa gli sta facendo? – dico io, ignorandola.

-         Penso che lo stia frustando. – risponde lei, calma. Una scena terribile mi appare nitida nella mente, indesiderata. Cerco di ricacciare dentro l’immagina di Draco torturato a sangue dal suo stesso padre, ma il risultato sono altre lancinanti fitte di dolore al petto.

-         Io devo morire qui? – Narcissa mi scruta curiosa nell’oscurità.

-         Non voglio che tu muoia. Se mio figlio ti ama, devi essere una persona molto preziosa. Più di quanto il tuo sangue dimostri.

 

Tutt’un tratto ho voglia di ringraziarla. Di abbracciarla, anche se non la conosco nemmeno.

 

-         Ho pensato – continua, rompendo il silenzio – che valga la pena mettermi contro mio marito. Io voglio solo il bene di Draco, ormai. Tu sei tutto per lui. Gli hai dato quello che io non ho mai saputo dargli. Ti voglio viva a tutti i costi, per questo. Infondo, se dovessi morire non perderò molto. Ormai tutto quello che avevo l’ho perso sposando quell’uomo. Voglio che almeno Draco sia felice.

 

Le sue parole mi lasciano senza fiato. Non voglio piangere, non voglio farmi vedere debole da lei.

 

-         Io non voglio che lei si sacrifichi per me. – dico, nonostante mi sembri molto fuori luogo come considerazione.

-         Io non mi sacrifico per te. Lo faccio per mio figlio.

-         Ma è per colpa mia che deve farlo.

 

Lei mi fulmina con lo sguardo.

 

-         Io posso solo esserti riconoscente, Granger. Per aver ridato un cuore a Draco.

-         Grazie.

-         Non ringraziarmi. Dovrai resistere qua sotto per giorni, forse settimane. Credi di potercela fare?

-         Tanto non ho alternative. – rispondo, constatando solo adesso quanto la mia frase sia vera.

 

Un’altra occhiata fulminea, quasi d’intesa. Poi Narcissa mi lascia sola in questa stanza vuota e senza un filo di luce, chiudendosi la porta alle spalle.

Cerco a tentoni una parete a cui appoggiarmi. La trovo quasi subito, rendendomi conto di quanto angusto sia il posto in cui sono rinchiusa. E pensare che un paio d’ore fa ero ancora a Hogwarts, in quella Torre spoglia, che in confronto a tutto questo mi sembrava

un paradiso. Stretta fra le braccia di Draco, con addosso il suo profumo, inebriata dal suo calore.

 

Adesso sento solo il suo unico, straziante grido di dolore dopo l’ultima frustata. E, finalmente, posso piangere.

 

  
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