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Autore: CaskettAlways    14/08/2013    1 recensioni
Questa storia racconta di uno psicologo con gravi problemi mentali, che senza saperne il motivo, può salvare molte vite di uomini dsturbati mentalmente. Quali sono questi problemi? E a cosa portano? Vi posso solo dire che giocano un ruolo fondametale nella storia.
Genere: Drammatico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Si alzò improvvisamente da terra e capì cosa stava succedendo e perché Sarah fosse ancora viva. Questo che aveva appena visto assomigliava a quello che lui e Sarah avevano appena vissuto, l’incidente. Una cosa era sicura. Lei non era quella che tutti pensavano, o quello che lui pensava. Lei rimase immobile davanti a lui, in piedi, nonostante tutto e, quando Alex si riprese, lo aiutò solo ad alzarsi. Sarah si stava per allontanare, quando lui la bloccò ponendosi davanti a lei. *No, adesso mi devi spiegare! Cosa sta succedendo? Perché l’incidente? coma fai a stare così bene? Dove eri sparita? Come hai fatto ad uscire dal vicolo? perché la visione? Tu lo sai. Lo so che lo sai!*. Sarah, non sapendo cosa dire, gli prende la mano e sussurra *Ti avevo detto che saresti stato la nostra salvezza. Tocca a te capire. Io ti posso solo dire che quello che hai visto ti condurrà lontano, dove nessuno potrà mai arrivare. Usa la tua intelligenza*. La vide allontanarsi, per poi dileguarsi senza lasciare traccia. Adesso toccava a lui, ma cosa doveva fare?! Era questo ciò che non capiva. Mentre stava tornando alla clinica psichiatrica, si irrigidì improvvisamente. Se aveva avuto un’altra visione, allora Sidney che fine aveva fatto? Diventò pallido. Nella sua testa stava passando di tutto, dalla morte, al pericolo, alla salvezza. Magari parlandole aveva innescato un qualcosa che le permetteva di vivere ancora. Ci sperava, perché , anche se non si conoscevano del tutto, ci teneva davvero a lei e pensare a lei era come una forza che lo aiutava in quei momenti di disagio. Se c’era un Dio sulla terra, in quel momento era proprio lui. Una cosa è esserlo e una cosa è saperlo e Alex certamente non lo sapeva. Non ancora almeno. Arrivato alla clinica,si guardò intorno senza vedere nessuno. Andava tutto bene, fino a quando, passando per il corridoio, non si imbattè in un paziente mai visto prima. Si chiamava Greg, ma tutti lo chiamavano il grillo per via del suo saltellare da un posto ad un altro senza che nessuno se ne accorga. Potevi parlare con lui e non accorgerti che se ne era andato, soprattutto quando ti giravi un istante a prendere qualcosa. Ti voltavi verso di lui ed era di nuovo lì, ma tutti sapevano che per quel nano secondo lui non aveva ascoltato. Entrò nella sua camera vuota. Tutto ciò che c’era era un letto, perché lui aveva bisogno di spazio, di poter saltellare senza intoppi, altrimenti come faceva ad allenarsi?! Lui sosteneva di scomparire e riapparire in altri luoghi, senza una ragione precisa. A detta sua, aveva una specie di dono. Alex era un po’ scettico su queste cose, ma questo non gli impediva di fare il suo lavoro, lo psichiatra. Greg era rivolto verso la finestra, ma quando si girò nella direzione di Alex, sentendo la porta aprirsi, Alex rimase immobile. Gli era capitato spesso quel giorno di rimanere così, bloccato dagli eventima questa volta non riusciva a credere ai suoi occhi. Non poteva crederci. Greg, era l’uomo che aveva visto nella sua visione, l’uomo che sarebbe stato investito di lì a poco. Greg vedendolo spaesato dice *Tutto bene? Se non stai bene salta! È l’unico modo per vivere!*. Guardandolo attentamente si presentò e iniziò a fargli qualche domanda. Lui saltellava, saltellava e saltellava, ma era rimasto lì, tutto il tempo, senza smaterializzarsi. *Mi scusi se le faccio troppe domande, ma non l’avevo mai vista qui.. E così lei è malato. Perché è qui, solo perché saltella?*. Il paziente, ridendo come un pazzo, si limita a dire *Dicono ce sono pazzo perché rido sempre, ma in realtà io so solo spostarmi.. Che ci posso fare se mi sposto da un luogo ad un altro? Mica lo controllo io!* Alex si mise a ridere *i sta dicendo che lei si sposta da un luogo ad un altro saltellando? Lei è pazzo!*. Improvvisamente si rese conto di non aver detto niente di diverso da tutto quello che pensavano gli altri dottori. Aveva solo ribadito per l’ennesima volta a Greg di essere pazzo. Greg si voltò verso la finestra nuovamente e, senza dire una parola, si sedette sul letto lì a fianco per la prima volta da quando era lì. Lui che si sedeva? Come poteva averlo fatto? Come faceva a saltellare? Alex lo fissò per qualche minuto, ma, essendo che la situazione non cambiava, se ne andò da quella stanza. Dopo aver controllato alcune carte di parecchi anni prima, nella speranza di capirne di più, uscì dalla clinica e si diresse verso la fermata dell’autobus. Un attimo dopo, vide Greg scendere dall’autobus. Impallidì alla visione di quella scena. Non era la stessa scena vissuta quel mattino, perché lui doveva attraversare, non scendere dall’autobus. Così si rasserenò, pur non capendo come potesse trovarsi lì quando poco prima era nella sua stanza. Alex cercò di raggiungerlo per riportarlo alla clinica, ma in quel momento arrivò l’auto con quel famoso 18 alla fine dela targa. Stava succedendo, ma ad essere in pericolo era lui, non Greg. Greg , vedendo l’auto andare a tutta velocità verso Alex, gli va incontro per aiutarlo e, grazie alla sua spinta, Alex si ritrovò sul marciapiede. Al risveglio riconobbe la folla che lo stava circondando, così come l’autista della macchina che lo stava per investire. Era la stessa identica scena che aveva vissuto con Sarah, ma qualcosa non quadrava. Dov’era Greg? Lui era scomparso così come Sarah quel giorno.
  
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