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Autore: Symphonia    15/08/2013    2 recensioni
Era un pacifico giorno come gli altri e Hiccup decide di andare a volare assieme a Sdentato. Tutto come al solito.
Tranne per due fattori un pò... strani.
Un particolare messaggero si dirige a casa sua e l'altro... Beh... Una strana corrente disturba il volo dei nostri due eroi e loro hanno tutta l'intenzione di seguire la sua scia, fino a scoprire che quello era niente di meno che...?
- Uhm... Era un'ideuzza che mi passava per la testa da un pò e volevo trascriverla, così, per divertimento. Non è una sottospecie di sequel mentale o roba simile (a quello ci penserà ben la DreamWorks!), ma volevo proprio togliermi lo sfizio... -
[STORIA INCOMPLETA]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Nuovo personaggio, Sdentato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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“Questa è Berk. Un’isoletta abitata da ‘simpaticissimi’ vichinghi, immersa nelle ‘refrigeranti’ acque di Disperazione, semisperduta nelle ‘impercettibili’ nebbie del Nord e costantemente battuta da quella ‘fresca’ tramontana che congela i polmoni. Il miglior divertimento che abbiamo qui sono i nostri animali da compagnia: i draghi. Sì, quelle ‘spaventose creature’ sputa fuoco che volano di qua e di là, terrorizzando tutti. In realtà, sono esseri molto speciali con cui noi abbiamo creato un legame molto speciale, dopo tanti secoli di guerra. Ma questa ormai è finita da un po’ qui a Berk e ora draghi e umani convivono in pace… più o meno.”

            “Drago cattivo! Restituiscimi subito la sella!” lo rimproverò Hiccup.
Quel giorno Sdentato aveva una tremenda voglia di giocare e fare scherzi.
Stava tranquillamente saltellando qui e là nel prato innevato dietro casa, trascinandosi la sella in bocca e lasciando le sue evidenti orme di zampe e scie di coda dappertutto. Il padroncino era costretto ad inseguirlo, nonostante la sua gamba artificiale e continuava a sgridarlo, benché il suo tono esprimeva più divertimento che ammonimento. Ormai metà del suo corpo era bagnato fradicio a causa della neve. Continuarono a rincorrersi per un bel po’ e si allontanarono, finché il drago nero non notò qualcosa di strano volare da meridione, dalla costa. Dilatò gli occhioni verdi e focalizzò la figura; era un corvo con un qualcosa di strano attorcigliato ad una zampa. Accortosi dello strano comportamento del suo drago, Hiccup guardò in cielo e notò lo stesso uccello dirigersi verso casa sua. Sdentato emise un suono simile ad un ringhio.
“Non ti preoccupare, bello…” lo calmò Hiccup “E’ solo un corvo messaggero, non c’è niente di cui preoccuparsi! Sarà sicuramente qualcuno che ha scritto a mio padre.”
Sdentato lo guardò con gl’occhi pieni di curiosità e le tenere orecchie nere alzate, ma il giovane vichingo non gli diede altre informazioni. Si limitò a sorridergli e recuperò finalmente la sua sella che il drago aveva lasciato in custodita e sbavata nella neve. Tuttavia, intuì dallo sguardo di Sdentato la stessa domanda che ora si poneva anche lui: chi mai avrebbe potuto scrivere a suo padre e specialmente da un posto così lontano come l’oltre mare?
Ci rifletté un po’ su, poi fece le spallucce e decise di lasciar perdere. Era convinto che suo padre gliene avrebbe parlato, forse. Sellò il suo drago e se ne andarono a farsi un giro in quella fredda giornata.

            Era fantastico starsene lassù in cielo, fra le nuvole ad osservare il mondo dall’alto, da una prospettiva totalmente diversa. Rendeva il paesaggio magico, sublime. Era tutto così piccolo e diverso da lassù. Hiccup era sempre contento di vedere quel panorama meraviglioso dopo gli sforzi che faceva per volare assieme a Sdentato.
Eh, sì, cavalcare un drago era un’impresa abbastanza impegnativa, ma soddisfacente.
“Che ne dici? Saliamo ancora un po’?” domandò Hic avvicinandosi al muso di Sdentato.
Questo fece un verso di approvazione e le sue ali spiegate sbatterono. Una volta, due, tre e alla quarta erano già in mezzo alla coltre di nubi bianche. Un altro paio di sbattute e finalmente navigarono su quell’oceano bianco dove il sole splendeva senza limiti e il cielo era terso. La Furia Buia decise di planare un po’ su quella coltre creando un’evidente scia e facendo scuotere un po’ il padroncino. Hic sorrise e lo fece salire ancora un po’ di quota. Avvistarono un cumulo di nubi e decisero di girarci un paio di volte attorno ed aumentarono la velocità. Il ragazzo si abbassò sulla groppa del drago per non sentire completamente il vento gelido penetrargli sotto la maglia di lana verde e il gilet di pelliccia marrone. Guardò avanti e le nuvole gli sembravano sempre più bianche, più fitte, finché non sentì Sdentato sussultare.
“Che succede bello?” chiese Hic, non capendo il suo comportamento.
Il drago si guardò attorno e non vide altro che banchi di nuvole uno sopra l’altro, ma era molto agitato. Virò prima a destra poi a sinistra, poi di nuovo a destra mettendo a prova le abilità del cavalcatore, che dovette cambiare velocemente la posizione del piede per poter permettere all’ala artificiale posteriore di mantenere l’equilibrio.
“Ehi, ehi!!” lo riprese il vichingo “Vacci piano! Si può sapere che succede?”
Neanche il drago non sapeva spiegarselo, ma gli sembrava come se ci fosse qualcosa che non andasse.
Continuava a guardarsi attorno, avvertendo una presenza. Allora Hiccup cercò la ragione per cui il suo amico era così agitato, ma non la trovò. A sinistra c’erano solo nuvole tendenti ad un rosa pallido, mentre a destra queste si diradavano e mostravano il vasto mare blu che circondava l’isola. Osservò ancora qualcosa lì intorno, finché non notò le orecchie di Sdentato rizzarsi e lui guardare avanti. Aveva sentito qualcosa, un rumore sospetto.
In men che non si dica, i due vennero letteralmente spintonati via dalla corrente, come se qualcosa li avesse appena urtati. Ma Hic non aveva sentito niente, a parte la sensazione di nausea che gli venne dopo aver visto tutto vorticargli attorno velocemente, troppo velocemente. Stavano perdendo quota. Dopo l’iniziale stupore di quell’incredibile folata di vento, Hic dovette riprendere in fretta il controllo del suo drago e farlo planare. Sdentato si librò e rimasero sospesi in aria, sopra le gelide acque.
“Fiù! C’è mancato poco, eh?” ironizzò Hic, notando la differenza che li separava dallo strato blu delle onde.
Il drago non lo calcolò nemmeno e guardò da tutt’altra parte, più in alto, verso il banco di nubi. Qualunque cosa li avesse travolti in quel modo, aveva lasciato una scia dietro di sé, un lunghissimo tunnel tra le nuvole creato dal suo passaggio e fece capire ai due che la creatura in questione si stava dirigendo verso Berk.
Il viso di Hiccup si rabbuiò e, dando un paio di pacche a Sdentato, decise di seguire quella pista per vedere cosa stava succedendo. Il drago era anche lui deciso a scoprire la verità e sbatté le ali più forte che poté verso casa.

             Alla velocità a cui andavano, non ci misero molto a tornare a Berk. Arrivarono proprio dallo stesso verso in cui arrivò il corvo quella mattina: da sud. Passarono velocemente il porto e sotto Hiccup vide le case passargli veloci come non mai. Era saldamente aggrappato a Sdentato ed aveva come la sensazione che se si fosse staccato in quel momento, non ci avrebbe messo neanche mezzo secondo per volare via lui in persona, cosa che avrebbe voluto evitare molto volentieri.
Scrutò il cielo: la scia proseguiva verso la foresta e loro con lei. Sdentato sbatté le ali più forte, finché Hic non lo costrinse a rallentare e a planare nel bosco dove la traccia finiva. Scesero dolcemente e il drago si mise a fiutare l’aria attorno, ma l’odore dei pini gli offuscava l’olfatto. Il ragazzo invece trovò quel posto molto familiare e ci mise poco per orientarsi. Sentì una specie di ‘crack’ sotto i suoi piedi e controllò cosa aveva pestato di preciso, anche se era quasi sicuro che si trattasse di un ramo. Invece sotto la sua gamba destra - quella buona - c’era una squama semitrasparente. La raccolse, tirò fuori dalla tasca la squama di Sdentato, che teneva per ricordo, e le confrontò. Erano praticamente identiche, anche se sulle prime, a Hiccup sembrò più un pezzo di vetro tagliato a misura. D’istinto lo mise a contrasto con la luce solare e vide che assunse le sfumature dell’iride.
“Wow! Ehi, Sdentato hai visto che bello?” chiese non appena vide l’effetto ottenuto.
Sdentato non poteva non notarlo perché quella squama tralasciava delle piccole tracce di luce arcobaleno un po’ dappertutto, proprio come un pezzo di vetro. Era veramente stupenda.
Poi Hiccup notò che dietro la squama, c’era un buco fra le nuvole, come uno sbocco e capì che era la traccia che stavano cercando di seguire. E notò anche che finiva in punto molto preciso, molto noto a lui e al suo amico.
“Non può essere…” mormorò incredulo.
Si mise a correre a perdifiato saltando tronchi caduti durante le tempeste, evitando rami innevati e cercando di non inciampare nei suoi stessi piedi. Il suo fido drago lo seguì, raggiungendolo e superandolo data la sua grande agilità sulle quattro zampe. Arrivato verso dei grandi macigni, decise di appollaiarsi comodamente su un paio di esse. Anche Hiccup arrivò sul posto e, proprio come aveva immaginato, era finito in quel posto.
Nel covo.
Era quella piccolo bacino di terra in mezzo al bosco, attorniato dalle rocce e dalle radici degli alberi, dove la luce filtrava in mille modi diversi e si rifletteva nel laghetto, ora ghiacciato, circondato dalla coltre bianca che aveva coperto le erbacce e la terra morbida, quasi simile a sabbia. Sdentato era rimasto su quella roccia ad osservare un punto preciso del loro posto segreto e Hic dovette sporgersi tra le pareti per poterlo vedere. S’era messo in un punto quasi cieco dalla sua posizione, ma alla fine lo vide pure lui.
Un drago completamente bianco che sbatteva il muso contro la parete ghiacciata.
Probabilmente aveva fame e voleva procurasi un po’ di pesce. Non ci pensò su molto che s’alzò leggermente in volo, prese la mira e sputò la sua bella ed infuocata palla che esplose proprio come un fuoco d’artificio e spaccò il ghiaccio. Il draghetto contento, immerse il muso e cercò di raccattare qualcosa, ma riemerse quasi subito, scuotendolo.
Hiccup decise di avvicinarsi per poterlo vedere più da vicino. Strisciò lungo la parete, s’aggrappò ad una radice semigelata che gli fece rabbrividire le mani, trovò un appiglio e scese silenziosamente giù verso una sporgenza, sempre sotto lo sguardo attento del suo drago. Quest’ultimo ci mise molto meno e con l’agilità di una pantera arrivò silenzioso fino al laghetto, facendo cenno al compagno di buttarsi sulla sua groppa. Hiccup era un po’ scettico al riguardo,  tuttavia si buttò lo stesso. Finì nella neve con un tonfo sordo e non riuscì a trattenere un gemito di dolore. Subito si ritrovò il musetto nero del suo drago di fronte al suo viso, con gli occhioni verdi che gli chiedevano se stava bene e un piccolo verso.
“Ah, sto bene tranquillo! Fortuna che la neve è morbida!” esclamò, poi si rese conto che avrebbe fatto meglio a tacere.
Si voltò di scatto verso il drago che lo stava fissando con i suoi grandi occhi azzurri, proprio come il cielo limpido di quella mattina. Il suo corpo era completamente bianco, ma s’intravedevano le sfumature color iride provocate dai raggi del sole contro le sue squame, ma quello che lasciò Hiccup veramente di stucco, a bocca aperta, era la forma di quel drago.
Perché era completamente identico a Sdentato.



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- Ok, è corto. Troppo corto! Ma secondo voi, cosa dovrebbe fare una persona a cui balnea in testa un'idea e la vuole condivere con gli altri? Avessi le mani più veloci... Almeno scriverei cose più lunghe... Vabbé! Signori, questo era il prologo della mia storiella. Non vorrei scrivere nulla di che, solo un'idea balzana che mi è venuta in mente vedendo il film qualcosa come 30.000 volte e che ha continuato a frullarmi per la testa e per cui alla fine mi sono detta: "Perché no?". E giuro che farò tutto quello che posso per rendere al meglio la mia storia.
Sperando di avervi incuriositi un pò...





   
 
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