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Autore: Macross    21/02/2008    3 recensioni
Una Pietra Nera. Un omicidio efferato. Qualcosa che cambierà totalmente l'equilibrio di Hephaestus, trascinando gli ignari abitanti in un'orgia di violenza voluta da esseri che non si possono nominare senza mantenere la propria sanità mentale intatta. L'Imperium riuscirà ad arginare il pericolo, che minaccia di distrggere non solo il pianeta, ma l'intero settore?
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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5120380M39 - Mondo Agricolo di Hephaestus

Sistema Alpha Trinarius. Sottosettore Gamma. Settore Fortius, Segmentum Tempestum.

Il sole giallo riscaldava con i suoi raggi la pianura coltivata. Gli occhi stanchi del vecchio contadino guardavano con fare affabile le volute di nebbia che lentamente s'innalzavano, liberando i colli dal loro sudario. Piccoli volatili innalzavano i loro canti in onore dell'alba, mentre il carretto si muoveva lentamente su una strada sterrata.
Un misto di odori colpiva con intensità le narici dell'uomo, ma fra tutti spiccava quello del grano appena tagliato, segno che il tempo della mietitura era ormai giunto.
Udì chiaramente l'aprirsi della porta del cascinale lontano alcune centinaia di passi, e vide la giovane contadina, sua nipote, recarsi verso di lui sorridendo.
L'anziano era molto felice della sua vita, fatta di duro lavoro e piccole gioie familiari. Sorrise alla ragazza, prendendo il piccolo cestino dal quale emergeva un forte odore di cibo speziato, che avrebbe consumato durante la pausa pomeridiana. Poggiò il cestino sul retro del carro, mormorando dei ringraziamenti nel suo stretto dialetto, che ormai erano rimasti in pochi a parlare.
Mentre riprendeva il suo cammino, la seguì con lo sguardo mentre si allontanava a passo veloce e rientrava in casa, chiudendo la porta leggermente per non svegliare gli altri occupanti. Tuttavia il suono della chiusura riecheggiò per la pianura silente.
L'anziano proseguì ancora per circa una lega o due, lungo le strade di pietrisco assolutamente desolate, solamente l'occasionale cinguettio degli uccelli mattutini lo distraevano dai suoi pensieri.
Come di consueto si fermò brevemente alla fontana di pietra costruita molto tempo fa, e dopo le consuete abluzioni, alzò il suo sguardo.
Come sempre, gli occhi puntarono automaticamente in direzione del monolite immobile, che stagliava la sua figura nera nel cielo brumoso: la Pietra Nera. Egli provava una forte inquietudine tutte le volte che si trovava in presenza della pietra.
Non sapeva né chi l'avesse piazzata lì né chi l'avesse costruita. Sostanzialmente, era un grosso monolito alto circa quattordici piedi e largo tre alla base. La superficie, completamente liscia e levigata in maniera impossibile, non rifletteva la luce né nessun tipo di immagine; sembrava quasi assorbire i raggi del sole. Con un brivido, si affrettò a rimontare sul carro ed allontanarsi: non gli era mai piaciuta e tutte le volte provava un grosso disagio a passare di lì.
Scacciò i pensieri inquieti e tentò di concentrarsi sul lavoro della giornata, ma scoprì di non riuscirci. Quello che aveva visto la sera prima, al ritorno, l'aveva lasciato con una sensazione di amaro in bocca.
La nipote era vedova, il marito che amava molto era morto tempo prima in un disgraziato incidente, anche se le malelingue insinuavano che era stato ucciso per via di una non meglio specificata maledizione.
Da un po' di tempo, uno dei giovani del villaggio, un poco di buono, aveva preso a fare la corte alla ragazza, ma lui si era opposto.
Lo conosceva bene: era un violento e un vagabondo. Era arrivato addirittura a minacciarlo, e lui aveva promesso di fargliela pagare.
La sera precedente l'aveva sorpreso mentre tentava di forzare l'ingresso di casa della nipote. Allora l'aveva minacciato con il forcone, intimandogli di non farsi più vedere, altrimenti l'avrebbe infilzato.
- Me la pagherai, vecchio -, aveva urlato.
La giornata passò senza intoppi, ma mentre tornava al suo cascinale, vide una figura umana accanto alla pietra. Era il giovane della sera prima, lo scapestrato.
Aveva i capelli arruffati, era sporco, ma non di terra e puzzava, ma non di sudore. Riusciva a percepire il puzzo di vino provenire da lui. “Pensa di darsi coraggio con l'alcool. Se crede di spaventarmi si sbaglia di grosso.”
- Salute, vegliardo.-
- Cosa vuoi?, - esclamò rudemente l'uomo. - non voglio avere nulla a che fare con un rifiuto come te, vattene. -
- Non me ne andrò fino a quando non avrai dato il consenso per il matrimonio! -
- Che le mie orecchie non debbano più ascoltare una blasfemia del genere! Mia nipote non si risposerà mai con uno come te. -
Il vegliardo era fuori di sé. Mai, prima d'allora, aveva provato un odio così atroce e annichilente. Lo voleva morto e l'intenzione omicida appariva nei suoi occhi stanchi come una nube vulcanica.
- Allora...MUORI! - aveva esclamato il giovane, più un ruggito che un urlo.
Con uno scatto felino saltò sul carro, facendo cadere l'uomo. I due si scambiarono alcuni colpi, mentre rotolavano in direzione della pietra.
Il vecchio sapeva il fatto suo e per una persona della sua età aveva un'eccellente forma fisica, ma il giovane aveva dalla sua un corpo atletico e una bramosia di morte che all'anziano mancava.
C'era qualcosa di innaturale nel combattimento: i contendenti sbavavano come cani rabbiosi, quasi non fossero in sé. Non era una semplice lotta, sembravano quasi posseduti da entità che i vegliardi narravano solamente nelle notti più tenebrose ed oscure.
Il ragazzo prese la testa del vecchio tra le mani, che era sotto di lui e non poteva muoversi.
I colpi dell'osso cranico sulla pietra nera risuonavano come rintocchi di una campana mortuaria, il sangue imbrattò la superficie di basalto. Sogghignando di gioia, egli pensava di avere l'uomo in pugno, ma all'improvviso il giovane si fermò, cacciando un urlo e tenendosi le budella.
Uno squarcio di grosse dimensioni s'apriva ora sul suo addome, facendo intravedere le viscere tra il sangue che colava copioso.
Rantolò ancora, ma il vecchio fu sopra di lui e lo accoltellò ancora ed ancora, fino a che non la vista non gli si appannò per scivolare in un sonno senza sogni.
Nessuno vide il sangue che lentamente veniva assorbito in un'oscena parodia di un uomo assetato d'acqua dalla pietra. Nessuno si accorse che la pietra aveva cominciato a brillare di un chiarore vermiglio, certamente ad un osservatore casuale sarebbe sembrato il piacevole effetto dei raggi del sole morente sulla superficie, ma nell'aria era possibile avvertire un lamento lontano, di anime fagocitate nell'Immaterium che reclamavano i sacrifici a loro dovuti.
Il sole calò ma la luminosità rossastra persisteva, simile al fuoco degli inferi e monito di sciagure imminenti.
   
 
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