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Autore: Aries Pevensie    15/08/2013    5 recensioni
Non credo nelle coincidenze, preferisco l'inevitabilità. Ogni evento è inevitabile. Se non lo fosse, non accadrebbe.
Dal prologo:
"Un sentimento a lui sconosciuto cominciò a fargli bruciare lo stomaco, mentre sentiva come una stretta al cuore e il respiro gli divenne doloroso. Era certo di poter resistere a quell’emozione, ma presto dovette ricredersi. Sapeva che doverla vedere tutte le mattine a scuola non avrebbe fatto altro che peggiorare la sua situazione, corrodendolo dall’interno. Sarebbe esploso, prima o poi. E allora si sarebbe messo una mano sul cuore e avrebbe chiesto il perdono di Janis. Ma come?"
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inevitabile

Prologo

 

Survived, tonight I may be going down
Cause everything goes round too
Tight, tonight and as you watch me crawl
You stand for more

And your panic stricken
Blood will thicken up, tonight

'Cause I don't want you to forgive me
You'll follow me down
You'll follow me down
You'll follow me down

(You’ll follow me down – Skunk Anansie)

 
Gli unici suoni che avevano rotto la quiete di una tarda serata nella tranquilla Bradford erano stati un fischio acuto, uno stridere di gomme, un clacson premuto con insistenza e uno schianto.
L’auto rossa metallizzata stava viaggiando ad una velocità moderata, al suo interno una madre e il suo figlio di nove anni canticchiavano le sigle dei cartoni animati. Stavano tornando dalla cena di classe, non era tardi, ma le strade erano già deserte e pochi erano quelli che sfidavano il freddo pungente per fare una passeggiata con il cane. Era tutto troppo tranquillo e quella sensazione che stia per succedere qualcosa si era annidata nel cuore della donna, che aveva fatto balenare gli occhi e aveva scandagliato la zona, convinta che ci fosse qualcosa di strano. E lì, in una frazione di secondo, l’aveva vista: un’auto di grossa cilindrata spinta al massimo dal suo conducente si stava dirigendo contro la sua macchina con gli abbaglianti accesi. Vivianne aveva sterzato bruscamente a sinistra, cercando in tutti i modi di evitare il fuoristrada che non sembrava intenzionato a fermarsi. Oliver, Vivianne doveva proteggere il suo piccolo Oliver ed evitare il peggio, tornare a casa dalla sua Janis e godersi un’allegra serata in famiglia, bevendo cioccolata calda con i marshmallow e aspettando la neve. Ma qualcosa, in quell’istante, le aveva fatto capire che non ci sarebbe stata nessuna cioccolata e nessuna neve. Nel momento in cui si era trovata di fronte la fila di tigli e alla sua destra i fanali accecanti di un auto, Vivianne si era resa conto di aver fallito. Non sarebbe tornata a casa dalla sua figlia maggiore, non avrebbe riabbracciato il suo Oliver. Spinta da un ultimo bagliore di forza, si era sporta verso i sedili posteriori dell’auto e aveva cercato suo figlio, per rassicurarlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene. Ma quello che aveva visto le aveva strappato via anche l’ultimo millimetro di vita.
 
Inevitabile. Cosa nella vita lo è? La pioggia, il vento, il caldo, il freddo e l’amore lo sono.
Anche la morte è inevitabile: salvo casi estremi, arriva inaspettata; nel peggiore delle ipotesi è dolorosa. Tutto, dopo il suo arrivo, cambia.
Niente sarà come prima e anche questo è inevitabile.
Questi erano i pensieri che affollavano la mente di Janis Ryan, mentre seguiva la bara bianca del fratellino e quella scura della madre lungo la navata centrale della cattedrale, gli occhi bassi e le braccia strette al petto. Non piangeva, Janis, perché il suo corpo non aveva più una misera goccia d’acqua da trasformare in lacrima. Si sentiva secca, arida dentro, vuota.
“L’impatto è stato inevitabile” le avevano spiegato sul luogo della tragedia. E lei aveva sorriso amaramente, mentre guardava i vigili del fuoco che estraevano il corpo di Oliver: quelle erano le parole esatte che avevano detto a sua madre dieci anni prima, quando un fortuito incidente aereo aveva spezzato il filo della vita di Alexander Ryan, padre di famiglia e lavoratore instancabile.
In entrambi i casi, i soccorsi se erano verificati inutili, i tentativi di rianimazione vani e l’evidenza palese. Janis Ryan era baciata dalla sfortuna.
La ragazza si accomodò alla prima panca, la chiesa cominciava a riempirsi, c’era già qualcuno costretto a stare in piedi, ma accanto a lei non c’era nessuno, come non ci sarebbe più stato. Inspirò profondamente e reclinò il capo, sbattendo un paio di volte le palpebre ed espirando lentamente, nella speranza di sciogliere i nervi, per quanto le fosse possibile. Con la coda dell’occhio notò una persona prendere posto alla sua destra ed un’altra alla sua sinistra, entrambe vestite di bianco, proprio come lei. Si voltò appena e rivolse un sorriso stanco a Melory e uno a Carol, che ricambiarono titubanti. Non avevano opposto resistenza quando Janis aveva chiesto loro di non indossare abiti neri, sapevano com’era fatta l’amica e avevano visto l’intera famiglia Ryan vestita di bianco al funerale di Alexander; presero per mano la loro amica e tutte e tre tornarono a fissare le due casse davanti a loro, con le corone di fiori e le foto. Janis si sentì immediatamente un po’ meglio, il cuore scaldato dalla certezza che non avrebbe camminato da sola, che non c’era nessuno ad aspettarla alla fine della salita, ma solo qualcuno a tenerle compagnia durante il tragitto.
Quando il sacerdote concluse la cerimonia, la ragazza assottigliò gli occhi e fissò un’ultima volta la foto del suo fratellino sorridente. Pensò a quanto bene gli aveva voluto, poi i suoi pensieri furono interrotti da un’altra idea: colui che aveva causato la morte di sua madre e del suo fratellino l’avrebbe seguita nel baratro della sofferenza.
Ben nascosto nell’ombra di uno degli imponenti pilastri, un ragazzo osservava la cerimonia, posando molto spesso lo sguardo sulla schiena rigida di Janis: possibile che non avesse ancora versato una lacrima per la sua famiglia? Un sentimento a lui sconosciuto cominciò a fargli bruciare lo stomaco, mentre sentiva come una stretta al cuore e il respiro gli divenne doloroso. Era certo di poter resistere a quell’emozione, ma presto dovette ricredersi. Sapeva che doverla vedere tutte le mattine a scuola non avrebbe fatto altro che peggiorare la sua situazione, corrodendolo dall’interno. Sarebbe esploso, prima o poi. E allora si sarebbe messo una mano sul cuore e avrebbe chiesto il perdono di Janis. Ma come? Come poteva lei, una semplice ragazza rimasta sola, perdonare proprio colui che le aveva portato via ciò che rimaneva della sua già martoriata famiglia? E lui, con che coraggio poteva presentarsi ogni mattina a scuola, incontrarla per i corridoi, trascorrere nella sua stessa stanza le lezioni di storia e di matematica, mangiare alla mensa e parlare con i pochi conoscenti che avevano in comune? Non ce l’avrebbe fatta e a quel punto avrebbe decretato la sua fine.
Era inevitabile rimanere schiacciati dal senso di colpa.


Aries' corner

Ciao a tutti! Proprio così, avevo detto che sarei stata lontana dalle scene per un po', ma come ogni volta, mentre studio mi viene l'ispirazione. 
Questo è il prologo della mia nuova long su Zayn e spero proprio che vi ispiri e che tornerete a leggere i prossimi capitoli! Non sono mai stata capace di scrivere su Zayn, non mi veniva bene, perché mi metteva in soggezione! Speriamo di farcela, stavolta! :)

Vi ringrazio ancora prima di leggere le recensioni (incrociamo le dita perché ce ne siano) e di vedere il numero delle visualizzazioni! :)

Mi auguro di non avervi fatto venire il magone! In tal caso, scusate!! ;)

Un bacio e tanti Horan Hugs!
Mariuga
   
 
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