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Autore: Symphonia    16/08/2013    2 recensioni
Era un pacifico giorno come gli altri e Hiccup decide di andare a volare assieme a Sdentato. Tutto come al solito.
Tranne per due fattori un pò... strani.
Un particolare messaggero si dirige a casa sua e l'altro... Beh... Una strana corrente disturba il volo dei nostri due eroi e loro hanno tutta l'intenzione di seguire la sua scia, fino a scoprire che quello era niente di meno che...?
- Uhm... Era un'ideuzza che mi passava per la testa da un pò e volevo trascriverla, così, per divertimento. Non è una sottospecie di sequel mentale o roba simile (a quello ci penserà ben la DreamWorks!), ma volevo proprio togliermi lo sfizio... -
[STORIA INCOMPLETA]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Nuovo personaggio, Sdentato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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                    Hiccup guardava il drago con gli occhi sbarrati e il drago bianco scrutava lui, quasi spaventato. Lo notò dal suo comportamento: corpo e orecchie abbassate, occhi che diventavano delle fessure, ali pronte a spiccare il volo. Il giovane vichingo non si lasciò intimorire e gli si avvicinò piano piano, con cautela, tendendogli la mano, mentre Sdentato lo seguiva con gli occhioni dilatati.
“Tranquillo, piccolo… Non ti facciamo niente.”
Questo fece un verso molto basso e spostò il peso sulle zampe posteriori. Ma quell’essere umano non voleva smettere di venirgli incontro. Lo fissò con tutta la rabbia che aveva, ma niente poteva fermarlo. Era deciso a venirgli amichevolmente incontro.
“Davvero… Non devi avere paura.” mormorò con tono sereno.
Allora, gli occhi del drago vacillarono. Gli sembrò di ricordare qualcosa e la paura si trasformò timidamente in gioia.
Ora il draghetto era più rilassato, anche se non osava avvicinarsi spontaneamente al ragazzo. Lasciò che questi venisse da lui. E continuò a scrutarlo con i grandi occhioni azzurrastri e le orecchie, sfumate ora di un roseo albore, alzate. Sentì il profumo di aria marina avvicinarsi alle sue narici, finché il palmo della mano non gli accarezzò il muso. Il drago bianco emise un verso più acuto, simile ad uno sbuffo e lo guardò dritto negli occhi.
Il ragazzo aveva gli occhi verdi, calmi e rassicuranti e il suo respiro non era quello di un essere spaventato, bensì regolare e fiducioso. Tutto questo al drago parve strano, ma non così tanto da diventare diffidente.
Sdentato invece, guardava i due in modo sprezzante, quasi ingelosito e decise di avvicinarsi anche lui per far vedere chi comanda. Con un verso a metà tra uno sbuffo scocciato e un ringhio, Sdentato mise da parte Hic e fissò il nuovo arrivato con gli occhi simili a quelli di un lupo irritato. I due si guardarono faccia a faccia, anzi, muso a muso sarebbe meglio dire, per lunghi istanti e la somiglianza parve a Hic veramente incredibile.
Erano praticamente identici, se non fosse stato per alcune piccole differenze che sembravano accidentali.
Ad esempio, le ali di Sdentato erano un po’ più corte di quelle del drago bianco, mentre quest’ultimo era più basso per via delle zampe relativamente più corte. Sicuramente non sarebbero mai riusciti a correre alla stessa velocità per lunghi tratti. Anche le ali sulla coda erano sostanzialmente di grandezza diversa, probabilmente per la legge di madre natura del mantenere l’equilibrio in volo, così come le orecchie che erano quasi il doppio più larghe di quelle della Furia Buia.
E poi c’erano le differenze più visibili: il colore e la fiamma. Se Sdentato non aveva problemi a mimetizzarsi nel cielo notturno, quel drago bianco tra le nuvole era praticamente impercettibile. E se il fuoco di Sdentato sembrava un tuono pronto ad esplodere, quello del suo gemello sembrava più un fuoco d’artificio o un fulmine scoppiato a ciel sereno per quanto li riguardava.
Hic trattenne il fiato.
Li trovava entrambi meravigliosi così, uno di fronte all’altro, senza che facessero niente, che lasciassero i grandi occhi che avevano in comune, parlare. Non avrebbe nemmeno pensato di dire qualcosa in quel momento così magico e continuava a posare gli occhi prima sull’uno poi sull’altro, finché le figure non si mescolarono.
“Per il sacro Odino! Sono pure peggio di Testa di Tufo e Testa Bruta!” disse fra sé e sé.
Non appena lo sentirono parlare, nonostante avesse cercato di farlo a voce più bassa che poté, i due draghi si voltarono simultaneamente a guardarlo con la stessa espressione di smarrimento. Hiccup respirò a fondo la gelida aria di quel giorno e la espirò altrettanto a fondo. Li riguardò per bene ed in effetti ammise che gli ricordavano due gemelli come Testa di Tufo e Testa Bruta, solo infinitamente più dolci negli sguardi.
“Ehm… Hai fame? Al villaggio c’è tutto il pesce che vuoi!” fu la prima cosa che gli venne in mente da dire in quella situazione e gli sembrò pure la più stupida.
Sdentato sembrò reagire in maniera permalosa a quell’invito e li precedette saltando su per le rocce agile e veloce. Il drago bianco lo osservò affascinato nel suo numero e fece qualche passo felpato vicino alla parete. Preparò bene le zampe e cominciò anche lui a saltare sulle rocce, ma con meno successo. Capitombolò giù e finì nella neve proprio come Hiccup poco prima.
“Mi sa che quelle zampe corte non lo aiutino…” borbottò guardando i suoi goffi tentativi di scalare la roccia semigelata.
La graffiava, si aggrappava ai rami e cadeva. Saltava a zig zag, scivolava e cadeva. E ovviamente, tutto questo divertiva un mondo Sdentato che lo guardava dall’alto, accomodato sulla coltre di neve, vicino ad un pino che dava sul dirupo.
Il draghetto bianco, cercava in tutti i modi di imitarlo, ma ogni volta che riusciva ad arrivare a metà scalata, per qualche ragione, ruzzolava sgraziatamente giù. Più Hiccup lo guardava e più quel drago gli ricordava la situazione che viveva prima della cattura di Sdentato. Era profondamente cambiato da quel giorno, aveva capito che la loro amicizia proibita e ciò che imparava da essa era il suo maggior punto di forza, quello che lo differenziava dagli altri vichinghi, rendendolo alla fine il più speciale.
E ora quel drago bianco era nella sua stessa situazione.
Cercava di imitare uno che era simile a lui, non riusciva a trovare un’altra via d’uscita e di certo il compagno non lo aiutava. Se ne stava lì sopra a guardarlo letteralmente dall’alto in basso, con lo sguardo trionfante.
“Vola via.” suggerì di colpo, fermando il drago prima che potesse riprovare di nuovo.
Questo lo studiò con uno sguardo più determinato e penetrante. Si fissarono a lungo, poi il draghetto bianco decise di staccarsi dalla parete, con lo stupore di Sdentato decretato dal rizzarsi delle sue orecchiette nere e del notevole dilatamento delle pupille. Ora il suo sguardo accompagnava ogni sua mossa. Sembrava essersi guadagnato più rispetto dal drago nero. Cerchiò una mezzaluna di orme fino al laghetto ghiacciato e si preparò per prendere la rincorsa, guardando dritto negli occhi la Furia Buia. Cominciò a prendere velocità e saltò sul primo spuntone sicuro che trovò. Ora saltò più agile su una altro e poi su un’altra sporgenza ancora.
Hiccup seguiva con lo sguardo il suo nuovo amico. Si preoccupò molto quando lo vide perdere di nuovo l’equilibrio e rischiare di cadere. Determinato, non volle cedere e agguantò una radice giusto in tempo, ma ormai le zampette non avrebbero permesso un altro sforzo di quel genere e il drago aveva tutta l’intenzione di non voler volare. Questo non significava però non utilizzare le ali. Scaltramente, il drago bianco si aiutò con un battito a darsi la spinta per raggiungere una sporgenza più ampia. Gli mancava poco per raggiungere la cima e Sdentato ora lo guardava curioso. Sembrava chiedersi se ci sarebbe riuscito.
L’amichetto aveva ormai capito il trucco, quindi quel pezzo gli sembrò molto più facile, se non per l’ultimo sforzo, dove le zampe posteriori dovettero spingere un bel po’ per non farlo finire di nuovo a terra. Fece una bella capriola neve fresca, orgoglioso dell’impresa che era riuscito a compiere e decise di rotolarsi ancora un po’ in quella soffice coperta.
Hiccup prese il solito stretto sentiero che gli permetteva di arrivare al covo e raggiunse il suo drago, che guardava il gemello leggermente compiaciuto.
“Qualcosa mi dice che l’hai fatto apposta.” lo stuzzicò, cominciando ad avviarsi verso casa.
Sdentato emise un goffo brontolio e se ne andò veloce come un felino, superando il nuovo arrivato. Hic gli fu dietro e fece cenno al drago bianco di seguirli. Questo si sentì in dovere di lasciare il divertimento appena scoperto e di andargli dietro. Mentre passeggiavano per il sentiero, Hic affiancò Sdentato ed iniziò a rimuginare qualcosa sottovoce, attirando l’attenzione dell’amico. Gli diede un’occhiata d’intesa e pensò un po’ a come spiegargli il suo pensiero.
“Sai, stavo pensando… E’ vero che ti assomiglia,” e già a questo punto, il borbottio di Sdentato divenne molto basso e seccato “però non è una Furia Buia! Cioè forse sarà sempre una Furia, ma non Buia. Mi stavo per l’appunto chiedendo come chiamarlo… Tu che ne dici di Furia…”
Il drago nero neanche lo ascoltò e volse il muso da tutt’altra parte, continuando per la sua strada.
“Andiamo, Sdentato! Non sarai mica geloso?”
Questo si fermò di colpo e rizzò le orecchie. Segno di avvertimento. Sentiva qualcosa nell’aria.
Il vichingo controllò l’ambiente circostante, ma non sentì niente e non vide niente di particolare. Ma poi, ascoltando più attentamente, sentì un brusio in lontananza. Ormai erano arrivati ai margini più esterni del bosco, per cui ogni singolo forte rumore proveniente dal villaggio era chiaramente udibile.
Anche l’amico bianco lo notò e per qualche inspiegabile motivo si mise a correre verso la costa abitata. E Hiccup e Sdentato dietro di lui.

            Il giovane vichingo non mancò qualche accidentale scivolata e la Furia Buia qualche miracolante presa al volo, ma scesero comunque giù per la discesa a gran velocità. Il drago bianco era primo fra tutti e tre. Correva incessantemente verso la folla di gente che si era raggruppata alla piazza del villaggio.
“Gente di Berk…” proclamò il gigantesco vichingo vestito della sua solita tunica verde con sopra le piastre da combattimento e avvolto nella calda pelliccia d’orso bruno. Stoick era in procinto di fare un discorso, quando questa creatura tutta bianca gli saltò oltre la folla sulle sue spalle per buttarsi poi addosso ad un’altra persona.
Hiccup e Sdentato arrivarono lì giusto in tempo per poter vedere la scena. Si erano tutti ammassati lì, attorno a quel drago che non avevano mai visto e che stava leccando una ragazza che nessuno aveva mai visto. E questa stava ridendo come non mai, nonostante fosse appena stata buttata a gambe all’aria.
“Va bene, va bene! Ho capito! Luminosa, adesso basta, per favore!” esclamava ridendo e cercando di non farsi sbavare il farsetto in cuoio e il cappuccio. “Ti prego, smettila! Luminosa…”
“Luminosa?” domandò Hic, sbalordito.
Quindi quel drago bianco era già ammaestrato da qualcuno. Da quella ragazza che ora si stava rialzando sui gomiti e che ‘Luminosa’ stava riempiendo di coccole. Quando si rialzò vide che era piuttosto mingherlina e non arrivava all’altezza di Astrid. Portava una farsetto di cuoio marroncino con una cappuccio avvolto dal peluria chiara, una maglietta di lana pesante con le maniche svasate attorcigliate da dei spaghi sugli avambracci e dei lunghi pantaloni neri. Portava gli stivaloni coperti dalla peluria d’orso proprio come la maggior parte dei vichinghi su Berk.
“Questa…” cercò di spiegare Stoick, ricompostosi “è Aura, la figlia del capo dei vichinghi del sud, Guglielmus Tremendous II, grande conquistatore che ora governa come duca sulle terre della Normandia e mio caro amico.” presentò poi con tono fiero.
La ragazza con le code legate poco sotto le orecchie e cadenti sulle spalle, fece un nervoso sorriso. Venne subitò accerchiata dalla maggior parte degli abitanti che cominciarono a chiederle ogni sorta di cosa dal suo luogo di provenienza. Non rispose a molte domande, più che altro perché ne fu sommersa, mentre l’altro figlio del capo la guardava incredulo.
“Da quando siamo divisi in vichinghi del nord e vichinghi del…”
“E’ una concezione di tuo padre, Hic. Lascia perdere.” lo bloccò Skaracchio prima che cominciassero a discutere fuori al freddo sulla citata divisione della tribù.
“Lasciatela respirare, per l’amor di Odino! E’ nostra ospite, avrete tutto il tempo per domandarle quello che volete!!” sentenziò poi l’Immenso con quel suo vocione profondo e pieno di rispetto.
La gente pian piano si disperse e in pochi minuti tutti ritornarono alle proprie faccende un po’ delusi, tutti tranne alcuni bambini che rimasero a contemplare il drago bianco. Ma questi non s’interessava molto a loro, certamente non quanto s’interessasse alla sua padroncina.
Stoick la condusse verso il gruppo di suo figlio e anche il drago li seguì. Osservò il gigantesco vichingo presentare i piccoli guerrieri uno ad uno: c’erano i gemelli Testa di Tufo e Testa Bruto che aveva sentito nominare, Gambedipesce, un ragazzo grassoccio e paffutissimo con i capelli simili a paglia, Moccicoso, un ragazzo che sembrava un duro, Astrid, un’altra ragazza con i capelli biondi intrecciati e il gonnellino ricoperto da borchie e Hiccup, che ormai conosceva benissimo e sapeva che era una persona molto simpatica.
“… E questo è tutto. Mi raccomando, l’affido a voi fino all’ora di cena.” concluse Stoick e se ne andò insieme a Skaracchio a concludere le loro di faccende.
“Ma certo papà, non ti preoccupare!” gli urlò dietro il figlio con tono un po’ svogliato.
Luminosa li ricontrollò uno ad uno e scambiò con la sua padroncina un’occhiata d’intesa. Aura le sorrise e le diede una grattatina sotto le orecchie proprio dove piaceva a lei, mentre Sdentato le guardava sempre in maniera un po’ presuntuoso. C’era qualcosa che gli puzzava in quelle due. Specialmente quando la ragazza cercò di avvicinarlo.
“Ehi, tu sei una Furia Buia… Tranquillo, piccolo… Non ti faccio niente.” mormorò serenamente porgendogli la mano.
Sdentato fece per arretrare il muso, ma qualcosa lo stava letteralmente trascinando. Era un odorino che gli stuzzicava le narici e lo faceva avvicinare alla mano sempre più. Alla fine, Aura riuscì ad accarezzarlo senza troppi problemi ed effettivamente Sdentato scoprì che il suo era un tocco molto gentile e delicato.
“Che strano. Di solito non fa così.” osservò Hic.
“Ti rivelo un segreto…. I draghi adorano l’odore del sale! E anche per questo che preferiscono il pesce di mare a quello di fiume.” gli sussurrò Aura facendogli l’occhiolino. “Visto che non c’era niente di cui aver paura?” domandò poi al drago nero.
“Questo spiega perché prima quel drago bianco prima non è scappato…” ripensò il giovane vichingo.
Sdentato ritirò il muso quasi offeso dal fatto di essersi lasciato ingannare così facilmente e se ne tornò dal suo padroncino, lasciando gli altri ragazzini blaterare in pace. Le fecero fare un giro per il villaggio mentre lui li accodava assieme al suo ‘gemello’ bianco. Erano arrivati ad un punto della conversazione che trovò interessante, così rizzò le orecchie per poter sentire meglio.
“E quindi il tuo drago si chiama Luminosa?” chiese Hiccup, per assicurarsi di aver capito bene.
“Esattamente. Le ho dato questo nome perché la prima volta che l’ho vista volare, mi era sembrata una nuvola luminosissima a causa del sole che le batteva sulle scaglie… Vero, piccola?” chiese voltandosi.
L’amica rispose con un verso allegro e scodinzolando un po’ e Hic e Aura si scambiarono un sorriso. Un gesto che a qualcuno non sfuggì di certo.
“E dimmi…”  Astrid s’intromise letteralmente tra i due “Da quanto tempo l’addestri?”
“Astrid…” la riprese Hic.
“Che c’è? E’ solo una curiosità… Allora?”
“I-io? Beh… Da un paio di lune se non sbaglio…”
“Anche noi!” intervenne Moccicoso col suo tono da avances, ma nessuna delle due gli badò molto.
“Ma davvero? Hic da molto di più invece!”
“Sul serio? Allora ti faccio i miei complimenti allora: sei il primo vichingo che abbia mai montato un drago. Lode a te!”
Hiccup ringraziò con un sorriso sia il complimento sia il tono di ironia che la nuova arrivata aveva usato. Sapeva che non lo faceva in mala fede. Poi cercò di tornare all’argomento che invece interessava a lui.
“Sai, noi abbiamo il compito di catalogare nuove specie di drago e…”
“E Hic e Sdentato ne hanno abbattuto uno enorme! L’abbiamo d-denominato Morte Rossa! Ha-ha gli occhi piccoli e-e…” cominciò a balbettare Gambedipesce estasiato.
“E non sarebbero mai riusciti a vincere senza il mio provvidenziale aiuto.” si vantò Testa di Tufo.
“Ma cosa dici? C’ero anch’io lì con te, idiota!” Testa Bruta lo picchiò sulla testa e i due gemelli si ritrovarono in un’altra delle loro litigate. Moccicoso e Gambedipesce cercarono di farli smettere a malavoglia.
“Morte Rossa?”
“Il drago che regnava sul nido dei draghi e li controllava.” spiegò in breve Hic.
“Un po’ come un’ape regina con le sue operaie.” aggiunse Astrid.
“Ho capito. Quindi catalogate nuovi tipi di drago?” chiese ancora la ragazza castana.
“Già e sarei curioso di sapere come la definiresti tu, Luminosa. Perché se non hai un nome per la sua specie, io stavo pensando a…”
“Furia Bianca.” conclusero i due all’unisono.
Si stupirono entrambi di quella risposta e si guardarono negli occhi. Verde nel verde. Alla fine, ci risero su insieme.


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Ta-ta-daaaa... Mi avete scoperto. Il titolo della storia non è nient'altro che i nomi delle due nuove arrivate messi assieme. Che originalità eh? Ah, però in un certo senso sono contenta di essere riuscita a scrivere questo pezzo. Luminosa era un personaggino che avevo in mente tutto il tempo e non sapevo come sarebbe dovuto essere come drago, così ho scelto una versione modificata di Sdentato, perché la trovavo un'idea simpatica... Ma forse voi la troverete sciocca.
Ehm... Non si nota che Astrid è un pochino gelosa di Aura, vero? XD

Spero comunque che la storia sia piacevole fino a qui. :)






   
 
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