“Va
bene, allora farò così quando avrò voglia di vederti” rispose Draco,
accarezzandole i capelli e le guancie arrossate.
“E
quando sarà, più o meno?”
“Appena
quest’uscita finirà e tu te ne ritornerai a casa”.
Fine 7° capitolo
Capitolo
otto- L’orchidea appena sbocciata
Hermione
sentì il cuore sprofondare a causa di quelle parole. Di certo non era la prima
volta che gli capitava quando era con lui, ma fu particolare, comprese che
davvero gli interessava…
Mano
a mano, la bufera terminò e all’una riuscirono a tornare a casa. Draco l’accompagnò
malvolentieri, e non potè fare a meno di sentirsi triste quando Hermione
raggiunse Ginny, che non poteva ancora farsi vedere con Harry da Ron,
salutandolo imbarazzata e scappando via senza nemmeno dargli un minimo segno di
saluto “Affettuoso”.
Draco, idiota, che ti eri aspettato?
Che ti saltasse addosso?
E
comprese che l’amore era davvero strano…
******
I
giorni trascorsero lentamente per entrambi, mentre le bufere di neve erano
all’ordine del giorno ed era quasi impossibile uscire.
Hermione
aveva raccontato tutto a Ginny, la quale, con gran sorpresa, aveva addirittura
conosciuto i genitori del suo ragazzo.
I
signori Granger e Calì ritornarono a casa il sei gennaio, infreddoliti ed
entusiasti per la breve vacanza.
Ovviamente
Calì salutò le sorelle con un grugnito prima di rinchiudersi nella sua stanza
senza una parola.
Eppure,
il giorno dopo, mentre Hermione si stava pettinando per andare a scuola e Calì
la stava aspettando da dieci minuti buoni, la osservò critica prima di dire: “Sei
strana, sorella” .
Hermione
posò la spazzola e prese il nastro rosa con cui avrebbe legato la chioma
ribelle. Era davvero di pessimo umore, dopo tutto quello che era successo Draco
non si era più fatto sentire… per giorni e giorni aveva sempre risposto al
telefono, sperando che fosse lui, o si era affacciata alla finestra, sperando
di vederlo lì fuori. Invece, con la sua famiglia era ritornata anche la solita
vita.
“Cosa
vuoi dire, Calì?” chiese.
“Sei
strana, hai una strana luce negli occhi!” rispose quella, prima di andare a
prendere la giacca dato che la ragazza aveva fatto.
Hermione
scosse il capo e si guardò allo specchio: eh si, era davvero diversa…
L’Hermione di un mese prima non avrebbe mai permesso che qualche ragazzo le
avrebbe rovinato la mattinata!
Insieme
si avviarono verso il liceo Webster, dove il cortile, ancora innevato, era
gremito di studenti che protestavano per le vacanze già terminate o si
raccontavano particolari avvenimenti.
Calì
andò dalle sue amiche “pazzoidi” , come le definiva Hermione, la quale notò con
un nodo alla gola che Ginny stava abbracciata ad Harry fuori al cancello. Di
sicuro era venuto lì fuori per salutarla. Gli stava sussurrando qualcosa
nell’orecchio, e non potè far altro che sentirsi un po’ gelosa. Li salutò da lontano
e si guardò intorno, quando, stranamente, vide una macchina nera ferma lì
davanti, una macchina nera simile a quella di Draco. Anzi, identica.
Sbatté
le palpebre, fece per osservare meglio ma una voce la chiamò.
Era
Ginny, che correva felice verso di lei. Harry evidentemente se ne era andato.
“Ciao
tesoro!”
“Ciao”
la salutò senza entusiasmo, dato che la macchina era sparita.
“Allora,
si ricomincia! Hai studiato?” chiese Ginny. Era troppo sorridente, troppo.
“Si,
si… Tu?”
Ginny
annuì, ma la campanella suonò, interrompendo i discorsi di molti ragazzi che si
apprestarono ad entrare, scocciati.
La
rossa la salutò ridente e si avviò verso la sua classe, la 3°A, mentre Hermione
andò nella sua, la 4°A.
Salì
le scale quasi senza forza, e non notò nemmeno le sue amiche che la salutavano
entusiaste.
Vedere
la sua aula le portò un’enorme tristezza, e all’improvviso vide dinanzi a lei
Draco che la stringeva a sé, le diceva quelle parole dolci…
Varcò
la soglia senza entusiasmo, e raggiunse il suo banco che si trovava all’ultimo
banco della fila centrale dove vi era già seduta la sua compagna Susan Bones.
Quasi
non notò il mazzo di fiori che c’era sopra.
“Herm,
ciao! Guarda, sono per te!” disse Susan emozionata, con lo sguardo brillante.
“Eh?”
Le
ci volle qualche secondo per connettere. Prese il mazzo e lo squadrò, tremante:
erano orchidee bianche e gelsomini. Vicino, vi era un biglietto.
Spero di essermi fatto perdonare per
la mia assenza, sappi che ti ho pensata, anzi, fin troppo.
Draco
Le
mani continuavano a vacillare, non si capacitava che quei fiori fossero per lei
da parte sua. Non aveva mai ricevuto
fiori in tutta la sua vita… Era perfetto, c’era solo un’orchidea che non si era
ancora schiusa.
E
in cuor suo lo perdonò, anche se sapeva di non essersela mai presa.
Quasi
non udì la professoressa di letteratura inglese che entrò, sbattendo la porta.
Sospirò e nascose i fiori sotto il banco, con la mente decisamente altrove.
La
prima ora passò lentamente, e la seconda ancora peggio. Eppure, alle dieci e
mezzo entrò la bidella, una signorona dallo chignon nero ed un sorriso
coinvolgente.
“Professoressa,
scusate, qui ho un permesso di uscita anticipata per Hermione Granger” disse,
posando un foglietto sulla cattedra.
La
professoressa Wortman si infilò gli occhiali e lo prese, leggendo.
“E’
autorizzata da suo cognato Ronald Weasley?” chiese la donna.
“Si,
ha detto che è una cosa urgente, affari familiari” disse, come se bastasse a
spiegare tutto. “Ma dice di non portare la sorella” aggiunse decisa.
Preoccupata,
Hermione subito si preparò, indossando la giacca e prendendo la cartella, ma
ricordandosi dei fiori per prima cosa. Cosa era mai successo? Qualcosa a Lavanda?
Alla madre?
Non
rispose nemmeno all’insegnante che le chiese dei fiori, e corse al piano
inferiore, scendendo le scale a tre alla volta. La bidella era rimasta
indietro, sghignazzante.
Hermione
attraversò il corridoio, arrivò all’uscita della scuola e si guardò intorno,
cercando Ron con lo sguardo.
“Eccoti
principessa” disse una voce familiare, nascosta lì vicino.
La
ragazza si voltò, e il suo volto pallido si colorì.
“Draco!”
esclamò, senza capire. “Cosa…?”
“Calma,
ho parlato anche con Ron, è tutto ok. Lui ha parlato con la bidella, facendogli
vedere i documenti, poi se ne è andato”. Spiegò, prendendo gentilmente la sua
borsa e posandola in macchina, invitandola a salire.
“Ma…
perché sei venuto? Non posso saltare le lezioni!” disse la ragazza mentre
saliva e lui faceva lo stesso.
Lui
sorrise beffardo mentre metteva in moto. “Beh, volevo trascorrere un po’ di
tempo con te, almeno di chiederti il tuo numero per poterti chiamare…”
Hermione
sorrise, mentre la città sfrecciava davanti a loro. “Allora eri la tua macchina
quella fuori la scuola! Non mi sono sbagliata!” disse, ricollegando gli
avvenimenti.
“Beh,
si, mi ha aiutato Harry che si è fatto dire dove stavi seduta da Ginny… Volevo
fosse una cosa romantica” spiegò, osservando i fiori.
“Grazie”
disse lei, dopo averli posati sul cruscotto. “Non dovevi”
“Dovevo
eccome” ribatté lui, mentre faceva una curva. “Non mi sono fatto sentire! In
realtà cercavo di non essere assillante, se fosse stato per me non avresti
avuto pace” disse sfacciato, voltandosi a guardarla, serio.
Era
una dichiarazione?
Per
quei sei giorni aveva cercato di non pensarla, ma invano. Era stato più facile
mangiare lo stufato di sua nonna…
La
condusse in un semplice parco innevato, dove c’erano alcune altalene e scivoli
per bambini.
“Draco,
mia mamma potrebbe vedermi! Dovrei essere a scuola!” disse Hermione
preoccupata, guardandosi intorno.
Protestava
tanto per fare, in realtà non le dispiaceva affatto!
“Tranquilla,
Ron mi ha detto che tua madre è a lavoro oggi, come tutti i martedì” le spiegò
Draco, prendendola improvvisamente per mano e poi lasciarla stare due secondi
dopo, imbarazzato.
Hermione
però, chissà con quale coraggio, la riprese, stringendola forte. “Ho freddo, la
tua è calda” spiegò arrossendo quando lui si voltò a guardarla.
Draco
le sorrise, avvicinandosi. “Grazie” disse, anche se non aveva nemmeno senso ciò
che aveva detto.
Il
parco era deserto, non c’era nemmeno un bambino.
Hermione,
adrenalinica, si avviò verso un’altalena. Salì sopra, iniziando a dondolare
sempre più forte.
Lui
rise vedendola, e la raggiunse senza aggiungere altro.
Hermione
si alzò e si avviò verso lo scivolo. “Ci vieni con me?” chiese, con un’aria da
fare invidia alla bambina più dolce del mondo.
“Se
me lo chiedi così…” asserì lui. “Eppure ho diciannove anni, anzi, quasi venti!”
esclamò, mentre scivolavano entrambi su quella giostra troppo piccola per loro,
apparenti bambini avidi di divertimento.
Scoppiarono
a ridere, e Draco la aiutò a rialzarsi.
“Uh,
la corda su cui ci si arrampica!”
“No,
Hermione, no!”
“Perché?”
“Soffro
di vertigini!” dichiarò disperato il biondo, rincorrendola.
“E
allora prendermi” rispose lei continuando a correre.
“No,
dai Herm…”
“Non
mi prendi non mi… AAAH!” urlò la ragazza, scivolando su una lastra ghiacciata
che si era formata vicino una giostra, facendolo cadere di conseguenza addosso
a lei.
Arrossirono,
trovandosi in quella buffa posizione, poi Draco l’aiutò ad alzarsi cercando di
non riscivolare.
“Sono
imbranata come sempre!” si lamentò la riccia. Ah ah! Ti giuro che però mi sto
divertendo da matti” esclamò mezz’ora dopo, mentre erano seduti su una
panchina.
“Si,
anche se io non ti ho portata qui per andare sulle giostre” precisò il ragazzo,
accarezzandole poi la guancia.
“E
perché allora?”
“Perché…
Uffa, Herm, ci sei o ci fai?” chiese, tra il disperato e l’imbarazzato.
Hermione
abbassò lo sguardo. “Io… No, cioè, so… Ma… Ho paura di illudermi” spiegò,
sentendo il freddo scomparire attorno a sé.
“Non
ho intenzione di illuderti, e se un giorno lo farò sarà perché avrò trovato
qualcuna migliore di te… E sarà un miracolo, Herm, perché so che non ce ne
sono” disse, rosso quanto di lei.
Ma
l’imbarazzo iniziale sembrò scomparire, era un momento troppo unico, romantico,
per poterlo lasciar andare via da un fattore idiota come l’imbarazzo.
“Oh,Draco”
esclamò Hermione, prima che intorno a sé tutto diventasse buio, che il ghiaccio
davvero diventasse fuoco, l’imbarazzo passione…
Sentì
le labbra del ragazzo sulle sue e le sue mani tra i capelli, le braccia intorno
alla vita. Si lasciò stringere e ricambiò, mentre, dopo l’iniziale impatto,
schiuse le labbra e permise alla lingua del ragazzo di entrare nella sua bocca,
attorcigliarsi con la sua in un’intricata danza dell’amore…
Nessuno
aveva intenzione di separarsi dall’altro, mentre la neve iniziava a scendere di
nuovo, con piccoli fiocchi.
Quando
si separarono per mancanza di fiato lui riprese le sue mani tra le sue e le
baciò, guardandola negli occhi. Di nuovo, come durante il loro rimo incontro,
ghiaccio ed oro si fusero in un’unica sostanza, un unico colore.
“Scusami,
ma non sono riuscito a trattenermi” disse lui, stringendola a sé.
“Non
ti avrei mai perdonato se ti fossi trattenuto” rispose la ragazza serena,
lasciandosi stringere e sentendosi al sicuro tra le sue braccia forti.
Poco
distante, nell’auto di Draco, l’orchidea ancora sbocciata si stava schiudendo,
simbolo di quell’amore appena fiorito.
Continua…
Ciao!
Cosa ve ne sembra? Finalmente i due piccioncino si sono baciati! Spero mi
farete sapere cosa ne pensate!
Se
vi interessano le fic dopo hp7, vi consiglio di leggere la mia long fic sulla
nuova generazione: “Sono solo….
Triangoli amorosi!”
Grazie
di cuore a:
Christina Malfoy
Ada
8marta8
Kassandra_black
Benny_bene
Coffee14
Per
le loro recensioni e a chi legge soltanto e inserisce tra i preferiti.
Mi
raccomando, mi aspetto il vostro
giudizio ora che inizieranno le… difficoltà!
A
presto, baci
Milly92.