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Autore: Lexy    22/02/2008    9 recensioni
Lucius/Severus Sirius/Severus Sirius/Remus... Hogwarts ai tempi dei Malandrini, Severus viene trasformato in vampiro e incontra l'altrettanto non-morto Lucius Malfoy. Un assassino in giro che miete le sue vittime dentro e fuori da Hogwarts, una maschera maledetta, risate, litigi, misteri, e un nuovo professore di DADA che sì fa di marjuana. Godetevi la lettura e lasciatemi un commento! I primi capitoli sono un po' così, ma andando avanti migliorano, fidatevi!
Genere: Romantico, Demenziale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: I Malandrini, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Lucius/Severus
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per Angevil_Rickman: Ciao bella! XD sono felice che ti sia piaciuto Fiorenzo, a dire il vero avevo bisogno di un personaggio che avrebbe potuto dare consigli sensati a Lulu, infatti c’è stata un’azione combinata sia su Lucius che su Severus: i consigli sono venuti giù come se piovesse XD Ma chi saranno mai questi personaggi che prima non ti piacevano? Mmm... ma andando avanti per quanto riguarda la descrizione dei cambiamenti eccetera, non so se essere contenta che ti ci sei immedesimata o preoccupata XD ma in fondo lo so che non mi odi! Wow, anche la canzone! Quante coincidenze! Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, mi sento davvero bene quando so che riesco a trasmettere i sentimenti dei personaggi! A tal punto da ritrovarsi in testa le scene della mia storia! XD Sei troppo la meglio! Grazie mille del cipo Love, e della recensione! XD un kiss, alla prossima!

Per LadyViolet: ç_ç Nuuuu! Io non ti ucciderei mai! La McGranitt ha dato consigli a Sevvie perchè evidentemente ha un po’ il complesso della mamma XD è molto affezionata al moretto in quanto bravo ragazzo ed allievo modello, e poi da brava professoressa, conosce molto bene le sue difficoltà ed i suoi problemi, perciò si sente in dovere (ma anche con piacere) di aiutarlo come può, nelle relazioni personali più che nello studio (non che in quello abbia bisogno di tutto questo aiuto, poi XD). Il professor Morris è anche uno dei miei personaggi preferiti, e mi piace dargli quest’aria da scapestrato, ma che ha capito tutto già da tempo grazie alle sue esperienze... e poi come hai detto tu, come fa a non piacere Severus?! XD Non c’è alcun bisogno di bazooka! ç_ç ecco qui il nuovo capitolo! XD Goditelo, spero che ti piacccia grazie mille del commento e dei complimenti! Alla prossima, kiss!

Per Felicity89: Me brava che ho aggiornato! XD Nono problem per i due vampiri, anche se sono ancora in lite non possono restarci per molto no? Loro sono ammmmooooriiii! XD spero che questo nuovo capitolo ti piaccia, amica mia! È ricco di colpi di scena e avvenimenti interessanti (almeno secono la mia ottica!). Grazie come sempre per il commento e per gli incoraggiamenti! Un kiss, alla prossima!

Per protezione: Ok, ammetto che il tuo nick mi ha sconvolta XD non sapevo esattamente se si trattasse di un membro dello staff del sito o no, ma poi leggendo la recensione mi sono tranquillizzata! Fiuuu, niente rimproveri! XD è abbastanza lungo il capitolo che ho postato? Tranquilla non penso di prendermi altre pause così lunghe per aggiornare! Ti ringrazio infinitamente per il tuo commento e per i bellissimi complimenti che mi hai fatto, sono felice che trovi la mia storia affascinante! Spero che mi lascerai altre recensioni! Anche a te un kiss, alla prossima!

 

Un particolare ringraziamento ad Aleena, che mi ha brillantemente betato questo capitolo: se non fosse per lei ora il capitolo non sarebbe così grammaticalmente corretto! Grazie, Aleena! Sei stata mitica!!! Un grandissimo kiss!

 

Attenzione! La storia si concluderà nel giro di altri cinque o sei capitoli, perciò sto pubblicando un’altra storia: "The beginnings", che tratta degli inizi, ovvero degli anni precedenti a Kal Ho Naa Ho, quindi dell’amicizia tra Avery, Severus e Zabini, com’è nata, come si è evoluta, fino a questo sesto anno all’insegna dei vampiri! Leggetela e commentatela, please! Un grandissimo grazie in anticipo!

 

XxX.SilverLexxy.XxX

 

 

 

Let me wake up in your arms

(Lascia che io mi svegli tra le tue braccia)
Hear you say it's not alright

(Che ti senta dire che non va bene)
Let me be so dead and gone

(Lascia che io sia così morto e lontano)
So far away from life

(Così lontano dalla vita)
Close my eyes

(Che chiuda gli occhi)
Hold me tight

(Stringimi forte)
And bury me deep inside your heart

(E seppelliscimi nel profondo del tuo cuore)

Let me never see the sun

(Lascia che io non veda mai il sole)
And never see you smile

(E che non ti veda mai sorridere)
Let us be so dead and so gone

(Lascia che noi fossimo così morti e lontani)
So far away from life

(Così lontani dalla vita)
Just close my eyes

(Sempliemente chiudo gli occhi)
Hold me tight

(Stringimi forte)
And bury me deep inside your heart

(E seppelliscimi nel profondo del tuo cuore)

That's the way it's always been

(è così che è sempre stato)
My heart stops beating only for you Baby

(Il mio cuore smette di battere solo per te, Baby)
Only for your loving

(Solo per il tuo amarmi)

All I ever wanted was you, my love

(Tutto quello che ho mai voluto sei tu, amore mio)
You're all I ever wanted is you, my love

(Sei tutto ciò che ho mai voluto, amore mio)
You're all I ever wanted, you, my love

(Sei tutto ciò che ho mai voluto, tu, amore mio)
You're all I ever wanted, you, my love

(Sei tutto ciò che ho mai voluto, tu, amore mio)

 

 

 

 

 

 

LexxyChap 27: Charisius

Dopo aver emesso un ruggito di dolore, ed essere miseramente caduto sulle ginocchia, Lucius si rese immediatamente conto di chi era la persona che lo stava attaccando... alzò lo sguardo verso il suo viso, ed i suoi sospetti furono confermati: per qualche attimo restò a guardare la maschera, non avendola mai vista... era bianca, e sorridente. La odiò appena vi posò lo sguardo.

Quando si riprese, tentò di afferrare la figura davanti a sè, ma questa gli svanì tra le mani, ricoparendo alle sue spalle. Udì la sua risata maligna, e fece appena in tempo a spostarsi per evitare un altro fendente... si rimise in piedi con un salto, anche lui talmente veloce che lo si poteva a malapena vedere, grazie ai suoi poteri di vampiro, che con la notte appena sopraggiunta, avevano raggiunto il loro apice.

Riuscì quindi ad afferrare e stringere un braccio del suo aggressore, e fissò la maschera dritta negli occhi. Non gli piaceva la sensazione che stava provando... quella strana lusinga che lo spingeva a pensieri così strani... se avesse avuto lui la maschera, se fosse riuscito a rubargliela, sicuramente... ma cosa andava a pensare?!

Distolse lo sguardo, e disse

"T’è andata male bello mio, io sono un vampiro! Ed è anche notte, fai due più due...!"

"È a te che è andata male, amico!"

La voce che aveva pronunciato quelle parole era femminile, ed aveva uno strano eco. Non era certo una bella voce, anzi... era quasi ultraterrena, e sicuramente fastidiosa. Proprio la voce di un demone! Troppo occupato a stringere nella propria morsa il suo braccio, però non fece caso all’altra mano, ancora libera, ed una luce viola lo colpì allo stomaco, illuminando anche il suo viso per qualche secondo.

Se ne stupì molto, non si sarebbe mai aspettato l’uso di incantesimi da parte sua... che stupido era stato a non prevederlo... ma non ebbe tempo di fare altro, che sentì le sue interiora contorcersi come se fossero piene di serpenti furiosi. Cadde a terra: il dolore ormai lo possedeva interamente, non riusciva quasi più a pensare tanto stava male. Aveva commesso un errore imperdonabile a sottovalutarlo a quel modo...

"Meriti la morte per ciò che hai fatto!"

"Fatto c... cosa?"

Chiese a fatica il biondo da terra, dolorante e sanguinante. Cominciò a sentire una sensazione di nausea attraversargli il corpo, dallo stomaco alla gola ed alla testa, ma non finiva lì... sentì tutto il suo interno iniziare a stirarsi, a muoversi, come se i suoi organi volessero uscire dal proprio corpo. Sputò un fiotto di sangue, e si costrinse a dire

"La... male... dizione.. di Skar... dok..."

"Ah ah ah ah! Esatto... vedo che si informato!"

Rise la maschera in modo sadico, guardandolo ormai in quelli che avrebbero dovuto essere gli ultimi, dolorosissimi minuti della sua vita. Il corpo di Lucius, infatti, stava cercando di resistere con tutte le sue forze... non poteva morire così... Severus! Non poteva morire senza rivedere il suo compagno! Senza chiedergli scusa... senza dirgli un’ultima volta che lo amava... non avrebbe neanche potuto diventare uno spirito, essendo un vampiro. Lo avrebbe perso così, per sempre.

"Hai proprio indovinato la maledizione che ti ho scagliato! Immagino allora che saprai cosa ti aspetta! Ah ah ah! Saluta il mondo e goditi i tuoi ultimi attimi di vita! Sempre che si possa godere di qualcosa, mentre ci si rivomita le interiora!"

"Se... veru... s..."

L’assassino udì quella che doveva essere la sua ultima parola prima di tirare le cuoia, e sembrò percorso da un tremito. Si chinò immediatamente su di lui, ed alzò di nuovo il coltello, pronto a colpirlo ancora, per dargli il colpo di grazia, come in preda ad un attacco d’ira. Lucius ormai non ci faceva neanche caso... sapeva di essere morto, e poi il dolore gli aveva annebbiato la vista, non poteva più guardare cosa accadeva. Ma la lama non lo raggiunse mai.

"Expelliarmus!"

Si sentì una voce gridare l’incantesimo, ed un secondo dopo il coltello volò via dalla mano dell’assassino, al quale restava però comunque la bacchetta. Non perse un attimo, e scomparve ancora per riapparire vicinissimo acolui che lo aveva disarmato, gli afferrò i capelli e, tirandogli indietro la testa, puntò la bacchetta contro la sua gola candida. La Luna gli illuminò il volto, e la maschera sembrò riconoscerlo. Era Severus. Per qualche attimo non si mosse, nè lo lasciò andare, ma poi, semplicemente sparì.

Ma il vampiro non si fermò a riflettere sul perchè quel crudele mietitore di vittime lo avesse lasciato andare così; aveva ben altri pensieri. Si fiondò verso Lucius, steso su un fianco, e lo aiutò a voltarsi per guardarlo in faccia. Ormai aveva le pupille bianche, e la bocca serrata come per trattenersi dal vomitare. Ebbe un singulto, ma resistette; qualche goccia di sangue gli colava dalle labbra, ed anche dagli occhi, dal naso e dalle orecchie... Severus sembrò senza parole, non sapeva cosa fare.

"Lu! Lu, questo è... Merlino, Lu io... resisti!"

Esclamò, e si costrinse a riprendersi e farsi venire un’idea per salvarlo. Semplicemente non voleva perderlo così, non poteva, non se lo sarebbe mai perdonato! Portò la bacchetta orizzontalmente, a pochi centimetri dal corpo del biondo, e mentre la faceva passare su questo, iniziò a mormorare frasi in una lingua antica e complicata. D’un tratto si fermò. Non ricordava come continuasse il controincantesimo. Ricominciò da capo, ma ricordò ancora meno, così ancora una volta lo prese lo sconforto; il compagno non riuscì a trattenersi oltre, e sputò molto sangue, poi emise dei versi come se stesse soffocando.

"LU! NO! QUALCUNO CI AIUTI! VI PREGO!"

Gridò il moretto, disperato ed ormai anche lui coperto di sangue. Toccò il suo bracciale, nel tentativo di chiamare Avery... ma a cosa sarebbe servito in fondo? Anche se il ragazzo fosse arrivato, cos’avrebbe potuto fare? Non avrebbe fatto assolutamente in tempo ad accorrere, andare a chiamare un insegnante, e poi tornare di nuovo lì. Si fece coraggio, e ricominciò la sua cantilena antica.

Si concentrò più che potè nel richiamare alla memoria quella complicata formula, e finalmente ricordò l’ultima parte. Vide il corpo di Lucius tremare, e smettere di contorcersi sotto la pelle. Un attimo dopo, però, era rigido e silenzioso, come se fosse morto. Il moretto restò in silenzio per qualche secondo, stupito, insensibile, e poi chiamò il compagno sottovoce.

"Lu... –tentò, senza risultato, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime; tentò di scuoterlo, sempre più nel panico e la sua voce si alzò sempre di più –Lu mi senti? Ti prego, Lu, APRI GLI OCCHI! NON LASCIARMI!" Gridava, e le sue lacrime iniziarono a cadere, mischiandosi col sangue, che non smetteva di uscire dalla sua ferita.

"Chi grida? Che ci state facendo quaggiù voi, eh! Chi ci sta lì?"

"SIGNOR HAGRID! PRESTO, LA PREGO!"

"Ma... Severus?"

Chiese il mezzo gigante, avanzando a grandi passi, dopo averlo riconosciuto (nessun altro in tutto il castello lo chiamava signore). Raggiunse i due, e solo allora si rese conto di quanto la situazione fosse critica... erano entrambi coperti di sangue e Severus in lacrime lo guardava stravolto e disperato, mentre Lucius sembrava già morto.

"Bisogna portarlo al castello! In fretta!"

"Ci penso io! Tu seguimi e non staccarti mai da vicino a me!"

Disse, prendendo il biondo tra le braccia, e sollevandolo come se non avesse peso. Immediatamente Severus scattò in piedi, e si avviarono di corsa al castello. Il moretto si sentiva stremato e senza forze, era sconvolto, e gli sembrava che le gambe dovessero cedergli da un momento all’altro. Nonostante i suoi poteri quasi non riuscì a star dietro al guardiacaccia.

"Signor Hagrid... è stato..."

"Non parlare, dirai tutto a madama Chips, sennò va a finire che mi svieni qui!"

Severus obbedì, e tacque. Hagrid aveva ragione, se raccontava tutto ora sarebbe crollato e poi chi avrebbe detto a madama Chips come curare Lucius? Si sforzò di restare lucido, e di andare avanti... quando alzò lo sguardo, vide qualcuno correre loro incontro ad una velocità incredibile. Era Avery. Già, lo aveva chiamato lui tramite i loro bracciali. Era tutto trafelato quando li raggiunse, e cambiò direzione, seguendoli.

"Severus! Merlino immondo che è successo a Lu?"

"Risparmiate il fiato, voi due!"

Escalmò serio il guardiacaccia, zittendoli immediatamente. In silenzio corsero attraverso il portone del castello, diretti all’infermeria. Fortunatamente non c’era quasi nessuno nei corridoi, a causa del coprifuoco. Le uniche persone che incontrarono furono un paio di prefetti durante la loro ronda serale, che li fissarono a matà fra lo spaventato e l’incuriosito. Giunti finalmente alle porte dell’infermeria, Hagrid le calciò in malo modo, spalancandole con fragore.

Da dietro un paravento sbucò come una furia madama Chips, la dottoressa, pronta a decapitare chiunque attentasse alla serenità dei suoi pazienti "Questa è un’infermer... OH SANTA CIRCE!" Gridò , guardando la scena... due studenti sconvolti, ed un altro tra le braccia di Hagrid, che sembrava praticamente morto. "Che è accaduto?!" Chiese, rivolto all’unico adulto del gruppo, che avanzò nella grande stanza, e depositò il suo carico con gentilezza su un letto vuoto.

"Ce lo deve chiedere a Severus, lui c’era!"

Quando la dottoressa voltò lo sguardo sul vampiro, questo trasse un respiro profondo e disse semplicemente "L’assassino... gli ha scagliato la maledizione di Skardok. –Tutti sembrarono orripilati dalla rivelazione. –io... sono riuscito a disarmarlo, e... a lanciare un controincantesimo, ma i danni... oh Merlino, salvatelo vi prego!" Esclamò infine, e Avery dovette sorreggerlo per evitare che cadesse a terra.

"Signor Avery, lo porti su un letto! È stato bravo, signor Piton ora ci penso io!"

"Il sangue... non dovrebbe uscire così... noi siamo..."

Disse, interrompendosi all’improvviso, con la frase a metà. Sentì poi vicino al suo orecchio il sussurro di Avery che gli diceva "Tranquillo, Sev puoi parlare. So che siete dei vampiri, l’ho già indovinato da solo..." Severus, che riusciva a stare in piedi soltanto grazie all’abbraccio di Avery, alzò lo sguardo sul suo viso, poi guardò Hagrid, ed infine madama Chips, che stava infilando una specie di tubo giù per la gola di Lucius.

Il suo Lucius... continuava a sanguinare, perchè? I vampiri non dovrebbero sanguinare così! Non voleva che morisse... e poi Avery, come sapeva della loro natura? Cosa stava facendo la dottoressa al suo compagno?! E Hagrid... perchè aveva quella faccia così mortalmente preoccupata? Non riuscì più a sostenere tutto questo e perse conoscienza.

"È svenuto! Merlino, Sev, riprenditi!"

"Vado a chiamare il professor Silente!"

Esclamò Hagrid, e corse fuori mentre Avery trascinava il corpo di Severus verso il letto più vicino. Madama Chips intanto si stava dando da fare il più in fretta possibile per salvare Lucius, lanciando un incantesimo dopo l’altro per tentare di fermare il sangue, che si ostinava però ad uscire copioso dalla ferita. "Signor Avery, corra di là a prendere una pozione cicatrizzante, ed una rimpolpasangue, presto!" Ordinò, continuando ad agitare la bacchetta.

Il ragazzo però non si mosse per qualche secondo, guardando fisso Lucius, pallidissimo ed anche lui privo di conoscienza. Poi si riscosse, e si precipitò ad obbedire. Quando fece ritorno con le due pozioni, immediatamente madama Chips cercò di farle mandare giù al vampiro. "Maledizione, non riesco a capire se è vivo oppure no, essendo un vampiro!"

Il viso di Avery si rabbuiò, e restò fermo dove si trovava, vicino al letto del suo amico. Non riusciva a fare nient’altro se non fissarlo, sentendosi impotente. Il suo sguardo poi volò al letto di fianco, dove Severus giaceva scompostamente... per fortuna che era svenuto, altrimenti chissà come si sarebbe sentito a quest’ora. Si portò le mani al viso, e per la prima volta in vita sua, pronunciò il nome di Merlino a bassa voce, senza nessuna bestemmia, pregandolo di aiutare i suoi amici.

Cos’è questo posto...? Non ricordo di esserci mai stato... o forse sì? Ma certo, ora ricordo.

Pensò Lucius, mentre avanzava lentamente lungo una stretta scalinata che lo conduceva sempre più in alto... non voleva tornare lì, ma i suoi piedi continuavano a portarcelo. Quella scala sembrava infinita. Si voltò indietro, e tutto ciò che vide fu oscurità. Si voltò nuovamente guardare davanti a sè, riprendendo a salire, e proprio quando iniziava a credere che quel percorso sarebbe stato infinito, si trovò davanti una porta.

La aprì, ed il panorama che lo accolse fu desolante. Era chiaramente una terrazza, ma tutto ciò che si vedeva era il biancore dei cornicioni, e del pavimento. Il resto era tutto oscuro... non c’era nessun orizzonte, niente nuvole o stelle, niente di niente: un vuoto infinito, talmente vasto da schiacciarlo. Continuò ad avanzare, fermandosi qualche istante a guardare giù, oltre il basso muro che delimitava il quadrato di suolo su cui camminava. Ancora oscurità, senza fine e senza inizio, a circondarlo impietosamente. Tutto intorno sè –o forse nella sua testa? –poteva sentire delle voci indistinte, ovattate e riecheggianti che a malapena riusciva a capire, ma le frasi da loro pronunciate erano prive di senso:

"Come posso capire se è ancora vivo o no?!"

"Professor Silente, faccia qualcosa!"

Senza più prestare attenzione a quelle parole insensate, Lucius scavalcò il cornicione mettendosi in piedi su di esso, circondato dall’oscurità in ogni direzione, come se fosse su uno scoglio in mezzo ad un oceano oscuro. Chiuse gli occhi e trasse un respiro profondo. L’aria, nonostante fosse all’aperto, era viziata, le sue narici erano ora piene dell’odore del sangue... d’improvviso sentì qualcosa stringersi attorno alla sua caviglia.

Spaventato da quel contatto improvviso, abbassò nuovamente lo sguardo. In mezzo all’oscurità riusciva a distinguere una macchia chiara. Non era una macchia... era una mano, che gli stringeva la caviglia... ed apparteneva a... sè stesso? No, non era lui! Era lei, sua sorella... la sua gemella defunta, sospesa nel vuoto, che con una mano si reggeva al cornicione e con l’altra gli stringeva la caviglia. Gli sorrideva...

Era bellissima, e guardandola tutto gli tornò alla mente. Non aveva più l’insensibilità dei vampiri, ora riusciva a sentire cosa provava per lei. Il suo cuore fu sopraffatto dalla tristezza e dalla gioia insieme: la ragazza aveva conservato le fattezze dell’età in cui morì, indossava ancora quel vestito rosa, quello del suo ultimo giorno di vita, eppure sorrideva. Lo stava invitando a raggiungerla, ad andarsene via con lei.

Quando se ne rese conto, Lucius contraccambiò il sorriso, cosa che rese la sua gemella molto felice. Si sarebbero quindi ricongiunti! Fece per abbassarsi verso di lei, per accoglierla nuovamente fra le sue braccia e poi lasciarsi cadere insieme... ma una voce improvvisa e lacerante lo fermò.

"LU!!"

Il biondo si voltò, sentendosi chiamare, e davanti a sè vide una figurina scura, che si confondeva con le tenebre circostanti. Strizzò gli occhi, cercando di metterla a fuoco, e quando vi riuscì, sentì un tuffo al cuore. Era Severus. Si voltò ancora verso sua sorella, ora la sua espressione era triste e confusa. Non voleva essere abbandonata. Tornò a guardare Severus; stavolta era lui che gli sorrideva, tendendogli la mano.

Quando per l’ultima volta abbassò lo sguardo verso sua sorella, che ancora si reggeva alla caviglia, sorrise malinconicamente. "Non ancora... ci rivedremo un giorno..." Le disse, e la vide sparire lentamente, diventando dapprima trasparente e poi lasciando spazio solo all’oscurità. Guardò nuovamente il suo compagno, che lo aspettava ancora con la mano tesa. La prese, ed in quel momento fu invaso da un fortissimo dolore in tutto il corpo.

Una luce accecante gli trafisse gli occhi e gridò, con tutta la voce che aveva; sentì delle mani a trattenerlo in posizione sdraiata, impedendogli di muoversi, di contorcersi tra quelle fitte e quelle nausee tremende. Si sporse oltre il letto su cui stava sdraiato e vomitò, non riuscendo a controllarsi.

"Si è svegliato! Ha ripreso conoscienza!" Una voce di donna.

"Madama, ha vomitato! Che significa?!" Un’altra voce... un ragazzo, stavolta.

"Signor Avery, si allontani, prego! Bisogna addormentarlo, ora!"

"Sì, è la cosa migliore per non fargli sentire il dolore..." Una voce lenta e preoccupata, la voce del suo preside.

"S... Seve... rus...?"

Chiese, ma nessuno gli rispose; tenne gli occhi aperti a fatica, e vide solo due figure sfocate ed una bacchetta puntata contro di lui, vicinissima al suo viso. "Inconscio!" Sentì l’incantesimo, vide un lampo di luce blu ed immediatamente il buio lo circondò di nuovo.

 

Mercoledì 2 Dicembre, Infermeria, ORE 08:56

 

Quando Severus riprese conoscenza, aprendo gli occhi su un panorama sconosciuto, si sentì smarrito, ma ricordava perfettamente cosa gli era capitato. Sembrava passato solo un secondo da quando il suo compagno stava morendo sul letto dell’infermeria. Guardò alla sua sinistra e vide su una sedia Avery, profondamente addormentato. Alle spalle del ragazzo, c’era un paravento scuro a circondare il letto dove la sera prima stava riposando Lucius. Sentì un tuffo al cuore e, bianchissimo in volto, si alzò a sedere.

"Stia tranquillo –sentì una voce dalla sua destra –le tende nere servono solo a ripararlo dal Sole. Tre giorni senza mai rinnovare le sue protezioni contro i suoi raggi sono molti... –disse la voce bonaria e pacata di Silente. –ma davvero, per aver realizzato simili ritrovati, lei dev’essere davvero un bravissimo pozionista nonostante la sua giovane età, signor Piton!"

"Come sta Lucius?" Chiese immediatamente il vampiro.

"Ha bisogno di riposo. È in coma ma penso si riprenderà presto."

"Come fa ad esserne certo?"

"Lo abbiamo indotto noi al coma, per permettergli di sopportare il dolore. Vede signor Piton, ciò che è accaduto ieri notte ha dello straordinario! Il suo amico ha affrontato la Maschera e ne è uscito vivo. Grazie soprattutto al suo tempestivo intervento, ovviamente. Ed è stato un bene, perchè la stessa madama Chips mi ha confessato di non conoscere il contro incantesimo per la maledizione di Skardok.

"Decisamente, quando l’ha incontrata, il signor Malfoy è stato molto fortunato. Sa, ha lottato moltissimo contro il dolore pur di restare in vita, anche se era incosciente. Madama Chips sembrava sicura di perderlo, ma il signor Malfoy sembrava proprio non volersene andare! Deve avere... un validissimo motivo per non voler morire."

Buttò lì il preside, lieto di come gli eventi si fossero svolti; finse di non notare il rossore che sembrava aver colto Severus all’improvviso. Il moretto tentò immediatamente di cambiare discorso –cosa facile visto che c’erano così tante cose di cui discutere col preside in quel momento.

"Io... quanto tempo sono stato svenuto?"

"A dire il vero, madama Chips ha pensato di addormentare anche lei, per farla riposare..."

"Ah... ho capito."

"Il signor Avery s’è addormentato solo pochi minuti fa. Che sfortuna, proprio prima che lei si svegliasse! Sa, è rimasto sveglio tutta la notte, a vegliare su entrambi. Era così teso e preoccupato, temeva, come spesso accade in questi casi, che se avesse dormito anche solo un minuto, al suo risveglio non vi avrebbe trovati."

Sorridendo compiaciuto, poi, Silente invitò il moretto a raccontargli nei dettagli la loro avventura, cosa che fece subito, in modo da togliere in fretta quel bruttissimo ricordo dalla sua mente. Il preside alla fine della storia annuì, evidentemente riflettendo su qualcosa.

"Sì. Decisamente, è stata una fortuna che lei fosse arrivato appena in tempo."

A quelle parole, pronunciate per la seconda volta da Silente, Severus si sentì sprofondare. Non era vero niente... se solo avesse messo da parte l’orgoglio e si fosse deciso ad andare a cercare il compagno anche solo mezz’ora prima, tutti quegli avvenimenti non sarebbero accaduti, e la loro vita sarebbe rimasta tranquilla come al solito. Lucius aveva ragione... giocando a fare il detective aveva solo messo in pericolo le persone a cui voleva più bene.

"Non c’è bisogno di colpevolizzarsi signor Piton... –esclamò ancora Silente come leggendogli nella mente. –in meno di una settimana lei ed il signor Malfoy sarete dimessi, vedrà."

"Sì, ma... –sospirò il vampiro –perchè non smetteva di sanguinare?"

"Come già sapevamo l’assassino rubò, insieme alla maschera, anche un coltello altrettanto maledetto. Ed infatti io credo che lo scopo principale della maschera, oltre che divertirsi, sia quello di radunare tutti gli oggetti del... chiamaiamolo ‘set demoniaco’, che consisterebbe in..."

"Sì, lo so... –lo interruppe Severus –un libro, una statuetta, un coltello, e la maschera." Citò il vampiro, ricordandosi di ciò che gli aveva scritto suo padre nella lettera che arrivò insieme al suo pappagallo, Gragantua. Silente annuì, ma non gli chiese come era venuto in possesso di quell’informazione.

"Sarà meglio che ora vada... devo andare a chiedere al professor Morris se ha trovato l’oggetto che l’assassino ha perduto ieri sera. Anche se non credo che l’assassino si sia azzardato a tornare sul lugo dell’aggressione così presto... e poi dovrò dire a tutti gli studenti di non toccare quel coltello maledetto qualora si trovassero a venirne in contatto... –disse il preside, alzandosi dalla sedia, ma prima di andare si ricordò di dire –oh, quasi dimenticavo... il signor Moody voleva parlarle. Sicuramente interrogarla sugli avvenimenti di ieri sera... preferisce rimandare l’interrogatorio a quando si sarà rimesso?"

Severus non potè fare a meno di alzare gli occhi al cielo. Tipico di Moody fremere d’impazienza quando si trattava di interrogare, specialmente se qualcosa riguardava lui. Stava per dire a Silente che avrebbe preferito rimandare quando nella sua mente si affacciò il ricordo dell’ultimo week-end passato ad Hogsmeade. L’auror si era comportato in maniera gentile in quell’occasione... e non seppe se per masochismo o per fiducia nel prossimo che invece acconsentì a vederlo subito.

Se il preside si stupì di questa decisione, non lo diede a vedere. Salutò il vampiro e si diresse fuori dell’infermeria. Severus però non dovette aspettare molto; infatti pochi minuti dopo la figura guardinga ed un po’ goffa di Alastor Moody fece capolino dalla porta. Sembrava controllare che non ci fosse nessuno di pericoloso... a Severus venne quasi da ridere riconoscendo quello sguardo... molti infatti avevano paura di Madama Chips! Quella donna poteva diventare terrificante nella sua difesa della tranquillità dei suoi pazienti.

L’auror, appurato che l’infermeria fosse effettivamente deserta, si avvicinò al letto di Severus e dopo essersi guardato attorno un’ultima volta, si sedette sulla sedia che Silente aveva occupato poco prima. Non guardò il vampiro sdraiato sotto le coperte, ma sembrava piuttosto cercare le parole per iniziare un discorso. Severus decise di parlare per primo: aggrottò le sopracciaglia e disse

"Mi faccia indovinare... dato che l’unico testimone dell’aggressione sono io, automaticamente ora sono anche il maggiore sospettato?"

"Beh... –iniziò l’auror –il normale ragionamento investigativo sarebbe questo. Ma..."

"Allora proporrà di farmi chiudere chissà dove per impedirmi di uccidere Lu nel sonno..?"

"Mah, sarebbe la normale procedura finchè lui non si svegli, ma..."

"E quando si sarà ripreso e vi dirà che sono innocente, almeno, spero mi crederà!"

"Beh, tecnicamente potreste anche esservi messi d’accordo, ma..."

"OH, INSOMMA! PER QUALE RAGIONE AVREMMO DOVUTO FARLO?!"

"Ad esempio per essere eliminato dalla lista dei sospettati, ma.."

"CHE COSA?? MA CHE RAZZA DI MOVENTI SONO?!"

"Ma io volevo dire..."

"ALLORA CHE SI FA? SI VA AD AZKABAN? O DAL WIZENGAMOT?"

"Signor Piton, quello che volevo..."

"VORREI SOLO SAPERE COSA DEVO FARE PER FARMI LASCIARE IN.."

"SIGNOR PITON MI LASCI PARLARE!"

Esplose infine Malocchio Moody facendo sobbalzare il moretto e zittendolo, finalmente. Notando l’effetto avuto sul giovane vampiro, l’auror tossì un paio di volte per schiarirsi la voce. Era partito con tutta l’intenzione di restare calmo, ma era difficile col caratteraccio che si ritrovavano sia lui che Piton... si raddrizzò sulla sedia e sembrò un condannato che si avvicinava al patibolo con dignità quando disse, sicuro

"Sono venuto per dirle che io non credo che lei sia il colpevole."

Severus restò basito per qualche attimo, con gli occhi enormi dallo stupore e disse, non sapendo se le sue orecchie lo avevano tradito o meno

"Può ripetere per favore...?"

"Sono convinto della sua innocenza."

"Mi sta facendo uno scherzo da auror?"

"No."

"Beh... come mai questo cambiamento?"

"Dunque... primo, perchè lei e il signor Malfoy stavate aiutando le indagini, secondo perchè la descrizione che abbiamo dell’assassino non coincide coi suoi connotati, terzo perchè lo dico io. E non approfondiamo l’argomento!" Alla spiegazione, Severus lo guardò storto qualche attimo, poi disse

"Quindi ora sono innocente?"

"Esatto."

"Non sono più un ‘abominio della natura’?" Chiese, usando le parole di Moody.

"No, non lo è."

"E non meritavo neanche quel trattamento al primo interrogatorio?"

"No... –sospirò Moody –non lo meritava..."

"Neanche quel teatro a proposito della presunta storia col professor Morris?"

"No, non meritava neanche quello..."

"Beh... direi che ora dovrebbe avere qualcosa da dire?"

"Sì...? E cosa sarebbe?"

Chiese l’auror facendo finta di non capire. Il vampiro lo guardò dritto negli occhi, alzò un sopracciglio, e si mise in attesa. L’altro invece ricambiava il suo sguardo con espressione altera ed orgogliosa. Quella lotta comunque non durò a lungo, e messo in chiaro che Moody poteva essere quello che era, ma di certo Severus in certe occasioni aveva la testa molto più dura, Malocchio abassò lo sguardo, assunse l’espressione corrucciata dei bambini quando vengono rimproverati e borbottò

"E va bene... mi scuso con lei. Mi dispiace di averle fatto tutte queste cose..."

"E che cosa...?" Chiese sadico il vampiro, che voleva gli elencasse tutte le sue cattiverie, e si scusasse per ognuna di quelle.

"Hei, ora non esageri! Così basta e avanza!"

Disse però l’altro, non avendo nessuna intenzione di calpestare oltre il suo orgoglio. Fortunatamente per lui, Severus comprendeva appieno quel sentimento e decise di accontentarsi per il momento. Annuì e sorrise... in fondo si sentiva sollevato, ora che sapeva di non essere più l’agnello sacrificale che Moody tirava fuori tutte le volte che accadeva qualcosa di strano.

"Va bene, allora. Perdonato."

"Beh... ora io andrei. La sua deposizione la raccoglierò un’altra volta."

"La ringrazio."

Rispose il vampiro, ma appena l’altro si alzò in piedi qualcun altro entrò di corsa nell’infermeria, di botto molto trafficata. L’uomo appena sopraggiunto, tutto trafelato avvolto in un mantello nero da viaggio, prese a guardarsi intorno come cercando qualcosa o qualcuno, il volto pallidissimo, ma restò come pietrificato quando si accorse della presenza di Malocchio Moody nella stanza.

"Signor Piton..." Lo salutò l’auror, con espressione quasi di scherno.

"Moody... che ci fai qui?"

"Il mio lavoro." Rispose secco.

"Vedo che non ha potuto neanche aspettare che mio figlio venisse dimesso per torchiarlo."

"Questi non sono affari di sua competenza, mi pare."

"Sono stato reintegrato. Sono di nuovo supervisore degli auror."

"Mi fa piacere." Esclamò Moody, lasciando che si notasse benissimo che era una bugia.

"Vattene di qui Alastor! Sei una persona orribile!"

"Ah, beh... –disse l’altro avvicinandosi pericolosamente al signor Piton- se vogliamo sfidarci a chi è stato più orribile con suo figlio, direi che ce la battiamo bene!"

Tobias e Severus a quelle parole impallidirono contemporaneamente, comprendendo a cosa stesse alludendo l’auror. Ma solo dopo aver detto quelle parole Moody si rese conto di aver purtroppo ferito anche Severus, e si morse l’interno delle labbra.

"Io resto qui fuori. Si riposi, signor Piton." Disse poi uscendo, e Severus capì che quello era un po’ il suo modo di scusarsi ancora per quell’ulteriore gaffe. Una volta che l’auror li ebbe finalmente lasciati soli, papà Piton in un lampo fu vicino al letto di suo figlio. "Sono stato scagionato completamente solo poco fa, altrimenti sarei venuto molto prima! Come stai?"

"Sto come mi vedi..." rispose Severus.

"Vedo che Avery è rimasto con te tutta la notte..."

"Già... –annuì Severus. Non sapeva cosa dire. –sono contento che ti hanno reintegrato."

Disse poi, credendo fosse la cosa più classica da dire. A quell’affermazione seguì una pausa leggermente imbarazzata, ma poi Tobias prese fiato e disse "Come mai non mi hai scritto neanche una volta? Io l’ho fatto. Non mi hai mai risposto." Concluse, ed abbassò lo sguardo sul letto; era rimasto in piedi.

"Non credevo ti importasse!" Rispose il vampiro sinceramente.

"Solo perchè non importa a te...?"

"Ma insomma! Non ci siamo mai scritti prima, ed ora diventa improvvisamente importante?!"

"Prima non ero sollevato dal mio incarico con l’accusa di omicidio, Sev!"

"Beh, comunque non ho mai pensato fossi colpevole!"

"Questo non potevo certo immaginarmelo! Sono stato dieci volte peggio per questo!"

"La mamma ti ha scritto?"

"Sì... c’è voluto un po’, immagino fosse indecisa. Ma alla fine lo ha fatto."

"Beh, che vuoi che ti dica? Non ci ho pensato! Ma lo sai che non ti credevo colpevole!"

"Ma neanche che avessi bisogno di conforto..."

"Sei qui solo per dirmi questo?"

"..."

"..."

"Certo, che sei proprio stupido..."

"Adesso mi chiami anche "stupido"?!"

"Certo, perchè lo sei! Sei di cattivo umore e te la prendi con me! Nonostante non avessi tue notizie, io sono stato preoccupatissimo per te! Quando ho saputo che sei stato attaccato, quasi mi prendeva un colpo! Ma a te che t’importa...? Ma pensandoci meglio fai anche bene a fregartene, d’altronde... con tutto quello che ti ho fatto... ti chiedo scusa, è stato un errore venire qui."

Concluse, dirigendosi immediatamente verso la porta. "Oh, andiamo! –cercò di trattenerlo Severus –ora stai facendo tutto da solo!" Esclamò, e vide l’altro fermarsi, tornare vicino al suo letto e depositare su di un comodino un pacco regalo avvolto in carta blu, e decorato con un fiocco argentato.

"Quasi dimenticavo.. questo è per te... aprilo, buttalo, facci quello che ti pare."

Disse infine, ed uscì dall’infermeria. Severus lo mandò mentalmente al diavolo e si stese di nuovo, poggiando la testa sul cuscino. Chiuse gli occhi e, molto arrabbiato, si rigirò tra le coperte, con tutta l’intenzione si riposarsi, fregandosene di tutti gli altri per una volta.

Il signor Piton, intanto, uscì richiudendosi la porta alle spalle e fece per allontanarsi col passo svelto. Sentiva gli occhi bruciare pericolosamente, e non aveva nessuna intenzione di farsi vedere piangere da chicchessia. Una voce alle sue spalle però lo fermò, chiamandolo. Si era scordato di Moody. Si fermò dov’era, alzò gli occhi al cielo, sospirando, e si voltò andando incontro all’auror.

"Su, avanti. Dica che è ciò che mi merito."

"È ciò che si merita."

"Ora posso andare?"

"E lo chiede a me?"

"Tanto lo so che se ha qualcosa da dirmi, mi verrebbe dietro."

"Tsk! Le sue sono solo lacrime di coccodrillo. Come mai sua madre non è qui?"

"Non è ancora stata avvertita."

"E non crede sarebbe ora di provvedere a ciò?"

"Non posso farci nulla, Alastor, non è la sua vera madre."

"Ma l’ha sposata! A qualcosa dovrà pur valere, no?"

"A niente. È anche per questo che non divorzia ufficialmente. Sa che affiderebbero a me la custodia di Severus se avanzasse una proposta del genere. Non ha i mezzi economici per sostenerlo!"

"Non se il ragazzo parla, però."

"Andiamo Moody, conosci le leggi del tribunale meglio di me! Chi gli crederebbe con i nostri precedenti di pazzia in famiglia, ed i suoi vuoti di memoria? Eileen non può fare niente, non si è mai accorta di nulla, tutti penserebbero solo che ha inventato tutto per avere i soldi e che abbia convinto mio figlio di aver subito violenze inesistenti. E se anche usassero il veritaserum su Severus, servirebbe solo a dimostrare che i pazzi sono davvero convinti delle loro allucinazioni! Inoltre, per le prove materiali è passato troppo tempo."

"..."

"Non guardarmi così, Alastor! Queste sono le procedure del tribunale, che tu lo voglia o no! Non vado di certo fiero di ciò che ho fatto e mi ammazzerei da solo se non mi fossi prefissato di farmi perdonare da mio figlio. Se avessi voluto rovinarli avrei potuto farlo quando voglio e questo lo sa benissimo anche Eileen. Io voglio solo che Severus stia tranquillo.

"Li sto aiutando come posso! L’aumento di stipendio che Eileen ha ricevuto non sono soldi del suo capo, ma miei! L’ho convinto a prenderli da me e darli a lei senza dirle nulla! Il vestito per Halloween di Severus l’ho comprato io, perchè sapevo che non se lo sarebbero potuto permettere! Ho detto loro che l’elfa domestica di famiglia mi aveva abbandonato, mentre invece sono stato io a mandarla da loro per aiutarli! Io... io non so che altro fare...

"Lo vorrei vicino a me, so che Eileen non potrà mai offrirgli niente. Vorrei rimediare ai miei errori... se solo potessi tornare indietro... non so cosa mi sia preso. Non so come fargli del bene dato che non accetta niente da me. Non so come altro dimostargli che gli voglio bene. Non sono mai stato un buon padre, nè un buon marito. Non sono niente..."

"Questo è poco ma sicuro." Esclamò impietoso Malocchio.

"..."

"Un figlio guarda sempre a suo padre come un esempio da seguire."

"..."

"Che esempio ha dato lei a suo figlio? Ora crede che l’amore sia solo violenza grazie a lei."

"..."

"Credo che a questo punto non le resti che iniziare a fare il padre, una buona volta!"

"..."

"Cosa che avrebbe dovuto fare già dopo la morte di Charisius!"

"CHARISIUS ERA PAZZO!"

"Ma non ha mai fatto del male a suo figlio, almeno!"

"Lo ha fatto invece! Quando si uccise, fu Severus a trovare il suo corpo. Restò in stato catatonico per mesi e quando mi risposai con Eileen tornò normale, ma dimenticò completamente di chi lo aveva messo al mondo davvero! Ancora oggi è convinto che Eileen sia la sua vera madre! E questo a lei andò più che bene visto che desiderava ardentemente un figlio ma non poteva averlo."

"Perchè Charisius si uccise?"

"So che sta cercando un modo per colpevolizzare me, ma non c’entro niente. Lo amavo, gli sono stato sempre vicino ma era semplicemente pazzo. Una volta tentò addirittura di soffocare Severus nel sonno con un cuscino! Uccise il cane di nostro figlio quando li vide giocare, convintissimo che lo avrebbe aggredito, anche se era solo un cucciolo che a malapena stava in una mano! Severus aveva quattro anni. Non smise di piangere per una settimana, era traumatizzato!"

"Perchè non lo ha fatto ricoverare, allora!"

"Lo feci. Lo ricoverarono per molti mesi e quando sembrò migliorare lo riportai a casa col permesso dei medimaghi, credendo fosse completamente guarito, ma non fu così: si impiccò due giorni dopo."

Moody non rispose niente, ma prese a valutare questo racconto. Intanto però Tobias prese a tremare. Si portò le mani sul viso, stremato, e si appoggiò con la schiena alla porta dell’infermeria.

"Io ho paura, Alastor. Ho una paura folle che Severus faccia la sua stessa fine. Ha iniziato già molti anni fa a dare segni di instabilità... la perdita di memoria più di una volta, l’anoressia e poi quando mi scrivesti che era salito sul terrazzo della scuola credendo di essere un’altra persona... non riuscirono mai a curare Charisius e... e questo mi fa paura."

"La storia non deve ripetersi per forza! Severus è forte e..."

"Ma la storia di famiglia di Charisius parla chiaro. In ogni generazione c’è stato un matto morto suicida. Tutti. Suo padre, suo nonno, e molto più su nell’albero genealogico. E purtroppo avevano tutti una cosa in comune."

"E sarebbe?"

"Una straordinaria somiglianza fisica. E Severus è tale e quale a suo padre."

"Ed è per questo che ha abusato di lui?"

Chiese Moody senza peli sulla lingua, riferendosi alla somiglianza fisica del figlio con il suo defunto marito. Tobias non rispose nulla, restò a guardare un punto imprecisato dritto davanti a sé. "Io amo mio figlio, Alastor. Come un figlio, certo... ma anche di più di questo."

"Merlino ma si rende conto di cosa sta dicendo?! Come può essere innamorato di suo figlio?!"

Tobias lanciò uno sguardo polverizzante verso Moody, e disse a denti stretti "Si vede che sono malato anch’io. Addio, Moody." Concluse, e se ne andò lungo i corridoi del castello, diretto verso casa. L’auror invece prese la direzione opposta, diretto al suo ufficio. Nessuno dei due però si accorse che qualcuno li aveva spiati. Una figura bassa e gracile se ne stava nell’ombra di una statua e nonappena il corridoio fu deserto, corse fuori dal suo nascondiglio correndo all’impazzata per i corridoi.

Sembrava spaventata, e corse così forte che girato l’angolo andò a finire direttamente addosso ad un’altra studentessa. Caddero a terra entrambe, e quando la ragazza appena urtata si riprese, esclamò "Gita! Ma cosa ti piglia a correre in questo modo!"

"C... Cammy... io... oh ti devo dire una cosa!"

 

 

SALA GRANDE, ORA DI PRANZO:

 

"Ciao, Zabini..."

"Oh...? Ciao, Cissa. Tutto bene?"

"Io... beh, no. Hai sentito di ieri notte?"

Il prefetto annuì, ma riabbassò subito lo sguardo sul suo piatto, come se l’argomento in questione non lo interessasse minimamente. La ragazza attese per qualche secondo, ma il ragazzo non commentò in nessun modo, lasciandola molto stupita. Un pochino rossa in viso, si costrinse ad insistere, perciò chiese ancora

"Beh... non hai niente da dire? Severus... è il tuo migliore amico, no?"

"Severus sta bene. E non ho intenzione di vedere Avery, perciò no. Non ti accompagno in infermeria!"

"Io... non ho bisogno di accompagno. Non ti sembra di... stare perdendo le priorità?"

"In che senso?"

"Beh... ormai perfino i Grifondoro sono andati a trovarlo. Si starà chiedendo dove sei tu..."

"Non se ne sarà neanche accorto, Cissa. A malapena si ricorda che esisto!"

"Se n’è accorto eccome!"

Disse una voce alle loro spalle e subito dopo uno stremato Avery prese posto sulla sedia a fianco a quella del prefetto, dall’altro lato di dove si trovava Narcissa. Il ragazzo aveva poco della sua solita espressione scherzosa sul viso: era pallido come un lenzuolo e due occhiaie nere e profonde attiravano immediatamente l’attenzione su di loro. In quel momento sembrava dimostrare trent’anni.

"Ti sei allontanato da lui in maniera oscena, non ti pare?" Disse Avery, pungendo nel vivo.

Zabini non lo degnò neanche di una risposta, semplicemente abbandonò il suo pranzo, raccolse da terra la sua borsa colma di libri e si allontanò dal tavolo, uscendo dalla Sala Grande. Narcissa lentamente prese il suo posto accanto ad Avery e tristemente, con un filo di voce, disse

"Ma che gli prende...?"

La ragazza aveva gli occhi lucidi. Conosceva Severus, Avery e Zabini dal primo anno di scuola e non avrebbe mai pensato che un giorno sarebbero potuti finire così. Almeno non al punto da non andarsi a trovare quando si stava male. Il suo Severus aveva rischiato la vita. Perchè quel comportamento così freddo tutt’a un tratto? Quando la ragazza si accorse che neanche Avery rispondeva alle sue domande, alzò uno sguardo da cane bastonato su di lui, ma quello che vide la spaventò.

Il volto sempre sorridente e furbo del suo amico era deformato dalla collera più nera. Non lo aveva mai visto così: gli occhi spalancati, le labbra serrate e le narici che fremevano. Nella mano sinistra stringeva un toast, ormai irriconoscibile nella sua stretta irosa. La biondina provò a sfiorargli una spalla per farlo tornare in sè, ma ottenne l’effetto contrario. Il ragazzo sbattè un pugno sul tavolo, imprecando a denti stretti ed uscì come una furia dalla Sala Grande.

Narcissa, stupefatta, lo inseguì, già sapendo che si preparavano guai. Il prefetto intanto, cartella in spalla, camminava solitario e silenzioso lungo un corridoio del castello, quando sentì la voce di Avery chiamarlo dalle sue spalle; non ebbe neanche il tempo di voltarsi che due mani gli afferrarono il bavero e si sentì spingere con violenza contro il muro. Il gridolino spaventato di Narcissa riempì l’aria ed Avery, col viso vicinissimo al suo, quasi gli gridò

"Stammi bene a sentire, quattr’occhi! Non so cosa cazzo ti stia passando in quella testolina marcia che ti ritrovi, ma ti proibisco di far star male Severus! Cos’avrei dovuto rispondergli quando per quindici volte nel giro di due ore mi ha chiesto dove fossi, eh?! O quando poi mi ha pregato di dirgli perché ce l’avessi tanto con lui?! O quando si è messo a ripercorrere gli ultimi mesi cercando un motivo per cui tu possa essere arrivato ad odiarlo in questo modo!"

"Lasciami stare, Avery! Questo non è affar tuo!"

"Non è... cosa?"

Chiese Avery in un sussurro, i suoi occhi erano quelli di un folle mentre lo scuoteva con violenza, sollevandolo ancor più contro la parete ed il prefetto dovette alzarsi in punta di piedi per non soffocare. Cosa voleva fare, ucciderlo? Conoscendo Avery ne sarebbe stato più che capace, in un momento di rabbia. Era per quello che cercava sempre di restare di buon umore. Zabini lo conosceva fin troppo bene.

"NON È CHE COSA?? –Ripetè, stavolta urlando. –Ieri notte Severus ha rischiato la vita! Questo non ti dice niente?! E Lucius è ancora in coma, forse non lo sai, ma gli hanno scagliato contro la maledizione di Skardok! E Severus ha visto tutto con i suoi occhi, quando è arrivato in infermeria ha perso i sensi tanto era traumatizzato! Si sta incolpando di tutto l’accaduto e porco Merlino, se tu ora non vai dritto filato in infermeria ti stacco la testa con le mie mani!"

"AVERY! SMETTILA! SMETTILA TI PREGO!" Gridò Narcissa, sconvolta da quello scatto d’ira e si appese ad un braccio dell’amico, tentando di fargli allentare la presa su Zabini. "Ma che vi è successo?! Voi due eravate amici per la pelle fino a poco tempo fa! Basta, vi sconguiro!"

"NON SONO STATO IO A TRADIRE LA NOSTRA AMICIZIA!" Gridò Zabini.

"E allora spiegami perchè dev’essere Severus a farne le spese!" Ribattè Avery.

Infine il prefetto riuscì a scrollarsi di dosso le mani di Avery, che però in un secondo tirò fuori la bacchetta puntandola dritta al collo del suo ex migliore amico. Narcissa lanciò un altro grido, ma nessuno dei tre sembrò essersi accorto della piccola folla che si era creata attorno a loro: studenti di vari anni e casate erano fermi ad osservare la scena, tutti col fiato sospeso.

D’un tratto, però, una figura alta e piazzata si fece largo tra la folla, la testa bassa ed i pugni stretti: era Nott, il capitano della squadra di Quidditch del Serpeverde. Avanzò veloce come un fulmine fino ai due litiganti, che si voltarono a guardarlo stupiti ed un secondo dopo ricevettero dritto sulla testa uno dei pugni più potenti che avessero mai ricevuto. Entrambi presero a lamentarsi a voce alta, massaggiandosi sul punto dove erano stati colpiti. Le loro imprecazioni però contribuirono solo a far spuntare una vena pulsante sulla fronte di Nott, che gridò

"ZITTI! Voi due... siete scemi, o cosa?!"

Immediatamente i due ragazzi cominciarono a parlarsi sopra l’uno con l’altro

" –Io non ho fatto niente!"

" –ma se è stato lui che..."

" –mi stavo solo facendo i fatti miei!"

" –Severus in infermeria..."

" –quando lo dico io!"

SBAM! STOMP!

Di nuovo i due furono zittiti a suon di pugni, ma il capitano stavolta non gli diede neanche il tempo di imprecare che si chinò su di loro, afferrando Avery per la collottola, e Zabini per i capelli dietro la nuca; li mise uno davanti all’altro e disse

"Il gioco delle bugie lo facciamo dopo! Ora... tu –disse rivolto al prefetto –vai dritto filato in infermeria a far visita a Severus e Lucius, visto che sono tuoi amici, e nostri cercatore e battitore! Tu, invece... –si voltò a guardare Avery che si contorceva come un’anguilla nella sua stretta- verrai con me e mi aiuterai ad organizzare una festa per il loro ritorno quando saranno dimessi!"

"Io ho lezione di storia della Magia, adesso!" Si lamentò il prefetto, agitandosi.

"Parlerò io col professor Ruf, ora vai!" Consluse, ‘lanciando’ il prefetto lungo il corridoio.

Zabini, che riuscì nonostante la forza della spinta di Nott a restare in piedi, si ricompose e tutto mogio prese la strada per l’infermeria. Alle sue spalle poi sentì il capitano del Serpeverde avvertirlo "Guarda che se scopro che non ci sei andato, ti ritrovo e ti ci porto io con la forza!" Il prefetto arrossì, e senza rispondere o voltarsi, continuò per la sua strada.

Avery intanto aveva assunto un’espressione di puro trionfo mentre guardava Zabini allontanarsi, ma quel sorriso compiaciuto e quegli occhi carichi di emozione non durarono molto sul suo viso.

SBAM!

Un fortissimo schiaffo a mano aperte lo colpì dietro al collo "Che ti ridi, tu! C’è da procurarsi una cinquantina di casse di burrobirra, e cinque o sei di whiskey incendiario!" Lo avvertì Nott, spingendo via anche Avery, che atterrò in piedi come un gatto, e rispose "Ma sei pazzo?! Come diavolo faremo a... con così poco preavviso, poi!"

Ma in quel momento arrivò la voce di Sirius Black, che si fece strada tra la folla, ormai in dispersione, e mai a memoria d’uomo una voce di Grifondoro aveva portato tali buone notizie per dei Serpeverde:

"Se vi fidate di un Grifondoro, posso aiutarvi io..."

I tre quindi si allontanarono, confabulando a voce bassa tra di loro. Sirius gli stava sicuramente rivelando del passaggio segreto attraverso la statua della strega orba, in quel modo sarebbe stato semplicissimo procurarsi il necessario per un party improvviso: saebbe bastato raccogliere i soldi la sera stessa in sala comune, e comprare l’occorrente direttamente al negozio. Intanto, i suoi tre compagni Malandrini si stavano allontanando verso la loro prossima lezione, consci del fatto che Sirius non aveva intenzione di prendervi parte. Durante il tragitto, passarono a fianco di molti gruppi di studenti chiacchieranti e si sentivano solo frasi come

" –quel Piton, dici? Ma non è un Serpeverde?"

" –Ma dai! Una serpe coraggiosa, sembrerebbe!"
" –L’ho sempre detto, io, che aveva fascino!"

" –Oh, ma è un eroe!"

Quando il gruppetto arrivò finalmente all’aula di incantesimi, James era molto più taciturno del solito. Presero posto il più lontano possibile dalla cattedra del professore, ed iniziarono a fare pratica con gli incantesimi di riparo; Peter agitava spasmodicamente la sua bacchetta, tentando di riattaccare le braccia ad un bambolotto di stoffa, ma riuscì solamente a dargli fuoco e Remus, mentre spegneva le piccole fiammelle, chiese al compagno rabbuiato

"Ramoso... tutto ok?"

"Mh? Come dici?"

"Ho chiesto se è utto a posto..."

"Ah.. sì è tutto ok, tranquillo."

"Davvero?"

James annuì e mormorando l’incantesimo ‘Reparo!’, con un solo, annoiato colpo di bacchetta fece ricongiungere i pezzi infranti di uno specchio, nel quale poi si guardò, con sguardo un po’ critico ed imbronciato.

"Sai, è la prima volta che ti guardi allo specchio senza sorridere!" Notò Peter.

"Hei! Non è colpa mia se sono bello!" Disse, col sorriso meno ebete del solito.

"Certo che... –cambiò discorso Peter- quel Piton è diventato davvero popolare!"

"Ah, sì...?" Chiese James, ostentando di non essersene accorto, mentre con un colpo di bacchetta mandava nuovamente in frantumi lo specchietto.

"Chissà come dev’essersi spaventato... –riflettè Lupin- non capita tutti i giorni di trovarsi faccia a faccia con un assassino, e vedere un tuo amico in fin di vita!"

"Però bisogna ammettere che è stato grande! È rimasto abbastanza calmo da guarirlo!"

"In effetti... disarmare un assassino, e curare la maledizione di Skardok!"

"Già! Incredibile, vero James?"

"Mmm.... vero..." Confermò il ragazzo, poco entusiasta delle gesta di Piton.

"Sicuro che è tutto a posto?" Chiese ancora Remus, ora preoccupato.

"Oh, insomma! Sono scocciato! Tutta questa popolarità improvvisa di Piton! Fino a poco tempo fa non lo poteva vedere nessuno, lo evitavano tutti come la peste per la –diciamo presunta –relazione col professor Morris, e ora...? Solo perchè ha avuto la fortuna di prendere la Maschera di sorpresa –e che cavolo, è un assassino, mica un Dio! –e perchè è così immerso nelle arti oscure da conoscere il controincantesimo ad una maledizione illegale! Se volete festeggiarlo per questo fate pure, io non ci sto!"

I suoi due compagni ammutolirono, ed il primo a riprendere la parola fu Remus. "Ramoso... non sei... un po’ prevenuto nei confronti di Piton? In fondo, nel bene o nel male lo abbiamo sempre saputo che è molto dotato come mago!"

"Più di me sicuro..." Si lamentò Peter notando il pupazzo che avrebbe dovuto aggiustare girare intondo come una trottola, rompendosi ulteriormente. James non parlò più per tutto il resto della lezione; anche se si cambiò argomento più volte, lui restò sempre sovrappensiero.

 

NEL FRATTEMPO, IN INFERMERIA:

Severus, finalmente da solo dopo innumerevoli visite di molti compagni, che li conoscesse o meno, aveva finalmente un po’ di tempo per sè stesso. Non aveva più bisogno di riposo, aveva dormito abbastanza. Ma doveva pensare: c’era qualcosa che gli sfuggiva... la scorsa notte, era andato di corsa verso la foresta proibita, guidato da un istinto inesplicabile, che lo aveva spinto a correre, a sbrigarsi. Arrivato lì aveva visto Lucius raggomitolato a terra e l’assassino della Maschera in persona su di lui, pronto a finirlo.

Lo aveva attaccato immediatamente, senza pensarci. Lo aveva disarmato facendo volare via il coltello maledetto dalla sua mano, ma l’uomo gli era comparso vicino, gli aveva sollevato la testa e scoperto il collo, contro il quale aveva puntato la bacchetta. Ma la maledizione che si aspettava non arrivò mai. Ricordava distintamente gli occhi scuri dietro la maschera: era come se quando si fosse reso conto di chi fosse, non avesse osato ucciderlo nè ferirlo. I suoi occhi si erano dilatati, come se lui fosse l’ultima persona che si aspettasse di vedere, e semplicemente era scomparso.

Quegli occhi... avrebbe voluto almeno ricordare di che colore fossero, ma non riusciva... era troppo sotto pressione in quel momento per notarli, ma ora si stava mangiando le mani per la sua imperdonabile distrazione! Sarebbe stato un indizio abbastanza importante... qualcosa in più per il suo identikit... si rigirò tra la coperte con gesto frustrato e osservò la tenda scura attorno al letto di Lucius... avrebbe tanto voluto che si risvegliasse subito. Aveva così tante cose da dirgli, da farsi perdonare... chissà cosa stava pensando, se sognava... chissà se Silente aveva ragione... se davvero Lucius si fosse attaccato proprio al suo ricordo per non morire...

Arrossì violentemente. Ormai dopo mesi passati a sentirselo dire e dimostrare, aveva accettato il fatto che Lucius fosse davvero innamorato di lui... ma cosa avrebbe potuto dargli? Si sentiva così stupido e immaturo, dentro... come avrebbe potuto ricambiarlo? Come poteva essere sicuro dei suoi stessi sentimenti? L’ultima cosa che voleva era prenderlo in giro come aveva fatto con Sirius, senza rendersene conto. Aveva visto benissimo con i suoi occhi quanto dolore aveva causato al Grifondoro.

D’un tratto però i suoi pensieri furono interrotti dal rumore della porta che si apriva di nuovo. Alzò gli occhi al cielo e finse di dormire, dando le spalle alla porta. Non gli interessava neanche chi fosse entrato. Tanto molti degli studenti che gli avevano fatto visita nemmeno li conosceva! Sentì dei timidi passi avanzare nello stanzone, ma non si mosse. Capì che il nuovo visitatore si era fermato a metà tra la porta e il suo letto, il primo della fila, e continuò a fingere.

"Ehm... Severus...? Dormi?"

Il vampiro riconobbe immediatamente la voce di Zabini e spalncò gli occhi, tirandosi immediatamente a sedere. Quel gesto improvviso fece arretrare il ragazzo di un passo e poi subito arrossire ed inchiodare gli occhi al pavimento. Anche Severus arrossì, non voleva provocare quella reazione. Il suo cervello prese a lavorare ad una elocità incredibile, cercando qualcosa per romprere il ghiaccio. Era dal ballo di Halloween che il prefetto non gli rivolgeva la parola decentemente.

"Io... credevo fosse qualcun altro che voleva sentirsi raccontare di ieri notte... fingevo di dormire."

"Sì... un po’ lo avevo capito. So che quando dormi non resti così fermo."

"Eh...?"

"Beh, sai... ti agiti, ti sbraghi, borbotti... non sei mai stato così fermo mentre dormi."

Senza smettere di arrossire e senza poter far nulla per coprirsi a meno di attirare ancor più l’attenzione su questo fatto, pregò semplicemente che Zabini non se ne accorgesse o che attribuisse tutto al suo stato di salute generale. Vide il ragazzo camminare lentamente, come se indeciso, verso la sedia accanto al suo letto. Non lo guardava neanche in faccia mentre si avvicinava. Quando prese posto, il prefetto chiese

"Come stai?"

"Come mi vedi..." Disse Severus, che aveva risposto così almeno cento volte quel giorno.

"Ti vedo abbastanza bene. Sai quando ti dimetteranno?"

"Penso domani al più tardi..."

"Ne sono contento."

Rispose il ragazzo, conitinuando a fissarsi le mani, che teneva intrecciate sulle gambe, incrociate anch’esse. Non sapeva cosa dire ed anche il vampiro di fronte a lui sembrava essere a corto di parole. Se non fosse stato per il fatto che si era appena seduto, avrebbe già salutato e sarebbe corso direttamente a lezione. Ma perchè non riusciva più a comunicare con Severus come un tempo? Soprattutto dopo aver appreso di Avery. Quella era stata una botta troppo forte. Si rendeva benissimo conto che non sarebbe mai riuscito a compretere con lui. Aveva un rapporto bellissimo con Severus, e nessun problema a parlarci.

"Beh... sapevo che stavi bene. Per questo non sono venuto prima."

"Sì, capisco... avrai avuto da studiare. Anche se Lucius non sta benissimo..."

Disse un po’ rabbuiato il vampiro, gettando istintivamente uno sguardo alle tende scure attorno al suo letto. Il prefetto si rese conto di aver detto una cosa stupida. Certo, gli importava della salute di Malfoy anche se non andavano proprio d’accordo. Tossì leggermente, schiarendosi la voce, poi disse

"Non intendevo dire che non mi interessa di Malfoy."

"Oh... lo so! Tranquillo..."

"Io... –si grattò la testa –penso che ora dovrei andare a lezione."

Severus non rispose nulla, restò a fissarlo per qualche attimo prima di annuire ed abbassare lo sguardo. L’altro raccolse la borsa con i libri che aveva poggiato a terra e fece per alzarsi ed andarsene. Ma dopo due passi sentì l’amico che con un filo di voce gli chiedeva

"Tu ce l’hai con me...?"

Si fermò, ma aspettò qualche attimo prima di voltarsi lentamente e guardarlo dritto negli occhi. Stavolta era il turno di Severus di fissarsi le mani. Il prefetto allora sospirò leggermente... Avery non gli aveva mentito allora, quando diceva che il moretto pensava che ce l’avesse con lui. Aveva creduto fosse solo una scusa per mandarlo a fare una figura del cavolo davanti al ragazzo che amava.

"Io non ce l’ho con te." Disse con voce piatta, quasi fredda.

"Non ci credo..."

"Davvero." Ripetè il ragazzo, e tornò a sedersi accanto al moro.

"Tu... sei così strano ultimamente... così distante."

"Lo so... non è un bel periodo. Ma non ho niente contro di te."

"Parli della lite con Avery?"

"Mh. Sì, anche di quello. Ho saputo che è venuto tuo padre stamani..." disse, ansioso di cambiare argomento e purtroppo conscio del fatto che voleva restituire a Severus il favore e tirare in ballo un argomento che fosse stato scomodo, come la lite con Avery lo era per lui. Infatti vide l’altro muoversi leggermente sotto le coperte e si maledì. Ecco perchè cercava di stare sempre il più possibile alla larga da chi amava. Aveva un carattere troppo malvagio, lui.

"Sì, è venuto stamattina. Ma se n’è andato poco dopo."

"Ho letto che è stato reintegrato completamente nel suo vecchio ruolo."

"Era solo questione di tempo, comunque. Non era lui l’assassino."

"Pensi davvero che si nasconda a scuola?"

"Certo. Non ci sono altre spiegazioni."

"Mh... ma chi potrebbe essere? Moody ha dato il veritaserum a tutti!"

"Beh... non so che dire."

"E poi... insomma, lui colpisce anche a Londra. Come potrebbe entrare e uscire dal castello in questo modo?"

"Ripeto che non lo so."

"Beh... comunque sta attento da adesso in poi. Ho notato che ultimamente vai bazzicando in giro un po’ troppo sui luoghi dei delitti. Non va bene, l’assassino potrebbe farti del male se pensasse che hai capito qualcosa!"

"Stranamente non lo ha fatto." Disse l’altro, guardandolo negli occhi.

"Non ha fatto cosa?" Chiese il prefetto confuso.

"Non mi ha fatto del male. Avrebbe potuto... vedi, quando trovai Lucius l’assassino era sopra di lui con il coltello. Io l’ho disarmato e lui mi è apparso vicino, mi puntava la bacchetta alla gola, avrebbe potuto uccidermi e via, ma non l’ha fatto. Semplicemente è sparito di nuovo nel nulla. Questo comportamento, io non riesco proprio a spiegarmelo..."

"Forse ti conosce! –esclamò Zabini, la paura incisa nella voce –Sev, per l’amor di Merlino, non provare mai più ad immischiarti con lui, o girovagare nelle ore notturne! Ti vedo sempre che scappi da scuola con Lucius, la sera! A fare cosa non lo so e non mi interessa, ma... insomma, non scoprirti così!"

"Se avesse voluto uccidermi lo avrebbe già fatto!"

"Se non per te, almeno fallo per chi ti sta intorno!"

A queste parole, Severus spalancò gli occhi per un attimo. Si era ripromesso di non agire mai più in maniera così sconsiderata e rieccolo ancora a contemplare indagini e quant’altro! Abbassò lo sguardo, afflitto, e si maledisse mentalmente per l’aver pensato di lasciarsi trasportare ancora una volta. La maschera lo aveva risparmiato, e allora? Aveva quasi ucciso Lucius, e non poteva sapere se era stato a causa sua e dei suoi giochi o meno.

"Hai perfettamente ragione, Zabini."

"Sono contento di sentirtelo dire. Significa che non gironzolerai più in giro?"

 

Severus annuì e vide l’altro mostrargli un mezzo sorriso. Il massimo che avesse mai visto spuntare sulle labbra di Zabini... il prefetto era infatti sempre austero e riservato, mai una parola fuori posto, mai in disordine e sempre in orario: la quint’essenza della precisione! Contraccambiò il sorriso con uno dei suoi e lo vide sistemare meglio la borsa in spalla e dire

"Beh... ora vado, devo finire una ricerca."

"Va bene..."

"Passo più tardi, se vuoi." Disse, racimolando tutto il suo coraggio.

"Mi farebbe paicere!" Rispose Severus e l’animo di Zabini si risollevò non poco.

"Allora...a dopo! Ciao."

Pochi secondi dopo che Zabini fu andato via, il moretto sentì dei rumori soffocati provenire dal letto accanto al suo. In men che non si dica fu in piedi e vide madama Chips avanzare velocemente verso il paziente appena risvegliatosi. Non vide cosa accadde dietro le tende, ma tese le orecchie per sentire.

"Signor Malfoy, tutto bene? Mi riconosce?"

"Io... sì..."

"Molto bene. Spalanchi gli occhi, ora, e segua la luce."

Sentì Madama Chips chiedere e dietro le tende vide accendersi l’alone rotondo di una luce, che iniziò a muoversi lentamente avanti ed indietro su un’immaginaria linea retta. Quando la luce scomparve, udì un alcuni fruscii di lenzuola spostate e dopo qualche attimo di silenzio, gli giunse alle orecchie il mormorio di un incantesimo e poi ancora silenzio.

"Sente dolore da quache parte?"

"Dappertutto..."

"Bene, è normale. Ora beva questo."

"Fa schifo..."

"Che pretendeva? Succo di zucca?"

"Bleah..."

"Si riposi, adesso!"

"Severus... dov’è Severus...?"

"Il signor Piton è nel letto accanto al suo!"

"Nel... letto? E perchè?"

"È stato il signor Piton a salvarle la vita."

"Co... come sta?!"

"Molto meglio di lei se vuole saperlo!"

La sentì dire con voce decisa e leggermente irritata, poi un tonfo. Sicuramente la dottoressa aveva spinto Lucius sul letto per costringerlo a sdraiarsi... quando Severus riuscì a distinguere i passi di Madama Chips allontanarsi ed una porta aprire e chiudersi, seppe che erano rimasti soli. Sentì il respiro doloroso del compagno e poi un fruscio. Voleva alzarsi? Non perse altro tempo e si infilò tra le tende.

"Lu...?"

"Oh! Sev! Stai bene?!"

"Sì... sdraiati, su..."

"Io... volevo vedere se davvero eri qui anche tu. Che è successo?"

"Beh... te lo racconto quando stai meglio ok?"

"Io... va bene, allora."

"Lu, sai che... beh mi dispiace per quello che è successo."

"Perchè, cos’è successo?"

"Perchè è colpa mia se stai così male ora e se hai rischiato di morire."

"Ah..."

"..."

"..."

"..."

"Ma non ho capito... perchè colpa tua?"

"Come perchè? Se non... beh, sei andato via per colpa mia!"

"Non dire cavolate! Non mi hai mica cacciato tu!"

"Ma se ti avessi cercato... anche solo pochi minuti prima, avrei potuto evitare..."

"Evitare cosa? Oh, andiamo mica potevi immaginartelo!"

"Non è vero. Lo sentivo... dentro di me sapevo che sarebbe successo qualcosa!"

"Uff... ma quando la smetterai di farti carico di tutto...?"

Sospirò il biondo scuotendo leggermente la testa, arrabbiato dal comportamento di Severus che insisteva nel prendersi colpe e responsabilità non sue. Il moretto capì il suo stato d’animo ed abbassò la testa, demoralizzato. Ma perché ogni volta che parlava continuava a fare danni?

"Mi dispiace..."

Lucius si voltò di nuovo a guardarlo, il suo viso mortalmente serio; non sembrava avere ancora nessuna intenzione di perdonarlo. Severus sapeva che il compagno aveva ragione, così non disse più nulla, aspettando una risposta, il cuore stretto in una morsa dolorosa.

"Sev, devo parlarti, ed è meglio che lo faccia adesso, prima di riprendere completamente lucidità..."

"Dimmi..." Replicò il moretto, alzando il viso sconsolato, temendo il peggio.

"Io sono scappato dopo la nostra lite soprattutto per chiarire i miei pensieri. Ammetto che sono stato più acido del dovuto e mi sono meritato in pieno lo schiaffo che mi hai dato. Non interrompermi! Dunque, dicevo... il fatto comunque è che certe volte mi fai davvero cadere lel braccia! Insomma, io cerco di starti dietro, di non farti pressioni di nessun tipo, sebbene tu ancora non abbia chiarito nulla con me! A partire dai tuoi sentimenti! Io mi sono dichiarato subito con te, ma tu continui a dire ‘chiudiamola qui, ok?’ "disse imitando in farsetto la voce di Severus.

"Ed a parte questo... io so che tu hai molti pensieri già per conto tuo, ma per Merlino mi spieghi che bisogno hai di preoccuparti così tanto di cose che non ti riguardano nemmeno?! Non sopporto che tu preferisca scappare e rifugiarti in queste cose solo come scusa per evitare i tuoi problemi! Anche il fatto che ti sei riappacificato così presto con tuo padre! Secondo me hai usato la scusa delle informazioni sull’assassino solo per illuderti che così quel problema sia passato!

"Ed ecco anche un altro fatto! Io faccio di tutto perchè tu ti possa fidare di me ma non ti fai mai avanti! Non insisto mai nel chiederti certe cose per non farti male... penso ‘massì, prima o poi si sfogherà di propria volontà’, ma cavolo tu preferisci parlare di assassini, di spiriti sofferenti e del cazzo che ti pare! Metto da parte me stesso completamente per te, e nemmeno te ne accorgi! Forse sbaglio in questo, mi comporto esattamente come te... fuggo dalle mie paure con la scusa di proteggere te, quando tu sembri accanirti così tanto nel rifiutare il mio aiuto!

"Insomma, quello che sto cercando di dire... è che stiamo sbagliando tutto! Facciamo di tutto pur di non rivelarci completamente e questo è un male. Ora... io non pretendo che tu decida di aprirti con me adesso, all’improvviso. Ma ho deciso... che da questo momento io farò così. Piano piano cercherò di raccontarti tutto di me. Perchè tu non sai niente. Tu mi conosci così, come il biondino stupido ed innamorato... ma c’è... tanta oscurità in me, così tanta che ho tentato di tenertela nascosta fin dall’inizio... ma spero che così facendo, deciderai di fidarti anche tu."

Severus ascoltò il discorso del compagno fino alla fine, con attenzione, senza abbassare lo sguardo o interromperlo. Quando capì che aveva finito, restò qualche attimo di più in silenzio, a valutare una risposta, poi aprì la bocca un paio di volte finchè non riuscì a parlare

"Hai ragione... lo so bene che non sappiamo niente l’uno dell’altro. E probabilmente è per questo che non riesco ad essere chiaro nello spiegare a te o a me stesso cosa provo nei tuoi confronti... non riesco a fidarmi di nessuno, ma... le cose che vorresti sentirti dire per me sono così... dolorose e... insomma, io non saprei da dove iniziare."

"Per me è lo stesso. Ma io ci proverò, magari non adesso e non tutto insieme, ma poco alla volta, quando si presenteranno occasioni giuste, non le lascerò scappare e proverò a raccontarti di me. Alla fine, ci ho pensato ed è giusto. Non posso dire di amarti ed aspettarmi qualcosa da te se il primo a non avere fiducia sono io. Anche se ho paura... non so quante delle cose che sono ti potranno andare bene. Ma voglio che questo sia un punto di svolta per noi, mi capisci?"

"Sì... sì, ti capisco bene. Io ti prometto che ci proverò insieme a te."

Rispose semplicemente il moro, ma quelle parole, "insieme a te", riuscirono a dare una scossa al cuore del biondo anche se non capiva bene perchè. Il solo pensiero che ci fosse un "insieme", una specie di "noi", lo fece sentire al settimo cielo! Sorrise debolmente, sentendosi tutto dolorante, ed allungò una mano fino a toccare il viso di Severus, che non disse nulla in proposito, non si scansò e non smise di guardarlo negli occhi.

Poi il tocco si trasformò in una carezza, nella quale il moretto si immerse: era così sollevato dal vedere Lucius vivo e finalmente in stato di coscienza, che quel contatto fu molto rassicurante. Chiuse gli occhi e li riaprì quando avvertì movimento al suo fianco. Il compagno si era alzato a sedere, poi portò anche l’altra mano sul suo viso, circondandoglielo, e si avvicinò fino a baciarlo. Quando anche Severus portò una mano sul suo viso, il cuore prese a battere nel suo petto di vampiro.

Ma non riuscì a mantenere oltre quella posizione, così fu costretto a lasciarsi icadere, dolorante, sul letto. guardò il viso di Severus e fu felice di vedere che sorrideva. Contraccambiò quel sorriso e poi lo sentì dire "Ora ti lascio riposare. Ci vediamo domani mattina!" Lo rassicurò e, ponendo un ultimo bacio sulla sua fronte, sparì oltre i tendaggi scuri. Il biondo ricadde addormentato quasi subito, finalmente tranquillo.

 

Giovedì 3 Dicembre, Infermeria, ore 19:30

"Mi raccomando, segua i miei consigli, e si riguardi! Niente Quidditch per un paio di settimane!"

"Certo, signora, ho detto che va bene!"

"Ci penserò io a lui, Madama... tranquilla!"

"Mi raccomando signor Piton, lo tenga d’occhio!"

Il moretto annuì sorridendo mentre Lucius, rivestendosi alle spalle della dottoressa, le faceva il verso, annoiato da tutte quelle stupide raccomandazioni. Quando finalmente indossò anche le scarpe, il biondo si sollevò in piedi e, salutando cordialmente madama Chips, prese Severus per un braccio, ed uscirono dall’infermeria.

"Finalmente, non ce la facevo più a stare là dentro!"

"Ricorda le parole di madama Chips, Lu! Non strafare questi giorni!"

"Ma fammi il favore! Sono un vampiro, mica un debole babbano!"

"Ah, se la pensi così va bene. Ma il riposo riguardava anche i compiti."

"Eh?! Davvero? Allora va bene, riposerò totalmente quanto volete!"

"Ah, ah!" Rise brevemente Severus.

"Senti, Sev… io pensavo ad una cosa."

"Dimmi tutto."

"Quando l’assassino mi ha attaccato, ricordo che mi disse una cosa curiosa."

"Oh. Sarebbe?"

"Mi disse che meritavo la morte per qualcosa che avevo fatto."

"Mh? Cos’avresti fatto?!"

"Non ne ho idea! Ma ho la netta sensazione che ci conosca. Ti ha risparmiato, no?"

"Sì, ma... pensa, chi potrebbe avercela con te?"

"Molta gente, a dire la verità."

"Naturalmente, intendevo qui al castello."

"Qui al castello, dici? Fammi pensare... –disse, fingendo di sforzarsi – forse, qualcuno invidioso della mia fama mondiale di Quidditch, o geloso della mia voce da tenore, o della mia abilità nel ballo hip hop, o addirittura delle mie infinite capacità di bassista! O perchè no, delle mie doti culinarie, o per la mia fama di grande amatore! Oppure... ma certo, perchè non ci avevo pensato prima! Forse, qualcuno dal tuo fan club!" Concluse rafforzando l’ultima parola, irritato dal fatto che non fosse lampante.

"Il mio che cosa?!"

"Hai capito bene, Sev! L’esercito di ammiratori che ti viene appresso!"

"Tu sei pazzo, Lu... o forse è la maledizione che ancora dà problemi."

"Ma quale maledizione! Non venirmi a raccontare che ancora non te ne sei accorto!"

"Ma non dire fesserie! Che io sappia, ad avere una mezza simpatia per me sono: Narcissa, e già la escludiamo a priori visto che l’assassino è chiaramente un uomo. Poi c’è Kobra, ma... oh! È morto! Ed infine quel Brad, l’assistente di Moody, ed escluderei anche lui, visto che sta sempre a fianco al suo superiore!"

"Mmm..." Rispose solamente Lucius, che intanto pensava ad Avery e Zabini, anche loro innamorati di Severus, ma decise di non rivelarlo al diretto interessato per evitare di creargli altri problemi. Non che sospettasse realmente del "bestemmiatore di Hogwarts", ma doveva ammettere che il prefetto invece gli dava parecchio da pensare: avrebbe potuto benissimo essere lui, ultimamente si isolava sempre più dal resto del gruppo. E se avesse avuto qualcosa da nascondere? Naturalmente a parte la sua cotta per Sev.

Altrimenti, restava Sirius. E nonostante quello che pensava Severus, il Grifondoro era ancora ben lungi dal dimenticarlo... sicuramente ancora coltivava l’attrazione per l’ex ragazzo. Tutte quelle cose, però, preferì tenerle per sè almeno per il momento: era da troppo tempo che non vedeva un sorriso sul volto del compagno. Ma stava facendo bene? O avrebbe piuttosto dovuto metterlo in guardia dall’eventuale pericolo rappresentato dai suoi spasimanti? Ma come avrebbe potuto? Non se la sentiva di spingerlo ad isolarsi per dei timori, magari infondati.

Arrivarono infine all’entrata della loro Sala Comune, pronunciarono la parola segreta e quando furono dentro vennero letteralmente travolti da uno scroscio di applausi ed un’infinità di "Bentornati!", o "Grandi, gli eroi di Hogwarts!", o anche "Ecco chi ha battuto la Maschera!".

Tutti gli si avvicinarono per festeggiarli e per sentire il racconto preciso di tutto l’accaduto, che naturalmente i due vampiri si guardarono bene dal rivelare interamente (più per proteggere i loro compagni di casa, che per escluderli). La diffidenza era l’ultima cosa di cui la scuola aveva bisogno in quel momento.

Così, passarono semplicemente la serata a divertirsi tutti insieme: proprio quello che Lucius pensava avrebbe giovato a Severus, e fu felice di vederlo dopo tanto tempo in vena di chiacchiere e compagnia. C’erano, insieme ai Serpeverde anche Cammy e Gita, nonchè tre dei Malandrini. Potter infatti non si vedeva da nessuna parte.

Non sembrava aver preso molto bene il "furto di popolarità" da parte delle serpi: secondo lui, i Serpeverde non erano fatti per la popolarità e non ne avrebbero dovuta mai avere, come se non fosse previsto dalle leggi della natura stessa! Lucius però decise di non pensare a nessuna di queste cose, piuttosto si diede ai festeggiamenti. Alcuni compagni di Casa si erano cimentati nel suonare strumenti, cantando canzoni molto divertenti che tutti ripetevano in coro.

"Lu, dovresti stare più calmo, madama Chips..." Disse Severus, notando come il suo compagno aveva iniziato a cantare, ballare e bere senza ritegno, ma Lucius non lo fece neanche finire che, come se lo avesse visto solo allora per la prima volta, sorrise ampiamente e rispose con la voce piegata dalla sbronza

"Sssssev! Ammmoore! Sono perfettamente rilassato, non vedi? Ah ah ah!"

E poi si precipitò al fianco di Avery, in piedi su di un tavolo, a cantare a squarciagola una canzone dal titolo "Ti amo quando sono sbronzo", che dedicarono accoratamente ad un soddisfatto Peter Minus. Severus non potè non sorridere allo spettacolo. D’un tratto, però, il passaggio si aprì ancora e da esso fece capolino il professor Morris.

"Ma che... che sta succedendo qui?!" Gridò e tutti si fermarono.

"Beh... noi festeggiavamo Piton e Malfoy... sa..."

"Ma... ma... SENZA DI ME?!" Esclamò come offeso e tutti scoppiarono a ridere, trascinando dentro anche lui, che immediatamente individuò il centro del divertimento e vi si precipitò: in un attimo fu anche lui a fianco di Avery e Lucius a cantare a squarciagola, un bicchiere di whiskey incendiario in una mano, insegnando a "quei dilettanti" altre allegre canzonette a loro ignote.

Ma dopo molte sifnonie, lasciò il canto a chi aveva ancora voce e raggiunse Severus, che stava allegramente scherzando con Cammy, "Ciao!" Li salutò calorosamente e quando lo videro, i suoi due studenti sorrisero, e contraccambiarono il saluto. "Beh... io vado a ripescare Gita..." Disse la ragazza dai capelli vivaci, anche se quella sembrava più una scusa, e sparì subito dopo.

"Tutto bene, professore?"

"Mh...? Cioè... lei chede a me come sto? Ah ah ah! Come sta lei, piuttosto!"

"Ora bene. Ho saputo che ha cercato l’arma dell’assassino. L’ha ritrovata?"

"Non me ne parli... sparita nel nulla! Chissà chi ce l’ha in questo momento..."

L’ultima frase fu pronunciata dall’uomo con un tono strano, come se stesse più che altro riflettendo a voce alta. Severus notò allora il pallore sul viso del suo insegnante. Dovevano essere stati giorni molto stressanti per tutti, dopo l’ultimo attentato. Allungò una mano fino a toccargli una spalla, e gli disse con voce comprensiva

"Forse dovrebbe riposarsi un po’... sembra molto stanco." Il professor Morris sembrò quasi sobbalzare al leggero tocco, ma poi sorrise a mo’ di scuse e rispose

"Mannò, mannò... mi sto talmente divertendo! Era dal mio ultimo anno ad Hogwarts che non partecipo ad uno di questi festini! Comunque ci tenevo a dirle che... mi dispiace che abbia assistito a quelle scene. Ho sentito che è stato terribile, che è stata addirittura lanciata la maledizione di Skardok."

"Beh... ero molto scosso, è vero. Ma ora è tutto ok! –Sorrise il moretto, e continuò –sono felice di essere arrivato in tempo almeno per salvare Lucius. Anche se... se non fosse stato per il mio stupido orgoglio, questo non sarebbe mai successo."

"Oh, ma non dica bestialità! Il signor Malfoyè andato per tre giorni in giro da solo e tutto questo solo per una banalissima lite! Avrebbe potuto anche pensarci lui, ai pericoli che correva, no? Insomma... non sto dando la colpa a nessuno, ma trovo sia assurdo che due ragazzi maturi non possano chiarirsi! Basta scappare al primo ostacolo! Dovete scannarvi? Bene, fatelo! Così capirete meglio cosa è davvero importante per l’altro e sarete ancora più uniti di prima, no?"

Severus ascoltò il discorso del professore, che evidentemente si era accalorato molto mano a mano che parlava ed alla fine annuì, sorridendo. L’insegnante però, davanti a quel sorriso arrossì e si sgonfiò visibilmente. Non c’era poi bisogno di scaldarsi tanto... tornò a guardare il suo studente e disse

"E poi... sinceramente, io non sopporto che lei stia sempre così male, signor Piton..."

"Io... la ringrazio. –Rispose il moretto e poi fu il suo turno di arrossire. –lei si preoccupa troppo."

"Gliel’ho detto, lei per me non è come tutti gli altri studenti. Cercate di non uscire più da soli..."

"Va bene, è che... mah, meno male che non è accaduto nulla."

Concluse il moretto; il fatto che lui non fosse per il suo professore come tutti gli altri lo aveva riempito di orgoglio e di qualcos’altro. Ormai non aveva più senso nascondere a sè stesso la verità: aveva preso una bruttissima cotta per il suo insegnante. Curioso... stava per crollare quando venne ingiustamente accusato di avere una relazione con lui, ed ora invece sperava di averne una.

Il professore aprì la bocca per dire qualcos’altro, ma fu interrotto da un grido alle sue spalle che li fece sobbalzare entrambi.

"SEVERUS! HO QUALCOSA DA DIRTI!"

Gridò un ormai ubriaco Lucius che, tentando di avvicinarglisi, cadde rovinosamente sul pavimento inciampando sui suoi piedi. "Oh no, Lu!" Si preoccupò Severus vedendolo capitombolare in quel modo; si piegò su di lui per soccorrerlo e lo sentì lamentarsi. "Te l’avevo detto di non sforzarti! E soprattutto di non bere così tanto!" Lo rimproverò infine il moretto, una volta constatato che stesse bene.

All’improvviso poi il biondo, prendendo di sorpresa il compagno, gli portò una mano dietro al collo e gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia. Senza lasciarlo andare poi lo guardò negli occhi e con la voce incrinata dall’alcol si lamentò "Sev, non prendermi in giro in questo modo! Tu giochi coi miei sentimenti... il dolore di questa caduta non è niente in confronto a quello nel mio cuore... SPOSAMI! IO TI AMO..."

Severus scoppiò a ridere, mentre passava un braccio attorno alla schiena del biondo e lo aiutava a tirarsi in piedi

"Sì, va bene! Ma ora alzati e riposati da qualche parte, ok?"

"Tu... hai detto "sì", hai accettato!"

"Sì Lucius, ho accettato, su non farti trascinare!"

"Oh, Sev! Farò tutto ciò che vuoi, sposiamoci domani! Tu mi ami, vero?" Chiese, gli occhioni lucidi e speranzosi fissi nei suoi.

"Certo, certo...! Vieni qui, su!" Lo tranquillizzò mentre lo aiutava a farsi strada verso i dormitori.

"Devo... comprare gli anelli, allora..."

"Già! Ed anche organizzare una festa di nozze, non sarà una cosa facile! Perciò, ora riposati non vorrai mica sposarti così, tutto stanco con le occhiaie e le nausee? Io non mi accontento di un matrimonio alla buona, sai? Forza, devi essere bello domattina!" Disse ed in quel momento arrivò anche Avery, che lo aiutò a trasportare Lucius per il corridoio, prendendolo dall’altro lato.

"Sì, hai... hai ragione! Avery! Verrai anche tu, vero?"

"Sììììì! Dove?" Chiese il ragazzo, mentre Severus apriva la porta della loro stanza.

"Al nostro matrimonio! Voglio che canti Merlino!"

"Ah ah ah! Per te questo e altro, ora sdraiati qui, da braaaaavo!"

E dicendo così, lo portarono all’interno, e lo adagiarono sul suo letto. Appena pochi secondi dopo il biondo chiuse gli occhi e si addormentò sopraffatto dall’alcol. Avery si allontanò dal letto e si andò a sedere ad una delle due scrivanie, quella di Lucius.

"Non sapevo che i vampiri potessero sbronzarsi..." Rise sottovoce.

A quella frase, Severus si voltò di botto per poi ricordare ciò che il ragazzo gli aveva detto la sera del tentato omicidio: lui già sapeva da tempo della loro natura, non c’era niente da temere. "Oh... beh, è normale, perchè qualsiasi liquido noi beviamo viene assorbito dal nostro organismo esattamente come il sangue, perciò..."

"Perciò, si può dire che ogni cellula del corpo di Lucius ora sia ubriaca e stia ballando il gioca jouer"

"Ah ah ah! Non so cosa sia ma sì, è esatto!" Rise il moretto e poi si bloccò all’improvviso.

"Mh? Cosa c’è, qualcosa non va?"

"Oh... beh niente, mi sono ricordato di aver lasciato il professor Morris di là."

"E allora? Se la caverà, vedrai..."

"Mi sembra una cosa scortese... ma forse hai ragione, è una festa in fondo..."

Avery non rispose niente per qualche tempo, restando a fissare l’amico con un’espressione indagatrice, poi si rilassò contro la sedia e sorridendo in maniera malefica disse, parlando lentamente come se volesse che ogni parola fosse assorbita dal cervello di Severus il più profondamente possibile

"Per me... –pausa per fare scena –tu hai una cotta per il professor Morris!"

"Eeeeh?! Ma non dire fesserie!" Sobbalzò il moretto, evitando lo sguardo di Avery.

"Ah ah ah! È così, gli stai sempre appiccicato quando capita l’occasione!"

"Ma smettila con le bestialità, è un insegnante!" Arrossì violentemente.

"Appunto! Ha carisma! Oh, andiamo non lanciarmi quegli sguardi omicidi, lo sai che ho ragione. Ricordi che io tra il terzo e il quarto anno sbavavo dietro a Madama Chips a tal punto da ferirmi apposta per poter andare in infermeria? E tutti mi chiamavano la crocerossina perchè ogni volta che qualcuno si setniva male, io mi offrivo di accompagnarlo?"

"Ah ah ah! Già, è vero me l’ero scordato! Merlino, ricordo che un giorno fingesti addirittura un principio di attacco cardiaco e quando poi ti dissero che ti avrebbero dovuto mandare piuttosto al San Mungo, tu diventasti pallidissimo, avevi paura di qualcosa che si chiamava eclettoschock, mi pare!"

"Ahem... è elettro-shock, comunque sì, purtroppo ricordo..."

"Ma non ricordo... poi come hai fatto a fartela passare?"

"Beh... –iniziò Avery sorridendo, ma poi quel sorriso scomparve –è passata da sola."

Concluse semplicemente, riprendendo poi a sorridere sperando che l’amico non avesse notato nulla. Ora che ci pensava, quella cotta gli era passata lentamente, giorno dopo giorno dal momento che lo aveva visto ballare sotto la neve la sera di Halloween dell’anno prima... Severus fortunatamente non notò nulla, o se lo fece non vi diede molto peso, ed annuì completamente fiducioso nell’amico di sempre.

"Io volevo chiederti solo una cosa, Sev..."

"Dimmi..."

"Quando è successo che sei stato trasformato in vampiro?"

Severus ascoltò la domanda e tacque. Non poteva dire di non aspettarsi questo momento prima o poi, ma ugualmente restò per un po’ a corto di parole. Con lo sguardo cercò gli occhi di Avery per capire il suo stato d’animo, se fosse arrabbiato o semplicemente deluso... poi sospirò e rispose con tono abbastanza depresso

"Quest’estate..."

"Prima o dopo essere andato via da casa?"

"Prima. Insomma, dopo la trasformazione mi sono chiuso in camera mia per trovare e distillare dei rimedi che mi permettessero di continuare a frequentare Hogwarts nonostante la mia nuova natura. Ma quell’esilio prolungato finì con l’irritare papà e dopo aver litigato ed esserci scontrati, io e la mamma abbiamo deciso di andarcene."

"Capisco... beh... non che pretendessi che ti precipitassi a raccontarmi l’accaduto, ma... sono passati tre mesi dall’inizio della scuola e mi stavo domandando perchè non mi hai mai raccontato nulla in tutto questo tempo? Occasioni ce ne sono state..."

"Non lo so. –ammise Severus, che si rendeva conto benissimo di non avere scusanti agli occhi dell’amico. –Un po’ per tutto. Per paura di perderti, per non rivelarmi e soprattutto non rivelare Lucius. Lo so, sembra così stupido ora aver agito in questo modo proprio con te..."

"Ma... davvero hai pensato che io potessi abbandonarti o addirittura tradirti?! E poi come hai potuto sperare che non mi accorgessi di nulla, dopo anni passati fianco a fianco? Sono o non sono il tuo migliore amico?!"

"Lo so, Avery... mi dispiace. Non so cos’altro dirti, ma ero così spaventato, e lo sono tutt’ora! Una vita nuova, da solo con mia madre, senza soldi, una nuova natura che avrebbe potuto costarmi tutto: la scuola, la libertà, i più comuni diritti dei maghi... non so che altro dire, solo che ho avuto paura di tutto ciò che mi circondava e... pensavo che come ero cambiato io forse potevate cambiare anche voi nei miei confronti..."

"Con "voi" intendi anche Zabini?"

"Sì, esatto."

"Lui sa già di questa cosa?"

"No. Sei l’unico a saperlo a parte i miei genitori."

Questo riempì inaspettatamente Avery d’orgoglio, per lo meno non lo aveva detto a nessun altro. A quel punto sorrise e disse, comprensivo "Beh... so cosa significa custodire un segreto che potrebbe cambiare molte cose, quindi... l’importante è che da oggi in poi non dimentichi mai più che puoi sempre contare su di me per qualsiasi cosa e soprattutto che io non ti tradirei mai."

"Sì... allora grazie per avermi capito." Sorrise sollevato il moretto e poi si sentì afferrare la maglietta e trascinare verso l’amico che, ancora seduto, gli fece spazio tra le sue gambe e quando l’ebbe vicino, avvolgendo le braccia attorno a lui gli poggiò la testa sul petto e chiuse gli occhi. "Sono contento di avere te, Sev..."

Il moretto, all’inizio stupito, si riprese presto e sorrise di nuovo. Portò un braccio sulle spalle dell’amico e con l’altro avvolse la testa, premendola contro il petto. Quella posizione era rilassante per entrambi, che in quel momento non ci vedevano assolutamente nulla oltre l’amicizia e la reciproca sicurezza che si scambiavano. Dopo qualche minuto di silenzio in quella posizione, decisero di tornare alla festa.

Verso la mezzanotte anche Lucius si riprese dalla sbornia e la prima cosa che fece fu tornare a bere e cantare. Il professor Morris era sparito da molto, appena dopo la scomparsa di Severus nei dormitori con Lucius ed Avery, cosa che fece restare male il moretto, ma non lo diede a vedere più di tanto. Alle tre del mattino la festa finì e quando tutti si ritirarono, un solo pensiero attraversò le loro menti:

Il giorno seguente avrebbero dovuto svegliarsi fin troppo presto per affrontare le lezioni del Venerdì, le quali prime due ore delle quali erano proprio di Pozioni, una delle materie più complicate! Buonanotte, Serpeverde... anzi, buongiorno bisognerebbe dire.

 

 

Ringrazio tutti coloro che hanno avuto la pazienza di seguirmi fino a qui e spero che mi lascerete una recensione! La canzone all’inizio del capitolo è "Bury me deep inside your heart" dei HIM, spero la ascolterete, personalmente, la trovo talmente bella che mi fa piangere. Un abbraccio a tutti! Alla prossima!


XxX.SilverLexxy.XxX

  
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