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Autore: NaruHina_4_ever    16/08/2013    3 recensioni
[PRIMI 4 CAPITOLI DA SISTEMARE!!]
La 4° grande guerra era ormai finita e grazie al sacrificio di migliaia di uomini e anche di amici come Neji Hyuga, Madara e Obito Uciha vennero sconfitti. Oltre ai morti ci furono migliaia di feriti, tra le quali anche la Forza Portante della foglia “Naruto Uzumaki”. Tra scontri, amori e vendette i nostri eroi si troveranno a dover combattere per i propri ideali, per le proprie convinzioni... si troveranno a combattere il loro più caro amico.
DAL CAPITOLO 10:
Tutto quello della quale aveva bisogno erano la rabbia, la pazzia, l’odio … una rabbia che ti logora dentro fino a quando non rimane nient’altro che pura follia, una follia che porta a vedere tutto con occhi diversi, che poi ti porterà a sfociare nell’unica cosa che può cullare un folle, l’unica cosa che può rendere quel folle una minaccia, l’unica cosa che può tener in vita quel folle, l’unica cosa di cui un folle a bisogno… l’odio… un odio accumulato, un odio corrosivo, un odio distruttivo, un odio inebriante… non importa quale tipo di odio, l’importante per un folle è affondargli le sue radici per poter crescere.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo 13:”Il futuro è già arrivato!!”




Occhio di Naruto.(quello simile allo sharingan) 


Erano passati tre anni dal giorno in cui Hinata aveva chiesto a Kakashi di allenarla, per poter raggiungere il suo scopo finale, ovvero riportare Naruto a casa. Adesso ne era capace, adesso era capace di farlo ritornare.
Erano passati tre anni in allenamenti strazianti, allenamenti che avevano provato il suo corpo, allenamenti che avevano provato la sua psiche, allenamenti che l’avevano resa più forte, giorni che l’avevano resa più forte, mesi, anni che l’avevano resa più forte… e tutto per poter rivedere quel volto… il volto che gli ha cambiato la vita più e più volte, il volto alla quale lei si aggrappava disperatamente, il volto che era impresso nel viso della persona nella quale lei credeva, nella persona che si era sacrificato più volte per lei e per tutti, ma adesso toccava a lei.
Quello stesso giorno tre anni prima conosceva il suo insegnante, e adesso era arrivato il giorno che i suoi allenamenti finissero.
Come ogni giorno Hinata si alzò dal letto e andò a fare una colazione abbondante, per poi dirigersi verso il bagno a lavarsi la faccia e a lavarsi i denti.
La ragazza una volta finito uscì dal bagno e guardò la sua figura allo specchio.
Era cambiata… era molto cambiata, non era più una ragazza insicura, era diventata capo clan, aveva moltissime responsabilità che pesavano sulle sue spalle, ma non mollava, lei era forte… gliel’aveva detto lui quel giorno… lei non avrebbe mollato fino a quando non avrebbe raggiunto i suoi scopi.
Così dopo essersi distaccato di un paio di metri dallo specchio, la ragazza prese la sua nuova tuta da combattimento composta da dei pantaloni attillati neri, una maglietta con le maniche strappate a ambo i lati, degli stivali ninja alti fino al ginocchio, dei guanti neri placcati con del metallo aventi un meccanismo di rilascio necessario per la lama che sarebbe fuoriuscita al solo strattone del braccio, poi si girò verso un grosso armadio con le ante di vetro, e una volta aperto prese una grossa spada nera, che attaccò al lato sinistro del busto.
Una volta fatto questo la ragazza prese un elastico e si legò il lunghi capelli corvini a coda di cavallo.
Fatto questo la ragazza si recò da suo padre per vedere le sue condizioni fisiche, infatti era da circa due anni che il vecchio Hiashi Hyuuga soffriva di una malattia incurabile, che molto presto gli avrebbe stroncato la vita.
La ragazza attraverso i lunghi corridoi dell’immensa abitazione Hyuuga, fino a quando non arrivò ad una grande porta in legno e ferro battuto.
Arrivata lì avvicinò le nocche della sua piccola mano per porre dei piccoli rintocchi, che arrivarono alle orecchie del malato Hiashi, la quale la invitò ad entrare.
La ragazza afferrò la maniglia della porta, e dopo averla girata vi entrò richiudendosela alle spalle, poi si avvicinò al letto e vi sedette sopra, aspettando che fosse suo padre a intavolare una conversazione.
Il vecchio Hiashi dal canto suo prese la mano della figlia appena sedutasi accanto, e portandosela alla bocca gli diede un bacio, poi guardandola negli occhi cominciò a parlarle in maniera affaticata.
 
-Mi dispiace… mi dispiace moltissimo Hinata… non sono mai stato un padre leggero, comprensivo, in poche parole non sono mai stato un padre… sono solo stato qualcuno che voleva che tu diventassi ciò che non sei… volevo che ti dimenticassi di quell’Uzumaki, volevo che tu diventassi fredda e cinica… volevo che tu fossi degna del nome che porti, ma adesso capisco… capisco che tu sei sempre stata più degna di me di portare il nome del potente clan Hyuuga… tu sei ciò di cui ha bisogno questo clan, e spero che col tempo tu possa esaudire qualsiasi tipo di desiderio tu voglia… compreso il ritorno di Naruto...-
 
Si dovette fermare la a causa di colpo di tosse che gli fece fuoriuscire parecchio sangue dalle sue cavità orali.
Il naso cominciò a far gocciolare quel liquido vermiglio, come anche la bocca.
Hinata prese velocemente un fazzoletto di stoffa poco distante dal letto, e una volta aperto cominciò a tamponare il sangue che fuoriusciva.
Hiashi però accorgendosi del vestiario che portava la bloccò e la invitò ad andare a condurre i suoi allenamenti.
 
-No… Hinata… vai, sappiamo entrambi che è paziente… ma non approfittarne… lui lo capirebbe… adesso vai.-
 
Hinata lo guardò in volto e seriamente disse:
 
-Ma… per oggi potrei anche saltarli… tanto ormai sono diventata abbastanza for…-
 
Non finì di parlare perché Hiashi l’aveva buttata giù dal letto indicandogli poi la porta.
La ragazza capendo che continuare a parlare non sarebbe servito a niente si girò e se ne andò.
Era ormai fuori la gigantesca abitazione Hyuuga, e adesso si stava dirigendo verso il campo d’addestramento numero 3 come ormai faceva da tre anni.
Una volta arrivata la vide la figura di un uomo voltato di spalle, portante la divisa del quarto Hokage, e proprio accanto a lui con una testa appoggiata sulla spalla dell’uomo vide una donna dai lunghi capelli rossi lasciati liberi.
 
-Chissà se saremo mai come loro…-
 
La ragazza si immaginò nella loro stessa posizione, quando ad un tratto un rumore alle sue spalle la distrasse, e la portò a sguainare la lunga spada color ebano con delle striature gialle che andavano a creare uno strano effetto all’interno della lama.
L’uomo vedendosi arrivare contro la lunga lama si abbassò e con uno scatto fulmineo allungò la mano fino a toccare il ventre piatto della ragazza, la quale emesse un piccolo sbuffo seguito da una piccola risata da parte dell’uomo.
L’uomo in questione era proprio lui, il grande Quarto Hokage della foglia, Minato Namikaze, e la donna al suo fianco era la sua inseparabile dolce metà Kushina Uzumaki, la quale si avvicinò e si fermò poco prima di toccare le spalle del marito, la quale disse:
 
-Hinata… non devi mai farti prendere impreparata… pensa a cosa sarebbe accaduto se non fossi stato io… saresti morta!-
 
La ragazza fece un inchino e disse:
 
-Mi dispiace maestro… avevo la testa da un’altra parte…-
 
L’uomo la guardò stranito, maestro?? L’aveva chiamato veramente maestro??
L’uomo si avvicinò e le afferrò le spalle, per poi dirle:
 
-Quante volte devo dirtelo… chiamami solamente Minato!!-
 
La ragazza prese un lieve tonalità di rosa e disse:
 
-C…come vuole…-
 
Il dare del lei era quasi naturale per Hinata, essendo stata cresciuta con l’idea che l’Hokage deve essere sempre rispettato non poteva farne a meno, anche se quest’ultima insisteva a voler essere più come un secondo padre che come un Hokage o un insegnante.
 
-Hinata, quante volte devo dirti di non darmi del lei… infondo non sei la fidanzata di mio figlio?? Dai che quando torna voglio che ci veda affiatati come in una famiglia! Ahahah-
 
Già, loro non sapevano cosa realmente era accaduto… loro sapevano solamente che Naruto era andato da qualche parte ad allenarsi… come gliel’avrebbero detto che il “loro” Naruto era diventato un mukenin?? Come gli avrebbero spiegato che avrebbero incontrato diversi ostacoli nel loro cammino… bhe, semplicemente non gliel’avrebbero detto… l’avrebbero scoperto da soli con il tempo.
Dal giorno in cui era tornato in carica come Hokage, Minato Namikaze non aveva visto nessun tipo di carta con il nome di suo figlio impresso sopra, questo perché Tsunade aveva esplicitamente detto di far passare quei dati solo per le sue mani. Così la loro vita era continuata nella più totale inconsapevolezza.
 
Come per Hinata gli anni passarono anche per Naruto, erano passati tre anni nella più completa agonia, agonia portata dai continui allenamenti, allenamenti che avrebbero steso anche il più grande ninja della storia, allenamenti che avrebbero steso anche il grande eremita dei sei sentieri. Ma le parole che Sion propinava a Naruto erano sempre le stesse.
 
-Non puoi mollare, non sei l’eremita dei sei sentieri, ma tu hai un eredità di sangue superiore anche alla sua, tu sei colui che porterà la pace in questo mondo, tu sei il discendente del più grande ninja mai esistito, e ti assicuro che l’eremita dei sei sentieri a confronto era solamente una briciola!! QUINDI ADESSO CONTINUA AD ALLENARTI, PER UN FUTURO NELLA QUALE NESSUNO OSERA’ PIU’ ALLONTANARTI, PER UN FUTURO NELLA QUALE NESSUNO POTRA’ PIU’ MENTIRTI, PER UN FUTURO RICCO DI TERRORE, NELLA QUALE NESSUNO OSERA’ MUOVERE UN DITO PER FARLO CESSARE!! QUESTA SARA’ LA NOSTRA PACE!!-
 
E proprio in quel momento vi era un Naruto totalmente stremato e pieno di ferite sanguinanti che rimaneva disteso al suolo con il fiato corto, ai piedi di uno Sion totalmente illeso, che continuava a ripetergli le stesse parole.
Naruto era distrutto, non aveva più intenzione di muoversi, almeno fino a quando Sion non lo provocò.
 
-E’ così?? Non ti muovi?? Forse mi sbagliavo… non sei colui che stavo cercando… ho solo sprecato tre anni della mia vita ad allenarti!!-
 
A quelle parole Naruto raccolse tutto il suo rimanente chakra per lanciarsi in un attacco che avrebbe fatto cadere anche il possente Madara Uchiha.
 
-Kindan no āto: Ryūshi hakai-
 
Nella mano di Naruto cominciò a formarsi come un vortice di chakra totalmente nero, che dopo qualche secondo si trasferì totalmente nella punta del dito.
Fece uno scatto, seguito subito dopo da un balzo, che portò al conficcamento de suo dito nella schiena di Sion.
Al contatto non successe nulla, ma il corpo dell’uomo cominciò a sgretolarsi lentamente, fino a quando non rimase altro che polvere.
Appena il corpo si fu dissolto il ragazzo cascò con la schiena al suolo, felice di essere riuscito a distruggere anche l’ultima delle copie che gli erano state mandate contro.
Era disteso con le gambe e le braccia divaricate, quando ad un tratto un leggero calcio allo stinco lo riportò alla realtà, facendogli girare la testa verso la figura dell’uomo.
 
-Hai visto che non era tanto difficile?? Adesso che hai finito, vai al rifugio, dai i rispettivi ordini a quei cretini di Akio e Utaka… che vadano entrambi ad Oto, voglio che intercettino un certo Dariuk, e voglio che si prendano quello che ci spetta… loro capiranno.-
 
Naruto si stava alzando e stava per avviarsi verso l’entrata del rifugio, quando venne fermato dalla voce profonda dello zio.
 
-Mentre tu… fatti trovare pronto per le dieci nella tua stanza… stasera saprai le origini del clan, comprese le tue… stasera saprai da dove proviene quello che hai!-
 
Naruto sapeva di non dover fare domande senza senso, perché senno a pagarne le conseguenze non sarebbe stato il suo lato psicologico, ma solo il suo fisico.
Così tenendo bene a mente le cose da fare il biondo si diresse verso l’entrata del rifugio.
Arrivò davanti ad una gigantesca montagna, che al suo solo ordine “Apriti” si aprì, rivelando delle scale che passavano all’interno fino ad una profondità di almeno 300 metri.
Una volta percorsi tutti gli scalini il ragazzo si trovò davanti ad una seconda porta, ma stavolta totalmente fatta di metallo.
Si fermò e guardò dritto nella roccia dicendo:
 
-Natsumi… hai intenzione di farmi stare per sempre qua??-
 
Una ragazza slanciata dai capelli corti e castani uscì dalla dura roccia, facendo poi un piccolo sbuffo.
 
-Certo che con te non c’è divertimento…-
 
Naruto la guardò con i suoi occhi azzurro ghiaccio, che ormai erano diventati totalmente inespressivi, e la ragazza ricevette un altrettanto gelido “Apri la porta”.
Natsumi seriamente preoccupata dal comportamento del biondo toccò la porta, e facendogli passare un po’ del suo chakra quest’ultima si aprì.
Naruto senza degnarla di ulteriori sguardi continuò la sua camminata fino ad un grande salone totalmente spoglio e con pochi ornamenti qua e la, con qualche tavolo e numerose sedie sparse un po’ ovunque.
Guardò tra le sei persone li presenti, e dopo aver adocchiato i due “cretini” intenti a litigare per decidere quale dei due fosse il più forte nelle arti magiche, gli si avvicinò e disse:
 
-Akio, Utaka… andate immediatamente a Oto e cercate di mettervi in contatto con Dariuk, prendete ciò che ci spetta!!-
 
Il ragazzo non aspettò nemmeno la risposta dei due che si girò, e cominciò a camminare verso una porta in legno, che aprì e si richiuse subito dopo alle sue spalle.
Intanto nella stanza tutti erano sbigottiti, e continuavano a guardare la porta ormai richiusa.
Il primo a parlare fu Utaka, un ragazzo bassino, con i capelli di uno stranissimo colorito verde acqua e gli occhi di un intenso nero, che vestiva una cappa totalmente nera con degli strani simboli posti nella schiena e nelle maniche.
 
-Ma che gli è preso??-
 
A rispondere fu Akio, un ragazzo alto almeno un 30 centimetri in più di Utaka.
Portava dei capelli totalmente all’arrinfusa color rosso spento e occhi totalmente viola senza pupilla.
Anche lui vestiva la stessa cappa nera con gli strani simboli, quello era il segno di distinzione della loro organizzazione.
 
-E’ il giorno…-
 
Tutti all’interno della stanza capirono al volo cosa volesse intendere con quelle parole, così senza dire più nulla il duo di “cretini” cominciò ad incamminarsi nelle loro stanze per prendere il necessario per il viaggio.
 
Intanto Naruto era appena arrivato nella sua stanza, e si andò a specchiare subito.
La sua immagine era cambiata nel tempo, era diversa, i capelli erano ormai così lunghi da arrivare quasi alla fine delle spalle, i suoi occhi prendevano così poco spesso il loro vero colorito che ormai per lui non faceva nessun tipo d differenza quello nero e rosso da quello del suo azzurro ghiaccio.
Si guardava, e si sentiva soffocato… che fosse per causa della cappa?? Che fosse per i lunghi guanti fino al gomito?? Che fosse per la spada color rosso fuoco che gli pendeva dal lato sinistro del corpo??  Che fosse per il suo senso di colpa?? Non lo sapeva nemmeno lui… sapeva solamente che adesso doveva dormire.
Si tolse la pesante cappa da sopra i corpo, rivelando il suo nuovo sigillo… sigillo che ricopriva gran parte del suo busto… il suo chakra non doveva più mischiarsi con quello di Kurama… avrebbe perso il controllo… e nessuno l’avrebbe più fermato… l’aveva imparato a sue spese.
Il ragazzo scosse la testa, e poi si sdraiò nel morbido letto.
Le sue membra vennero avvolte da un intorpidimento generale, seguito poi dal completo riposo.
 
 

 
Come diventa naruto (non ho trovato nulla su Hinata quindi ho inventato xD) 


-Kindan no āto: Ryūshi hakai = Arte Proibita: distruzione particellare
 
 
ANGOLO AUTORE :)
 
Save salvino :P sono arrivato con un nuovo capitolo dopo degli interminabili giorni di sballottolamento continuo… comunque, sono tornato :D ho deciso di fare un salto temporale perché poi ho intenzione di fare dei capitoli interamente dedicati a questi momenti persi, come quelli dell’ospedale :) Bene, cos’è che opprime l’animo di Naruto?? Bho, leggete e scoprirete. E poi da dove proviene la discendenza Namikaze?? Bho, come prima xD bene, ringrazio come al solito chi: recensisce, segue, preferisce o ricorda.
Con questo chiudo e spero che il capitolo vi piaccia :) alla prossima :D 
  
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