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Autore: Kylu    16/08/2013    2 recensioni
Sul fatto che Kathleen Aster fosse una babbana, non c'erano dubbi.
Vita normalissima (per i quanto i suoi continui sogni ad occhi aperti permettessero), famiglia che si distingueva unicamente per la sua eccessiva severità, e nessun aneddoto magico della sua infanzia o prima adolescenza da raccontare. Scuola babbana, vestiti babbani, casa babbana, e – la cosa le provocava un'inimmaginabile repulsione verso se stessa – cervello babbano.
Eppure, c’era qualcosa che distingueva Kathleen Aster da tutti i suoi simili.
Lei credeva.
Le credeva e, in fondo, quel mondo magico di cui tanto si parlava nei libri lo sentiva anche un po' suo.
Era la differenza, si diceva, tra essere trascinati a forza in una bataglia mortale e entrare nell'arena a testa alta. In molti avrebbero pensato che la scelta personale in fondo non c'entrasse nulla, e che non ci fosse poi questa grande differenza, ma lei sapeva -allo stesso identico modo per cui lo aveva saputo Harry Potter, con pensieri quasi identici a questi, tanto tempo prima- che c'era tuttala differenza del mondo.
Perchè "sono le nostre scelte che mostrano chi siamo realmente, molto più delle nostre abilità".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Gli ultimi giorni al Paiolo Magico erano stati un vero strazio.
Nicholas se ne era andato così, di punto in bianco, cinque giorni prima della partenza dell’Espresso per Hogwarts.
Doveva stare a casa sua per un po’, salutare a dovere i genitori, prepararsi per la ripresa delle lezioni, preparare il baule con tutte le proprie cose. Questa era, comunque, la scusa ufficiale. Ma Kathleen non aveva potuto fare a meno di notare come il ragazzo fosse sempre più distaccato mano a mano che il giorno della partenza si avvicinava.
Aveva smesso di tenerle la mano girando per DiagonAlley, sempre più spesso si ritirava in camera propria per ore intere ed era quasi sempre nervoso, quasi irascibile.
Tresh, ormai confidente fidato della ragazza, aveva attribuito questo comportamento ambiguo allo stress che la vicinanza del nuovo anno scolastico comportava.
Ma Kathleen sentiva che stava cambiando qualcosa. Sembrava che si stesse preparando ad un distacco, o qualcosa del genere.
Salutandola prima di prendere la strada per casa, aveva accuratamente evitato di guardarla negli occhi.
In ogni caso, la giovane Aster aveva ben presto trovato mille modi per tenersi impegnata e pensare meno all’assenza del ragazzo; c’erano un mucchio di cose da fare e il tempo sembrava non bastare mai.
Passava le giornate a procurarsi le ultime cose, per poi piegare e sistemare bene tutto nel vecchio baule procuratole da Tresh, e la notte un po’ leggeva un po’ studiava fino alle prime luci dell’alba, quando crollava esausta direttamente sulle pagine aperte dei grossi volumi scolastici.
Kathleen era semplicemente terrorizzata di non essere all’altezza dell’opportunità che le veniva offerta, studiare in quella prestigiosa scuola di Magia spacciandosi per un ex-studentessa di un altro college, alla quale uno strano incidente aveva sottratto le capacità magiche. Così leggeva e rileggeva quei tomi fino ad impararli quasi a memoria. La sua materia preferita era decisamente Difesa contro le Arti Oscure, mentre Storia della Magia le risultava insopportabile, soprattutto dopo aver appreso da Tresh che ad insegnarla era ancora quel vecchio fantasma dalla voce soporifera di Rüf.
Comunque, in un modo o nell’altro anche quegli ultimi giorni erano passati e in quel momento, alle dieci e mezza precise, Kathleen attendeva, trepidante ed emozionata come non mai, sulla banchina della stazione di Londra, esattamente tra il binario nove e il binario dieci.
Proprio in quell’istante comparve la famigliola che stava aspettando, e il suo cuore perse un battito.
Erano tutti incredibilmente simili agli attori che li avevano impersonati nei film. Solo che lì erano reali: Kathleen poteva sentirli chiacchierare e ridere allegramente, poteva vederli scambiarsi gli ultimi abbracci e raccomandazioni prima della partenza.
La famiglia Potter si avvicinò alla ragazza spingendo carrelli con rispettive valigie, gufi in gabbia e il cesto di un gatto. Si fermarono a qualche metro da lei, chi con un sorriso spavaldo – doveva decisamente essere James quello che la fissava spudoratamente, i capelli spettinati e un’espressione furba sul viso – chi con timidezza – Albus e Lily, non potevano essere altri che loro, con un identico piccolo sorriso ad incurvare loro le labbra -.
Harry si staccò da Ginny e avanzò fino a Kathleen, per poi abbracciarla con fare paterno.
“Kathleen. Come stai?” chiese, tenendole le mani sulle spalle e guardandola negli occhi.
“Bene” rispose lei automaticamente. “Solo… un po’ agitata” ammise minimizzando.
Harry le sorrise, poi si girò verso la sua famiglia.
“Ginny, James, Albus, Lily… Questa è Kathleen. Kathleen… la mia famiglia. Ma… effettivamente penso tu ne sappia già abbastanza” aggiunse ridendo.
La ragazza si prese qualche momento per osservare meglio la famiglia Potter.
Notò la somiglianza di Albus con il padre, e quella di James per il nonno suo omonimo. Lily spariva sotto la chioma rossa che, a parte il fatto che fosse liscia e non riccia, era in tutto e per tutto simile alla sua. Questo particolare affine gliela rese subito simpatica.
Poi i suoi occhi si posarono su Ginny.
Vederla lì, reale e bellissima, era un sogno. Quella ragazza – quella donna, ormai – era stata il suo idolo per moltissimi anni. Simpatica, ironica, focosa, mai smorfiosa o viziata, rappresentava il concentrato di tutto ciò che Kathleen avrebbe voluto essere.
La ragazza sorrise nella loro direzione, tormentandosi le mani, imbarazzata dal vivo interesse che sembravano dimostrare per lei.
“James è all’ultimo anno, e ha promesso che ti aiuterà con i compiti e lo studio, visto che lui il sesto anno l’ha già fatto… tra punizioni e lettere a casa” disse l’uomo con una smorfia.
“Lily è al quarto, ma Albus è al sesto come te. Stesso vale per Rose, mia nipote, la primogenita di Ron e Hermione. Almeno hai due ragazzi sicuri del tuo anno su cui contare”.
Kathleen sorrise, riconoscente. Tradotto, pensò, significava che magari non avrebbe dovuto passare tutto il tempo da sola da perfetta insulsa babbana.
“Ginny, passa con i ragazzi e aspettate dentro tuo fratello con gli altri… io e Kathleen vi raggiungiamo subito” disse Harry.
Gli altri annuirono e, nel giro di qualche secondo, sparirono attraverso lo spesso muro della stazione. La ragazza rimase ammutolita a fissare il punto in cui la pietra apparentemente solida era stata appena attraversata da quattro persone.
“Kathleen… Ti ho preso una cosetta, un regalino di buon inizio anno… Qualcosa con cui potrai tenerti in contatto con me durante tutto l’anno, farmi sapere appena c’è qualcosa che non va. Io ti sosterrò sempre, anche se da lontano, okay? So bene cosa vuol dire essere soli nel mondo magico, senza genitori a cui rivolgersi. Quindi… ricordati che io ci sono. Chiudi gli occhi ora” le ordinò Harry.
Kathleen eseguì, riflettendo sulle parole dell’uomo. I suoi genitori non erano morti, ragionò, però in fondo non faceva molta differenza, erano quasi ugualmente lontani e irraggiungibili.
Sentì un fruscio e un rumore come di ali che sbattevano e piume che si arruffavano. Poi Harry le disse di aprire gli occhi.
L’uomo teneva in mano una gabbia spaziosa, di metallo, e tranquillamente appoggiata ad un trespolo all’interno di essa…
Una civetta bianca. Una bellissima, apparentemente morbida civetta bianca dalle piume lucenti.
Proprio come Edvige pensò lei.
“Pensavo di prenderti un gufo comune, perché so che tra i fondi forniti dalla scuola agli studenti senza denaro non è prevista una quota per un animale. Poi sono entrato nel negozio e lei era lì che mi guardava... identica a Edvige quando mi è stata regalata da Hagrid. E allora ho pensato… beh, è per te”.
Kathleen rimase senza parole. Non aveva mai visto niente di più puro e stupendo.
“Io… grazie, grazie mille. E non solo per la civetta, grazie per tutto quello che fai per me, grazie perché mi capisci e ci sei se ho bisogno… vorrei riuscire a ripagarti in qualche modo un giorno” disse la ragazza.
“Un giorno farai grandi cose, Kathleen, me lo sento. E allora ripagherai non solo me, ma tutto il mondo magico. Ma ora…” disse, mettendo una mano sulla spalla della ragazza e girandosi verso il muro tra il binario nove e il binario dieci. “Ora… andiamo!”.
Mancavano tre passi alla parete. Due. Si stavano per schiantare, sicuro che si sarebbero schiantati… uno… il muro sembrava così dannatamente solido…
Il tempo di un respiro, e furono dall’altra parte.
Il binario nove e tre quarti era davvero caotico come lo aveva descritto la Rowling nei suoi libri. L’aria era satura di fumo, la vista si perdeva dopo solo qualche metro.
E poi lo vide: l’Espresso per Hogwarts, un treno enorme gremito di ragazzi e ragazze in cerca di scompartimenti liberi, si stagliava nella nebbia della stazione, già rombando, pronto a partire.
“Sono già tutti su… il treno sta per partire, ti conviene sbrigarti!” le disse Ginny, comparsa improvvisamente alle sue spalle.
“Sali e vai verso la fine del treno, dovrebbe esserci uno scompartimento con tutti i ragazzi Potter – Weasley, ti aspettano lì. E Kathleen… buon anno, e buona fortuna” le disse la donna con un sorriso, stringendole una mano in segno di incoraggiamento.
Tempo un ultimo abbraccio di Harry e la ragazza si ritrovò immersa nella folla di genitori e parenti vari che si accalcava sotto i finestrini del treno per un ultimo saluto, e in un attimo fu trascinata dalla massa degli ultimi ritardatari fino al corridoio dell’Espresso di Hogwarts.
Un ultimo fischio di avvertimento, e le porte vennero chiuse con uno scatto.
Il treno cominciò a muoversi, eruttando vapore su tutta la stazione.
Ormai non si poteva più tornare indietro. Era davvero in ballo.                                                             
Hogwarts, sto arrivando.
 
 
 

ANGOLO AUTRICE:
Buonasera lettori! È la prima volta che mi tengo uno spazio per scrivere due righe dopo il primissimo capitolo, perché normalmente dopo averne buttato giù uno nuovo sono troppo ansiosa di pubblicarlo per fermarmi ancora cinque minuti a scrivere. Comunque, perdonatemi questo capitolo decisamente scarso di contenuto, ma era necessario per preparare i successivi.
Ormai ci siamo: la nostra Kathleen si sta dirigendo ad Hogwarts con compagnia bella, e sta per affrontare un anno di avventure.
I misteri da svelare sono molti: chi erano e cosa volevano gli uomini del racconto della madre di Kathleen? Cosa è successo ai poteri della ragazza? E’ una strega, in fondo, o ormai è irrimediabilmente una babbana? Chi ha scagliato il patronus che l’ha salvata dall’attacco dei dissennatori? Come si comporterà Nicholas con lei una volta arrivati a scuola?
Un ringraziamento speciale a chocolate_pudding che non manca mai di recensire i nuovi capitoli, stimolandomi ad aggiornare presto, e a quell’altro paio di lettori che mi hanno scritto in messaggio privato per chiedermi di continuare in fretta la storia… grazie di cuore!
Ci si vede domani con il prossimo capitolo!
Kylu
  
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