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Autore: MeiyoMakoto    17/08/2013    2 recensioni
Leslie Lynch, capelli rossi, occhi verde chiaro, strega da quarant'anni senza sapere di esserlo. Come è possibile? Cosa l'ha spinta a vivere per vent'anni ai margini della società? E soprattutto, perché diavolo tutti dicono che somiglia in modo incredibile a una certa Lily Evans?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Evans, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorie Rubate'
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Allo stesso tempo, Leslie Lynch entrò trafelata ai Tre Manici di Scopa. Il locale era quasi vuoto, in orario di chiusura; se poche ore prima non c’era un tavolo che non fosse occupato da studenti, adesso solo un uomo e una donna erano seduti ad un tavolo un po’ in disparte, sotto lo sguardo torvo di Madama Rosmerta, evidentemente indecisa su come buttarli fuori nel modo più cortese possibile per poter chiudere in santa pace.
Grazie al cielo sono ancora qui, pensò Leslie raggiungendoli.
‘Eccoti, finalmente!’, esclamò Drusilla con un’occhiata esasperata.
‘Mi dispiace, Dru, sul serio, ma ero con Harry e il tempo è volato.’, rispose l’amica. Si voltò verso Jerome, imbarazzata. ‘Dru ti ha già raccontato tutto, vero?’
‘Sì.’, replicò lui, alzandosi in piedi e arrotolandosi la sciarpa intorno al collo. ‘Ma lasciatelo dire, Les… Cioè, Lily…’
‘Les va benissimo.’
‘Ok. Lasciatelo dire, Les, avrei preferito sentirmelo raccontare da te. Ti ho chiesto mille volte chi era questa Babbana che ti scriveva, lasciando a me il compito di inoltrarti le sue lettere, ma tu sei sempre stata evasiva.’
‘Volevo dirtelo di persona.’
‘E infatti hai delegato mia sorella per farlo.’
‘Ero con mio figlio, Jerome! Il figlio da cui sono stata separata per diciassette anni!’
A questo punto erano fuori dal locale e si erano incamminati verso il castello. Hogsmeade era deserta: il freddo aveva fatto sì che tutti si tappassero in casa appena calata la sera.
‘Capisco.’, rispose gelido il ragazzo.
‘Mi dispiace.’, ripeté Leslie prendendogli una mano.
Lui la strinse, sorridendo appena.
‘Capisco davvero.’, disse in tono più gentile. ‘Però mi avrebbe fatto piacere vederti, Les. Pazienza, vorrà dire che verrai a Londra per Natale.’
Leslie lo abbracciò, illuminandosi.
‘Così potrò presentarvi Harry!’, esclamò.
‘Però ora sarà meglio che io vada.’, riprese l’amico. ‘Comincia a fare un certo freddino.’
Abbracciò la sorella calorosamente, schioccandole un bacio sulla guancia, e si Smaterializzò. Drusilla aggrottò le sopracciglia e ricominciò a camminare in silenzio, immersa nelle sue riflessioni.
‘A cosa pensi?’, domandò Leslie.
L’amica alzò le spalle.
‘Che mio fratello è proprio un Grifondoro, per riuscire a cacciarsi nei guai sempre e comunque.’
‘Ah no, non cominciare a parlare a enigmi perfino tu!’, rise Leslie. ‘Già non riesco a stare al passo con le mie due vite, se ti ci metti anche tu impazzisco!’
‘Che ti aspetti da una Corvonero?’, ribatté l’amica con un sorrisetto. ‘Comunque sono cose tra fratelli: se lo conoscessi come lo conosco io, sapresti che ha qualcosa che non va.’
‘E cioè?’, chiese Leslie preoccupata.
‘E cioè che solo lui può riuscire a portarsi a casa dalla Nuova Zelanda, al posto di un souvenir, una maga con due identità e un figlio segreto.’
Non era questo a preoccupare Dru, intuì Leslie; l’amica non era più brava a mentire di quanto non lo fosse lei. Preferì lasciar correre l’argomento, però: probabilmente Jerome era più turbato di quanto volesse ammettere, e l’ultima cosa che Leslie voleva fare era litigare con lui o Drusilla proprio adesso.
 
 
 
 
 
Leslie fece un sorrisetto mentre scribacchiava un Oltre Ogni Previsione sul compito di Draco. Da quando avevano fatto la loro piccola chiacchierata, il ragazzo aveva sempre preso il massimo dei voti in tutte le verifiche, e i suoi compiti erano i migliori di tutta la classe. Davanti ai suoi compagni si comportava come se non fosse successo niente, ma Leslie sapeva che l’impegno che riservava alla sua materia era il suo modo per ringraziarla di averlo protetto. Era un vero peccato che accettasse con riluttanza punti guadagnati per i suoi meriti in Babbanologia (che i suoi compagni di Casa consideravano quasi un insulto), perché Serpeverde era molto indietro rispetto alle altre Case; la maggior parte degli insegnanti cercava di essere imparziale, ma nessuno aveva una particolare simpatia per le Serpi, e loro non facevano gran che per farsi amare. Draco non era certo un’eccezione: gran parte del suo tempo era impiegata a mantenere un profilo basso. Forse però c’era un altro modo per mostrargli che aveva colto il messaggio: Leslie strappò un lembo da un foglio di pergamena e scrisse sopra qualche parola;
  Con il tuo permesso, pensavo di inviare i tuoi compiti al Ministero della Magia. Fammi sapere cosa ne pensi. 
-L.L.
Attaccò il biglietto alla verifica di Draco, la ripose e ne prese alla cieca un’altra da correggere. Sospirò: era di Ginny Weasley. Ancora prima di aprirla, sapeva già che sarebbe stato un Accettabile. Dov’era  finita la Ginny che riusciva ad entusiasmarsi perfino per il funzionamento delle fognature Babbane? Hermione aveva raccontato a Leslie che il signor Weasley era un grande amatore di tutto ciò che riguardava il mondo Babbano, e che gli eccellenti voti di sua figlia in quella materia lo avevano elettrizzato. Les si sentiva quasi in colpa al pensiero della reazione che il pover’uomo avrebbe avuto quando fosse stato il momento di riportare a casa la pagella, ma non poteva farci nulla se la ragazza aveva improvvisamente deciso di impegnarsi il minimo indispensabile. Anche se forse il suo calo non era stato poi così improvviso: Harry si ostinava a negare l’evidenza nelle sue lettere, ma Ginny era diventata molto più fredda e scontrosa con Leslie a partire dalla gita a Hogsmeade.
‘Io ho finito.’, annunciò Dru, riponendo un fascio di verifiche corrette nella sua cartella con un sorriso soddisfatto. ‘A te quanto manca?’
‘Un altro po’.’, sospirò Leslie, cercando di distogliere lo sguardo dalla finestra della Sala Professori, che si apriva provocatoriamente sul cielo limpido dell’estate di San Martino. 
‘Se vuoi ti aspetto.’, si offrì lealmente Drusilla, seppur con riluttanza.
L’amica scosse la testa.
‘Prenditi un buon libro e aspettami in riva al lago, cercherò di fare presto.’
Guardò l’amica uscire dalla stanza con un’ultima occhiata di scusa e riprese a lavorare, dolorosamente consapevole di essere l’unica a non poter uscire a godersi il sole: la Sala Professori era deserta, segno che tutti gli altri insegnanti avevano la mattinata libera. Aveva appena finito di correggere il compito di Luna Lovegood quando un pigolio discreto richiamò la sua attenzione, coma la versione ornitologica di qualcuno che si schiariva educatamente la voce. Alzando gli occhi, vide che Loki era appollaiato sul davanzale della finestra, con una lettera nel becco e un voluminoso pacco legato a entrambe le zampe. Leslie corse a liberarlo dal fardello.
‘Ci voleva qualcuno che mi tirasse su di morale, oggi.’, confidò al barbagianni, accarezzandolo delicatamente.
L’uccello piegò leggermente la testa, come a dire: Che ci vuoi fare, il lavoro chiama.
Leslie prese il pacco e lo poggiò sul grande tavolo al centro della stanza, incuriosita. Aprì subito la lettera, ansiosa di saperne di più.
 
Cara mamma,
Come va a scuola? Hermione dice che siete già arrivate al programma dell’ultimo anno per quanto riguarda Pozioni; non mi sorprende, mi hanno detto in molti che da giovane era la tua materia preferita.
Qui a Londra tutto a posto, Dudley è venuto a farmi visita l’altro ieri, dice che zia Petunia sta bene e che la ditta di trapani va a gonfie vele. La ha zia finalmente detto di te a lui e a zio Vernon, ma a Dudley è stato proibito di riferirmi la reazione di suo padre -strano, eh?.
Penso che zio Vernon non sia esattamente entusiasta all’idea di venire a casa mia per Natale; non è mai troppo contento di trovarsi nella stessa stanza con un solo mago, figurarsi quanto può fargli piacere passare la giornata con un’intera famiglia. Deve amare la zia davvero tanto per essersi lasciato convincere… Chissà perché, non ci avevo mai pensato, prima d’ora.
Purtroppo Ron e Ginny non potranno unirsi a noi per il cenone, perché la famiglia Weasley si riunisce alla Tana (casa loro) per la Vigilia. Un giorno dovrò presentarteli tutti, quando ci vedremo chiaro in questa storia. Anche Neville ha una cena con i parenti alla quale non può mancare -non che non ci abbia provato. Sua nonna è impaziente di cantare le sue lodi a tutta la famiglia, e Augusta non è il tipo di persona a cui è facile dire di no. Hermione, come forse ti avrà detto, è ansiosa di passare le feste coi suoi genitori dopo la loro guarigione.  Insomma, c’è decisamente posto per i tuoi due amici di cui mi hai parlato. Invitali da parte mia, non c’è nessun problema.
A proposito di Natale: ti starai chiedendo cosa c’è nel pacco che ti ho inviato, a meno che tu non l’abbia già aperto. Se non l’hai ancora fatto, aspetta di essere da sola; è una specie di regalo di Natale in anticipo, ma sarebbe meglio tenerlo nascosto. Hermione sa usarlo. Apparteneva a papà, penso che ti tornerà utile…
Devo andare, stasera io e Ron andiamo a cena da George e non voglio fare tardi. È la prima volta che invita qualcuno a casa sua da quando Fred non ci abita più.
                                                                             Harry
 
 
La Sala Professori era ancora vuota. Leslie chiuse la porta, si sedette con il pacco sulle ginocchia e strappò un lembo della carta che lo avvolgeva, rivelando un pezzo di stoffa argentea e soffice. Cautamente, aprì il resto del fagotto e sollevò ne il contenuto per esaminarlo meglio. Era un bel mantello di un tessuto ricamato che somigliava alla lana, decisamente troppo ampio e lungo per essere comodo: avrebbe potuto coprire interamente due persone, forse persino tre. Per quel poco che si ricordava di James, Leslie stentava a credere che avesse potuto indossare una cosa del genere, ma forse era una specie di cimelio di famiglia. Sapeva che suo marito era stato molto ricco, e il mantello sembrava antico e prezioso. Ma cosa voleva dire: ‘Hermione sa usarlo’? A cosa poteva servire? E in che cosa poteva ‘tornare utile’? In ogni caso, era contenta di possedere qualcosa che era appartenuto a James. Scrisse un biglietto a Harry per ringraziarlo e lo legò alla zampa di Loki. Poi si rimise al lavoro.
 
 
 
‘Un Mantello dell’Invisibilità?’
Drusilla annuì eccitata, accarezzando il tessuto soffice con la punta delle dita.
‘È una cosa rarissima, Les.’, continuò. ‘Merlino, come vorrei averne avuto uno quando ero studentessa! I Potter devono essercisi divertiti da matti… L’hai già fatto vedere a Hermione?’
Leslie scosse la testa.
‘Non pensavo che fosse niente di speciale, non me l’ero neanche provato. Sono venuta direttamente qui dalla Sala Professori. Lei lo ha usato, però, stando a quanto scrive Harry.’
L’amica annuì con aria assente. Una coppia di Tassorosso, mano nella mano, si sedette all’ombra di un albero poco lontano. Leslie sorrise: il parco della scuola era il suo posto preferito, specialmente la riva del Lago Nero. L’aria frizzantina di Ottobre e il pallido sole autunnale lo rendevano quasi più pittoresco di quanto non fosse nel fiore dell’estate. I rami del salice sotto il quale erano sedute lei e Dru accarezzavano la superficie dell’acqua, le ninfee fluttuavano pigre. Si costrinse a non pensare a Severus.
‘Les? Leslie! Ci sei?’
‘Scusami, ero sovrappensiero.’
‘Ti stavo chiedendo cosa hai intenzione di farne del Mantello.’
‘Perché, dovrei farci qualcosa?’
‘Pensi che Harry te l’abbia mandato per ripararti dal freddo?’
‘No, per i ricordi. È appartenuto a James per molti anni, dopotutto.’
‘Davvero non vuoi provarlo?’
‘Certo che voglio provarlo, ma non ho bisogno di nascondermi da nessuno.’
‘Neanche dalla McGranitt?’
‘Che cosa? Perché dovrei nascondermi da lei?’
‘C’è un Pensatoio nell’ufficio del Preside.’
‘Lo so.’
‘Ma forse non sai che lì sono conservati i ricordi di tutti i Presidi di Hogwarts, compresi Piton e Silente.’
‘Sul serio? Come l’hai scoperto?’
‘L’ho letto in un libro. Allora, che ne dici?’
‘Mi stai proponendo di infiltrarmi nell’ufficio della McGranitt? Non so, Dru, mi sembra scorretto. Sono in debito con lei quanto lo sono con te per avermi dato questo lavoro.’
L’amica sbuffò, contrariata.
‘Ok, forse hai ragione, però… Tra una settimana c’è la festa di Halloween; tutti saranno al cenone, compresa la McGranitt. Non avrai mai più un’occasione così.’
‘Ho detto di no.’
‘Però ci penserai.’
No, Dru.’
‘Non era un suggerimento, Les. Era una previsione.’
 
 
Leslie osservò Draco di sottecchi mentre consegnava i compiti: era curiosa di vedere la sua espressione vedendo il suo bigliettino. Per un attimo le parve di intravedere le labbra curvarsi un sorrisetto soddisfatto, ma l’istante dopo tornò alla solita espressione di ghiaccio. Leslie cercò di incrociare il suo sguardo, ma non ricevendo una risposta si voltò verso Ginny, che gettò un’occhiata noncurante al voto e si rimise a chiacchierare con Luna. Non degnò neanche di uno sguardo l’insegnante, che decise di ricambiarle il favore.
‘Professoressa Lynch, posso parlarle un secondo?’, borbottò Draco appena suonò la campanella.
‘Ma certo.’, rispose Leslie, ignorando le sbirciate incuriosite della classe, che si svuotò più lentamente del solito.
Dopo aver chiuso la porta dietro alle spalle degli ultimi curiosi agitò la bacchetta e mormorò l’incantesimo Muffliato (non senza una certa soddisfazione) e gli sorrise:
‘In cosa posso aiutarti?’
‘Le verifiche. Può davvero mandarle al Ministero?’
‘Non credo che la Preside avrà obiezioni a riguardo.’
Stavolta Draco si concesse un sorriso vero e proprio. Leslie non ricordava di averlo mai visto sorridere sul serio.
‘Forse… Con una lettera di raccomandazione, magari dalla Granger…’, continuò il ragazzo, come tra sé e sé. Il sorriso svanì all’improvviso. ‘Ma non accetterà mai.’
‘E perché no? Ha già garantito per te in passato, mi sembra.’
‘Infatti non è per me che ne ho bisogno, ma per mio padre.’
‘Oh.’
Leslie esitò, imbarazzata: il signor Malfoy era stato un Mangiamorte convinto, era risaputo. Effettivamente era difficile credere che Hermione lo avrebbe raccomandato a chicchessia.
‘Li manderò comunque al Ministero.’, disse infine Les. ‘Sicuramente ti torneranno utili.’
L’altro annuì con aria poco convinta.
‘Tentar non nuoce.’, sospirò. ‘Buona giornata, professoressa. E grazie.’
 
 
 
 
 
Mi volto.
Ho sentito dei passi, ne sono sicura, ma il corridoio è vuoto. Faccio finta di niente e proseguo per la mia strada: l’esperienza mi ha insegnato che urlare un Chi va là! è inutile, se non controproducente. O almeno, lo è da quando l’intruso misterioso ha imparato che è meglio non tentare la fuga, ma rimanere perfettamente immobile in modo da non fare altri rumori. Ormai è veterano quanto me, purtroppo: gli ingenui tentativi di fuga risalgono ormai a due anni fa, quando ero ancora solo un Prefetto.
Orami sono quasi certa di essere fuori dalla visuale dell’intruso. Mi acquatto dietro una statua, tiro fuori la bacchetta e aspetto. Dopo qualche istante sento un rumore come di uno schiaffo sul collo, accompagnato da un uggiolio.
‘Sei un idiota, Peter!’, sibila una voce che mi pare di riconoscere. ‘Se continui a muoverti come pachiderma ci beccheranno subito!’
…Black?
Homenium Revelio!’, grido uscendo allo scoperto.
Un nastro di luce scivola dalla mia bacchetta, contornando la sagoma di tre ragazzi, di cui uno decisamente minuto sovrastato da due spilungoni.
Dovevo immaginarlo.
Non riesco ancora a vederli, ma adesso so in che punto sono. Black ringhia un insulto rivolto a me e spinge Potter e Minus per incitarli a correre. Mi lancio all’inseguimento, ma l’incantesimo non mi riesce bene mentre corro. Non i lascio seminare, però: voglio assolutamente scoprire cosa combinano. Sono due anni che ci provo, non posso lasciarmeli scappare.
‘Al diavolo, Ramoso!’, esclama a un certo punto Black da un punto imprecisato alle mie spalle. ‘Non possiamo correre con questo coso addosso.’
Lancio di nuovo l’incantesimo e vedo la sagoma di Potter -“Ramoso”?-  annuire. Si china verso Minus per sussurrargli qualcosa, poi i tre ricominciano a correre. Li inseguo, ma a un certo punto sento qualcosa di piccolo e vivoche mi scivola tra i piedi, facendomi inciampare. Vedo un topolino scorrazzare via e infilarsi in una crepa nel muro. Ma i topi non dovrebbero avere paura degli esseri umani? Perché rischiare di farsi calpestare?
Mi rialzo in piedi e faccio appena in tempo a urlare l’incantesimo prima che Black e Potter scompaiano dietro a un angolo. Dov’è finito Minus? Non importa, ci penserò dopo. Dopo molti minuti di estenuante inseguimento, sento un breve scambio di battute bisbigliato. Riesco a distinguere solo le frasi Sei impazzito?!, Fidati! e …Tua coscienza, amico. All’improvviso qualcuno alle mie spalle mi cinge le braccia e la vita. Un rumore di passi affrettati mi rivela che uno dei due si è allontanato. Mi divincolo, ma la presa è forte.
‘Lasciami andare!’, strillo, sentendo i passi farsi sempre più ovattati.
Solo quando svaniscono del tutto vengo liberata. Mi volto, furibonda: è stato Potter a imprigionarmi.
‘Che ti salta in mente?’, ringhio.
‘Scusami, Evans, ma non avevo scelta.’, risponde calmo. ‘Sapevo che ci avevi riconosciuto.’
‘È una minaccia, Potter?’
‘Ti sembro il tipo da minacciare una ragazza?’
‘Mi sembri il tipo che si aggira di notte per i corridoi sotto un incantesimo di Disillusione. No, aspetta… Sarebbe stato facile dividersi se aveste usato un incantesimo… Come avete fatto, allora?’
‘Se te lo dico, prometti di non raccontare niente alla McGranitt?’
‘E perché non dovrei?’
‘Perché mi fido di te.’
Esito.
‘È qualcosa di pericoloso?’
‘Beh… Sì e no.’
‘Sì o no?’
‘Per nasconderci abbiamo usato un Mantello dell’Invisibilità che non mi lascerò confiscare neanche sotto tortura; piuttosto lo brucio.’
‘E dove state andando?’
‘Questo non te lo posso dire.’
‘Potter…!’
‘No, Evans, mi dispiace. Questione di vita o di morte.’
‘Ah sì, eh? Questione di espulsione, direi.’
‘Anche, ma non solo. Adesso devo andare, Evans, è urgente.’
‘Tu non vai da nessuna parte, prima di avermi spiegato cosa sta succedendo.’
 ‘Ti ho detto che non posso!’
Un ululato echeggia dalla finestra. Potter emette un grugnito esasperato.
‘Lasciami andare, Evans.’
‘Spiegami che succede! Prometto che non dirò niente alla McGranitt, ok? Però spiega!’
Stavolta è lui a esitare. Ha l’aria esausta; non l’ho mai visto così teso. Non l’ho mai visto teso, a pensarci bene. Un altro ululato. Il ragazzo tira fuori la bacchetta.
‘Non costringermi ad affatturarti.’, sibila. ‘Perché ti assicuro che non ne ho nessuna voglia.’
‘Non oseresti.’, rispondo nello stesso tono.
Un fascio di luce saetta dalla sua bacchetta, lisciando la mia testa. Mi abbasso appena in tempo, perdendo l’equilibrio, e lui scatta via. Sparisce prima che io faccia in tempo ad accorgermi che mi ha mancato di proposito.
 
 
 
 
 
‘Andiamo, Potter!’
‘Chiudi il becco, Evans!’, ringhia Black. ‘Non sono affari tuoi!’
Rimango un po’ presa alla sprovvista: non è mai stato così scontroso con me, specialmente in presenza del suo migliore amico.
‘Non urlare, idiota!’, lo rimbecca infatti Potter. ‘E ricordati che le dobbiamo un favore per non aver fatto la spia.’
‘Non glielo ricordare!’, esclama Black, ma è troppo tardi.
‘Voglio sapere cosa è successo ieri notte.’, insisto, approfittando del vantaggio momentaneo.
‘Ci caccerai tutti nei guai!’, geme Minus, incapace di trattenersi più a lungo.
Black apre la bocca  per urlargli contro qualcosa di tagliente, ma in quel momento Lupin prende la parola.
‘Per favore, Lily.’, mormora.
Mi è sempre piaciuto, Remus Lupin: riservato, tranquillo, non una bomba a orologeria come Black e Potter, ma nemmeno un viscido come Minus. Non ha mai trattato male Severus. Mai. Non l’ha mai neanche difeso, però. Tratta Minus con più gentilezza di Black e non apre quasi mai bocca, ma c’è qualcosa nel suo sguardo che ispira fiducia – un’ombra. Lo guardo negli occhi, cercando di decifrare qualcosa di questa storia nella sua espressione, ma qualcos’altro nel suo viso cattura la mia attenzione: una ferita sulla guancia ha cominciato a sanguinare. Un taglio profondo… Una ferita fresca. Lo guardo meglio. Ha il viso coperto di cicatrici, e così le braccia. Lui abbassa lo sguardo.
Mi volto istintivamente verso Potter e gli afferro le mani e reprimo un grido esterrefatto: ha le braccia coperte di cicatrici. Black incrocia le sue per coprirle, ma ormai è inutile.
Gli ululati…
‘Severus aveva ragione.’, mormoro. Mi volto verso Remus. ‘Tu sei…’
‘Ti prego, Lily.’, mi interrompe il ragazzo.
Annuisco.
‘Il tuo segreto è al sicuro. Promesso.’
Potter ride di sollievo. Mi accorgo di stargli ancora stringendo le mani e le lascio all’istante.
‘D’accordo, Evans.’, fa Black con una noncuranza poco credibile. ‘Ma bada, non ci tradire.’
‘Con chi credi di aver a che fare?’, ribatto. Poi mi volto verso Potter. ‘Voi siete con lui quando…?’
Annuisce.
‘È pericoloso, Potter.’
‘Con chi credi di aver a che fare, Evans?’, sorride lui.
Gli sorrido di rimando.
Per la prima volta in vita mia, ammiro il suo coraggio.
‘Perché non ne parliamo meglio a Hogsmeade, questo weekend?’, propone lui.
Sa che questa volta non rifiuterò. Mai che James Potter si lasci sfuggire una buona occasione…
 
 
 
Passarono diversi minuti prima che Leslie avesse la forza di alzarsi e dirigersi verso la Torre di Corvonero. Dovette bussare parecchie volte prima che Dru aprisse la porta della sua camera, ma quando lo fece le bastò uno sguardo per capire quello che l’amica stava passando. Le cinse la vita con un braccio e la invitò a sedersi sul letto.
‘Cosa hai sognato stavolta?’, domandò pacatamente.
‘Quando ho cominciato a innamorarmi di James.’, rispose Leslie in tono neutro. Si sentiva svuotata.
‘Capisco.’, disse Drusilla stringendole la mano.
‘E il peggio è che è solo l’inizio.’, continuò l’altra. ‘Quel dannato mantello è impregnato di Remus e Sirius.’
‘Guarda il lato positivo, Les.’, disse lentamente Dru dopo qualche istante di silenzio. ‘Adesso hai qualcuno a cui raccontare i tuoi sogni. Non io… Qualcuno che capisca fino in fondo. Penso che a Harry farà piacere sentirsi raccontare la vostra storia. Adesso la stai ricostruendo anche per lui.’ 

  
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