Strada
Facendo
Strada
facendo vedrai
che non sei più da solo
Strada facendo troverai
un gancio in mezzo al cielo
(Strada Facendo, Claudio Baglioni)
Il binario
nove e tre quarti è, come
ogni primo settembre, pieno di vita e di attività frenetiche
che si susseguono
in un caos disorganizzato, sommerso dalle urla preoccupate dei genitori
che
salutano i propri figli al loro primo anno e dalle grida entusiaste di
chi
ritrova un amico dopo mesi passati lontani.
Remus non
può far altro che
sorridere dolcemente di fronte a tutto questo, il ricordo di anni
passati nella
gioia che torna a tormentarlo con il suo splendore evanescente, mentre
si sente
un po’ fuori luogo, come una macchia di sporco sulla camicia
nuova, proprio nel
giorno di festa.
Eppure
ricorda ancora i giorni in
ci la sua camicia non era macchiata e il bambino, un po’
più gracile degli
altri, che riceveva un abbraccio di troppo dalla madre, prima di
lasciarlo
salire su uno di quei vagoni fiammeggianti, era lui.
Ricorda il
profumo alla cannella
che avvolgeva sua madre, colpevole di aver preparato troppi biscotti
quella
mattina, e il sorriso orgoglioso di suo padre, sebbene una piccola note
preoccupata ne smorzava l’intensità.
Quando si
salutarono non pianse
nessuno, ma il giovane Lupin sapeva che, quella notte, sua madre
avrebbe
dormito in camera sua.
Ricordava di
essere stato uno dei
primi a salire sul treno, alla ricerca di uno scompartimento vuoto in
cui isolarsi,
nella speranza di avanzare in quel viaggio senza la preoccupazione di
star
recando disturbo a qualcuno solo respirando.
Ma non era
andata così: all’improvviso
la porta del suo scompartimento si era aperta, rivelando una coppia di
ragazzi
che, sebbene avessero la sua età, sembravano essere i
padroni del treno.
-Ciao! Io
sono Sirius e lui è
James! Il resto del treno è pieno, possiamo sederci qui?-
Il ragazzo
che aveva aperto la
porta, collegando il suo piccolo mondo con quello che era il gigantesco
oceano
esterno, aveva parlato con un tono gentile, ma che non ammetteva
repliche.
Remus si era
limitato ad annuire
in risposta e il ragazzino gli aveva sorriso. Un sorriso
così grande che
sembrava in grado di accendere le stelle.
Poi si erano
seduti, l’uno di
fianco all’altro, e avevano iniziato a parlare tra loro.
Quello che
si era presentato come
Sirius stava sostenendo qualcosa riguardo ad una partita di Quidditch,
gli
occhi scuri carichi di determinazione, mentre l’altro, James,
rispondeva a
tono, sistemandosi gli occhiali che di tanto in tanto scivolavano dal
punta del
suo naso dritto. Avevano entrambi i capelli neri e una malsana voglia
di aver
ragione.
Incapace di
controllarsi, Remus
si era lasciato sfuggire una risata, attirando così
l’attenzione dei due su di
se che subito, lasciandolo genuinamente stupito, lo coinvolsero nei
loro
discorsi assurdi, facendolo sentire, per una volta, non il giovane
invecchiato
che era, ma il ragazzino che avrebbe dovuto essere.
Quando
arrivarono ad Hogwarts e
furono smistati nella stessa Casa, Gryffindor, la gioia era sfociata in
un
sorriso sincero e una calda risata.
Solo in un
secondo momento,
quando sarebbe cresciuto dopo mille mattini freschi e mille e
più tramonti;
quando si sarebbe lasciato le sue sere chiuse in se stesso; quando
avrebbe
visto visi e voci di chi aveva amato sparire uno a uno…solo
in quel momento si
era reso conto di quanto quei due ragazzini scapestrati, conosciuti su
un treno
in attesa di partire, fossero diventati il gancio che lo tenevano
saldamente
ancorato alla vita.
Ed ora, di
nuovo su quel treno,
in attesa d giungere ancora una volta in quel luogo che, più
di tutti, sentiva
di poter chiamare “casa”, in veste di professore,
si trovava a chiedersi cosa
lo avrebbe fatto andare avanti e dire che no, non era ancora
finita…
Poi, come in
un dejà vu, la porta
dello scompartimento si aprì, ma, forse per paura di
scoprire che il tempo non
si era riavvolto, non aprì gli occhi.
-C’è
qualcuno…-
-Chi
è?-
-Il
Professor R.J.Lupin.-
-E tu come
lo sai?-
-È
scritto sulla valigia, Ronald…-
Ci fu ancora
un po’ di vociare
sommesso, come se i nuovi arrivati stessero decidendo se restare o
andarsene.
Poi il
terzetto di voci si
sedette e Remus si arrischiò a dargli una rapida occhiata.
Il suo cuore
perse un battito:
seduto al suo fianco stava Harry Potter.
Il figlio di
James, il figlio
dell’amico di una vita, stava seduto su quello stesso treno
dove suo padre,
anni prima, aveva conosciuto quello che lui aveva catalogato come
“il nuovo
professore”, esattamente in quello stesso scomparto.
Remus
sorrise a se stesso,
mettendosi a dormire per non infastidire il viaggio dei giovani,
pensando che,
forse, per una volta, avrebbe potuto essere lui il gancio per qualcuno.
E questo
bastava, per vivere
ancora un giorno.
°blabla
vari°
I dialoghi finali non sono presi dal libro ne dal film, li ho messi
così come
vagamente me li ricordavo.
Per il resto…boh…non so cosa dire
°A°
È un po’ una schifezza ma
perdonatemi…quella canzone mi ha subito fatto venire in
mente Remus e il suo
rapporto con i Marauders e eccoci qui…
Alla prossima, Seki