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Autore: Seki    17/08/2013    1 recensioni
Eppure ricorda ancora i giorni in ci la sua camicia non era macchiata e il bambino, un po’ più gracile degli altri, che riceveva un abbraccio di troppo dalla madre, prima di lasciarlo salire su uno di quei vagoni fiammeggianti, era lui.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Remus Lupin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Strada Facendo

Strada facendo vedrai
che non sei più da solo
Strada facendo troverai
un gancio in mezzo al cielo
(Strada Facendo, Claudio Baglioni)

Il binario nove e tre quarti è, come ogni primo settembre, pieno di vita e di attività frenetiche che si susseguono in un caos disorganizzato, sommerso dalle urla preoccupate dei genitori che salutano i propri figli al loro primo anno e dalle grida entusiaste di chi ritrova un amico dopo mesi passati lontani.

Remus non può far altro che sorridere dolcemente di fronte a tutto questo, il ricordo di anni passati nella gioia che torna a tormentarlo con il suo splendore evanescente, mentre si sente un po’ fuori luogo, come una macchia di sporco sulla camicia nuova, proprio nel giorno di festa.

Eppure ricorda ancora i giorni in ci la sua camicia non era macchiata e il bambino, un po’ più gracile degli altri, che riceveva un abbraccio di troppo dalla madre, prima di lasciarlo salire su uno di quei vagoni fiammeggianti, era lui.

Ricorda il profumo alla cannella che avvolgeva sua madre, colpevole di aver preparato troppi biscotti quella mattina, e il sorriso orgoglioso di suo padre, sebbene una piccola note preoccupata ne smorzava l’intensità.

Quando si salutarono non pianse nessuno, ma il giovane Lupin sapeva che, quella notte, sua madre avrebbe dormito in camera sua.

Ricordava di essere stato uno dei primi a salire sul treno, alla ricerca di uno scompartimento vuoto in cui isolarsi, nella speranza di avanzare in quel viaggio senza la preoccupazione di star recando disturbo a qualcuno solo respirando.

Ma non era andata così: all’improvviso la porta del suo scompartimento si era aperta, rivelando una coppia di ragazzi che, sebbene avessero la sua età, sembravano essere i padroni del treno.

-Ciao! Io sono Sirius e lui è James! Il resto del treno è pieno, possiamo sederci qui?-

Il ragazzo che aveva aperto la porta, collegando il suo piccolo mondo con quello che era il gigantesco oceano esterno, aveva parlato con un tono gentile, ma che non ammetteva repliche.

Remus si era limitato ad annuire in risposta e il ragazzino gli aveva sorriso. Un sorriso così grande che sembrava in grado di accendere le stelle.

Poi si erano seduti, l’uno di fianco all’altro, e avevano iniziato a parlare tra loro.

Quello che si era presentato come Sirius stava sostenendo qualcosa riguardo ad una partita di Quidditch, gli occhi scuri carichi di determinazione, mentre l’altro, James, rispondeva a tono, sistemandosi gli occhiali che di tanto in tanto scivolavano dal punta del suo naso dritto. Avevano entrambi i capelli neri e una malsana voglia di aver ragione.

Incapace di controllarsi, Remus si era lasciato sfuggire una risata, attirando così l’attenzione dei due su di se che subito, lasciandolo genuinamente stupito, lo coinvolsero nei loro discorsi assurdi, facendolo sentire, per una volta, non il giovane invecchiato che era, ma il ragazzino che avrebbe dovuto essere.

Quando arrivarono ad Hogwarts e furono smistati nella stessa Casa, Gryffindor, la gioia era sfociata in un sorriso sincero e una calda risata.

Solo in un secondo momento, quando sarebbe cresciuto dopo mille mattini freschi e mille e più tramonti; quando si sarebbe lasciato le sue sere chiuse in se stesso; quando avrebbe visto visi e voci di chi aveva amato sparire uno a uno…solo in quel momento si era reso conto di quanto quei due ragazzini scapestrati, conosciuti su un treno in attesa di partire, fossero diventati il gancio che lo tenevano saldamente ancorato alla vita.

Ed ora, di nuovo su quel treno, in attesa d giungere ancora una volta in quel luogo che, più di tutti, sentiva di poter chiamare “casa”, in veste di professore, si trovava a chiedersi cosa lo avrebbe fatto andare avanti e dire che no, non era ancora finita…

Poi, come in un dejà vu, la porta dello scompartimento si aprì, ma, forse per paura di scoprire che il tempo non si era riavvolto, non aprì gli occhi.

-C’è qualcuno…-

-Chi è?-

-Il Professor R.J.Lupin.-

-E tu come lo sai?-

-È scritto sulla valigia, Ronald…-

Ci fu ancora un po’ di vociare sommesso, come se i nuovi arrivati stessero decidendo se restare o andarsene.

Poi il terzetto di voci si sedette e Remus si arrischiò a dargli una rapida occhiata.

Il suo cuore perse un battito: seduto al suo fianco stava Harry Potter.

Il figlio di James, il figlio dell’amico di una vita, stava seduto su quello stesso treno dove suo padre, anni prima, aveva conosciuto quello che lui aveva catalogato come “il nuovo professore”, esattamente in quello stesso scomparto.

Remus sorrise a se stesso, mettendosi a dormire per non infastidire il viaggio dei giovani, pensando che, forse, per una volta, avrebbe potuto essere lui il gancio per qualcuno.

E questo bastava, per vivere ancora un giorno.

 

 

 

°blabla vari°
I dialoghi finali non sono presi dal libro ne dal film, li ho messi così come vagamente me li ricordavo.
Per il resto…boh…non so cosa dire °A°
È un po’ una schifezza ma perdonatemi…quella canzone mi ha subito fatto venire in mente Remus e il suo rapporto con i Marauders e eccoci qui…
Alla prossima, Seki 

   
 
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