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Autore: Pterie Scrive    18/08/2013    1 recensioni
Lo sai che tra di noi esistono persone diverse? Intendo dal punto di vista fisico e potenziale. Una persona normale può usare il cervello fino al 11%, mentre un mutante può svilupparlo fino al 99,9% perfezionando una certa abilità. Rose e Harry sono mutanti. Harry è veloce, Rose è... beh... lei vede il passato, il presente e il futuro. Chi dovrà aiutare chi?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Superhuman – V

Apri la mente, Rose.

 

Eravamo a pranzo. Da qualche giorno Rose iniziava a frequentarci, a stare un po’ di più con noi. Forse perché eravamo gli unici con cui poteva parlare dell’accaduto di pochi giorni prima.

Con me era sempre la solita acida, ma per quanto mi sforzassi di conquistarla, lei non faceva resistenza. Sapeva cosa succedeva, e questo era un problema per i miei tentativi di sorprenderla.

“Ragazzi… ma… voi vedete continuamente quando prevedo il futuro, ma non ho mai visto voi usare le vostre capacità!”

A quelle parole, Zayn non esitò a sfoderare il suo accendino preferito e farlo scattare. Raccolse la fiamma con la mano e ripose l’accendino in tasca. Aprì bene il palmo, su cui la fiamma volteggiava allegramente. Socchiuse la bocca e soffiò verso il vaso di fiori che stava in mezzo al tavolo della mensa. I fiori presero fuoco, che lui spense velocemente con uno schiocco di dita.

“WOW! Zayn, sei forte!” si congratulò Rose.

Fu il turno di Louis, che toccò la superficie d’acqua nel bicchiere. Tracciò un percorso in aria con il dito, che subito venne seguito da una sottile cordicella d’acqua. Tracciò come un cuore, che fece addolcire Rose.

“Che dolce, Lou, grazie!” disse sorridente.

Niall conosceva bene i limiti di Louis. Fu lui, infatti, a gelare con un gesto della mano, il cuore, pronto a infrangersi sotto i nostri occhi.

“Niall?” chiese confusa Rose.

“Louis… deve ancora mettere a frutto il totale controllo” rispose, impaurito della reazione dell’amico.

“Come me! – ne sembrava felice… - E tu? Liam, cosa sai fare?”

Liam fissò per qualche secondo il bicchiere, da cui usciva il pezzo di ghiaccio. Dopo poco questo si rovesciò e iniziò ad avanzare fino a cadere perterra e spaccarsi.

“Non avresti dovuto” gli ricordai.

Tutte le volte che si concentrava su qualcosa di troppo pesante, come ad esempio un bicchiere pieno di ghiaccio, appunto, gli veniva un forte malditesta. Per quanto poco durasse, lo faceva comunque soffrire.

“Harry, tu quanto puoi correre veloce?”

“Per ora raggiungo i cento… all’ora”

“Per lui non è il quanto veloce – precisò a mio sfavore Louis – ma per quanto tempo!”

“Cosa intende, Harry?”

Sembrava divertita dal fatto che anche io avessi dei limiti.

“Beh… diciamo che tre o quattro minuti e sono già sfinito” ammisi sbuffando.

“Come fai a vedere il futuro?” chiese Niall, incuriosito.

“Anche io ho i miei limiti. Faccio fatica a vedere quello che accadrà agli altri, mentre è come naturale poter vedere cosa accadrà a me. Sapere cosa mi riserva il futuro, o anche solo pochi secondi dopo. È come se vivessi in un’epoca lontana, perché mi perdo nello scoprire il mio futuro…”

“Ma il futuro è sempre lo stesso… Non ti stanchi mai di vedere sempre le stesse cose?” chiese intrigato Louis.

“Lou, il futuro cambia a seconda delle decisioni che prendiamo. Cambia la decisione, cambia la visione. E poi io non so mai quando accadrà quello che vedo”

“Ora basta, lei è mia!” dissi avido.

Le presi la mano e la obbligai a seguirmi, sotto gli occhi divertiti dei nostri amici.

Arrivammo fino a un vicolo cieco, nascosto da due edifici. La palestra e l’area ricreazione.

“Cosa vuoi?” mi domandò scocciata.

“Perché con loro sei così dolce e carina, mentre con me sei acida, distaccata e quant’altro?”

“Che ti frega?”

“Tu mi piaci, Rose, mi piaci davvero!”

Abbassò lo sguardo.

“Anche tu mi piaci” sussurrò. “Ma solo un po’” aggiunse.

“Cosa ti costa trattarmi bene, chiamarmi per nome?”

“Non voglio che tu pensa di avere qualche speranza con me!” sembrava stesse gridando.

“Rose! Non mi arrendo io. Voglio sapere perché.”

“Non voglio metterti in pericolo”

“Potevi trovare una scusa più convincente…” dissi sorridendo.

“La prossima volta” disse, spintonandomi e sorpassandomi.

“Rose non mi arrendo!” le urlai, nonostante ormai fosse lontana.

Sentii pulsarmi la testa, una forte fitta, come un ‘bip’ terribilmente lungo e acuto. Non ero l’unico, la vidi in lontananza inginocchiarsi a terra e portare le mani alla testa.

A me passò in fretta, ma non a Rose. Le corsi incontro e la aiutai a rialzarsi, ma non stava affatto bene. Dopo pochi secondi passò anche a lei.

Si scrollò le mie mani di dosso e continuò per la sua strada.

Che pericolo potevo correre? Ormai ci ero dentro, l’avrei difesa finché fiato non avrebbe lasciato il mio corpo, che lei lo accettasse o meno.

Sentì Hugmun contattarmi, quindi certamente aveva chiamato anche gli altri.

Raggiunsi i ragazzi al chiosco e ci avviammo verso la presidenza.

L’ufficio era tipicamente arredato con quadri, scrivania di legno, sedia girevole e chi più ne ha più ne metta! Era molto arieggiato e luminoso.

Rose ci raggiunse quasi subito.

Come l’ultima visita al professor Hugmun, fu Zayn a chiudere la porta antica in legno di acero.

“Poco fa ho provato a contattarvi e, credo, che ci stesse provando anche mio fratello Alvin. Spero che non abbia sentito l’interferenza come l’ho sentita io, ma per essere previdenti, vi aiuterò io stesso ad ampliare più velocemente le vostre capacità. Sarà doloroso, lungo e stancante. Ma non posso permettere che quando lui arriverà voi non siate pronti.”

“Quando incominciamo?” chiesi.

“Ora.”

 

***

 

Eravamo nel vasto campo da baseball dell’istituto. Con molti attrezzi, se si può definirli così, tra cui una pompa dell’acqua, l’accendino di Zayn e delle palle da tennis.

“Louis, incominci tu” sentenziò il prof.

“Cosa devo fare?” chiese disorientato.

“Beh… - raccolse la pompa dell’acqua da terra – devi bloccare l’acqua”

Aprì di colpo la pompa.

Louis posizionò le mani in avanti e la bloccò. Subito dopo Hugmun spense la pompa.

“Louis, tieni l’acqua ferma!” gli ordinò. “Niall ora la devi congelare. Tutta, non solo la superficie. Tu, Liam devi tenerla su, in modo che fluttui, perché appena diventerà ghiaccio Louis non potrà più tenerla”

Niall si concentrò bene sulla bolla d’acqua svolazzante.

“Non ci riesco! Devo toccarla!” supplicò.

Il professore annuì, così Nialler si avvicinò alla bolla e la sfiorò con la punta dell’indice sinistro.

La bolla iniziò a solidificarsi, ma era solo un sottile strato di brina, credo.

Divenne sempre più pensante, a vedere le espressioni di Louis e Liam.

Quando fu un pezzo di ghiaccio ci pensò Zayn a scioglierlo, con l’aiuto del suo accendino.

L’allenamento si riprodusse tale quale per numerosi giorni, ma i miglioramenti erano ben visibili.

Io anche stavo migliorando. Ogni giorno dovevo correre fino a che non rimanevo senza forze, e dopo poche settimane fui in grado di tenere il ritmo più veloce, con Rose alle spalle, per quaranta minuti.

Ma i nostri esercizi erano niente, confronto a quelli che doveva fare Rose. Hugmun la obbligava nel vero senso della parola, a migliorare. Ora vedeva anche ciò che qualcuno aveva subito in passato, ma ad Hugmun interessava il presente, per poter intercettare qualcuno vicino a Alvin.

 

“Harry non ce la faccio più!” mi disse due settimane dopo il primo allenamento.

“Rose, devi riuscirti! Altrimenti non sapremo dove trovarlo!”

“Styles.. non ti ci mettere anche tu, dai!!”

“Mi ci metto eccome! Dobbiamo farlo fuori, prima che diventi troppo forte!”

Sbuffò.

 

Tempo dopo, Hugmun ci lasciò un giorno di meritato riposo. Per me sarebbe anche andata bene una settimana.

“Usciamo?” chiesi a Rose, quella sera.

“Come amici”

“Come amici…” ripetei sbuffando.

Andammo nella sala giochi del campus. Lei si sedette a una machine.

“Non vale!” la sgridai.

“Sshhh, almeno prendo un po’ di gettoni!”

Non avevo mai conosciuto questa Rose. Quella che si divertiva e che barava nei giochi. Me la immaginavo disgustata da una sala giochi, invece eccola lì, a camminare intorno alle varie macchinette ruba-soldi come se si fosse sempre aggirata lì. Era come un luogo conosciuto, familiare, dove poteva mostrare il suo lato mascolino.

La guardavo sorridendo tipo ebete mentre si aggirava tra quelle scatolette di alluminio.

Le sfiorava come per sentire quale fosse quella più fortunata.

Ne scelse una, ci si sedette e tirò la manovella. Senza neanche fingere di essere stupita quando iniziarono a scendere i numerosi gettoni, mi chiese un bicchiere per metterceli dentro.

Passammo la serata a barare e a giocare.

Fu divertente ed esilarante, soprattutto perché ero con lei e questo rendeva tutto più magico.

 

OKAY.
ANCHE OGGI ECCOVI UN CAPITOLO (ok fa schifo). IL PROSSIMO PERO' SARA' PIU' BELLO, SPERO CHE VI PIACCIA. SUCCEDERA' UNA COSA CHE NON CREDO ORA VI IMMAGINIATE.
DI QUESTO CAPITOLO, COSA NE PENSATE? AVETE IMMAGINATO TUTTO? QUALCOSA NON VI E' PIACIUTO O, AL CONTRARIO, VI E' PIACIUNTO PARTICOLARMENTE? SONO MOLTO CURIOSA DI SAPERE COSA NE PENSATE!!!
AL PROSSIMO CAPITOLO, VALE XX

#NEVERSAYNEVER
   
 
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