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Autore: Altariah    18/08/2013    2 recensioni
Kolyat riuscì solo a vedere le labbra di questo muoversi, ma il suono fu sostituito dall’insopportabile gracchio del campanello, che lo trascinò fuori da quella falsa realtà che lo aveva sollevato per un momento da tutti i suoi problemi.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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V – Do you remember?

 

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We never talked about it, 
but I hear the blame was mine 
 
"Krios."
Kolyat sospirò prima di voltarsi. Lanciò ancora uno sguardo oltre il vetro dello sportello, intuendo che non avrebbe ascoltato nulla di piacevole. 
Con un gesto, il suo superiore gli indicò di seguirlo. Sapeva già da un po' che ad attenderlo ci sarebbe stato qualcosa, ma evitava di pensare di cosa si potesse trattare. Aspettava da settimane quello che stava per succedere, ed affrontarlo, evitando però per tutto il tempo di pensarci. Non poteva permettersi di essere scartato dal C-Sec, non proprio ora che tutto si stava riassemblando; aveva imparato a convivere con il caos degli hangar della Cittadella, imparato a sopportare ogni sorta di bambino alieno che restava stupito nel vedere un drell allo sportello, tirando la manica al genitore per chiedere spiegazioni. 
Era stato così difficile all'inizio, quando dopo aver sentito la sveglia suonare temeva anche solo di immaginare cosa avrebbe dovuto affrontare quel giorno. Ma mano a mano imparava, osservando in silenzio e cominciando, con un pacato distacco, a rivolgersi ai visitatori. 
Licenziato era una parola che suonava male in tutto il contesto in cui si era adagiato con così tanta fatica. Così tante persone lo avevano a raggiungere quel punto, ma capiva che c'erano altrettanti superstiti senza più un lavoro... e per quanto la Cittadella fosse così aperta verso ogni tipo di alieno che vi entrava, il C-Sec lo teneva in bilico, privilegiando personale Turian, o nel caso della dogana dove era stato assegnato lui, personale umano, che tendeva ad essere piuttosto gentile ed equilibrato con i nuovi ospiti di ogni razza.
Camminava, a schiena dritta, ma non riusciva a tenere alta la testa, pesava. Era semplicemente troppo complesso. 
Senza accorgersene era entrato nell'ufficio, come se qualcuno l'avesse trasportato lì senza che lui se ne accorgesse. Aveva richiuso la porta alle spalle, lasciando fuori lo sguardo di alcuni colleghi. Non gli importava sapere che tipo di sensazioni loro provassero nei suoi confronti.
"Siediti pure", disse il Turian, indicando con una mano la poltroncina di fronte alla scrivania, mentre prendeva posto dietro. Accese il computer, fissandolo brevemente, per poi tornare ad osservare Kolyat che continuava a restare indietro, appena accanto alla porta, in piedi.
"Preferirei stare qui" Rispose il drell, piegando le labbra in una smorfia mentre i suoi occhi restavano fissi in un punto oltre le cose, immobili senza osservare effettivamente nulla. Non era una buona idea distaccarsi così dal presente, sarebbero potuti arrivare i ricordi con più facilità cogliendolo di sorpresa. Ci sarebbe mancato soltanto quello...
"Come preferisci," sbuffò l'agente "non ci vorrà comunque molto."
 
 
You could've tried to see the distance between us 
but it seemed too far for you to go. 
 
 
Oriana rientrò a casa, aprendo dolcemente il trasportino e facendo attenzione a non compiere movimenti troppo bruschi. Osservò all'interno, sorridendo mentre tendeva una mano per afferrare la gatta. Solo quando la ebbe tra le mani capì quanto fosse piccola, ma, ebbe modo di accertarlo del tutto, in perfetta salute. 
"Hey," le sussurrò la ragazza, avvicinando il cucciolo al viso "se Kolyat mi butta fuori di casa quando non faccio nulla di male, chissà cosa succederà quando mi presenterò con te... mi vorrà bandire dalla Cittadella" rise, alleggerendo con tranquillità quell'episodio che le faceva ancora tanto male. 
Le diede un bacio sul capo per abitudine, come faceva sempre con Queequeg, e la appoggiò sul pavimento. Si diresse verso il bagno, prendendo un paio di asciugamani per creare una cuccetta provvisoria. Queequeg si fece vivo dalla porta della cucina, sporgendosi con curiosità da dietro lo stipite. 
Quando Oriana tornò, li vide entrambi intenti a conoscersi, molto interessati l'una all'altro, ma intuiva già come sarebbe finita. Nel giro di alcuni secondi infatti lui si era già allontanato di qualche centimetro, arricciando il naso e curvando la schiena. 
La piccola gatta turca era frastornata dalla marea di cambiamenti avvenuti in così poco tempo e spaventata, ma anche tanto stanca. Non aveva fame, così la ragazza andò sul divano, appoggiandola sulle gambe, iniziando ad accarezzarla finchè, dopo alcune timide fusa, si addormentò.
Aveva aspettato a darle un nome perchè voleva che lo decidesse Kolyat, anche se questa scelta aveva rallentato la compilazione dei suoi documenti.
Era curiosa di sapere che nome avrebbe scelto, e non vedeva l'ora di scoprire un vocabolo drell, nel caso lui gliel'avesse assegnato.
Rimase lì per un tempo indefinito, persa in ricordi lontani. Le mancava molto la sua vecchia famiglia, ma aveva insistito proprio lei a farla andare a vivere da sola. Ad Oriana tutta quell'indipendenza all'inizio spaventava, ma mano a mano riusciva a conoscere persone nuove, anche se si approcciava alle amicizie con cautela.
Anche Miranda si trovava d'accordo, nonostante avesse molta paura. Studiare in un momento come quello era complicato, ma proprio per questo aveva deciso di restare sulla Cittadella, lì i corsi avevano subito un lunghissimo momento di pausa, ma erano ripartiti, ed era questa la cosa importante. La sorella maggiore l'avrebbe tenuta con sè, ma temeva che la sua presenza l'avrebbe messa più in pericolo di quanto invece l'avrebbe protetta. Sorrise, mentre le luci artificiali all'esterno lentamente si affievolivano, sfumando in colori diversi, pensando a cosa avrebbe potuto mostrare alla sorella cosa aveva imparato negli ultimi tempi e raccontarle le nuove esperienze. Era rientrata in casa poche volte a quell'ora, ma solo in quel momento si accorse dell'incredibile silenzio che avvolgeva i palazzi. Improvvisamente sentì il bisogno di vedere qualcuno. Si sentiva sempre talmente sola... 
In realtà le uniche due persone che avrebbe voluto accanto in quel momento erano Miranda e Kolyat, soprattutto Miranda, che le aveva promesso di farsi viva non appena il lavoro gliel'avesse permesso, e ovviamente dopo che i portali fossero stati sistemati in modo definitivo. Mancavano le risorse e gli uomini per compiere una riparazione totale di ogni portale, così ci si occupava di pochi alla volta, partendo dai nodi più importanti. Nel frattempo, i viaggi erano molto più lunghi ed imprecisi, i salti iperluce fattibili ma rischiosi. E Oriana non avrebbe mai permesso che sua sorella, per andare a trovarla, avrebbe corso rischi del genere.
Kolyat invece le mancava in un modo molto differente. Era vicinissimo a lei, sarebbe potuta anche andarlo a trovare a lavoro. Probabilmente, pensò, starà chiudendo il suo sportello proprio ora. Ma la vicinanza fisica era l'unica cosa che davvero riusciva a farli incontrare, non ricordava nemmeno quante settimane prima le avesse parlato davvero, confidandole cose che forse non aveva mai detto a nessun altro. 
Oriana avrebbe voluto dargli sicurezza, trasmettergli fiducia, ma quando s'illudeva di avere fatto dei passi avanti lui la volta successiva si chiudeva a riccio. Era una situazione talmente stressante che di tanto in tanto lei arrivava al punto di pensare di lasciarlo perdere. Ma dopo le serate passate a piangere da sola e averci dormito su, non riusciva ad evitare di sentirsi in colpa. Pensare a tutto ciò che doveva essere stato costretto a subire le stringeva il cuore; Kolyat aveva bisogno di tante persone accanto, ma lei si era ritrovata sola.
Sola, a tenere per mano qualcuno che da un istante all'altro aveva la capacità di mutare, un alieno che aveva il potere di farla sorridere e subito dopo piangere.
Intanto iniziava dall'esterno a sentirsi il rumore degli impiegati che rientrano nei rispettivi appartamenti dopo i propri turni di lavoro, rompendo il silenzio di pochi minuti prima.
 
 
Through all of my life,
in spite of all the pain, 
you know, people are funny sometimes 


 
Kolyat rimase un attimo bloccato, indeciso sul da farsi. Era ancora immobile, perso a cercare un significato a quello a cui aveva assistito. 
Avrebbe potuto andarle accanto e parlarle, oppure non si sarebbe dovuto permettere? Probabilmente lei si sarebbe spaventata. Ma in quel sorriso lui era in grado di vedere soltanto sincerità, non circostanza. Rimase a fissarla ancora per una manciata di secondi, le labbra curvate a loro volta in un sorriso, ma molto meno ampio.
Il drell abbassò gli occhi, afferrando lo zaino. Scosse la testa, e senza voltarsi si allontanò dall'hangar, con mille domande sospese che chiedevano rumorosamente una risposta.
Il suo nome, si domandava, quale può essere il suo nome? La ragazza di poco prima che per lui era nota come Ragione lo stava tormentando nonostante non ci fosse. Era bizzarro, una situazione del genere gli sembrava decisamente irreale.
E insieme al termine puro che gli aleggiava davanti agli occhi, un'altra parola così diversa da quelle della sua lingua madre le si contrapponeva in modo vistoso. Ragione ed Umana, non poteva esistere, non c'era nulla che legasse quei due vocaboli. La sua ragione era umana? 
Emise una breve risata nervosa, forse stava correndo troppo. Anzi, senza dubbio; aveva preso in considerazione tutto senza approfondire nulla. 
Ridicolo.
 

 
'Cos they just can't wait 
to get hurt again.










 
Aspè... il prossimo capitolo... è il sei? GH
  
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