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Autore: Luly Love    18/08/2013    2 recensioni
Naminè sta per sposarsi, come damigelle e organizzatrici ha Kairi, Aqua e Larxene, che hanno imposto a tutti meno che a se stesse e allo staff di preparatori l'assurdo divieto di vedere la sposa nelle ventiquattro ore precedenti al matrimonio.
Ma la nostra futura sposa non può affrontare le crisi pre-matrimonio da sola. Per fortuna, più di qualcuno le viene segretamente in aiuto...
Rating giallo causa parole forti.
Dal primo cap:
Scattò in piedi, nervosa, e si mise a girare in tondo per la stanza, lanciando occhiate ora al suo vestito appeso alla porta, ora alla propria figura riflessa nello specchio, ora alla finestra da cui si aveva una visuale del giardino dove si sarebbero tenuti cerimonia e rinfresco. Il pranzo e il resto dei festeggiamenti, invece, avrebbero preso luogo nell’enorme salone della villa che Vanitas aveva messo gentilmente (e per gentilmente si intende sotto minaccia di Aqua e Larxene) a disposizione.
Dal secondo cap:
[...] Naminè finalmente comprese; gli gettò le braccia al collo mormorando parole di ringraziamento, sopraffatta dall’emozione. Si impose, tuttavia, di non piangere.
– Bada, però: non è un regalo. È un prestito. –
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naminè, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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11:55 am
 
Cominciò a credere che quella situazione, ovvero lei da sola in quella dannata stanza mentre fuori altre persone organizzavano il suo matrimonio, sarebbe diventato il suo nuovo frequente incubo.
Aveva appena finito la prima, stressante parte del set fotografico offerto e realizzato da Demyx; avevano girato per ogni angolo, esterno ed interno, della villa.
Le organizzatrici, ovviamente, avevano di volta in volta sgomberato le varie aree perché - testuali parole - la segretezza era la parola d’ordine della mattinata (non oso immaginare quale sia quella del resto della giornata...) e poi un pizzico di suspense non guastava.
Ma per chi l’avevano presa? Per la figlia di 007 e di una diva del cinema?
Ma, suo malgrado, doveva ammettere che senza quelle tre non sarebbe riuscita a fare un passo senza avere intorno minimo quattro persone, amici, parenti o imbucati che fossero. Tanto per chiarire, gli imbucati erano stati invitati dal padrone di casa e, un paio, anche da Larxene e Demyx, perciò non erano poi tanto imbucati.
Si sedette sulla cassapanca a piedi del letto e lanciò un’occhiata all’orologio, gesto divenuto il cliché della giornata. Mancavano trenta minuti, pardon, quaranta (perché secondo Kairi dieci minuti di ritardo erano d’obbligo. D’obbligo verso cosa o chi ancora non lo aveva capito, e molto probabilmente non lo sapeva nemmeno la rossa) e poi sarebbe entrata in chiesa. Sapeva già che della funzione non avrebbe capito un’acca, nonostante le innumerevoli prove fatte nelle due settimane precedenti al matrimonio: sarebbe stata troppo concentrata su lui e su se stessa sul fatto che presto sarebbero diventati loro. A tal pensiero, le sue spalle si rilassarono e sul suo volto compare un sorriso, un riflesso involontario sviluppato negli ultimi quattro mesi.
Un lieve bussare alla porta la riportò al presente.
– Avanti. – disse, preparandosi a ricevere una delle tre organizzatrici.
Ti prego fa che non sia Larxene, non Larxene, non Larxene...
La porta, tuttavia, rimase chiusa.
– Avanti! – gridò
– Naminè, sono io. Fammi entrare. –
Nel sentire quella voce, scattò in piedi e si precipitò verso la porta, che - se ne era dimenticata - aveva precedentemente chiuso a chiave dall’interno; le guance le si imporporarono e il cuore accelerò bruscamente. Per quanto gradite, le visite che aveva ricevuto fino a quel momento erano niente in confronto a quella.
Era così emozionata che ci mise più secondi del necessario per girare la chiave e sbloccare la serratura a causa del cervello che non connetteva bene; una volta portata a termine l’operazione, aprì la porta con un colpo così secco e poderoso che una piccola corrente d’aria le mosse i capelli e tirò dentro Roxas per un braccio.
Lo abbracciò così strettamente da mozzare il respiro a entrambi e chiuse lo porta con un calcetto.
– Ehi, non respiro! Senza di me il matrimonio non si può fare. – rantolò il ragazzo.
Lei rise e gli diede del cretino, ma allentò la presa, senza però staccarsi.
– Allora, – fece lui senza interrompere l’abbraccio – come ti senti? Hai la nausea? I giramenti? Voglia di qualcosa in particolare? –
– Mi devo sposare, non sono incinta. –
– Lo so, lo so, ma Vanitas mi ha raccontato che al matrimonio di sua cugina, la sposa ha vomitato in macchina e all’uscita dalla chiesa. E credo abbia minacciato di morte buona parte degli invitati più te, lo sposo e le organizzatrici se una cosa del genere dovesse accadere in casa sua. Ma non mi preoccuperei troppo: se tu dovessi vomitare, Larxene ammazzerebbe Vanitas giusto per scaricare il nervoso, perciò ci sarà una sola morte. –
– Confortante. – sibilò sarcastica Naminè staccandosi da lui e andando a sedersi sul letto.
Roxas la raggiunse e la prese per mano; rimasero così, in silenzio, per una decina di minuti, poi il ragazzo ruppe il silenzio.
– Dai serio, come ti senti? Hai bisogno di qualcosa? –
– Mi sento in gabbia. Voglio una macchina del tempo per arrivare a domani, così posso saltare tutta la parte difficile, svernante e orribile e svegliarmi già come signora Feuer. –
Roxas rise e le passò un braccio attorno le spalle.
– Spiacente, le macchine del tempo le abbiamo finite. Se lo sapevo prima l’avrei inserita nella lista nozze! Però ho la chiave della gabbia, se può interessarti. –
Lei si voltò a guardarlo, gli occhi scintillanti.
– Davvero? – chiese speranzosa.
Lui annuì, mise una mano in tasca e ne cacciò...
– Sbaglio o è una giarrettiera? – domandò Naminè a metà tra lo stupore e l’imbarazzo.
– Era di mia nonna. – rispose lui.
– Tua nonna ti ha regalato una giarrettiera? – non sapeva se ridere o preoccuparsi.
Vedendo la sua faccia, Roxas avvampò.
– Che cavolo pensi? Me l’ha data per il mio matrimonio! Aveva paura che non ci sarebbe arrivata e così mi affidato la giarrettiera. Però la voglio dare a te, poi nel caso la presterai alla mia futura sposa quando verrà il momento.  È una cosa vecchia, che simboleggia la vita che si lascia alle spalle e l'importanza del passato che non deve essere dimenticato nella transizione verso la nuova. –
– Sono più importante io che la tua futura moglie? –
Lui fece spallucce, imbarazzato.
– Non dimentichiamoci che saresti potuta essere tu la mia sposa. – rispose senza guardarla in faccia.
Un sasso scese nello stomaco di Naminè: lei e Roxas erano stai insieme per tutti i quattro anni del liceo, poi a causa di una serie di incomprensioni, in seguito ampiamente chiarite, si erano lasciati e lei aveva iniziato a frequentare il ragazzo che, quel giorno, sarebbe diventato suo marito.
– A volte l’amore non basta. – mormorò – Lo so che sembra una frase dei cioccolatini, ma è la verità. Evidentemente noi messi insieme funzioniamo solo come amici, come fratello e sorella. Non come amanti. –
– Quando penso a quel periodo, sorrido sempre e non mi dispiace per come sia finita. Siamo ancora insieme, no? In modo diverso, ma sempre bello. Sono felice e so che lo sei anche tu. –
Si chinò a baciarle la fronte; nel punto in cui le labbra di Roxas toccarono la sua pelle, Naminè sentì irradiarsi il calore e una sensazione di pace e nostalgia la invase. Cercò di non pensarci, così buttò fuori la prima cosa che le venne in mente.
– Dimmi un po’, perché oggi tutti smaniano per potermi vedere? E perché tutti mi ricoprono di regali? –
Davanti alla fronte aggrottata del ragazzo, raccontò in breve delle altre due visite che aveva ricevuto quella mattina; il biondo rise di gusto.
– Credo che sia per due motivi: primo, tutti ti adorano e vogliono dimostratelo. Secondo, è la prima volta che qualcuno di così vicino a noi si sposi, perciò sono tutti un po’ disorientati. Scommetto che Riku e quel bambinone di mio fratello hanno chiesto consigli o su Yahoo Answer oppure alle nonna. Ecco spiegato il loro comportamento da tradizionalisti. – commentò.
– Beh, anche il tuo, di comportamento, - gli fece notare lei – è da tradizionalista, perciò fossi in te non criticherei tanto. –
– Non sto criticando! – scattò Roxas – Sto spiegando il perché delle visite. –
– Vanitas è davvero sull’orlo di compiere uno o più omicidi? Anche Sora mi ha accennato ad una crisi isterica con tanto di pianto... –
Lui si strinse nelle spalle, dicendo che Vanitas era più isterico delle madri degli sposi.
– Dopo questa, – aggiunse – fidati: è sicuro al cento per cento che non convolerà mai. Sembra lui, la sposa! –
Risero.
– A proposito di pianti, un uccellino mi ha detto che anche tu hai aperto i rubinetti oculari. – fece, maliziosa.
– Che cosa? Io? Oh andiamo, ma ti pare? –
– ... –
– Sora ha le ore contate. –
Naminè lanciò un’occhiata alla pendola e per poco non ebbe un colpo: era mezzogiorno e un quarto!
– Rox, devi andare, Larxene starà radunando il “cast” ovvero damigelle - Alice, Kairi, Aqua e se stessa -,  testimoni - tu e Riku - e mio padre, che mi dovrà accompagnare sull’altare. Se ci tieni alla vita, fila subito via. –
Lui trasalì, forse immaginando quello che gli avrebbe fatto la ninfa selvaggia se lo avesse scoperto.
Raggiunse la porta, si fermò e si girò a guardarla.
– Ci vediamo tra poco. – le disse, poi aprì la porta e andò via, lasciandola di nuovo sola.
 
 
L’area di giardino destinata alla funzione religiosa era gremita; ogni singola sedia era occupata e c’era anche gente in piedi. Tutti parlottavano eccitati, alcuni mangiavano, altri bevevano; qualcuno aveva già iniziato a fare le prime foto e le prime riprese.
Lo sposo, sull’altare in mezzo ai due testimoni, parlava con il prete e lanciava, ad intervalli regolari, occhiatine alla direzione da cui Naminè sarebbe arrivata, rimanendo però puntualmente deluso nel constatare che nessuno, né sposa né damigelle, si vedeva.
– E se avesse cambiato idea? – mormorò.
– Smettila di fare il paranoico. Conoscendola, ti avrebbe avvertito, in un modo o nell’altro. – rispose Riku.
– Forse si è sentita male. Per forza, non è da lei fare ritardo. –
– Sta benissimo, fidati. Di sicuro, meglio di te, o di Vanitas. – disse distrattamente Roxas occhieggiando alla scollatura di una delle invitate che passava a pochi metri da loro.
– E se durante la cerimonia io o lei sveniamo? – lo sposo non riusciva proprio a tranquillizzarsi.
– Axel, hai rotto il cazzo. – sbottò in tutta la sua finezza Riku.
Il rosso non ebbe il tempo di controbattere perché la sua attenzione fu catturata da una figura che, correndo, si avvicinava dalla casa.
– È Sora o sbaglio? – chiese Roxas – Se cade e si sporca Kairi si mette le mutande di ghisa. Anzi, le fa mettere a lui. –
Si sentì un urlo provenire proprio dal castano.
– Arriva! Arriva! –
Riku e Roxas scoccarono un’occhiata in stile “te l’avevo detto, sciroccato” ad Axel, che però non li stava guardando, impegnato com’era a raccomandare al vicario di tagliare i pezzi superflui e arrivare subito al dunque.
L’uomo parve offeso, ma siccome in quel momento si avvicinò Vanitas non ebbe il coraggio di dire niente.
La piccola orchestra attaccò a suonare A thousand years di Christina Perry, canzone richiesta da Naminè, non appena Sora, ancora col fiatone, prese posto; tutti si alzarono.
Pochi minuti dopo, il corteo delle damigelle sfilò lungo il corridoio, seguito, a quindici passi di distanza (numero imposto dalle organizzatrici) dalla sposa e da suo padre. I flash scattarono, le lacrime sgorgarono e i sospiri risuonarono.
La ragazza arrivò davanti all’altare; suo padre la baciò sulla fronte e consegnò la sua mano a quella di Axel, poi andò a sedersi; i due ragazzi, che non si vedevano da settantadue ore (merito ovviamente delle organizzatrici), si studiarono a vicenda.
In barba alle direttive di chiunque, Axel si sporse a baciarla delicatamente e velocemente sulle labbra, strappando un singhiozzo commosso e un po’ contrariato a tutti, poi avvicinò le labbra all’orecchio di Naminè e mormorò due semplici parole.
– Sei bellissima. (*)
 
– Vuoi tu, Axel Feuer, amare, confortare, onorare e avere cura (*) di Naminè, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e malattia, povertà e ricchezza, finchè morte non vi separi? –
– Cavolo, se lo voglio! –
– E tu, Naminè, vuoi amare, confortare, onorare e avere cura di Axel, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e malattia, povertà e ricchezza, finchè morte non vi separi? –
– Lo voglio. –
– Per i poteri conferitimi... – un’occhiata di Axel lo convinse ad accorciare – ehm sì, io vi dichiaro marito e moglie! –
I due si baciarono con passione, sorridendo, mentre gli applausi scrosciavano, ma loro erano troppo presi l’uno dall’altra per accorgersene.
 
 
[Per la cronaca, nessuno morì, né ucciso da Vanitas né da Larxene; Kairi ricompensò lautamente Sora (se capite cosa intendo) durante il ricevimento dentro una delle innumerevoli camere della casa; Roxas fece amicizia con la ragazza cui aveva scrutato la scollatura prima dell’inizio della celebrazione e pianificarono di uscire insieme; sempre in tema di ricompense, Larxene fece sfogare per bene il padrone di casa (capite a me) e gli sposi... beh, direi che qui un bel “E vissero per sempre felice e contenti” ci vuole proprio.]
 
(*)  Ho preso ispirazione dal matrimonio di Kate e William sia per la frase che per la formula
 
 
 
Angolo autrice:
Ce l’ho fatta! Mi merito un applauso, che dite?
Santi numi, sono così felice di aver terminato questa fic! Non perché mi stesse sul groppone, ma perché si meritava una fine. E, non so voi, sono molto, molto contenta del risultato.
Lo sposo è Axel, siete sorpresi? (porgo la domanda a tutti tranne che a Rex ed AxXx che avevano già capito. Geniacci, pff)
Non credo di avere molto da dire, perciò passo ai ringraziamenti:
un enorme grazie a Red Cloud ed AxXx che hanno recensito: i vostri complimenti mi hanno illuminato le giornate; un abbraccio a Shikichika, Terranort_the_dark e _Atreius_ che hanno messo nelle seguite: mi avete dato la scossa per muovermi ad aggiornare.
E, ultima e più importante, la mia cara amica antocharis_cardamines che con le sue adorabili minacce e le sue splendide recensioni mi ha resa davvero felice. Ti voglio bene, te l’ho mai detto? :’)
Bene, è tutto. Anzi no: ho intenzione di tornare con almeno altre tre fic riguardanti questa long, tre missing moments. Siccome però al momento ho Mors-Amor (fate un salto se volete), una long e due OS su PJ da finire/scrivere, senza contare che il 29 ho l’esame di riparazione e devo finire di rivedere quel dannato libro di biologia, sarà una cosa che andrà mooolto per le lunghe. Se avrete pazienza, però, non rimarrete delusi.
Bene, adesso vado.
Un bacione e a presto,
JD
 
Ps: ero così eccitata per averla finita che non ho riletto, perciò se trovate errori fatemelo presente, please 

  
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