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Autore: ely_trev    18/08/2013    2 recensioni
[Hélène e i suoi amici]
Avviso subito che la storia sarà comprensibile anche a chi non conosce questo telefilm che Mediaset ha improvvisamente sospeso per non si sa quale motivo ormai più di dieci anni fa. Quest'estate, girovagando su internet, ho scoperto che ne sono stati fatti ben tre seguiti (l'ultimo dei quali, per giunta, in patria, ancora in programmazione a distanza di 20 anni dall'inizio della serie) mai arrivati in Italia; dopo essermi informata a grandi linee sullo svolgimento della storia, ho deciso di riprenderla dal punto di vista di uno dei miei protagonisti preferiti - Christian - provando a portare avanti un mio personalissimo "e se...?".
E se il suo amore verso la fidanzata storica non fosse mai svanito?
E se quell'inaspettato ritorno avesse risvegliato tutti i suoi sentimenti?
E se si fosse reso conto di non essere innamorato della sua attuale fidanzata?
Alcuni personaggi sono stravolti rispetto all'ambientazione originaria, altri (che non conosco bene, non avendo avuto modo di vedere il telefilm tradotto) sono stati eliminati per semplificarmi un po' la vita (anche perché i protagonisti della mia storia sono Johanna e Christian).
Per chi non ha conosciuto la serie, prenda il mio racconto come un originale. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver parlato con Kate, parlò anche con i medici, i quali confermarono parola per parola quanto riferito dall’amica. Se la bambina fosse nata in quel momento, aveva buone probabilità di sopravvivenza, mentre se avessero aspettato, considerate le condizioni di Johanna, sia lei che la madre sarebbero andati incontro ad un peggioramento del loro stato di salute.
Si opererà” disse determinato “ve lo garantisco”. Poi, raggiunse immediatamente la sua stanza.
Lo spettacolo che gli si presentò davanti era peggiore di quello che si aspettava: Johanna stava dormendo, ma era molto pallida, dimagrita. Il suo viso era solcato dal dolore. Nel braccio, gli aghi delle flebo; nel naso, il sondino che, da qualche giorno, l’aiutava ad alimentarsi… Christian sentì una fitta al cuore: non sopportava di vederla ridotta in quello stato. Quell’immagine gli provocò una sofferenza inaccettabile. Ma Johanna era stata forte per tutti e due, lui non poteva arrendersi adesso. Sentì le gambe cedergli sotto il peso del dolore provocatogli dal vedere la donna che amava torturata da quel male subdolo, che la stava divorando a poco a poco. Si sedette di fianco al letto e, con riluttanza, tremando, allungò la mano fino a carezzare il suo pancione, evidente nonostante la sua perdita di peso. Un sussulto al di sotto della pelle tirata fece sobbalzare anche lui: la sua bambina si era mossa. Aveva letto che il feto riesce a sentire le carezze del papà, chissà se la sua bambina aveva avvertito la sua presenza… Sentirla muoversi per la prima volta gli provocò una sensazione indescrivibile, che lo commosse fino alle lacrime. Pensò che, sicuramente, Johanna aveva provato la stessa emozione, e che lui non era lì, a dividerla con lei. Ma adesso capì anche quale forza l’avesse spinta a combattere così ardentemente per proteggere quella piccola creatura innocente. Non aveva fatto in tempo ad avvicinarsi che quel piccolo miracolo aveva fatto sentire subito la sua presenza, conquistandolo all’istante. Sua figlia. La loro bambina. La piccola continuava a muoversi e anche Johanna avvertì i suoi calci, tanto da svegliarsi di soprassalto e trovarsi di fronte l’ultima persona al mondo che immaginava potesse trovarsi nella stanza: Christian, il suo Christian, che la guardava preoccupato, mentre, con una mano, continuava a carezzare il suo ventre.
Ciao! Ti sei svegliata!” esclamò, sorridendole con dolcezza, mentre lei spalancò gli occhi per la sorpresa: la sua agitazione era evidente, come era evidente che avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma che la malattia glielo impediva. “No, non ti sforzare. Sei debole. E so che non puoi parlare. Quindi, per una volta, parlerò io e tu mi starai a sentire” disse, mentre si rialzava nervosamente. “Io ho sbagliato. Di nuovo. Ho sbagliato ad essere tornato in Francia. Ho sbagliato a non esserti rimasto accanto. Non avevo compreso. Ma adesso sono qui e voglio che tu sappia che non ti lascerò più per niente al mondo” continuò, tornando a sedersi. “Abbi fiducia in me. Ok, te l’ho detto tante volte e avrei qualche dubbio anche io... Ma sono certo di quello che dico: andrà tutto bene” cercò di tranquillizzarla, prendendo la sua mano nella propria e portandola a contatto con il suo pancione, provocando un altro movimento della bimba. “Vedi? È d’accordo anche lei” scherzò, facendola sorridere. Ma fu solo un attimo. Johanna continuava ad agitarsi. “Andrà tutto bene” tornò a ripeterle, cercando di convincerla. “Ma devi operarti subito” continuò, tornando serio e avvicinando il suo viso a quello di lei. Johanna si agitò immediatamente e abbassò lo sguardo verso il suo grembo. “Lei starà bene” la rassicurò. “Lo so che sei preoccupata, ma lei starà bene” ripeté. “Non pensare che io stia cercando di convincerti a rinunciare alla bambina perché non è così. Sono pazzo di lei!” esclamò, con le lacrime agli occhi. “Sono mesi che ci penso e adesso che so la verità la amo ancora di più. E ho tutta l’intenzione di proteggerla. Insieme a te. Perché questa bambina vivrà e avrà accanto due genitori che l’adorano. Ascoltami: sono sincero e parlo con sicurezza. Lei starà bene. Lo so che tutti i medici consigliano di arrivare ad una certa settimana – la trentaquattresima, mi sono informato” puntualizzò, voltandosi verso di lei “ma, in questo momento, è più rischioso aspettare che farla venire al mondo. E comunque i dottori hanno detto che, nonostante tutto, i bambini di questa età superano bene un parto prematuro. Magari dovrà stare in ospedale per un po’, restare in incubatrice qualche giorno, ma starà bene, Johanna. Se, invece, continuiamo ad aspettare, rischierete la vita, sia te… che lei” le comunicò, dopo un attimo di esitazione. “Sta cominciando a soffrire e non le fa bene”.
Christian…” lo interruppe Kate, che aveva assistito alla scena. Johanna si agitava in maniera indescrivibile ogni volta che sentiva nominare le parole “sofferenza fetale”. Le sue reazioni erano sempre esagerate.
Christian capì, ma impedì immediatamente all’amica di finire la frase: “No, Kate, è giusto che la verità venga a galla, una volta per tutte” riprese. “Devi operarti, Johanna, subito” tornò a ripetere, con estrema determinazione, voltando nuovamente lo sguardo verso di lei “Altrimenti rischi di vanificare tutti i sacrifici fatti fino a questo momento. Dammi retta: fatti operare. Adesso. Io starò qui, con te. E ti prometto che andrà tutto bene” affermò, di nuovo, con convinzione, stringendole la mano con una forza inconsueta, affinché, attraverso quel contatto, potesse trasmetterle tutto il coraggio necessario. Johanna non aveva energia, ma ricambiò lo stesso la stretta di Christian, lasciandogli intendere, con un cenno del viso, che si affidava a quella promessa, che finalmente era pronta a farsi operare, perché la presenza del suo Christian le aveva infuso una nuova forza, che credeva di non avere più.

   
 
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