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Autore: Angelo Osaki    19/08/2013    1 recensioni
(dal secondo capitolo)
Sai, stanotte credo di averlo sognato. C’eravamo noi due, in un infinito spazio bianco e stavamo in silenzio. Un silenzio che parlava, sussurrava cose su noi due e io mi stringevo al suo petto, mentre lui mi passava una mano tra i capelli. Mi guardava, con quegli occhi marroni che non sono altro che le porte dell’infinito e sorrideva. E io? Beh, io mi sentivo felice, come se avrei potuto stringermi a lui per sempre e niente avrebbe mai potuto strapparmi via. I sogni non sono la realtà, lo so.
Eppure, dimmi, sono innamorato? Confesso di sentirmi così, onestamente.
Quindi, ancora, dimmi: sono innamorato? Sinceramente, ogni giorno che passa scopro di volergli sempre più bene e di desiderarlo sempre di più.
Dimmi, sarò mai ricambiato o questo amore mi si rivolterà contro e mi ucciderà? Se sarà così, preferisco che la mia anima mi abbandoni ora che non riesco a vedere niente di negativo provenire dal mio Angelo.
Dimmi, è solo un sogno o la realtà veramente mi sta offrendo ciò? In fine, dimmi, sono davvero innamorato?
[ la storia comincia dal secondo capitolo, il primo è una sorta di prologo-premessa]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It’s time to change

E cosa c'entriamo noi con la realtà? Che spazio sarebbe disposta a lasciarci?
-David Grossman


 Metà di Dicembre 2012

Questa volta l’ho fatta grossa.
Sono sempre stato un tipo che riflette poco nelle cose importanti e troppo verso le cose inutili e anche stavolta non sono stato da meno: ho accettato la proposta di fare l’aiuto catechista. Ti rendi conto? Ho firmato la mia condanna a morte.
All’inizio io e Claudio abbiamo rifiutato, solo che il prete e gli altri collaboratori hanno continuato a insistere: messaggi, discussioni ogni volta che mi vedevano…insomma, alla fine io ho ceduto, non pensandoci troppo. “Che sarà mai?”, mi sono detto, “è solo un’ora a settimana.”
Avrei voluto che qualcuno mi prendesse a pugni in quel momento.
A Claudio è andata meglio: essendo partito per lo stage in Irlanda,  rompergli le palle per loro è stato abbastanza difficile. Lo dico io che sono tutti più fortunati di me!
La mia fede è praticamente inesistente, lo sai, e la mia voglia di impegnarmi in progetti cristiani sotto zero, ma anche stavolta non sono riuscito a fare ciò che voglio. Sono sette anni, in tutto: cavolo, per sette anni dovrò rovinarmi la vita con questo incarico, che sarebbe poi un lavoro effettivo.  Mi viene l’ansia al solo pensarci.
Ne ho parlato con Azzurra e alla fine ho deciso che a giugno, quando chiuderà tutto per le vacanze, comunicherò la decisione di non continuare. In parte correggerò il mio errore, sperando di riuscire a non farmi condizionare dagli altri e dalla mia stupidità, se Luana non mi ucciderà mentre le sto comunicando la notizia.
Sono un fottuto idiota.
Comunque, ho anche preso una decisione importante: andare in palestra.
No, non sto scherzando, sono serissimo! È finalmente giunto il momento di darmi una mossa-letteralmente- per mandar via questi venti chili in più e cambiare stile di vita. Devo smetterla di perdere il controllo e abbuffarmi, anche perché tra l’altro i sensi di colpa si fanno ogni volta più potenti e va sempre peggio. Azzurra dice che dovrei chiedere aiuto a un psicologo, perché il mio mangiare ossessivo ha origine in qualche problema nella mia mente: secondo me ha ragione, ma chi li ha i soldi per pagare uno psicologo? E poi mia madre non capirebbe; per lei sono solo un idiota che se ne frega della salute e mangia per passatempo e si diverte a farmi pesare la situazione ogni volta che può.
La mia fame è un mostro con una bocca gigantesca: ogni giorno mi inghiotte sempre di più, ma per fortuna sento di aver finalmente trovato il coraggio di agire.
Si, lo so che non è una cosa semplice, perché è una guerra contro me stesso e potrei distruggermi ancora di più, ma andare in palestra, anche se non seguo una dieta dimagrante, è un obiettivo che il me stesso di un paio di mesi fa non avrebbe mai preso in considerazione.  Sono fiero di me.
Mi conosci bene, quindi sai che in realtà me la sto facendo sotto dalla paura e i soliti complessi idioti. Credi che riuscirò a non mollare dopo la prima settimana? E se faccio danno e rompo la cyclette? E se cado dal tappeto? Insomma, il mio secondo nome dovrebbe essere “sfigato”, quindi penso sempre al peggio.  Okay, prendo un respiro e provo a essere più ottimista: magari il danno alla cyclette si potrà riparare facilmente e passerò inosservato.
Riesco a vedere nella mia mente l’immagine di un ipotetico me, finalmente felice, col fisico giusto e un sorriso a cinquecento denti che fa invidia pure a una zebra. Con i denti più umani, rispetto a quest’ultima, però. Dici che la vita può migliorare, anche per me? È davvero possibile? Insomma, io lo sperò tanto e non vedo l’ora che sia domani per cominciare questa avventura. Magari la prossima volta che ti scriverò avrò davvero un chilo in meno.
   
 
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