Grazie grazie a tutte coloro che hanno
commentato e che hanno aggiunto la mia storia tra i preferiti.Vi ringrazio di
cuore.Un bacio a tutte Locke
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“Bella?”La voce soave di Alice
mi riscosse dal mio dormiveglia.
Le sue mani gelide mi accarezzarono la fronte e mi
scostarono dal viso ciocche di capelli umidi.
“Bella dai svegliati!Non
puoi mica stare a poltrire tutto il giorno.Forza alzati dai”
Avvertiì un altro rumore.Non era sola.
Mi alzai stancamente dal letto per osservare il viso
angelico di Rosalie e l’espressione materna di Esme.
“Ciao.”sbiascicai.“Che volete?”
“Uff sei sempre la solita.Bella ma non ti ricordi
proprio niente?Avevi promesso che oggi avresti scritto la lista per le cose del
bambino”
La lista.Merda.Me ne ero
dimenticata.
Beh non proprio dimenticata,in
verità mi ero comportata in modo molto più pragmatico,avevo finto di
dimenticarmene per non essere costretta a fare una cosa che non mi andava.
“Bella,non ci credo.Non
l’hai fatta”era un accusa.
Anche Esme e Rosalie mi guardavano accigliate.
“Ehm non si può fare adesso?”tentai di
rimediare ben sapendo che era inutile.
Quando Alice aveva iniziato ad accusarmi di non
comportarmi bene nei confronti del bambino,e di non
interessarmi a sufficienza all’argomento,mi ero offerta di compilare una
lista di”cose utili”pur di farla azzittire.
Non era stata una buona idea.Anche perché ultimamente non riuscivo più a mantenere nessun
impegno.
Oziavo durante tutto il giorno,rintanandomi
ogni qual volta che potevo nella mia cameretta ad ascoltare canzoni sconosciute
da un vecchio grammofono.
“Bah Bella sei incredibile.Noi
non sappiamo più che fare con te.Giusto ieri ne parlavo con Rose,sembra proprio che non te ne importi niente”
“Non credi di star esagerando?”borbottai
ferita.
“Tu credi?E allora come mai ti sei dimenticata
della lista?Non ti rendi conto,manca solo un mese e
dobbiamo comprare ancora un sacco di cose”
Sospirai.Era impossibile discutere con lei.
Impossibile discutere con loro,che
non avevano la minima intenzione di ascoltarmi ne di cambiare atteggiamento.
“Suvvia Alice non
esagerare..Bella è molto stanca.Non dovremmo assillarla”
La voce di Esme suonava come un
leggero rimprovero.All’improvviso mi venne voglia di abbracciarla.
Non ero dell’umore per litigare con Alice.
Ero esausta,non riuscivo più a
dormire tranquilla da alcune settima,e gli incubi che popolavano le mie notti
spezzavano il mio fragile autocontrollo.
“Sentite facciamo
così.Oggi lasciamo Bella da sola con i ragazzi,così
può stare tranquilla e un po’ per conto suo,e noi andiamo in citta a fare
tutte le compere necessarie”Rosalie sorrise.
Si era trasformata in una mediatrice,una
sorta di cuscinetto tra i miei eccessi e quelli di Alice.
Era incredibile.Ma eravamo tutti
cambiati.
Da quel giorno ognuno di noi non era stato più lo stesso.
Una volta entrati nel tunnel degli orrori,anche se si riesce ad uscirne si
rimarrà segnati per tutta la vita.
E
la tragedia aveva lasciato su tutti noi cicatrici indelebili.
Riuscimmo a trovare un accordo senza litigare,salutai le ragazze che uscivano e Carl che andava al
lavoro,felice di essere sola e libera.
Avevo agognato così tanto quel
momento..
Mi accomodai su una poltrona e inizia a leggere un libro
prestatomi da Esme,ma già dalle prime pagine la noia era troppa,e non volevo
sprecare quela giornata standomene rintanata dentro la mia cameretta.
Provai ad ascoltare un po’ di musica.Ma senza il
gusto del peccato,senza sapere che il mio
comportamento provocava i nervi di Alice,anche le note musicali che prima
avevano dissetato il mio animo ferito,ora mi scivolavano addosso senza
procurarmi la minima emozione.
Non provavo niente.Nulla.Mi sentivo vuota
Non avevo niente da fare,tranne
che osservare le pareti gialline della camera che tanto detestavo.
Mi accorsi che l’improvvisa libertà non aveva il
sapore che avevo sperato.
Ero penosa.Non ero in grado di divertirmi,non ero in grado di fare niente,neanche stare da sola.
Usciì dalla mia camera iniziando a vagare per la casa.
Senza di loro era vuota.
Carlisle era all’ospedale e Jasper rinchiuso in
biblioteca a leggere un qualche libro.Anche Emmett era
impegnato con altre cose.
Cose decisamente più divertenti
che fare da baby-sitter ad una patetica umana come me.
Sospirai.In fin dei conti mi mancavano.Avevo nostalgia di
loro,della confusione,delle risate,delle battutine e
dei continui rimproveri.
Avevo addirittura nostalgia delle loro attenzioni
esasperanti.
Ammetto che mi stavo comportando
in modo irrazionale.Incoerente.
Fino a quache ora fa mi sarei lamentata in continuazione
ed avrei dato di tutto pur di avere qualche istante di solitudine,quache
momento lontana dalle occhiate ammonitrici e preoccupate delle tue sorelle.
Ed ora,che finalmente avevo
ottenuto ciò che desideravo,mi sentivo abbandonata.
Sola,smarrita.Come un cucciolo
perso nei meandri di una villa enorme e sconosciuta.Ridicolo,vero.
Ma avevo trascorso così tanti mesi a stretto contatto con
i tuoi famigliari che ormai la loro presenza era divenuta per me un abitudine.
Non mi ero mai resa conto di quanto ne avessi
bisogno finchè non li avevo persi.
Finchè non mi ero ritrovata a vagare per la tua casa come
un fantasma.
Alice,Esme,Rosalie,Carlisle,Emm
e Jasper.Erano loro la mia famiglia.Li sentivo più vicini a me di Charlie e
Renee i miei genitori naturali.
È meschino lo so.Ma non posso cambiare i miei
sentimenti o fingere qualcosa di diverso.Erano loro,la
tua famiglia,che mi era stata vicina,che sapeva cosa mi era realmente
successo,cosa avevo provato e cosa provavo tutt’ora,una sofferenza
atroce,dilagante,e che nonostante tutto non mi aveva mai abbandonata nel
momento più difficile di tutta la mia vita.
Sembra esagerato ma non è
così.Senza di loro non ce l’avrei mai fatta.
Bambino o non bambino
Ora me ne vergogno,ma purtroppo
è così.Allora non avrei esitato ad uccidermi,avessi
anche dovuto usare uno straccio come corda ed impiccarmi.
Ma
non l’avevo fatto.Ed ero ancora viva.Come un
soldato appena tornato da una guerra,ferito,distrutto,ma
vivo.E soprattutto dentro di me,cresceva l’emblema de nostro amore,la mia
unica ragione di vita:il nostro bambino.
Oh anche Charlie aveva tentato di aiutarmi,di comprendermi,ma semplicemente non poteva.
La sua mente da semplice ed onesto cittadino,non poteva accettare gli orrori e le creature
sovrannaturali che abitavano nella sua stessa cittadina.Non poteva.
Ed ora come ora Charlie non era mai stato
così distante da me.Apparteneva ad
un’altra realtà,ad un'altra me stessa,ad una
Bella diversa,felice,il cui unico desiderio era diventare immortale per poter
stare per sempre con il suo unico amore.Edward.
Quella Bella era morta.Annientata.Completamente.Ora il
mio unico obbiettivo era andare avanti.
Portare a termine la gravidanza.Il resto del mio futuro
non aveva importanza.
Anzi,non avevo più pensato al
mio futuro,da quel giorno.Non osavo.
Charlie non poteva comprendere il mio cambiamento e Renee,beh Renee era ormai soltanto un nome,un nome appartenente
ad un'altra me stessa ancora,alla bambina,all’adolescente che ero stata,e
probabilmente non era nemmeno a conoscenza del fatto che ero incinta.
Non l’avrebbe sopportato.Ed
io non avrei potuto biasimarla.Avevo infranto tutti i suoi sogni.
In un certo senso avevo tradito i suoi insegnamenti,peggio l’avevo delusa.
Sospirai.Rimpianti,rimpianti,rimpianti.Quando
ero da sola non facevo altro che pensare al passato,ad autocommiserarmi e a
piangere per tutto quello che avevo perduto.
Non dovevo stare da sola.Mi faceva male.Troppo.E non era
giusto che a solo un mese dal parto mi sentissi così.
Era sbagliato.Dovevo sentirmi felice.Dovevo provare...ma
cosa poi?
Gioia,allegria,impazienza?
Io mi sentivo solo stanca e sola.E l’atmosfera
della casa di certo non mi aiutava.
Un atmosfera tetra,malinconica,troppo
silenziosa per non essere opprimente.
All’improvviso provai l’irrefrenabile impulso
di mettermi ad urlare.
Anche solo per sentire il suono della mia voce,che seppur misera,era una compagnia migliore di quel
silenzio assoluto.
I vampiri,se si
impegnano,possono essere più silenziosi dei morti.Ed io avevo
l’impressione di essere l’unica creatura
viva presente.
Ero ridicola.Se l’avessi fatto
Emmett e Jasper si sarebbero precipitati da me spaventati e trafelati.
E
io cosa gli avrei potuto dire?
“Scusate,ma avevo voglia
di sentire il suono della mia voce.Se sentite delle urla agghiaccianti non vi preoccupate,sono solo io che mi tengo
compagnia”
Non avrei potuto biasimarli se mi avessero rinchiuso in
un manicomio.
Scesi lentamente le scale.Decisi di cucinare
qualcosa.Almeno avrei smesso di pensare.
Mi muovevo con estenuante lentezza,ma
tra l’altro avevo un pancione a dir poco enorme,che mi rendeva ancora più
impedita nei momenti.
Anche Carl aveva dovuto ammettere che
in effetti era un po’ anomalo.
Ero troppo grossa,parevo sul
punto di scoppiare.
Mentre prima mi avevano rimpinzato di cibi nutrienti,ora ero costretta a seguire una dieta.Non
che servisse a qualcosa.
La pancia era sempre gigantesca,mentre
il viso e le gambe erano perfettamente magre,giusto con un po’ più di
carne di quando ero stata ricoverata al’ospedale.
Il risultato era che il mio aspetto era mostruoso.Le
gambe secche e il viso incavato stridevano con il gonfiore del ventre e mi
facevano sembrare un anoressica con una pancia
artificiale.
Ero orribile.Non che mi importasse
qualcosa.
La mia unica preoccupazione era la salute del bambino.
Avevamo provato a fare un ecografia,ma
il tutto era piuttosto sfocato e non avevano potuto individuare il sesso.Anche
le visioni di Alice erano come bloccate.
Non solo non poteva vedere il futuro del bambino,ma anche il mio,come consequenza era scomparso dal suo
radar sovrannaturale.
Non era positivo.La mia ansia
cresceva giorno per giorno.
Che il bambino avesse già dei poteri particolari?In fin
dei conti Edward era un vampiro.
Non avevo idea cosa sarebbe venuto fuori,un bambino vampiro,un umano geneticamente modificato?Ne
avevo idea come fosse stato possibile tra l’altro.
Nessuno lo sapeva.Il fatto che io avessi qualche strano
potere anomalo era ovvio,ma che addirittura le mie
cellule fossero diverse tantochè da permettere la nascita di un bambino vampiro
era tutt’un'altra storia.Aveva dell’incredibile.
Ovviamente era solo un quesito puramente accademico,che non avevo il tempo,ne il desiderio di approfondire la
questione,anche se ogni tanto spinta dall’ansia non potevo non domandarmi
che genere di creatura crescesse dentro il mio ventre.
Scendevo lentamente le scale
soffermandomi su ogni mio passo intenta a
noi inciampare.
Gettai uno sguardo in direzione del suo
pianoforte…Per poco non svenni.
Un allucinazione.Mai,neanche nei
miei sogni più febbrili,lui era stato così reale.Mai.
Forse fu la stanchezza e l’ansia,che mi giocarono
un brutto scherzo,o il mio desiderio,no la mia brama perversa di voler credere
al’impossibile,combinata ad un gioco di luci e riflessi,che mi spinsero a
vedere ciò che vidi.
Non lo so.Non so dire perché la mia mente scelse proprio
quel momento,estrapolando dai miei ricordi
quell’immagine,la sua immagine.
So solo che lo vidi.
Un lampo di una ciocca ramata,il
suo sorriso,la sua figura diafana illuminata da un raggio di sole,ed infine il
suo profumo,e la vista delle sue labbra che mi sorridevano scherzose,come in
atto di star per pronunciare qualcosa.
Durò solo per una manciata di
secondi.Ma fù sufficiente.Persi il controllo.
Con il senno di poi posso dire
che successe tutto troppo lentamente.
Avvertiì come al rallentatore la sensazione di star per
cadere,le mie gambe che si inclinavano mollemente,la
vista che si annebbiava,il sangue che mi fluiva al cervello e la scarica di
adrenalina e paura che si diffondeva nel mio corpo.
Poi il colpo.La collisione con il pavimento,il dolore sordo,il sapore delle setole del tappeto impresse
sulle mie labbra.Ed infine il buio.
L’incoscienza.Un incoscienza
troppo breve,perché mi risvegliai stesa sullo stesso tappeto,con i
muscoli doloranti e la testa intontita.
E dopo lo schock iniziale venni
sommersa dalla vergogna.
Ero stata una stupida,un’illusa.Mi
ero comportata proprio come mi ero proibita di fare.
Gettai un’occhiata verso il suo pianoforte.
C’era solo un pianoforte.
Nero,lucido,con i tasti di un
avorio brillante,e spartiti musicali appoggiati sul leggio.
Non trovai niente.Niente,niente,niente.Mi
sentiì defraudata,derubata di ciò che mi spettava
Ogni volta che lo osservavo provavo sempre un emozione
indicibile.Una stretta al cuore,un dolore sordo al
petto che mi ricordava di essere umana.
Quella volta invecie non provai nulla.Lui non
c’era.
E il suo strumento non mi era mai apparso così vuoto,così inutile,misero paragonata all’esplosione di
gioia che mi aveva invasa quando avevo creduto di vederlo.
Lacrime amare mi bruciarono gli occhi.
Tentai di alzarmi,felice che
nessuno avesse assistito a quella mia patetica esibizione.
Illusa,illusa,illusa,mi
scherniva una vocina nella mia testa.
Idiota Bella,Stupida,Stupida,Bella.Stupida
ragazzina umana.
Mi alzai,ma un liquido caldo mi
bagnò improvvisamente le gambe,e mi ritrovai nuovamente per terra.
Un liquido caldo in mezzo le
gambe..
I pantaloni bagnati,l’odore del sangue che mi
impregnava i vestiti.
Mi si erano rotte le acque....
Forse urlai.Gridai disperata in preda al panico.
So solo che non capiì più niente.Vennì raggiunta poco
dopo da Emmett e Jasper,sconvolti dalle mie urla.Credo
di averli visti sbiancare.
Emmett aveva impressa sul viso
un espressione cinerea.Era livido.
Jasper mi osservava schoccato,non
sapendo come comportarsi.
I miei gemiti non aiutavano.
Non provavo dolore ero solo preda di un terrore dilagante
e la loro preoccupazione non faceva che aumentare la mia paura.
Non durò molto.Vennì sorretta dalle braccia enormi di Emmett,che mi sollevò da terra e corse verso la
macchina,depositandomi sul sedile posteriore accanto a Jasper.Sentiì stralci di
conversazione
“Ospedale..Imprevisto..Chiamare,ragazze..Troppo
presto...Carlisle”
Quel nome mi rassicurò.Carlisle sapeva come
comportarsi.Carlisle era un dottore.Carlisle vrebbe risolto tutto.
Smisi di gridare anche se non
ero in grado di frenare le lacrime che scendevano copiose sul mio viso.
Jasper cercava di rassicurarmi,usando
sia il suo potere sia la sua voce,che si era fatta calma e gentile.Non serviì a
niente.
Forse la mia paura era troppa.O forse a causa del bambino
i suoi poteri non funzionavano come quelli di Alice.Non
so.
Tremavo sconvolta,la macchina
che correva ad una velocità allucinante,Jasper ed Emmett che parlavano
concitati,il telefono che suonava in continuazione e le grida di Emmett che
risuonavano nell’abitacolo.
“Si Alice sta partorendo
adesso...NO NON SONO MICA SCEMO SAI…”
Altri borbottiì e frasi sconnesse.
“Si va bene ho capito,ci
vediamo all’ospedale”
Arrivammo dopo poco.Emmett mi riprese in
braccio,incurante di nascondere la sua forza straordinaria,e Jasper che lo
seguiva come un ombra.
Piombammo nella sala d’aspetto,come
apparsi dal nulla.
Non facevamo un bel effetto.Un infermiera si rivolse ad Emmett,probabilmente spaventata
dall’espressione del suo viso.Non era mai stato così simile ad un
vampiro.
Ad un vampiro arrabbiato per giunta.
Metteva molta più paura di Jasper,con
la sua stazza enorme,la pelle che riluceva diafana,le braccia che sorreggevano
incuranti una donna incinta e in lacrime dall’espressione sconvolta.
Chiese se andava tutto
bene.Emmett gli rispose urlando.
“Ma è mica ritardata?Non
vede che sta partorendo.Gli si sono rotte le acque,certo
che c’è qualcosa che non va?!!”
Giustificazioni,frasi di scusa,sussurri imbarazzati.
“Chiami mio padre...Si il
dottor Carlisle,è lui il suo medico”
Altre parole,altre infermiere e dottori che incontrammo
ai queli ripetemmo sempre la stessa storia.
Non ascoltavo più.Mi sembrava di vivere un incubo.Non poteva succedere a me.
Era troppo presto.Troppo presto.
Mancava ancora un mese,il
bambino non poteva nascere prematuro.Non poteva.
“Emmett non dovremmo chiamare Charlie?Dovremmo avvertirlo no?”La voce di Jasper risuonava
lontana.
“Si,si dopo..Prima
occupiamoci di Bella”
Il bambino volevo urlare,io.Dovete pensare al bambino.
Ma non riuscivo a spiccicare parole,avevo
la gola secca,la lingua incollata al palato.Mi sentivo impotente.
Mi depositarono su una barella,uno
stuolo di medici che mi fissava,le braccia di Emmett che si staccavano dale
mie.
Venni nuovamente colta dal panico.Dove mi trovavo?Cosa
era successo?Cercai di restare aggrappata ad Emmett,di non perdere
l’unico contatto con la sola persona che mi era famigliare.
“Sta tranquilla Bella..Andrà
tutto bene.Ora abbiamo chiamato tuo padre,arriverà tra
qualche minuto non ti preoccupare”
“Alice?”sbiasciacai.Dov’erano
Alice,Rosalie,ed Esme?
Dov’erano,perché mi
avevano lasciata da sola.Perchè proprio oggi?
“Le ho avvertite,non ti preoccupare.Erano
andate a comprare i regali per il bambino,verranno il
prima possibile”
Parole.Parole,mi suonavano false,ipocrite.Cos’era
successo?Rischiavo di perdere il bambino?
Era solo colpa mia.Solo ed unicamente colpa mia.Se
l’avessi perso..Non avrei potuto più vivere.
“Emm è arrivato Charlie.Sta
venendo da Bella”
Emmett per la prima volta si rilasso.
“Hai sentito Bella?Va tutto bene,sta
arrivando tuo padre”
Non andava tutto bene.Niente andava bene.
“Il bambino?”chiesi in lacrime.Non mi rispose.
Emmett mi osservava preoccupato,Jasper
mi accarezzava la fronte con la mano gelida.
Ci stavamo muovendo.Mi veniva da vomitare.
Repressi un conato di vomito,mi
costrinsi a parlare,a dire ciò che dovevo dire.
“Il bambino...Se ci so...no problemi...Dovete
pe...pensare a..lui..Salvarlo...”
Incespicai.Mi sentivo stordita.Dovevano pensare prima al
bambino.Lui doveva salvarsi,non io.
“BELLA?BELLA?”La
voce di Charlie risuonò potente ed ansiosa.
“Bella?Bella tesoro,come
stai?”Mani.
Mani calde mi carezzavano,mi
toccavano,il suo viso bagnato dalle lacrime.
“Pa..Papà”
“Bella..Bella amore non ti preoccupare,sono
qui”
Continuava a ripetere il mio nome,a sussurrarmi
promesse,a dirmi che tutto sarebbe andato bene.
Mi amava.Mi voleva bene.Ed io non me ne
ero mai accorta.Avevo sbagliato tutto.
Mi ero allontanata da lui,convinta
che lui non capisse,consapevole solo della MIA sofferenza,del MIO dolore,di
me,di me,di me.
Solo e soltanto io,incurante dei suoi sentimenti,dei
sentimenti altrui.
E
ora non avevo più tempo.Ora rischiavo di non rivederlo mai più.
“Signore deve andarsene.Mi spiace
ma non può entrare con lei”
Una voce asettica gli ordinava di lasciarmi.
“Bella?Bella?”venne
fermato da Jasper.
“Stai tranquillo Charlie..Ora
se ne occuperanno loro.Ci pensa Carlisle.Sono tutti dottori bravissimi,non c’è di che preoccuparsi”
Mi allontanai da lui,braccia di altri dottori in camicie
bianco mi spingevano in una sala opaca.
E poi lo vidi.Carlisle.
“Tutto Bene Bella?Come ti senti?”
Era un angelo biondo.La somiglianza con Edward,con il mio Edward era agghiacciante.
Non vi era somiglianza genetica.Non esistevano legami di
sangue.
Ma avevano comunque la stessa
pelle diafana,gli stessi tratti del viso temprati dal tempo,gli stessi occhi
dorati,colmi di tenerezza e di saggezza.Occhi capaci di sciogliere.
“Il bambino”mugolai con voce spezzata.
“Non ti preoccupare Bella.”mi sussurrò con
voce tranquilla e musicale.Dolce come miele.
“Ti opereremo con un cesareo.Non sentirai niente e
sarà molto meno pericoloso per il piccolo.Devi solo
rilassarti”
Mi mise sul viso una mascherina.
“Respira,respira
piano,respira”
Ero stanca.Ed intontita.Dovevo
respirare.
Mi faceva male la testa,mi
pulsava dolorosamente,i pensieri e le paure aggrovigliati in una matassa
caotica.
“Respira.Respira”Continuai a respirare.
Pian piano perdevo conoscenza,e
il volto di Carlisle si faceva sempre più lontano,meno nitido,mentre la mia
mente sostituiva i suoi tratti con quelli di Edward.
Ora era il suo volto quello che vedevo.I suoi occhi,il suo sorriso sghembo,i suoi riccioli ramati.
Era solo un po’ più alto.Più alto di come ricordavo
e con indosso un camicie da dottore.Gli stava
divinamente.
“Respira,Bella,respira”Mi
sembrava di annegare.Ma non potevo non fidarmi di lui.
Gli avrei donato la mia vita,il
mio cuore,la mia anima.
Una mano pallida mi accarazzò una guancia.
“Respira cara,non temere
andrà tutto benissimo”Ora era un'altra la voce a parlarmi.
Stavoltà più acuta,con un
accento femminile,tintinnante.Ma l’immagine di Edward
era sempre accanto a me.Più bella e splendente che mai.
“Siamo pronti dottore.Iniziamo a tagliare”
Respira Bella,mormorò una voce
famigliare nella mia mente.
Persi conoscenza con il sorriso sulle labbra.