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Autore: Locke    23/02/2008    11 recensioni
Bella è incinta.Bella è sola.Bella trascorre ore a scrivere lettere e a fissare il pianoforte del suo amato.
Edward se ne è andato.Non tornerà.Mai più.E Bella vive con la consapevolezza di dover crescere suo figlio da sola,aiutata soltanto dai membri della famiglia Cullen.
Una famiglia che la ama.Una famiglia che la soffoca di attenzioni e di premure.
Bella vorrebbe fuggire.Vorrebbe poter credere che un giorno Edward tornerà.Suonerà alla porta con un espressione raggiante,per poi gridare felice"sorpresa"
Genere: Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2 capitolo

Grazie grazie a tutte coloro che hanno commentato e che hanno aggiunto la mia storia tra i preferiti.Vi ringrazio di cuore.Un bacio a tutte Locke

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“Bella?”La voce soave di Alice mi riscosse dal mio dormiveglia.
Le sue mani gelide mi accarezzarono la fronte e mi scostarono dal viso ciocche di capelli umidi.
“Bella dai svegliati!Non puoi mica stare a poltrire tutto il giorno.Forza alzati dai
Avvertiì un altro rumore.Non era sola.
Mi alzai stancamente dal letto per osservare il viso angelico di Rosalie e l’espressione materna di Esme.
“Ciao.”sbiascicai.“Che volete?”
“Uff sei sempre la solita.Bella ma non ti ricordi proprio niente?Avevi promesso che oggi avresti scritto la lista per le cose del bambino”
La lista.Merda.Me ne ero dimenticata.
Beh non proprio dimenticata,in verità mi ero comportata in modo molto più pragmatico,avevo finto di dimenticarmene per non essere costretta a fare una cosa che non mi andava.
“Bella,non ci credo.Non l’hai fatta”era un accusa.
Anche Esme e Rosalie mi guardavano accigliate.
“Ehm non si può fare adesso?”tentai di rimediare ben sapendo che era inutile.
Quando Alice aveva iniziato ad accusarmi di non comportarmi bene nei confronti del bambino,e di non interessarmi a sufficienza all’argomento,mi ero offerta di compilare una lista di”cose utili”pur di farla azzittire.
Non era stata una buona idea.Anche perché ultimamente non riuscivo più a mantenere nessun impegno.
Oziavo durante tutto il giorno,rintanandomi ogni qual volta che potevo nella mia cameretta ad ascoltare canzoni sconosciute da un vecchio grammofono.
Bah Bella sei incredibile.Noi non sappiamo più che fare con te.Giusto ieri ne parlavo con Rose,sembra proprio che non te ne importi niente”
“Non credi di star esagerando?”borbottai ferita.
“Tu credi?E allora come mai ti sei dimenticata della lista?Non ti rendi conto,manca solo un mese e dobbiamo comprare ancora un sacco di cose”
Sospirai.Era impossibile discutere con lei.
Impossibile discutere con loro,che non avevano la minima intenzione di ascoltarmi ne di cambiare atteggiamento.
Suvvia Alice non esagerare..Bella è molto stanca.Non dovremmo assillarla”
La voce di Esme suonava come un leggero rimprovero.All’improvviso mi venne voglia di abbracciarla.
Non ero dell’umore per litigare con Alice.
Ero esausta,non riuscivo più a dormire tranquilla da alcune settima,e gli incubi che popolavano le mie notti spezzavano il mio fragile autocontrollo.
Sentite facciamo così.Oggi lasciamo Bella da sola con i ragazzi,così può stare tranquilla e un po’ per conto suo,e noi andiamo in citta a fare tutte le compere necessarie”Rosalie sorrise.
Si era trasformata in una mediatrice,una sorta di cuscinetto tra i miei eccessi e quelli di Alice.
Era incredibile.Ma eravamo tutti cambiati.
Da quel giorno ognuno di noi non era stato più lo stesso.
Una volta entrati nel tunnel degli orrori,anche se si riesce ad uscirne si rimarrà segnati per tutta la vita.
E la tragedia aveva lasciato su tutti noi cicatrici indelebili.
Riuscimmo a trovare un accordo senza litigare,salutai le ragazze che uscivano e Carl che andava al lavoro,felice di essere sola e libera.
Avevo agognato così tanto quel momento..
Mi accomodai su una poltrona e inizia a leggere un libro prestatomi da Esme,ma già dalle prime pagine la noia era troppa,e non volevo sprecare quela giornata standomene rintanata dentro la mia cameretta.
Provai ad ascoltare un po’ di musica.Ma senza il gusto del peccato,senza sapere che il mio comportamento provocava i nervi di Alice,anche le note musicali che prima avevano dissetato il mio animo ferito,ora mi scivolavano addosso senza procurarmi la minima emozione.
Non provavo niente.Nulla.Mi sentivo vuota
Non avevo niente da fare,tranne che osservare le pareti gialline della camera che tanto detestavo.
Mi accorsi che l’improvvisa libertà non aveva il sapore che avevo sperato.
Ero penosa.Non ero in grado di divertirmi,non ero in grado di fare niente,neanche stare da sola.
Usciì dalla mia camera iniziando a vagare per la casa.
Senza di loro era vuota.
Carlisle era all’ospedale e Jasper rinchiuso in biblioteca a leggere un qualche libro.Anche Emmett era impegnato con altre cose.
Cose decisamente più divertenti che fare da baby-sitter ad una patetica umana come me.
Sospirai.In fin dei conti mi mancavano.Avevo nostalgia di loro,della confusione,delle risate,delle battutine e dei continui rimproveri.
Avevo addirittura nostalgia delle loro attenzioni esasperanti.
Ammetto che mi stavo comportando in modo irrazionale.Incoerente.
Fino a quache ora fa mi sarei lamentata in continuazione ed avrei dato di tutto pur di avere qualche istante di solitudine,quache momento lontana dalle occhiate ammonitrici e preoccupate delle tue sorelle.
Ed ora,che finalmente avevo ottenuto ciò che desideravo,mi sentivo abbandonata.
Sola,smarrita.Come un cucciolo perso nei meandri di una villa enorme e sconosciuta.Ridicolo,vero.
Ma avevo trascorso così tanti mesi a stretto contatto con i tuoi famigliari che ormai la loro presenza era divenuta per me un abitudine.
Non mi ero mai resa conto di quanto ne avessi bisogno finchè non li avevo persi.
Finchè non mi ero ritrovata a vagare per la tua casa come un fantasma.
Alice,Esme,Rosalie,Carlisle,Emm e Jasper.Erano loro la mia famiglia.Li sentivo più vicini a me di Charlie e Renee i miei genitori naturali.
È meschino lo so.Ma non posso cambiare i miei sentimenti o fingere qualcosa di diverso.Erano loro,la tua famiglia,che mi era stata vicina,che sapeva cosa mi era realmente successo,cosa avevo provato e cosa provavo tutt’ora,una sofferenza atroce,dilagante,e che nonostante tutto non mi aveva mai abbandonata nel momento più difficile di tutta la mia vita.
Sembra esagerato ma non è così.Senza di loro non ce l’avrei mai fatta.
Bambino o non bambino
Ora me ne vergogno,ma purtroppo è così.Allora non avrei esitato ad uccidermi,avessi anche dovuto usare uno straccio come corda ed impiccarmi.
Ma non l’avevo fatto.Ed ero ancora viva.Come un soldato appena tornato da una guerra,ferito,distrutto,ma vivo.E soprattutto dentro di me,cresceva l’emblema de nostro amore,la mia unica ragione di vita:il nostro bambino.
Oh anche Charlie aveva tentato di aiutarmi,di comprendermi,ma semplicemente non poteva.
La sua mente da semplice ed onesto cittadino,non poteva accettare gli orrori e le creature sovrannaturali che abitavano nella sua stessa cittadina.Non poteva.
Ed ora come ora Charlie non era mai stato così distante da me.Apparteneva ad un’altra realtà,ad un'altra me stessa,ad una Bella diversa,felice,il cui unico desiderio era diventare immortale per poter stare per sempre con il suo unico amore.Edward.
Quella Bella era morta.Annientata.Completamente.Ora il mio unico obbiettivo era andare avanti.
Portare a termine la gravidanza.Il resto del mio futuro non aveva importanza.
Anzi,non avevo più pensato al mio futuro,da quel giorno.Non osavo.
Charlie non poteva comprendere il mio cambiamento e Renee,beh Renee era ormai soltanto un nome,un nome appartenente ad un'altra me stessa ancora,alla bambina,all’adolescente che ero stata,e probabilmente non era nemmeno a conoscenza del fatto che ero incinta.
Non l’avrebbe sopportato.Ed io non avrei potuto biasimarla.Avevo infranto tutti i suoi sogni.
In un certo senso avevo tradito i suoi insegnamenti,peggio l’avevo delusa.

Sospirai.Rimpianti,rimpianti,rimpianti.Quando ero da sola non facevo altro che pensare al passato,ad autocommiserarmi e a piangere per tutto quello che avevo perduto.
Non dovevo stare da sola.Mi faceva male.Troppo.E non era giusto che a solo un mese dal parto mi sentissi così.
Era sbagliato.Dovevo sentirmi felice.Dovevo provare...ma cosa poi?
Gioia,allegria,impazienza?
Io mi sentivo solo stanca e sola.E l’atmosfera della casa di certo non mi aiutava.
Un atmosfera tetra,malinconica,troppo silenziosa per non essere opprimente.
All’improvviso provai l’irrefrenabile impulso di mettermi ad urlare.
Anche solo per sentire il suono della mia voce,che seppur misera,era una compagnia migliore di quel silenzio assoluto.
I vampiri,se si impegnano,possono essere più silenziosi dei morti.Ed io avevo l’impressione di essere l’unica creatura viva presente.
Ero ridicola.Se l’avessi fatto Emmett e Jasper si sarebbero precipitati da me spaventati e trafelati.
E io cosa gli avrei potuto dire?
“Scusate,ma avevo voglia di sentire il suono della mia voce.Se sentite delle urla agghiaccianti non vi preoccupate,sono solo io che mi tengo compagnia”
Non avrei potuto biasimarli se mi avessero rinchiuso in un manicomio.

Scesi lentamente le scale.Decisi di cucinare qualcosa.Almeno avrei smesso di pensare.
Mi muovevo con estenuante lentezza,ma tra l’altro avevo un pancione a dir poco enorme,che mi rendeva ancora più impedita nei momenti.
Anche Carl aveva dovuto ammettere che in effetti era un po’ anomalo.
Ero troppo grossa,parevo sul punto di scoppiare.
Mentre prima mi avevano rimpinzato di cibi nutrienti,ora ero costretta a seguire una dieta.Non che servisse a qualcosa.
La pancia era sempre gigantesca,mentre il viso e le gambe erano perfettamente magre,giusto con un po’ più di carne di quando ero stata ricoverata al’ospedale.
Il risultato era che il mio aspetto era mostruoso.Le gambe secche e il viso incavato stridevano con il gonfiore del ventre e mi facevano sembrare un anoressica con una pancia artificiale.
Ero orribile.Non che mi importasse qualcosa.
La mia unica preoccupazione era la salute del bambino.
Avevamo provato a fare un ecografia,ma il tutto era piuttosto sfocato e non avevano potuto individuare il sesso.Anche le visioni di Alice erano come bloccate.
Non solo non poteva vedere il futuro del bambino,ma anche il mio,come consequenza era scomparso dal suo radar sovrannaturale.
Non era positivo.La mia ansia cresceva giorno per giorno.
Che il bambino avesse già dei poteri particolari?In fin dei conti Edward era un vampiro.
Non avevo idea cosa sarebbe venuto fuori,un bambino vampiro,un umano geneticamente modificato?Ne avevo idea come fosse stato possibile tra l’altro.
Nessuno lo sapeva.Il fatto che io avessi qualche strano potere anomalo era ovvio,ma che addirittura le mie cellule fossero diverse tantochè da permettere la nascita di un bambino vampiro era tutt’un'altra storia.Aveva dell’incredibile.
Ovviamente era solo un quesito puramente accademico,che non avevo il tempo,ne il desiderio di approfondire la questione,anche se ogni tanto spinta dall’ansia non potevo non domandarmi che genere di creatura crescesse dentro il mio ventre.
Scendevo lentamente le scale soffermandomi su ogni mio passo intenta a noi inciampare.
Gettai uno sguardo in direzione del suo pianoforte…Per poco non svenni.

Un allucinazione.Mai,neanche nei miei sogni più febbrili,lui era stato così reale.Mai.
Forse fu la stanchezza e l’ansia,che mi giocarono un brutto scherzo,o il mio desiderio,no la mia brama perversa di voler credere al’impossibile,combinata ad un gioco di luci e riflessi,che mi spinsero a vedere ciò che vidi.
Non lo so.Non so dire perché la mia mente scelse proprio quel momento,estrapolando dai miei ricordi quell’immagine,la sua immagine.
So solo che lo vidi.
Un lampo di una ciocca ramata,il suo sorriso,la sua figura diafana illuminata da un raggio di sole,ed infine il suo profumo,e la vista delle sue labbra che mi sorridevano scherzose,come in atto di star per pronunciare qualcosa.
Durò solo per una manciata di secondi.Ma fù sufficiente.Persi il controllo.
Con il senno di poi posso dire che successe tutto troppo lentamente.
Avvertiì come al rallentatore la sensazione di star per cadere,le mie gambe che si inclinavano mollemente,la vista che si annebbiava,il sangue che mi fluiva al cervello e la scarica di adrenalina e paura che si diffondeva nel mio corpo.
Poi il colpo.La collisione con il pavimento,il dolore sordo,il sapore delle setole del tappeto impresse sulle mie labbra.Ed infine il buio.
L’incoscienza.Un incoscienza troppo breve,perché mi risvegliai stesa sullo stesso tappeto,con i muscoli doloranti e la testa intontita.
E dopo lo schock iniziale venni sommersa dalla vergogna.
Ero stata una stupida,un’illusa.Mi ero comportata proprio come mi ero proibita di fare.
Gettai un’occhiata verso il suo pianoforte.
C’era solo un pianoforte.
Nero,lucido,con i tasti di un avorio brillante,e spartiti musicali appoggiati sul leggio.
Non trovai niente.Niente,niente,niente.Mi sentiì defraudata,derubata di ciò che mi spettava
Ogni volta che lo osservavo provavo sempre un emozione indicibile.Una stretta al cuore,un dolore sordo al petto che mi ricordava di essere umana.
Quella volta invecie non provai nulla.Lui non c’era.
E il suo strumento non mi era mai apparso così vuoto,così inutile,misero paragonata all’esplosione di gioia che mi aveva invasa quando avevo creduto di vederlo.
Lacrime amare mi bruciarono gli occhi.
Tentai di alzarmi,felice che nessuno avesse assistito a quella mia patetica esibizione.
Illusa,illusa,illusa,mi scherniva una vocina nella mia testa.
Idiota Bella,Stupida,Stupida,Bella.Stupida ragazzina umana.
Mi alzai,ma un liquido caldo mi bagnò improvvisamente le gambe,e mi ritrovai nuovamente per terra.
Un liquido caldo in mezzo le gambe..
I pantaloni bagnati,l’odore del sangue che mi impregnava i vestiti.
Mi si erano rotte le acque....


Forse urlai.Gridai disperata in preda al panico.
So solo che non capiì più niente.Vennì raggiunta poco dopo da Emmett e Jasper,sconvolti dalle mie urla.Credo di averli visti sbiancare.
Emmett aveva impressa sul viso un espressione cinerea.Era livido.
Jasper mi osservava schoccato,non sapendo come comportarsi.
I miei gemiti non aiutavano.
Non provavo dolore ero solo preda di un terrore dilagante e la loro preoccupazione non faceva che aumentare la mia paura.
Non durò molto.Vennì sorretta dalle braccia enormi di Emmett,che mi sollevò da terra e corse verso la macchina,depositandomi sul sedile posteriore accanto a Jasper.Sentiì stralci di conversazione
“Ospedale..Imprevisto..Chiamare,ragazze..Troppo presto...Carlisle”
Quel nome mi rassicurò.Carlisle sapeva come comportarsi.Carlisle era un dottore.Carlisle vrebbe risolto tutto.
Smisi di gridare anche se non ero in grado di frenare le lacrime che scendevano copiose sul mio viso.
Jasper cercava di rassicurarmi,usando sia il suo potere sia la sua voce,che si era fatta calma e gentile.Non serviì a niente.
Forse la mia paura era troppa.O forse a causa del bambino i suoi poteri non funzionavano come quelli di Alice.Non so.
Tremavo sconvolta,la macchina che correva ad una velocità allucinante,Jasper ed Emmett che parlavano concitati,il telefono che suonava in continuazione e le grida di Emmett che risuonavano nell’abitacolo.
Si Alice sta partorendo adesso...NO NON SONO MICA SCEMO SAI…”
Altri borbottiì e frasi sconnesse.
“Si va bene ho capito,ci vediamo all’ospedale”
Arrivammo dopo poco.Emmett mi riprese in braccio,incurante di nascondere la sua forza straordinaria,e Jasper che lo seguiva come un ombra.
Piombammo nella sala d’aspetto,come apparsi dal nulla.
Non facevamo un bel effetto.Un infermiera si rivolse ad Emmett,probabilmente spaventata dall’espressione del suo viso.Non era mai stato così simile ad un vampiro.
Ad un vampiro arrabbiato per giunta.
Metteva molta più paura di Jasper,con la sua stazza enorme,la pelle che riluceva diafana,le braccia che sorreggevano incuranti una donna incinta e in lacrime dall’espressione sconvolta.
Chiese se andava tutto bene.Emmett gli rispose urlando.
Ma è mica ritardata?Non vede che sta partorendo.Gli si sono rotte le acque,certo che c’è qualcosa che non va?!!”
Giustificazioni,frasi di scusa,sussurri imbarazzati.
“Chiami mio padre...Si il dottor Carlisle,è lui il suo medico”
Altre parole,altre infermiere e dottori che incontrammo ai queli ripetemmo sempre la stessa storia.
Non ascoltavo più.Mi sembrava di vivere un incubo.Non poteva succedere a me.
Era
troppo presto.Troppo presto.

Mancava ancora un mese,il bambino non poteva nascere prematuro.Non poteva.
“Emmett non dovremmo chiamare Charlie?Dovremmo avvertirlo no?”La voce di Jasper risuonava lontana.
“Si,si dopo..Prima occupiamoci di Bella”
Il bambino volevo urlare,io.Dovete pensare al bambino.
Ma non riuscivo a spiccicare parole,avevo la gola secca,la lingua incollata al palato.Mi sentivo impotente.
Mi depositarono su una barella,uno stuolo di medici che mi fissava,le braccia di Emmett che si staccavano dale mie.
Venni nuovamente colta dal panico.Dove mi trovavo?Cosa era successo?Cercai di restare aggrappata ad Emmett,di non perdere l’unico contatto con la sola persona che mi era famigliare.
“Sta tranquilla Bella..Andrà tutto bene.Ora abbiamo chiamato tuo padre,arriverà tra qualche minuto non ti preoccupare”
“Alice?”sbiasciacai.Dov’erano Alice,Rosalie,ed Esme?
Dov’erano,perché mi avevano lasciata da sola.Perchè proprio oggi?
“Le ho avvertite,non ti preoccupare.Erano andate a comprare i regali per il bambino,verranno il prima possibile”
Parole.Parole,mi suonavano false,ipocrite.Cos’era successo?Rischiavo di perdere il bambino?
Era solo colpa mia.Solo ed unicamente colpa mia.Se l’avessi perso..Non avrei potuto più vivere.
“Emm è arrivato Charlie.Sta venendo da Bella”
Emmett per la prima volta si rilasso
.

“Hai sentito Bella?Va tutto bene,sta arrivando tuo padre”
Non andava tutto bene.Niente andava bene.
“Il bambino?”chiesi in lacrime.Non mi rispose.
Emmett mi osservava preoccupato,Jasper mi accarezzava la fronte con la mano gelida.
Ci stavamo muovendo.Mi veniva da vomitare.
Repressi un conato di vomito,mi costrinsi a parlare,a dire ciò che dovevo dire.
“Il bambino...Se ci so...no problemi...Dovete pe...pensare a..lui..Salvarlo...
Incespicai.Mi sentivo stordita.Dovevano pensare prima al bambino.Lui doveva salvarsi,non io.
“BELLA?BELLA?”La voce di Charlie risuonò potente ed ansiosa.
“Bella?Bella tesoro,come stai?”Mani.
Mani calde mi carezzavano,mi toccavano,il suo viso bagnato dalle lacrime.
“Pa..Papà”
“Bella..Bella amore non ti preoccupare,sono qui”
Continuava a ripetere il mio nome,a sussurrarmi promesse,a dirmi che tutto sarebbe andato bene.
Mi amava.Mi voleva bene.Ed io non me ne ero mai accorta.Avevo sbagliato tutto.
Mi ero allontanata da lui,convinta che lui non capisse,consapevole solo della MIA sofferenza,del MIO dolore,di me,di me,di me.
Solo e soltanto io,incurante dei suoi sentimenti,dei sentimenti altrui.
E ora non avevo più tempo.Ora rischiavo di non rivederlo mai più.
“Signore deve andarsene.Mi spiace ma non può entrare con lei”
Una voce asettica gli ordinava di lasciarmi.
“Bella?Bella?”venne fermato da Jasper.
“Stai tranquillo Charlie..Ora se ne occuperanno loro.Ci pensa Carlisle.Sono tutti dottori bravissimi,non c’è di che preoccuparsi”
Mi allontanai da lui,braccia di altri dottori in camicie bianco mi spingevano in una sala opaca.
E poi lo vidi.Carlisle.
“Tutto Bene Bella?Come ti senti?”
Era un angelo biondo.La somiglianza con Edward,con il mio Edward era agghiacciante.
Non vi era somiglianza genetica.Non esistevano legami di sangue.
Ma avevano comunque la stessa pelle diafana,gli stessi tratti del viso temprati dal tempo,gli stessi occhi dorati,colmi di tenerezza e di saggezza.Occhi capaci di sciogliere.
“Il bambino”mugolai con voce spezzata.
“Non ti preoccupare Bella.”mi sussurrò con voce tranquilla e musicale.Dolce come miele.
“Ti opereremo con un cesareo.Non sentirai niente e sarà molto meno pericoloso per il piccolo.Devi solo rilassarti”
Mi mise
sul viso una mascherina.

“Respira,respira piano,respira”
Ero stanca.Ed intontita.Dovevo respirare.
Mi faceva male la testa,mi pulsava dolorosamente,i pensieri e le paure aggrovigliati in una matassa caotica.
“Respira.Respira”Continuai a respirare.
Pian piano perdevo conoscenza,e il volto di Carlisle si faceva sempre più lontano,meno nitido,mentre la mia mente sostituiva i suoi tratti con quelli di Edward.
Ora era il suo volto quello che vedevo.I suoi occhi,il suo sorriso sghembo,i suoi riccioli ramati.
Era solo un po’ più alto.Più alto di come ricordavo e con indosso un camicie da dottore.Gli stava divinamente.
“Respira,Bella,respira”Mi sembrava di annegare.Ma non potevo non fidarmi di lui.
Gli avrei donato la mia vita,il mio cuore,la mia anima.
Una mano pallida mi accarazzò una guancia.
“Respira cara,non temere andrà tutto benissimo”Ora era un'altra la voce a parlarmi.
Stavoltà più acuta,con un accento femminile,tintinnante.Ma l’immagine di Edward era sempre accanto a me.Più bella e splendente che mai.
“Siamo pronti dottore.Iniziamo a tagliare”
Respira Bella,mormorò una voce famigliare nella mia mente.
Persi conoscenza con il sorriso sulle labbra.

 

  
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