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Autore: PhoenixQuill    19/08/2013    7 recensioni
Lord Voldemort è morto, durante la Seconda Guerra Magica.
Ma, alcuni suoi seguaci minacciano ancora la tranquillità di casa Weasley e dell'intero mondo magico. Una Long incentrata su una Fremione non proprio semplice, con, gravitanti intorno a loro, GeorgexAngelina, PercyxAudrey e un pizzico di HarryxGinny.
Spero vi piaccia!
Dal capitolo 7:
"Hermione, vorresti uscire con me?" Chiese Fred, a pranzo del giorno dopo. George, colto alla sprovvista, ingerì male il boccone di pane che stava mangiando e, così, iniziò a tossire convulsamente, seguito dalle risatine di Angelina e Ginny.
"Uscire con te, Weasley? E perché mai?"
Mantieni un profilo alto. Mantieni un profilo alto.
"Beh, perché sono affascinante, divertente e tante altre cose che non sto qui a dirti. Perderemmo troppo tempo, sai?" Ghignò e, alzandosi da tavola, continuò: "Fatti trovare pronta per le otto."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Fred Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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                                                                                                            2 - Un nuovo Ordine.


La domenica che seguì era giornata di festeggiamenti, giù alla Tana. Scorrevano litri di Burrobirra e Succo di Zucca, in quella croccante giornata di inizio maggio. Il sole era alto nel cielo, accompagnato dall'allegro canticchiare degli uccelli della zona. Anche Teddy dormiva beatamente nella culla, Trasfigurata da Hermione proprio per l'occasione. 

L'attenzione di tutti era, ovviamente, rivolta a Fred. Fred, che Molly abbracciava calorosamente ogni volta che ne avesse occasione. Fred, che aveva apparentemente messo da parte il lato più irritante del suo carattere. Fred, per cui Hermione sentiva sempre, inequivocabilmente, le gambe farsi gomma e la gola seccarsi. 
Ron le aveva consigliato di mettersi un po' più in mostra, di curarsi di più, perché erano queste le ragazze che piacevano a Fred. Ma lei era stata categorica fin da principio. 
"Se non mi accetta per quel che sono, non potrà mai essere realmente innamorato di me." Ribadì. Poi chinò il capo e aggiunse: "Sempre ammesso che qualcosa per me riesca a provarla." 
Lui l'aveva rincuorata, dicendole che se ci era riuscita con lui, perché non con suo fratello? Dentro di sé, però, pensava che, come sempre, Hermione aveva ragione. Far innamorare Fred della sua migliore amica era difficile tanto quanto trovare il suo giardino sgombro da Gnomi. I due erano fin troppo diversi. Quanto lui era spigliato, tanto lei era timida e riservata. Quanto lei era attenta e diligente, tanto lui era distratto e superficiale. 
Molly chiedeva a tutta la tavola se volessero un'altra porzione di macedonia, quando la sua voce fu interrotta da un sonoro crak!
"Kingsley!" Tuonò Hagrid, salutandolo con la sua manona dall'altro capo del tavolo. Quello, avvolto in un mantello da viaggio color blu notte, tirò le labbra in un sorriso e si avvicinò verso di loro a grandi falcate. Solo quando rifiutò garbatamente l'invito di Arthur a sedersi a tavola, la maggior parte dei presenti capì che c'era qualcosa che non andava.
"Qualcosa non va, Kingsley?" Chiese dolcemente Fleur, ora che aveva preso un po' di dimestichezza con l'inglese. 
Shacklebolt contrasse il viso in una smorfia, che nessuno riuscì a decifrare, e scrutò con i suoi occhi profondi prima Harry, poi Ron e Hermione e, infine, il resto dei presenti. 
"Dev'essere una bella giornata, oggi!" Strepitò la signora Weasley, con le braccia incrociate al petto. Aveva intuito che ciò che lui stava per dire a tutta la sua famiglia non poteva portare che altro dolore. 
Di nuovo.
"E' una giornata di gioia! Siamo tutti vivi, tu sei appena stato eletto Ministro e..." Le lacrime negli occhi impedirono a Molly di continuare a parlare e costrinsero il signor Weasley ad alzarsi per abbracciarla e consolarla. Poi, con un gesto d'intesa, se ne andò verso la Tana, lasciando Shacklebolt libero di parlare.
"Cosa c'è che non va?" Chiese Harry, spezzando il silenzio che era piombato su quella tavola. Neppure gli uccelli cantavano più. Teddy, ora, piangeva così forte, che lasciarlo lì sembrò una cosa crudele a Luna, pronta ad alzarsi per andare a cullarlo. 
Shacklebolt tirò un gran sospiro e, mani serrate, esordì: "Tutto. La situazione è più complicata di quanto pensassi." 
"Complicata quanto?" Lo interruppe Ron, guardandolo dritto negli occhi. Non gli incuteva più tanto timore, adesso. Dopo aver affrontato la morte a testa alta, un paio di iridi scure erano bazzecole, per lui. 
Teddy non smetteva ancora di piangere, mentre il cielo si era appena oscurato. "Parecchio. La vittoria non ci ha portato la pace sperata. Per poter ripristinare un buon Governo, la gente deve abituarsi ad uno stile di vita scandito dal controllo legale. Ma non è ancora pronta." Disse, irrigidendo leggermente la mascella, mentre pronunciava l'ultima frase.
Si levò anche un forte vento, che scompigliò i capelli di Xenophilius Lovegood. 
"Abbiamo vinto la guerra solo qualche giorno fa." Specificò Fred. 
"E' normale che non sia pronta." Completò George. 
"Non è questo il problema, comunque." Kingsley si alzò dal suo posto e scrutò il cielo. Non c'era più il sole. Anzi, nuvole scure minacciavano di far piovere da un momento all'altro. "Ho raccolto alcune voci, secondo il quale..." Ebbe un attimo di esitazione. Diede un lungo sospiro e continuò: "Secondo il quale, in giro ci siano ancora dei Mangiamorte." 
"Impossibile." Gracchiò la voce rotta di Angelina. 
Non di nuovo quest'incubo. Non di nuovo. 
"E' ciò che penso anch' io. Ma-" 
"Ma cosa?" Il tono di voce di Hermione era più acuto di quel che volesse dimostrare. 
Non ci possono essere ma. I miei genitori. Io devo andare da loro. 
"Sono state registrate alcune morti. Misteriose." Inspirò a fondo e specificò: "Di Babbani." 
La schiena di Hermione fu percorsa da una serie di brividi, mentre Ginny si avvicinava a Harry, sensibilmente impaurita. 
"Dobbiamo ripristinare l'Ordine." Concluse Shacklebolt. 
Bill sbatté un pugno sul tavolo e ringhiò. "L'Ordine? Stai impazzendo?!"
"Calmati, Bill." Fleur gli posò una mano sul braccio, pronta a rassicurare il marito. I Mangiamorte non erano Voldemort, lei lo sapeva bene. 
"Sì. E' obbligatorio." Era teso, si vedeva. 
"Sono morte troppe persone l'ultima volta." Liquidò subito Percy, con ancora in mente il ricordo vivido di suo fratello che veniva sotterrato da un muro. Kingsley si voltò verso di lui e gli disse: "Non ci saranno morti questa volta. Prima di tutto, perché i Mangiamorte più potenti sono morti o sono ad Azkaban. E poi, perché questa volta ci alleneremo, ogni giorno. Incantesimi di Difesa, d'Attacco. Fatture e Trucchi per nascondersi." 
"Non se ne può occupare la squadra Auror?" Chiese Charlie.
"La squadra Auror non esiste, in parole spicciole. Tutti quelli che ne facevano parte erano Mangiamorte. Infiltrati nel Ministero sotto falso nome. E organizzare una squadra nuova comporta tempi lunghissimi." Li guardò nuovamente uno per uno, poi domandò, con la sua voce profonda: "Allora?" Chiese ancora, rivolto alla tavola imbandita.
"Va bene." La voce candida di Luna irruppe nel nuovo silenzio che si era creato. "E' inutile ignorare la verità, quando è sotto il nostro naso." 
Harry si alzò in piedi e disse: "Io ci sto. Ma il mio parere non conta. C'è chi non vede i propri cari da mesi, qui." Un'allusione velata ad Hermione, che tutti si voltarono a guardare. Era rossa in volto e i capelli raccolti in una treccia non l'aiutavano a nascondere l'evidenza. 
"Possono tirarsi fuori." Rispose Kingsley, placido. 
"Non posso tirarmi fuori!" Hermione scattò in piedi, infuriata quasi come Bill. Come poteva tirarsi fuori? I suoi genitori sarebbero stati in pericolo a partire dallo stesso momento in cui l'avrebbero riconosciuta. 
Fred la osservò. Cos'era successo alla ragazzina che conosceva? E' cresciuta, tutto qui, gli rispose, dentro di lui, una voce.
Scansò la sedia su cui era seduta e se ne andò via, verso la Tana, seguita da Ginny. 
Alcune gocce di pioggia iniziarono a imbrattare le camicie fresche di bucato. E tutti, chi a malincuore, chi rassegnato, acconsentirono. D'altronde, come diceva Luna, era inutile ignorare la verità, quando era sotto il loro naso. 
 
 
Ginny osservava la sua amica asciugarsi prepotentemente il volto nell'asciugamano.  
"Va meglio?" Le chiese, incrociando i suoi occhi, ancora rossi. 
Quella annuì. Ora che si era potuta sfogare, andava meglio. Comprensibilmente, le mancavano i suoi genitori, la sua casa. Era stanca di tutto quel girovagare senza meta, guardandosi le spalle più volte di quanti passi potessero fare.
"Sei sicura di voler accettare? Potresti andare in Australia, dai tuoi e-" Le propose l'amica.
Hermione la interruppe, dicendole: "Ho partecipato alla guerra. Mi conoscono. Sanno chi sono. E se sanno che mi nascondo per restare affianco ai miei genitori, non esiteranno un minuto a uccidere loro e me." 
Ginny tirò un sospiro e, tentando di alleggerire la tensione, disse: "Si è fatto un po' tardi, eh? Sta già calando il sole." 
"Davvero?" Hermione si avvicinò alla finestra e, scostate le tende, vide il sole, riapparso dopo una leggera pioggerella, tramontare nelle colline tinte di rosso e arancio. 
"Andiamo? Mamma non aspetta altro che vedere come stai. Siamo chiuse qui dentro da tutto il pomeriggio." 
Hermione arricciò gli angoli della bocca e, con uno sguardo d'intesa, le disse: "Più che altro, è Harry che sta aspettando te." 
Ginny ridacchiò. "O magari sotto ti sta aspettando una persona. Un certo gemello, dai capelli rossi... Lo conosci, per caso?" Rise, vedendo le guance della sua amica andare in fiamme. 
"Qualcosa mi dice che sì, lo conosci molto bene." Le scompigliò i capelli allo stesso modo in cui era solito fare Ron e uscirono entrambe dal bagno, per scendere così giù per le scale e ritrovarsi in cucina. 
 
 
Angelina, dopo cena, si era offerta di dar da mangiare a Fierobecco, ora residente nel soppalco di casa Weasley. In realtà, però, non era tanto in pena per Fierobecco. Pià che altro, voleva sapere dove era finito George. 
George. 
Passò casualmente vicino la stanza dei gemelli e, circospetta, si guardò attorno. Si sentivano provenire alcune risate dalla cucina, segno che tutti erano ancora riuniti a tavola. Così, attentamente, posò un orecchio sulla porta. 
Non si sente niente, per Merlino!
Ma, nello stesso momento in cui poggiò anche le mani sul legno scuro per carpire meglio il benché minimo rumore da quella stanza, la porta si spalancò, facendola sbilanciare e finendo dritta dritta tra le braccia del suo gemello. 
Finiscila, Angelina, non è il tuo gemello!
"Cosa fai qui?" Le chiese, mentre lei tentava, invano, di nascondere il volto, ormai color Grifondoro. George si guardò attorno e, ancora più sospettoso, domandò: "Stavi origliando?" 
"I-io non stavo origliando." La ragazza si costrinse a darsi un contegno e, Morgana, una scusa decente! "Non ti ho visto per tutta la cena e.. E io.. Sì, insomma, hai capito, no? Pensavo stessi macchinando chissà che!" Strepitò, chiudendo le braccia sul suo petto. 
George la osservò per un attimo con il sopracciglio alzato per poi scoppiare a ridere. 
"Non ci trovo nulla di divertente." Tentò di difendersi lei, ancora più rossa in volto, dopo quella risata senza freni. 
"Angelina Johnson che si preoccupa per un gemello Weasley! Un gemello Weasley che non è Fred!" Buttò nuovamente indietro la testa, guadagnandosi un'occhiataccia da lei.
"Cosa vorresti dire?" Chiese, tagliente. 
"Beh, lo sappiamo tutti che sei innamorata persa di Fred. Però, mi dispiace, non è qui e-" La frase, però, fu interrotta da un potente ceffone tiratogli sulla guancia. 
"Io non sono affatto innamorata di Fred Weasley! Se sono qui, è perché volevo assicurarmi che tu stessi bene e-"
Le labbra di George sorrisero e sussurrano un "Grazie." che la fece tacere. Poi, prese a massaggiare la guancia colpita. Angelina non era mai stata famosa per il suo tatto. 
Dapprima, la sua espressione faceva trasparire lo stupore di cui era vittima. Poi, ricompostasi, incrociò le braccia e disse: "E' il minimo che tu possa fare." E girò i tacchi, per scendere le scale in fretta e dar velocemente la colpa di quelle guance scarlatte al caldo della casa. 
George, che la seguì con lo sguardo, accennò un sorriso compiaciuto e si chiuse nuovamente la porta alle spalle. Aveva altro da fare, che scendere a mangiare. 
 
 
-SPAZIO AUTRICE-
Rieccomi con il secondo capitolo di questa storia :3 
Volevo cambiare dalla mia solita placida storia e metterci un po' più d'azione. E cosa meglio di un paio di Mangiamorte incalliti che ancora credono negli ideali di quel pazzoide che li comandava fino a qualche giorno prima? :D 
Spero che il cambiamento sia di vostro gradimento e, se trovate qualcosa che non va, non esitate a dirmelo! 
Grazie a tutti quelli che seguono la storia e la recensiscono!
Un bacione, 
PhoenixQuill
   
 
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