Ho desiderato un papà e ho odiato mio padre; nella mia
vita ci sono poche cose belle ed esse mi hanno portato più
dolore di quelle
brutte.
Ho avuto una madre che mi ha amato più di quanto amava
mio padre e questo ha fatto si che la sua ira incombesse su di me; ora
ho un
drago, l’uovo si è schiuso solo da una settimana e
ha già provato così tanto
dolore; chissà se un drago può odiare il suo
cavaliere, è colpa mia se ha
sofferto, soffre e soffrirà; è la cosa
più bella che mi sia capitata e allo
stesso tempo ciò che mi ha fatto diventare servo di questo
re.
Non odierò mai il piccolo drago che ora mi dorme sulle
ginocchia mentre scrivo, credevo che la vita portasse uguale sfortuna a
tutti
gli uomini ma non ne sono più sicuro; forse i torti di mio
padre si ritorcono
contro di me, forse lui è morto prima di ricevere la sua
dose di sfortuna che
ora grava su di me.
La vita è un forse e forse migliorerà, non ci
spero
troppo meglio non illudersi; sicuramente ora che ho giurato
fedeltà a
Galbatorix dovrò eseguire i suoi ordini, ma
in ogni parola c’è una via traversa; questo posso giurarlo
cercherò di ostacolarlo
il più possibile; ma non sacrificherò mai il mio
compagno, è tutto per me.
Solo quando l’uovo rosso si è schiuso davanti a me
ho
dovuto rinunciare alla mia convinzione di morire in quelle segrete;
sarei morto
pur di non giurare fedeltà al re, ma quando quel drago mi ha
guardato ho capito
che la sua vita valeva più di qualunque altra, se rinuncio
alla mia vita lui
non avrà mai la sua e per quanto dolorosa potrà
essere ha il diritto di provare
a migliorarla; il dono che quel drago mi ha fatto quando ha impresso su
di me
il gedwëy ignasia è anche un castigo sia per lui
che per me.
Ora sono qui, in questa lussuosa stanza del palazzo di Galbatorix
a scrivere; la candela illumina i fogli bianchi, scrivo
perché voglio lasciare
una memoria di me con inciso tutto quello che subirò, non
per essere biasimato
come una povera vittima, voglio solamente lasciare un ricordo di chi
sono prima
di cambiare; cambierò e ho paura di diventare come mio
padre, ho paura.
Cercherò in tutti i modi di restare fedele a me stesso ma
niente può prepararmi a quello che deve venire, lo so
perfettamente, ma non
voglio essere com’era mio padre, il suo sangue scorre in me,
persino mia madre
è stata corrotta da lui senza nemmeno una goccia del suo
sangue nelle vene, io
ora mi trovo a camminare tra un baratro e un altro, se non metto un
piede d’avanti
all’altro senza sbilanciarmi potrei cadere e non risorgere
più.
Ieri sera ho scritto in preda allo sconforto; questa
mattina mi sento decisamente meglio, le mie idee non sono cambiate ma
mi si è
acceso un barlume di speranza; ieri avevo dormito quasi tutto il giorno
per
riprendermi dalle torture di Galbatorix, la mia carene è
stata guarita ma
dovevo recuperare mentalmente.
Appena sveglio mi sono subito posto un problema: il nome
del piccolo drago; ho pensato a varie opzioni: alcuni nomi
nell’antica lingua,
nomi di draghi vissuti nel passato ma nessuno mi convince; voglio che
il mio
compagno abbia un nome che lasci intuire tutta la sua essenza, quando
si è
svegliato ho visto i suoi occhi per la seconda volta e non
c’era rancore in
essi, non ancora; ora si diverte arrampicandosi sulla mia schiena
stracciandomi
la maglia, arriva fin sopra la mia testa, annusa i miei capelli ed
emette un
piccolo vagito d’orgoglio, ha conquistato la sua meta e ne va
fiero; ho pensato
di chiamarlo sangue, ma ho scartato subito l’idea, non
è questo che è.
Non so quando il re mi convocherà, spero più
tardi
possibile ma credo che già domani possa accadere.
Mi hanno servito la colazione, il pranzo e la cena nelle
mie stanza; hanno portato della carne per il piccolo drago, ha
già rovinato l’armadio
cercando di scalarlo, mi fa dimenticare la mia situazione; non ho molto
da
scrivere, a parte che ho pensato nuovamente al nome del cucciolo e i
risultati
sono deprimenti.
Credo che ora andrò a dormire, non so cosa mi aspetta
domani e vorrei trovarmi pronto.
Mi sono svegliato presto e coperto di sudore, ho sognato
qualcosa di orribile, ma ricordo solo frammenti di quel sogno: mi
trovavo in
una culla da bambino, sentivo la voce di mia madre cantare una
ninnananna, la
scena cambia e ho sul petto un cucciolo di drago; cambia continuamente
colore:
nero, blu e rosso; con i suoi artigli squarcia la mia gola di neonato,
succede
qualcos’altro ma non ricordo cosa.
Dovrei farmi un bagno per distendere i nervi.
Credo che il bagno mi abbia fatto bene, ho riorganizzato
le idee e ho trovato … Stanno bussando alla porta e il
pranzo è già arrivato.