1)La figlia della rockstar.
Una
melodia esce
lenta dalla mia chitarra.
La chitarra è la
mia migliore amica: quella che ci sarà sempre quando
avrò bisogno di aiuto,
quella che non mi sorriderà mai in modo falso, quella che
non mi cercherà solo
perché sono la figlia di qualcuno.
La chitarra è
sincera, se la tratti bene suona bene, se la tratti male ti ripaga con
la
stessa moneta.
Non ho mai
conosciuto sincerità nelle persone – eccetto nei
miei genitori e in tre persone
– ma ne ho sentita parecchia nella mia chitarra.
Se faccio un errore
suona male, non mi dice che non fa niente e che me lo perdona
perché mi chiamo
Ava DeLonge.
Sì, esatto, sono
la figlia di Tom DeLonge, chitarrista dei Blink-182.
Non posso
lamentarmi di lui come padre – solo ogni tanto è
possessivo – ma del peso del
suo cognome sì. Ci sono molti fan dei blink e degli AvA alla
mia scuola e tutti
vogliono conoscere il pazzo che corre nudo per strada o il poeta.
Nessuno vuole mai
conoscere me troppo a fondo, io sono solo il tramite, mio padre
l’obbiettivo.
Gli unici di cui
mi fido sono Jack, Landon e Alabama e forse lo faccio solo
perché anche loro
hanno lo stesso mio problema.
In ogni caso tra
me, Jack e Landon c’è una bellissima amicizia,
abbastanza forte da farci
decidere di creare anche noi una band. il nome l’ho scelto
io: Somewhere in
Neverland, come la canzone degli All Time Low.
Jack ha storto un
po’ il naso, dicendo che la mia cotta per Alex Gasgarth stava
raggiungendo
livelli paurosi, io l’ho zittito tirandogli addosso la mia
kefia.
A sedici anni
decido io cosa fare, visto che decido come vestirmi e posso guidare.
Mi vesto quasi
sempre di nero, cosa che si intona perfettamente al colorito pallido
della mia
pelle, ai capelli blu e ai piercing al labbro, uno su ogni lato.
Jack ha una bella
cresta bionda e si veste da skater, Landon invece si veste da vero punk
–
chiodo di pelle, pantaloni scozzesi stretti, anfibi alti – e
ha una testa di
capelli rosso semaforo molto
spettinata.
È bellissimo
Landon e suona la batteria divinamente, mi è sempre
piaciuto, ma non mi sono mai
fatta avanti. Anche Jack è molto bello, ma al momento per me
è solo un amico e
credo sia così anche per lui, sebbene – per un
motivo o per un altro – abbia
bocciato tutti i miei
ragazzi come ha
fatto mio padre.
Ora però non c’è
tempo per le farneticazioni, quei due stanno arrivando e
sarà meglio fargli
trovare il garage in ordine. Ho provato a convincere mio padre a farci
usare il
suo studio casalingo, ma la risposta è sempre stata no,o gli
serve per gli Ava
o gli serve per i blink.
Zio Mark mi ha
battuto una mano sulla spalla in segno di comprensione, dicendomi che
Tom è
molto geloso delle cose a cui tiene.
Uffa.
“Avaaa!”
Un urlo mi fa
cadere dallo sgabello su cui ero appollaiata. Dalla mia prospettiva
ribaltata
vedo Jack avanzare nella stanza.
“Stronzo! Perché
mi hai chiamata così?
Adesso mi aiuti
ad alzarmi!”
Lui mi tende una
mano mentre sbuffa.
“Come avrei
dovuto chiamarti?”
“In un modo più
civile, ad esempio. Sono sicura che tua madre ti abbia insegnato come
si
faccia.”
“Pensavi ancora
al tuo Alex?”
“Scemo.”
Lui si guarda
intorno e nota il caos che ancora regna nel garage, poi sospira.
“Dai, ti do una
mano a sistemare o Landon non ce la farà mai con la sua
batteria così.”
Io annuisco e
insieme cominciamo a spostare scatole e scatoloni, dando un assetto
più
ordinato al garage di casa mia, ora è abbastanza spazioso e
la batteria di
Landon dovrebbe starci.
“Cosa diavolo ha
questo tizio da mandarti fuori di testa?”
Io alzo le spalle
e accetto una delle ciambelle che mi porge Jack.
“È figo, ok?”
Lui scuote la
testa.
“Ti preferivo
nella fase in cui avevi in testa solo l’omicidio.”
“Guarda che
quella fase non mi è passata e abbiamo un giardino
abbastanza grande.”
Faccio io
ammiccando, lui deglutisce e il suo pomo d’Adamo fa su e
giù più velocemente.
“Scherzavo. Però
è bello sapere che non ho perso il mio tocco.”
Lui borbotta
qualcosa come un: “Vorrei sapere da chi hai ereditato questa
vena macabra!”,
che mi fa ridere.
“Ma il basso te
lo sei dimenticato a casa?”
“No, l’ho
lasciato fuori dal garage, non so perché ero quasi certo che
tu ti fossi
dimenticata di sistemare la baracca. Adesso vado a prenderlo.”
Poco dopo
riappare nientemeno che con il mitico basso rosa di Mark Hoppus e una
fitta di
invidia si fa sentire. Quanto vorrei che mio padre mi lasciasse usare
una delle
sue chitarre!
“Non sai quanto
ti invidio!”
“E tu non sai
quanto ho dovuto pregare mio padre perché me lo lasciasse.
Ho dovuto
rassicurarlo in centomila modi diversi che non l’avrei rotto
e che l’avrei
trattato bene!”
Io sospiro, però
alla fine Mark si è lasciato convincere, mio padre invece
è più testardo di un
mulo e mi ha sempre detto di no.
Non mi crogiolo
molto nel mio malumore perché arriva Landon e
automaticamente sorrido,
nonostante le occhiate esasperate di Jack. Perché si
comporta così?
“Ciao, ragazzi!
Scusate, ma mio padre non mi lasciava più andare.”
“Farti vedere con
una canna non aiuta certo.”
Sputa acido Jack,
io gli lancio un asciugamano per zittirlo.
“Non hai tutti i
torti, amico.
Beh, adesso sono
qui, proviamo.”
Jack annuisce ed
esce ad aiutarlo con la batteria, un quarto d’ora dopo
è tutto montato e le
prove possono iniziare. Per ora facciamo cover dei blink, degli All
Time Low e
dei My Chemical Romance, abbiamo pochi pezzi nostri e non sappiamo se
siano
buoni o meno.
A metà delle
prove il cellulare di Landon suona e siamo costretti a interrompere,
dal tono
battagliero con cui risponde suppongo sia sua madre, nemmeno Shanna ha
preso
bene la faccenda della canna.
Ritorna dieci
minuti dopo con una faccia furiosa e si rimette alla batteria senza
spiccicare
parola, sua madre deve averlo strigliato per bene e Landon odia le
strigliate.
Continuiamo a
provare per un’altra ora, poi smontiamo tutto. Vorrei
salutare Landon e
parlarci un po’ nella speranza che mi veda come una ragazza
interessante e
migliore di quelle che si porta a letto, ma non ne ho il tempo.
Lui schizza via,
lasciandomi come un’allocca sulla porta del garage. Jack
scuote la testa e se
ne va, trascinandosi dietro la sua roba.
Non riesco a
capire perché ultimamente sia così strano e
infastidito da Landon, sono amici
da una vita, cosa c’è che non va?
Sinceramente i
ragazzi non li capisco.
Con l’aria un
po’abbattuta porto la mia roba in camera mia e mi sdraio sul
letto guardando a
lungo il poster degli All Time Low in attesa di
un’illuminazione divina che non
arriva.
In compenso
arriva mia madre con il cesto del bucato.
“C’è niente da
lavare?”
Io guardo il
mucchio dei vestiti che c’è dietro la porta e lo
passo in rassega, alcune cose
sono effettivamente da lavare e gliele consegno, altre le
metterò all’aria
dopo.
“Come mai le
prove sono finite così presto?”
“Landon era
incazzato con i suoi genitori, non mi ha neanche parlato e nemmeno
Jack. Non so
cosa gli prenda ultimamente, sembra infastidito da Landon.”
Mia madre sorride
in maniera inesplicabile.
“Ti piace Landon,
eh?”
Io arrossisco,
lei mi guarda con lo stesso sorriso di prima.
“Stai attenta a
quello che fai, potresti ferire qualcuno senza volerlo.”
Se ne va
lasciandomi perplessa.
Chi dovrei
ferire?
Mi ributto sul
letto pensando che oggi sono tutti matti, spero che mio padre sia sano
almeno
lui oggi visto che stasera mi ha promesso lezioni di chitarra.
La
sera arriva
presto, ma quando entro nello studio di mio padre non trovo lui, ma
David.
“Ciao, David.
Dov’è mio padre?”
“Tra poco arriva,
i blink hanno fatto più tardi del solito, così ho
pensato di tenerti compagnia.”
Io sorrido e mi
siedo.
“Grazie è stato
davvero un bel pensiero.”
Lui sorride
ancora e io prendo in mano la mia chitarra, lasciando scorrere
pigramente le
mani sulle corde, lasciando che escano cose a caso.
“Bello, ma io lo
farei così.”
Si alza dalla
sedia e mi corregge la posizione delle mani, io riprovo a suonare
quello che
stavo suonando prima ed effettivamente è molto meglio ora.
“Grazie, David!”
Continuiamo così
ancora per un po’, tanto che quando mio padre effettivamente
arriva, non me ne
accorgo nemmeno perché sono troppo impegnata a scambiarmi
idee e consigli con
David.
Un “ehm ehm!” si
fa sentire e io mi volto, trovandomi davanti al sorriso ironico di mio
padre.
“Prego,
continuate pure senza di me!”
David sbuffa e si
alza dalla sedia.
“Ma piantala di
fare il geloso!”
Tom alza gli
occhi.
“E tu trovati una
ragazza, Kennedy!”
“Non credo di
doverlo fare visto che è stata lei a trovare me.”
“Che cazzo vuoi
dire? David? DAVID?”
L’eco dell’urlo
di mio padre si confonde con quello della risata di David che non ha
voluto
dirgli chi ha trovato come ragazza.
In ogni caso, io
e mio padre riprendiamo la lezione e – tra mille piccoli
attriti e litigi – la
finiamo.
Quando mi alzo
dalla sedia sono soddisfatta e schiocco un bacio sulla fronte di mio
padre.
“Buonanotte,
papà!”
“Buonanotte, tesoro!”
Tutto sembrerebbe
ok, solo che la mia testa decide di giocarmi dei brutti scherzi
stanotte.
Dormo malissimo,
ho la testa piena di incubi e la mattina dopo mi sveglio spaventata,
vorrei
rimanere a casa, mia madre però è inflessibile e
mi manda a scuola lo stesso.
Salgo sul pulmino
giallo con l’umore sotto i piedi e mi siedo vicino alla
teppista della scuola,
così sono sicura che nessuno mi rivolgerà la
parola.
Lei grugnisce.
“DeLonge, perché
cazzo ti sei seduta qui?”
“Perché non avevo
voglia di parlare con nessuno, nemmeno con te.”
Lei sbuffa e non
dice nulla per fortuna.
A scuola trovo
Jack vicino al mio armadietto e più in là Landon
si sta baciando con una
cheerleader, non so cosa ci trovi in quelle oche.
“Passato il
malumore?”
“Sì, ma vedo che
è venuto a te.
Non vedo perché
ti faccia il sangue amaro per Landon, lo sai come è
fatto.”
Io sbuffo.
“Forse perché mi
piace.”
Jack impallidisce
e mi lascia da sola, tanto lo becco a letteratura inglese dopo.
“Sei veramente
poco sensibile, DeLonge.”
La teppista della
scuola – Maria Gonzalez, detta Ginger– mi rivolge
di nuovo la parola.
“Scusa?
“Ho detto che sei
poco sensibile, DeLonge.”
“Perché
Gonzales?”
“Perché non vedi
un ragazzo meraviglioso, anche se ce l’hai sotto il
naso.”
“Ma chi? Landon?”
Lei sbuffa e i
capelli verdi che le erano caduti sugli occhi si alzano.
“Lascia perdere,
sei un caso perso.”
Se ne va, io non capisco.
So solo che
quando vedo Landon e la vacca passarmi davanti il mio progetto di
seguire la
lezione di letteratura con Jack salta completamente e mi rifugio in
bagno a
piangere.
Sfortunatamente
lo trovo di nuovo occupato da Ginger, che non appena vede le mie
lacrime sbuffa
e mi trascina sotto le gradinate dello stadio.
“Si può sapere
cosa vuoi?”
“Niente, ti ho
solo evitato domande imbarazzanti, dato che il bagno era pieno di
amiche della
cheerleader, qui puoi piangere quanto vuoi!”
Io non dico
niente.
“Cosa ci trovi in
Barker?”
“È figo e poi è
una brava persona.”
“Non è il ragazzo
adatto a una relazione seria, questo dovresti saperlo.”
“Posso fargli
cambiare idea.”
Lei non dice nulla e mi lascia da sola.
Rientro nella
scuola in tempo per la seconda ora, che è matematica e che
seguo con Jack.
“Si può sapere
dove eri? Ti ho cercata prima.”
Poi vede i segni
delle lacrime e smette di essere così aggressivo.
“Piangi ancora
per Landon?
Lascialo perdere,
è il mio migliore amico, ma non è adatto per
te.”
Io non dico
niente, è la seconda persona nell’arco di due ore
che mi dice di lasciarlo
perdere, io però sono testarda e quando voglio qualcosa lo
ottengo.
Otterrò Landon
prima o poi!
Matematica la
seguo piuttosto svogliatamente e durante la lezione seguente
– educazione
fisica – ricevo una pallonata in faccia che mi esonera dal
resto delle partite
di pallavolo.
Casualmente
finisco seduta proprio vicino a Landon.
“Ehi, Ava. Stai
bene?”
Io mi tocco la
faccia: è gonfia e rossa.
“Sono stata
meglio, tu come mai non giochi?”
“Ho una
giustificazione di mia madre che dice che ho una tendinite.”
Io sgrano gli
occhi e lui abbassa la voce.
“È falsa.”
“Ah, mi stava
venendo un infarto, visto che sei il nostro batterista.”
Lui ride.
“Sei un tesoro,
ma non ti devi preoccupare.”
Io arrossisco, mi
ha appena chiamata “tesoro”!
“Mi viene
naturale, siamo amici, no?
E a proposito,
come fai a stare con quella gatta morta?”
“Tette.”
Io guardo le mie
e mi rendo conto che sono praticamente piatta rispetto a quella, spero
che
cresceranno ancora!
“Cosa ne dici di
venire a vedere un film da me oggi?”
“Sì, va bene. A
che ora?
Alle quattro.”
“Perfetto, io
finisco le lezioni alle
due.”
Lui mi sorride e
io mi godo quella che per me è una visione paradisiaca, non
vedo l’ora di dirlo
a Jack.
Finita la lezione
vado a mensa e cerco il mio amico, lo trovo che sta parlando con Ginger.
“Ciao.”
Dico timida.
“Ciao, Ava.”
“Ciao Jack,
Ginger.”
“Ciao.”
Mi risponde lei
svogliata.
“Non sapevo che
conoscessi Jack.”
“Ci conosciamo
dalle medie, siamo amici.”
La cosa mi giunge
nuova, eppure credevo di conoscere tutto di lui, in fondo
però è giusto che
anche lui abbia delle amicizie al di fuori della nostra cerchia
ristretta.
“Come mai sei
così felice?”
“Landon mi ha
invitata da lui oggi, Jack.”
“Beh, buona
fortuna.
Andiamo a
prendere il rancio, dicono che oggi ci sia la pizza.”
È diventato di
nuovo freddo e non capisco il perché, ogni volta che nomino
Landon diventa
così.
Rimango con le
mie domande irrisolte e seguo Jack e Ginger dentro la mensa, prendiamo
tutti e
tre della pizza e occupiamo un tavolo, Barker si siede a un altro con i
suoi
amici punk.
“Come mai sei
così rossa, Ava?”
La domanda di
Jack mi distrae dalla mia contemplazione.
“No, niente ho
ricevuto una pallonata in faccia durante una partita di
pallavolo.”
“Mi dispiace.”
“Perché Landon
non si siede con noi?”
Chiedo a Jack.
“Perché lui non è
come te, riesce a farsi degli amici al di fuori di noi. Tu hai troppa
paura
degli altri per farlo.”
“Ho i miei
motivi, vogliono stare con me solo perché sono la figlia di
uno famoso, lo
sai.”
“Non tutti. Ginger
non mi ha mai chiesto di conoscere mio padre, nonostante senta i
blink.”
Io non dico nulla
e squadro la ragazza con i miei occhi blu, ereditati da mia madre.
“Se lo dici tu.”
Lui sospira.
“Ava…”
“Jack.”
“Sei un caso
perso.”
Io sbuffo.
“Può darsi che io
sia un caso perso, ma non voglio essere il tramite per nessuno. Non
voglio che
una volta conosciuto mio padre idolatrino solo lui lasciando indietro
me.”
Jack scuote la
testa.
“Vedi, Ginger,
lei ragiona così e non cambierà. È
troppo testarda per farlo.”
Lei dà una
sorsata alla sua coca.
“Ho visto, ma se
vuoi un consiglio, Delonge lascia perdere Barker come ragazzo.
Tienitelo come
amico e basta, altrimenti ne uscirai massacrata!
Io sbuffo.
Otterrò quel
ragazzo a ogni costo o non mi chiamo più DeLonge.
Finito il pranzo ci
dirigiamo alle nostre
lezioni, Ginger ha biologia in comune con me, così entriamo
insieme nella
stessa aula e – siccome nessuno vuole mai sedersi al suo
tavolo – sedute allo
stesso tavolo.
Oggi temo che
sarà una giornataccia perché il professor Milton
ha in mano un grosso scatolone
e giurerei che sia pieno di rane.
Che schifo!
“Bene, ragazzi!
Oggi sezionerete una rana per ogni tavolo.
Buon
divertimento!”
Cosa ci sia di
divertente nello squartare rane e segnarsi su un foglio
l’anatomia e quello che
sono non lo so, forse lo è se ti immagini che ci sia un tuo
nemico al posto
della rana.
L’uomo percorre i
tavoli e anche al mio e di Ginger, deposita una bella rana morta,
bianca e
flaccida.
“Non posso
credere che qualcuno queste cose se le mangi!”
Esclamo
disgustata.
“I francesi
mangiano le lumache.”
Mi risponde
Maria, sbuffando.
Iniziamo a dissezionare
la rana in silenzio, non abbiamo tanto in comune e questo lavoro non ti
invita
affatto alle chiacchiere, Milton le odia tra l’altro
Alla fine della
lezione passa tra i tavoli e si sofferma al nostro.
“Avete fatto un
buon lavoro, DeLonge e Gonzales. Complimenti!
Penso che avrete
una A.”
“Grazie,
professor Milton.”
“Di nulla, non
credevo che un’accoppiata eccentrica come la vostra avrebbe
funzionato, la vita
è strana.”
Io sorrido e non
dico nulla.
Ho preso il
massimo dei voti dissezionando una rana e oggi pomeriggio
andrò dal ragazzo che
mi piace e chissà che non succeda qualcosa, non potrei
chiedere di più.
Esco dall’aula di
scienze con un sorrisone, sto per andare agli armadietti quando Ginger
mi
blocca.
“Te lo dico per
l’ultima volta, DeLonge. Lascia perdere Landon, lui non fa
per te, lui usa le
ragazze e basta, ci staresti solo male e non pensare di riuscire a
cambiarlo.
Le persone come
lui non cambiano, a meno che non siano loro a volerlo e non credo che
Barker lo
voglia. Ne uscirai con le ossa rotte come tutte quelle che ci hanno
provato
prima di te.”
Io scuoto la
testa.
“Per me sarà
diverso!”
Esclamo prima di
andarmene, le mie parole sono suonate sicure, ma ora un piccolo tarlo
dentro di
me inizia a metterle in dubbio: e se Ginger avesse ragione?