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Autore: Kylu    19/08/2013    6 recensioni
Sul fatto che Kathleen Aster fosse una babbana, non c'erano dubbi.
Vita normalissima (per i quanto i suoi continui sogni ad occhi aperti permettessero), famiglia che si distingueva unicamente per la sua eccessiva severità, e nessun aneddoto magico della sua infanzia o prima adolescenza da raccontare. Scuola babbana, vestiti babbani, casa babbana, e – la cosa le provocava un'inimmaginabile repulsione verso se stessa – cervello babbano.
Eppure, c’era qualcosa che distingueva Kathleen Aster da tutti i suoi simili.
Lei credeva.
Le credeva e, in fondo, quel mondo magico di cui tanto si parlava nei libri lo sentiva anche un po' suo.
Era la differenza, si diceva, tra essere trascinati a forza in una bataglia mortale e entrare nell'arena a testa alta. In molti avrebbero pensato che la scelta personale in fondo non c'entrasse nulla, e che non ci fosse poi questa grande differenza, ma lei sapeva -allo stesso identico modo per cui lo aveva saputo Harry Potter, con pensieri quasi identici a questi, tanto tempo prima- che c'era tuttala differenza del mondo.
Perchè "sono le nostre scelte che mostrano chi siamo realmente, molto più delle nostre abilità".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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La visione di Hogwarts svanì veloce com’era apparsa non appena il treno tornò a curvare.
Kathleen rimase con la bocca spalancata e la fronte appoggiata al finestrino, incapace di proferire parola da tanta era l’emozione.
“Sembra che tu abbia appena visto il Barone Sanguinario distribuire caramelle ai Grifondoro” osservò James. La ragazza, con un enorme sorriso stampato in faccia, si staccò dal vetro e tornò a distendersi comodamente sul suo sedile, con un’aria trasognata degna di Luna Lovegood.
Proprio in quel momento in tutti gli scompartimenti risuonò una voce: “Tra cinque minuti arriveremo ad Hogwarts. Siete pregati di lasciare il bagaglio e le gabbie di gufi, gatti o rospi sul treno; saranno portati negli edifici della scuola separatamente”.
“Ehi, ci conviene sbrigarci a cambiarci, dovevamo farlo prima come avevo detto io!” esclamò Rose scuotendo la testa.
Kathleen recuperò dal baule la divisa scolastica comprata pochi giorni prima da Madama McClan e la indossò più velocemente che poteva. Era strano, ma nonostante la camicia dal colletto inamidato e il lungo mantello da Strega si sentiva perfettamente a suo agio con quegli indumenti.
Osservò i suoi compagni di scompartimento che finivano di rassettarsi la divisa. Erano tutti forniti di cravatta rosso-oro; Rose portava un distintivo da prefetto appuntato al petto, James quello di capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro.
Il treno prese a rallentare fino a fermarsi del tutto. James e Hugo si precipitarono fuori, probabilmente per cercare di accaparrarsi un buon posto sulle carrozze; Rose cercò di prendere per mano Lily, che si liberò urlando alla cugina qualcosa sul fatto di non avere più cinque anni.
Albus sorrise a Kathleen e le fece cenno di seguire la fiumana di gente che si spintonava, procedendo lentamente verso lo sportello.
Dopo qualche minuto scesero su un marciapiede stretto e buio; la pioggia continuava a scrosciare e il vento gelido non dava tregua. Quasi tutti gli studenti, previdenti, si strinsero in giacche o maglioni che avevano portato con se. Kathleen rabbrividì, coprendosi al meglio con il mantello leggero della divisa. Nonostante cercasse di respingere quel pensiero dall’intera giornata, non poté evitare di scrutare la folla in cerca di quel volto che le mancava così tanto. Nicholas. Sentì una stretta al cuore al solo pensiero di lui, ma la scacciò con tutte le sue forze, relegando il pensiero in un angolino del cervello. Non si sarebbe certo fatta rovinare la prima serata ad Hogwarts da un ragazzo che le aveva promesso tanto e poi non si era più fatto vedere!
“Primo anno, primo anno da questa parte!” urlò una voce appena roca per sovrastare il ruggito del vento.
Kathleen rimase senza parole. “E’… Hagrid?”  chiese, speranzosa. “Il figlio” rispose Albus, ancora vicino a lei. “Si chiama Boffin… Hagrid alla fine ha sposato la preside di Beauxbatons, non lo sapevi? Boffin ha preso il posto di Hagrid come guardiacaccia e insegnante di Cura delle Creature Magiche da quando il padre ha deciso di trasferirsi con la moglie da qualche parte in montagna qua vicino. E’ in gamba, solo… un po’ maldestro” spiegò il ragazzo.
“Coraggio, seguitemi… C’è qualcun altro del primo anno? Forza, quelli del primo anno mi seguano!”.
Kathleen salutò gli altri con un cenno del capo, poi andò ad unirsi alla fila di bambini che circondavano un uomo enorme. Si vergognava un po’ a stare tra ragazzini di cinque anni più piccoli di lei, ma Harry aveva spiegato che dovendo anche lei essere smistata in una Casa, avrebbe dovuto compiere il tragitto dal treno fino al castello con i nuovi arrivati.
“bene, ora, attenti a dove mettete i piedi. Con ‘sta pioggia non si vede un accidenti” disse ancora il mezzo gigante.
Seguirono Boffin lungo un sentiero ripido e stretto, fiancheggiato da alberi altissimi che impedivano ulteriormente la vista.
“Tra dieci metri, vista panoramica di Hogwarts!” annunciò con voce baritonale.
A Kathleen sembrava di star vivendo un sogno. Stava rivivendo quello che per anni e anni aveva letto solo nei libri; cercava addirittura di non sbattere le palpebre, per non perdersi neanche un secondo di quella serata indimenticabile.
Dopo qualche passo, il sentiero si aprì sulla riva del Lago Nero, ai margini della Foresta Proibita.
Il castello di Hogwarts si stagliava sulla sommità di una montagna, con le sue migliaia di torri e le finestre illuminate a decorarne le pareti lisce. Molti ragazzi ammutolirono, qualcuno emise uno strillo, qualcun altro un “oooh” di meraviglia. Sembrava già parecchio più vicino rispetto alla brevissima visuale avuta dal treno.
Sulla riva del lago, tra onde e soffi di vento, beccheggiavano decine di piccole imbarcazioni di legno.
“Fino a quattro per battello… sbrigatevi, su, o a Hogwarts arriveremo domani!” disse una nuova voce alle loro spalle.
Kathleen si girò. A parlare era stata una ragazza apparentemente poco più grande di lei, di altezza media, molto magra ma dalle belle forme. Aveva lunghi capelli neri lisci e dei begli occhi dal taglio orientale. Sorrise a Kathleen: “Ciao, mi avevano detto che ci sarebbe stata una ragazza grande quest’anno… vieni sulla barca con me così facciamo due chiacchiere, farsi il tragitto con quei bimbetti viziati è una cosa da manicomio” le disse. Kathleen sorrise a sua volta, riconoscente. Preferiva di gran lunga stare con una ragazza grande rispetto a umiliarsi davanti a bambini tanto più piccoli di lei.
Non appena tutti furono a bordo, Boffin battè sul fianco del suo battello personale – più robusto degli altri, e più spazioso – esclamando: “Si parte!”.
Le barchette si staccarono dalla riva, cominciando a muoversi in direzione del castello.
“Sono Caposcuola di Serpeverde, la McGrannit mi ha chiesto se potevo dare una mano a Boffin quest’anno… credo che lo chieda sempre a qualcuno, quel’uomo ha sul serio bisogno di una mano per gestire quelle piccole pesti, è solo da un paio di anni che fa questo lavoro e non è ancora abituato a… Ehi tu! Se non ti pare di essere già abbastanza bagnato per questa cavolo di piogia puoi buttarti nel lago, ma prova a schizzarci un’altra volta e ti farò mangiare dalla Piovra Gigante!” urlò rivolta ad un bambino di un’imbarcazione vicina. In effetti, pensò Kathleen, più fradici di così non sarebbero potuti essere. In quel momento si accorse di star rabbrividendo per il freddo in un modo incredibile, batteva i denti tanto da avere la mascella stanca. Osservò con invidia la ragazza di fronte a lei, completamente avvolta in un lungo cappotto imbottito.
“A proposito… mi chiamo Ayumi Coaster e ho diciassette anni. Tu sei…”
“Kathleen Aster” completò lei.
“Sei quella di un’altra scuola di magia che ha fatto l’incidente, eccetera eccetera?” chiese con curiosità la Serpeverde.
“Si, io… si, esatto” balbettò Kathleen. Impara a mentire decentemente, si disse, o sarà peggio per te…
“Siamo quasi arrivati… Giù le teste, gente!” urlò Boffin.
La barchette raggiunsero la scogliera, incredibilmente stabili nonostante le onde potenti che ne battevano le fiancate.
Non aveva fatto in tempo a finire il pensiero quando Ayumi urlò “Attenta!”, un attimo prima che un onda più alta delle precedenti sbattesse l’imbarcazione contro la roccia e Kathleen vi venisse sbalzata contro. L’impatto venne assorbito interamente dal braccio destro della ragazza, che sentì il rumore della pelle che si strappava. Gemette per il dolore, imponendosi di non urlare; poi ricadde all’indietro, nell’acqua gelida del lago, e precipitò sempre più a fondo.
Le sembrò di essere immersa nel ghiaccio puro. Ogni poro della sua pelle sembrava gridare per il dolore mentre l’acqua follemente fredda vi penetrava. Kathleen sentì i polmoni bruciare, aveva bisogno di aria, non sarebbe resistita per molto… la pressione la schiacciava, opprimendole il petto… La ragazza scalciò con tutte le proprie forze e ben presto guadagnò la superficie del lago. La barca era fortunatamente solo ad un paio di metri da lei, e Kathleen iniziò a nuotare in quella direzione, nonostante le onde che la aggredivano furiosamente. Con la caduta nell’acqua ghiacciata, il dolore al braccio sembrava essersi assopito, così riuscì a fare un paio di bracciate prima che Ayumi l’afferrasse e la caricasse a peso di nuovo al sicuro sul battello.
Sentì gli sguardi di tutti puntati addosso, e si rese conto di essere messa davvero male: il sangue continuava a sgorgare dalla ferita, uno strappo dai lembi di pelli smembrati che si estendeva dal gomito al polso. Scossa da spasmi di freddo, Kathleen si sentì svenire, ma ancora una volta si auto impose di restare cosciente e tranquilla.
Intanto le barche avevano preso ad attraversare un lungo tunnel buio –Almeno qui non piove, pensò Kathleen cercando di distrarsi dal dolore e il senso di gelo che la attanagliava –  al termine del quale attraccarono, permettendo ai ragazzini di scendere, Kathleen fermamente sorretta da Ayumi. Si arrampicarono lungo un passaggio nella roccia, e finalmente emersero sull’erba del prato davanti al castello, nuovamente sotto la bufera.
Salirono una scalinata di pietra e si affollarono davanti ad un immenso portone di quercia.
Boffin alzò il braccio e bussò tre volte.
 
                                                                       ***
 
Venti minuti dopo Kathleen, il braccio strettamente fasciato e una pozione Rimpolpa Sangue a scorrerle nelle vene, si trovava in una saletta insieme ai ragazzini del primo anno. Ayumi si era dileguata appena accertatasi di lasciare la ragazza in buone mani – quelle di Plinch, la nuova infermiera – ed era corsa a raggiungere i suoi compagni al tavolo di Serpeverde, nella Sala Grande. Il vociare dei ragazzi più grandi raggiungeva i nuovi arrivati attraverso la spessa parete che li divideva. Erano stati accolti dalla professoressa di Trasfigurazione Dunat, una ragazza molto giovane e parecchio attraente.
Kathleen osservò i ragazzini che cercavano di sistemarsi al meglio, nonostante i vestiti bagnati, infangati e stropicciati, aiutandosi anche l’un l’altro per pettinarsi e aggiustarsi, per quanto possibile, colletti e cappelli.
“Da questa parte, prego, siamo pronti per cominciare la Cerimonia dello Smistamento” disse in quel momento la Dunat.
I ragazzi, una cinquantina in tutto, nervosi e tesi come non mai, si misero in fila dietro l’insegnante, che li condusse attraverso una piccola porta direttamente in Sala Grande, dove sbucarono da dietro il tavolo dei professori.
Era incredibile, semplicemente incredibile. Era così grande, meravigliosa con quel soffitto che rispecchiava il cielo plumbeo di quella sera e le migliaia di candele sospese ad illuminare l’ambiente, così magica…
I tavoli delle quattro Case erano gremiti di studenti e apparecchiati con stoviglie e piatti argentati, come a predire un lauto banchetto.
Appena sotto i gradini di pietra che separavano la zona insegnanti dai tavoli degli studenti, si trovava un vecchio sgabello sghembo a tre gambe, e sopra di esso un ancor più malandato cappello a punta, liso e rattoppato in più punti.
Il Cappello Parlante.
“Se mi mettono a Tassorosso penso che lascio la scuola!”
“Ti immagini finire a Grifondoro, tra quei palloni gonfiati che si credono chissà chi…”
“Ma scherzi, Corvonero è la Casa migliore, io spero proprio di finire lì…”
Pezzi di conversazioni giungevano a Kathleen, che iniziò a sudare freddo. E se in fondo fosse stato tutto uno sbaglio? Se fosse effettivamente stata babbana? Se fosse rimasta lì, seduta su quello sgabello, ancora gocciolante e tremante per la caduta nel lago, con il braccio fasciato ed un vecchio cappello in testa a renderla ancora più ridicola, finchè non fosse stata riportata a casa sotto un bell’Oblivion?
Non poteva nemmeno pensarci…
In quel momento, sull’intera sala calò il silenzio, e tutta l’attenzione si rivolse al famoso cappello.
Uno strappò si aprì nella stoffa, e il Cappello Parlante cominciò a declamare…
 
 
Ormai allo smistamento presiedo da tempo immemore
E alla giusta casa assegno studenti senza remore.
Penserete che le mie rime siano ormai scontate
Ma mai potreste capire quanto vi sbagliate!
La storia dei Fondatori ogni anno racconto
E delle doti di ogni Casa io faccio il resoconto.
Quindi ancor per un altro anno ascoltate
E alle mie parole molta attenzione prestate.
C’era un tempo in cui i Quattro eran contenti
E uniti facevan delle loro convinzioni intenti.
Così Hogwarts venne presto fondata
E da quel giorno la magia è qui iniziata:
Ragazzi e ragazze da tutta la nazione
Venivano ad apprendere un’importante lezione;
Sfruttare i poteri, capirli e controllarli
Per poi alla causa del Bene prestarli.
Finché un giorno Salazar dagli altri si staccò;
Da quel momento ognuno di testa propria ragionò
Così a Grifondoro finivan solo i più coraggiosi
Puri di cuore, nobili, di gloria bisognosi;
Mentre Corvonero solo i più acuti apprezzava
Al loro intelletto un accrescimento costante destinava.
Per Tassorosso al più contava la bontà
E una dose eccellente di buona volontà;
Infine Serpeverde gli ambiziosi prediligeva
E in loro la freddezza e l’acume accresceva.
Però separati più deboli erano i maghi
Si perdevano in bazzecole, null’altro che svaghi.
Solo uniti la vera forza si può trovare
E tutte le avversità insieme superare.
Ora ancora un avvertimento vi do,
quel che posso per salvarvi io lo farò.
Pericoli sconcertanti dietro l’angolo vi attendono
Pericoli che in molti a sottovalutare tendono.
Ma voi vigilate, con costanza vegliate
O le vostre menti saran presto abbagliate
Perché la novità una terribile spiegazione cela
E la nuova generazione al Suo ritorno anela.
Ora con questa parole vi ho avvertito;
Ma adesso il tempo dei discorsi è finito.
Ognuno semplicemente sedersi dovrà
La mia voce nella sua testa poi si ritroverà:
Nessun vostro pensiero per me è segreto.
Aver paura è il vostro unico divieto;
mai ho sbagliato, quindi tranquilli
Già domani nelle classi sarete, più o meno arzilli.
Intanto nei Dormitori lasciatevi smistare
Senza neanche poi dovermi ringraziare.
Di certo non sarà un’esperienza traumatizzante:
Parola mia, del Cappello Parlante!
 
 
Uno scroscio di applausi accompagnò gli inchini che il cappello rivolse a professori e studenti dopo le ultime parole. Tutti sembravano così allegri, su di giri persino… Solo Kathleen, le mani che applaudivano meccanicamente, era rimasta gelata a quelle parole.
La novità un’orribile spiegazione cela…
Le veniva in mente una sola spiegazione a quel verso, e non le piaceva proprio per niente.
La professoressa Dunat si alzò e, con una lunga pergamena arrotolata in mano, disse: “Quando chiamo il vostro nome, sedetevi sullo sgabello e mettetevi il Cappello in testa. Vi dirà a che Casa apparterrete durante tutti i sette anni della vostra istruzione magica. Dopo di che rimettetelo a suo posto e andate ad unirvi ai vostri compagni” distraendola così dalle sue riflessioni.
Lo smistamento procedette al rilento. In molti casi il Cappello sfiorava appena la testa del ragazzino che si trovava di fronte e già esprimeva la sua decisione; in altri, il malcapitato doveva attendere diversi minuti, lo sguardo di tutti puntato addosso.
Era tra i primi, se lo aspettava. Eppure fu comunque un colpo quando sentì “Aster, Kathleen!” pronunciato dalla donna.
Nella sala veleggiavano i sussurri. Era grande, si vedeva, quindi cosa ci faceva lì tra quelli del primo anno?
“Ascoltate” urlò l’insegnante alla sala intera. “La signorina Aster viene da un’altra scuola di magia; si è poi dovuta trasferire a Londra in seguito di un incidente che l’ha momentaneamente privata dei suoi poteri. Passerà l’anno nella nostra scuola, tra gli studenti della sua età – frequenterà il sesto anno normalmente, in quanto la sua preparazione lo permette” spiegò.
Kathleen avrebbe voluto scomparire. Doveva aspettarselo, non avrebbe potuto passare inosservata, eppure non aveva potuto fare a meno di desiderarlo.
Evitò accuratamente di guardare in direzione dei tavoli, per evitre di incrociare gli occhi di Nicholas che la osservavano critici.
Con gambe malferme fece qualche passo avanti, si sedette sullo sgabello e finalmente si sistemò il cappello sulla testa.
“Umm.. cosa vedo qui? Tanto, tanto potere, tutto racchiuso in una così fragile ragazza, e per di più al di fuori della sua portata, bloccato dentro di lei… Caso difficile, caso difficile… Una mente così complessa necessiterebbe una vita per essere compresa e smistata al posto giusto…” osservò una voce nella sua testa.
“Determinazione, ambizione, buon cuore, intelligenza… di tutto un po’, come si sul dire… eppure… ma cosa vedo qui? Grifondoro, eh? Si, di coraggio ne hai fin troppo, e sei pura di cuore… E sia! GRIFONDORO!”
Urlò il Cappello Parlante.
Il tavolo rosso-oro scoppiò in un applauso fragoroso, mentre la ragazza toglieva il cappello mormorando un “grazie” sommesso, per poi correre ad unirsi ai Potter – Weasley festanti.
“Grande Kat, lo sapevo che eri dei nostri!” le disse James abbracciandola. La ragazza si sedette tra Albus e Lily, mentre i suoi nuovi amici le battevano il cinque e i ragazzi attorno le battevano sonore pacche sulle spalle.
“Ma chi si rivede! Lo sapevo, io, lo sapevo!” disse una voce alle sue spalle.
Era Jimmy Jordan, bigliettaio durante l’estate sul Nottetempo. Era lì che l’aveva conosciuto, così simile al padre – o almeno a come lo immaginava – e così aperto, scherzoso, vivace. Diete una spinta ad Albus e si sedette vicino a lei, permettendosi una notevole confidenza considerati i pochi minuti che avevano passato assieme. “E un’altra rossa è entrata nella grande famiglia dei Grifondoro… Ti scambieranno tutti per una Weasley! Ehi, ma tu prenderti una felpa no, eh?” le disse. Poi, senza aspettare risposta, si sfilò velocemente il maglione che indossava spra la divisa e lo passò alla ragazza che accettò con un sorriso, riconoscente.
Passò il resto dello Smistamento osservando i tavoli delle Case. Al tavolo di Serpeverde individuò Ayumi, che la salutò con un piccolo sorriso e un cenno del capo, e vicino a lei…
Spostò velocemente lo sguardo verso un altro tavolo, arrossendo. Per la seconda volta in quella lunga giornata aveva incrociato lo sguardo di Scorpius Malfoy, e per la seconda volta era rimasta impressionata da quegli occhi grigio-azzurri chiarissimi. Anche a tre tavoli di distanza, la bellezza artica del ragazzo si faceva notare. Si girò nuovamente per un’altra frazione di secondo…
La stava fissando.
Senza l’ombra di un ghigno, l’espressione indecifrabile e pensierosa, sembrava scrutarla in cerca di qualche segno. Fu un attimo, poi lo sguardo del ragazzo si spostò sul suo vicino, il viso subito ricomposto in un sorriso ammiccante e arrogante.
Kathleen si riscosse ad una gomitata di Jimmy. La fila dei nuovi studenti era finalmente terminata; senza più alcun indugio, i piatti da portata si riempirono con ogni possibile pietanza e il banchetto ebbe inizio.
La ragazza si godette la cena fino in fondo -gustando soprattutto la compagnia di James, Albus, Lily, Rose, Hugo e Jimmy, che ben presto le presentarono i rispettivi amici e compagni di dormitorio -, finalmente libera da pensieri tristi e preoccupazioni, libera dalla sensazione di essere diversa, libera da quegli occhi di ghiaccio che sembravano scavarle un solco fino al centro del cuore.
Nessuno parve notare che per tutta la durata del banchetto proprio quegli occhi di ghiaccio, invece, non la abbandonarono un attimo.
 
 
SPAZIO AUTRICE
E dopo oltre tre ore filate di scrittura e concentrazione, finalmente sono riuscita a sfornare questo lungo capitolo atteso, sudato, dall’incipit cancellato e riscritto più di una volta finchè la febbre della scrittura non mi ha presa… Sono davvero troppo stanca per scrivere ancora, quindi risponderò a possibili domande o richieste di spiegazioni rispondendo alle recensioni (spero saranno tante, considerato il lavoro dietro questo capitolo!).
Riassumendo tutto il discorso che mi ero preparata a fare: spero il capitolo vi sia piaciuto –in alcuni punti ho ricalcato la descrizione della Rowling del primo approccio ad Hogwarts di Harry per rendere il tutto più realistico- e beh, fatemi sapere che ne pensate!
Ci vediamo a brevissimo col prossimo aggiornamento (:
Un abbraccio a chi recensisce, chi segue, chi preferisce, chi ricorda e ai lettori silenziosi (:
Kylu

Ps: scrivere la filastrocca del Cappello Parlante è stata la cosa più divertente in cui mi sia cimentata dall'inizio della fanfiction, spero che il risultato non sia completamente banale o sciocco...
Pps: scusate la lunghezza forse esagerata del capitolo, ma non riuscivo più a fermare le mie mani sulla tastiera!
  
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