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Autore: JaneStevenson    20/08/2013    2 recensioni
Dal primo capitolo..
"I miei passi risuonavano nel silenzio del bosco, le luci della casa si affievolivano sempre di più e Chris era sempre più lontano, sempre più immerso nel buio. Mi affrettai, volevo parlare con lui, volevo piacergli. Non lo conoscevo affatto ma mi bastava sapere che era davvero bello.
Sobbalzai, un qualcosa svolazzò tra gli alberi, mi voltai di scatto e quando mi girai per ritrovare Chris lui non c’era più, era semplicemente sparito. Capii che dovevo davvero farmi una bella dormita.
Ero pazza o l’alcool mi aveva dato alla testa?"
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2. 


Aprii gli occhi e mi ritrovai rannicchiata nel mio letto con gli occhi fissi al soffitto. Pensai a Carl, chissà dove si era cacciato! Girai lo sguardo alla sveglia poggiata sul comodino. Segnava le 5.13 del 7 Ottobre e io stavo decisamente morendo di freddo,i pantaloncini e la canottiera non andavano più bene. Scostai delicatamente il leggero lenzuolo che avevo addosso e mi diressi all’armadio in cerca di una calda coperta. Aprii le ante, l’armadio era più disastrato del solito. Comunque non ci feci caso e con un po’ di fatica riuscii a tirarne fuori una coperta marrone con delle frangette ai bordi.
La mia bocca maledettamente asciutta mi fece venire sete. Indossai le ciabatte e barcollando scesi le scale fino alla cucina. Aprii il frigo e bevvi qualche sorso d’acqua.
Quando rientrai nella mia camera trovai il cuscino a terra. Non ricordavo di averlo fatto cadere, ma sicuramente era scivolato quando ero andata giù. Non ci badai molto ,lo raccolsi, lo poggiai sul letto e mi rimisi a dormire.

Eccolo. Quel suono. Maledetta sveglia. La spensi e mi alzai con gli occhi semichiusi. Mi avvicinai alla finestra e la spalancai. Tutto ad un tratto mi ricordai che pomeriggio avrei dovuto avere il turno al bar di Sten. “ No…” Dissi angosciata.
Dalle scale salì una voce: “ Jane la colazione è pronta! Sveglia Adam, l’autobus sarà qui tra poco, io vado a lavoro!”Gridò mia madre.
Tutte le mattine era la stessa storia: la colazione è pronta ,sveglia Adam , butta giù dal letto Carl…  no, mi ricordai che stamattina non avrei dovuto richiamare Carl, perché lui, il mio fratello maggiore,era sparito. Ero così arrabbiata. Quando tornerà,pensai, gli urlerò in faccia che non dovrà permettersi mai più di fare una cosa del genere. Il mio pensiero fu interrotto dalla voce di mia madre che a quanto pareva era ancora in casa.
“Jane…” Disse quasi sussurrando. Mi preoccupai. Scesi in fretta le scale.
“Mamma, che succede? Tutto be…” Non conclusi la frase. Restai sull’ultimo gradino a fissare la persona che era ferma davanti alla soglia della porta. Era Carl e a guardarlo non sembrava né preoccupato di cosa gli sarebbe potuto succedere, né dispiaciuto per quanto noi fossimo stati in pensiero.
“Ciao!” Esclamò. “La colazione è pronta?”Chiese entrando dentro.
“Vedi di combinarne un’altra delle tue e tu non uscirai più di casa. Ora devo andare in clinica, ma dopo faremo i conti.” Disse mia madre furiosa.
“Ma sei scemo!?” Gridai io. “ La prossima volta, prima di fare una cosa del genere, avverti! Cretino.”
“Si, scusa, non lo faccio più .promesso.” Mi disse avvicinandosi e lasciandomi una carezza.

Bevvi la mia tazza di latte e salii velocemente a svegliare Adam.
“ Adam… alzati. Vai giù a festeggiare. Tuo fratello è tornato.” Feci sarcastica.
Io corsi in bagno mi sistemai, tirando su i capelli in una coda e misi il mascara. Oggi dall’armadio avevo tirato fuori un jeans e un maglioncino grigio con la scollatura a V sul davanti. Infilai in fretta le scarpe da tennis, presi il cappotto e la borsa e corsi giù.
“ Io vado! Tess sarà già qui fuori. Dopo parliamo della tua fuga.” Dissi rivolgendomi a Carl e salutando Adam con una smorfia. Adam era quello che aveva sofferto di più per la separazione dei miei. Forse perché era il più piccolo. O forse perché era terribilmente sensibile e dolce.
 Una volta quando eravamo piccoli mio padre si travestì da babbo natale. Eravamo tutti e tre contentissimi, ma purtroppo a fine serata a mio padre cadde improvvisamente la “barba” che lo raffigurava come babbo natale. Io e Carl lo guardammo e scoppiammo a ridere, mentre Adam scoppiò a piangere e rimase a guardarlo stranito per tutto il giorno seguente. Carl lo prendeva spesso in giro per questa storia e lui cercava sempre una scusante per difendersi, ma la sua espressione non era mai troppo convincente, così tutte le volte correvo io in suo soccorso. E non mi dispiaceva che lui, Adam , potesse contare su di me. Lo adoravo. Adoravo anche Carl, solo che lui mi faceva saltare i nervi.

Tess era già fuori, come immaginavo.
 
“ Buongiorno!” Le dissi accomodandomi sul sedile anteriore dell’auto. Non era molto comoda , ma era pur sempre un mezzo di trasporto.
“Ehi,ciao! “ Ribatté lei.
“ Carl è tornato.” Le dissi secca.
“ Ah, si?” Si voltò guardandomi sbalordita. Non capivo se lo fosse più per come l’avessi detto o perché non si aspettava che Carl tornasse.
“Si. Si è fatto vivo circa cinque minuti fa.” Le dissi poggiando la borsa sui piedi.
“Ah, okay. “ Mi rispose lei sorridente.
Scesi dall’auto e notai dell’enormi nuvole grigie sopra la nostra testa. Avrebbe sicuramente piovuto. Entrammo a scuola e ci avvicinammo ai nostri armadietti. Posai la borsa e presi i libri necessari.
Dopo il ritorno di Carl mi sentivo più o meno sollevata, ma quel sentimento non durò a lungo. Svanì quando vidi in corridoio Chris.Mi venne come un peso sullo stomaco, mi faceva agitare. Era solo. Indossava un cappotto nero, jeans e degli scarponcini marroni. Mi fermai davanti a lui.
 
“ Ehi, come va?” Sbottai, ma senza mostrare troppo interesse. Lui si era a malapena accorto di me. Sembrava distratto. Ma poi si riprese, come sorpreso.
“Ciao… Jane, giusto?” Rispose sorridendo allegramente.
“Si. Jane.” Affermai fissando i suoi occhi.
“Quindi… ti ricordi di me!”Disse allargando le braccia e aprendo le mani. Non capivo se questo gli faceva piacere o se era dispiaciuto che io mi ricordassi di lui.
“Si, certo, Chris.” Dissi sorridendo.
La campanella suonò e lui sparì in mezzo alla folla.
La lezione di storia era la più noiosa di quella giornata. Se non ci fosse sempre stata Tess ad animarla con i suoi bigliettini strambi non so cosa avrei fatto. In uno mi chiese se pomeriggio sarei passata da lei, ma io le feci di no con la testa e dispiaciuta le mimai che sarei dovuta andare al bar.
Finite le lezioni ci recammo fuori per pranzare nonostante il brutto tempo. Vidi Mike seduto accanto a Jamie e feci cenno a Tess di andare a sederci lì con loro.
“Ciao!” Esclamammo all’unisono io e Tess.  Jamie non ci calcolò, Mike si limito a fare un cenno con la testa.
“Ehi Jane, cosa fai questo pomeriggio?”   Chiese improvvisamente Mike.
“ Avrei un impegno, perché?” Risposi ansiosa. Cosa mi voleva chiedere? Forse di accompagnarlo da qualche parte? Fargli compagnia? Avrei accettato la qualsiasi.
Ma la risposta che arrivò non fu quella che speravo.
“ C’è la partita. Ci vanno tutti! “ Disse sorridendo dolcemente.
“Ah… la partita. L’avevo dimenticato.” Risposi con lo sguardo immerso nel vuoto.

Un altro giorno di scuola era finito. Tornai a casa, mi feci una doccia veloce e mi cambiai, pronta per andare al bar. Quando scesi incrociai Carl con una birra in mano.

“Ehi, non hai niente da fare tu oggi?” Chiesi severamente. Non avevo intenzione di fargli la predica ma volevo sapere che cosa aveva combinato per scappare via. Lui non mi rispose.
“ Dove sei stato ieri?” Chiesi avvicinandomi e guardandolo negli occhi. Dovetti sollevare la testa lui era più alto di me di qualche centimetro.
“ Sono stato in giro. In metropolitana.” Disse sorridendo e aggiunse : “ Non preoccuparti, non succederà più.”
“Tutto qui? “ Chiesi tranquilla.
“ Si. Tutto qui.” Replicò lui. Questa volta  il suo sguardo divenne serio.
“ Non ti credo”Gli dissi fissandolo ancora negli occhi. Sembrava che volesse nascondere qualcosa.
“Ascolta…” Riprese. “ Lascia stare. Non sono cose che ti riguardano.”
“ No voglio sapere.” Risposi alzando il tono della voce. E continuai : “Hai davvero messo incinta Katie?”. Lui mi guardò sbalordito e scioccato.
“ Cosa? No! Ma chi dice certe cose?  E’ da un pezzo che non parlo con Katie. Si è messa con un altro.”
“ Bene. Allora cosa c’è sotto? Dimmelo.” Dissi decisa.
“ No, ora non posso. Devo andare al lavoro.” Disse alzando lo sguardo in aria. Prese il cappotto e uscì di casa.
Io restai immobile in mezzo al salotto. Non sapevo cosa pensare. Non avevo proprio idea di cosa avesse combinato. Andai in cucina a prendere un bicchiere d’acqua e mentre bevevo avvertii un rumore. Con passo lento e leggero mi avvicinai all’ingresso. Era  solo mia madre che era tornata dalla clinica. A quel punto capii che si era fatto davvero tardi. Salutai mia madre e corsi via.
Il cielo ancora alludeva ad una pioggia che sarebbe arrivata presto sicuramente.
Entrai al bar di corsa.
“Ciao Sten! Lo so, sono in ritardo. Scusa.” Dissi mentre velocemente mi toglievo il cappotto.
“ Già… non è una novità Jane.” Rispose con aria paziente Sten, mentre lavava dei bicchieri. Era sempre stato clemente con me. Conosceva mia madre da quando era piccola e sapeva quanto avesse sofferto dopo il divorzio e sapeva anche che faceva dei grossi sacrifici per me e per i miei fratelli. Insomma per me era come un grande e mansueto zio. Gli volevo molto bene.
Mentre servivo un cliente mi ritrovai a canticchiare un pezzo mandato alla radio. Il bar di Sten era un posto tranquillo, frequentato da gente pacata.  Era un lavoro ma a volte sapeva essere era anche rilassante.
Erano passate quasi tre ore. Il mio turno stava per finire. Il cielo imbruniva e la gente si affrettava ad andare a casa a preparare la cena o a guardare la partita.
Il primo tuono si fece sentire , poi arrivò anche il secondo e infine eccola. La pioggia.
La lite con mio fratello mi aveva anche fatto dimenticare di portare l’ombrello. Mi sarei bagnata.
Ad un tratto il campanellino appeso alla porta del bar suonò attirando la mia attenzione e velocemente entrò… Chris.
Sicuramente voleva ripararsi dalla pioggia infatti scrollò il cappotto e lo levò, poggiandolo sullo sgabello di fronte a me. Io stavo pulendo il bancone e rimasi sorpresa di vederlo lì.
“Un caffè, per favore.” Disse senza neanche guardarmi. Fissava il pavimento. Intanto Sten mi disse: “Jane, io vado. Chiudi tu.” E chiuse la porta dietro di se. A quel punto alzò lo sguardo e mi vide.
“Jane.” Disse quasi sorpreso,prendendo un sorso di caffè bollente.
“Chris.” Risposi piegando la testa con un sorriso. “ Non sei andato alla partita?”
“No… Non m’interessa.” Disse poco interessato.” Quindi tu saresti Jane, l’amica di Tess.” Continuò.
Tess! La sera della festa  mi aveva detto che lui le aveva semplicemente chiesto di presentargli una sua amica vicina! Così presi un respiro profondo e gli domandai:
“Chris, la sera della festa… Perché hai chiesto a Tess di farti presentare un’amica stretta?” Ero molto curiosa della risposta che avrebbe dato.
“Sapevo che me l’avresti chiesto.” Disse sorridendo con lo sguardo basso. Intanto aveva smesso di piovere e prima che lui potesse continuare io gli dissi : “Facciamo due passi.” Lui annuì. Chiusi il locale e ci incamminammo.
Fuori faceva freddo e c’era quell’orribile odore di pioggia. La strada era deserta e poco illuminata.
Io e Chris eravamo in silenzio. La situazione stava diventando pesante ed imbarazzante.
“Oh” dissi all’improvviso devo fermarmi un secondo a prendere la cena. “..devi andare da qualche parte?” Chiesi sorridendo.
“ No, no tranquilla vai. Io ti aspetto qui.” Disse ricambiando anche lui con un sorriso.
Il cinese era il cibo preferito della mia famiglia. Ne andavamo pazzi. E poi ormai ero diventata una delle più strette amiche di Fred, l’uomo alla cassa.
Uscii con due buste piene di cibo e quando arrivai davanti a Chris lui le prese senza dire niente e io lo lasciai fare.
“Allora?” Chiesi io. “Dove eravamo rimasti? A Tess?”Dissi guardando dritto davanti a me.
“Si.” Affermò lui.
“Perché gli hai chiesto di conoscermi?”Chiesi fermandomi. Lui fece lo stesso.
Ci guardammo negli occhi. I suoi erano più chiari di quando l’avevo conosciuto. Forse era stata la pioggia a farli schiarire. Ora invece che color nocciola erano giallognoli, simili a quelli di un lupo. Tolsi lo sguardo fisso dai suoi occhi e lo guardai intensamente. Mi sembrava che lui stesse facendo lo stesso. Ma un attimo dopo alzò lo sguardo al cielo e mi disse consapevole: “Dovrei dirti alcune cose.” Lo fissai ansiosa, aspettando una sua risposta.


Angolo autrice: Ciaao:) Eccoci con il secondo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate, sono curiosa.
  
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