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Autore: Marge    20/08/2013    2 recensioni
La vera storia di Oma e Shu, i primi due dominatori della Terra di cui si narra nell'episodio 2x02 "La Grotta dei Due Amanti". Come si sono incontrati, com'è sbocciato il loro amore e com'è tragicamente finito, oltre la nascita della città di Omashu, in una breve long che ho amato tantissimo scrivere #amore smisurato per i personaggi secondari che sono così pieni di potenzialità!
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I



I rami secchi in terra scricchiolavano sotto i suoi passi. Lei cercava di centrarli con il piede, per sentirne il rumore spezzato; ah, come avrebbe voluto calpestare a quel modo suo padre!
Scostò con un braccio un rovo che le ostruiva il passaggio e continuò a camminare spedita.
Se solo avesse saputo dove stava andando, sarebbe stato ancora più furioso, ma nulla in quel momento, neanche la più grande furia di suo padre, l’avrebbe fermata. Non avrebbe mai più rimesso piede al villaggio! O almeno, non prima di quella sera. Che sentissero la sua mancanza, che si preoccupassero pure.
Uno spino si conficcò nella manica della veste; automaticamente lei si fermò a disincagliarlo, e controllò che la stoffa fosse ancora intatta.
“Oh, ma chi se ne importa!” esclamò. Scosse la testa per mandare i capelli dietro la schiena. Quanta scomodità!
“Questo non si fa, quest’altro è vietato… sono stufa!” mormorò ancora a mezza bocca.
Attorno a lei gli alberi si diradarono, rimasero solo bassi cespugli. L’aria era più tersa, e si scoprì affannata. Mancava poco, ancora qualche passo…
La sommità della montagna la stupiva ogni volta. Sembrava sempre che dopo l’ennesima cima ci sarebbe stata un’altra, e poi un’altra ancora, fino su al cielo. Ed invece, all’improvviso, il sentiero si apriva in un piccolo slargo, al centro del quale cresceva solitario e stento un alberello; ed oltre, solo la ripida discesa verso l’altro villaggio. Non vi era sentiero per scendere: nessuno avrebbe voluto andar lì, ma solo sterpaglia, cespugli e più in fondo la foresta brillante.
Oma si guardò attorno soddisfatta, e decise di riposarsi per un momento. In barba a qualsiasi educazione ricevuta, si lasciò cadere a terra, braccia e gambe spalancate come due spade incrociate, e sorrise al cielo.

Era praticamente assopita sotto il sole quando un rumore improvviso la fece alzare di soprassalto. Si voltò con il cuore in gola, la mano stretta attorno al ramoscello che aveva portato con sé.
Alle sue spalle vi era un ragazzo, che la fissava a bocca aperta.
“Chi sei?”
“Chi sei tu?” ribatté lei, e si alzò in piedi.
“Non volevo spaventarti, mi dispiace” disse lui. “Me ne vado subito.”
Oma sbuffò e scrollò le spalle: “Non è mio, questo posto, puoi rimanere.”
Perfetto, pensò, ora di sicuro questo qui lo andrà a dire a mio padre.
Solo quando lui fece due passi avanti, e la sua armatura scintillò sotto il sole, Oma se ne rese conto: non era del suo villaggio.
Il cuore le si bloccò. Ora mi ucciderà, pensò. Non tornerò a casa, e mio padre si dispererà. La paura le bloccava le gambe, ma una parte del suo cuore gioì, perché lo avrebbe fatto preoccupare, e disperare, e finalmente avrebbe pensato a lei.
“Uccidimi” disse allora.
Il ragazzo la guardò come se fosse uno spirito sceso direttamente dal cielo.
“Ma cosa dici?”
“Io non sono del tuo villaggio. Anzi, sono del villaggio nemico. Te ne sarai accorto da solo.” Alzò la testa altezzosa, facendo volare nel vento i lunghi capelli neri. Lo fissò con la fierezza che sperava si addicesse a lei, la figlia del capo villaggio. Oh, che storia! Uccisa da un guerriero nemico in quel posto così romantico! Le avrebbero dedicato lunghe storie, leggende da narrare attorno al fuoco. Le sembrava davvero una fine degna.
“Uccidimi, fallo subito, non ho modo di difendermi.” Fece un passo avanti, il ramoscello di boccioli rosa ben stretto in mano, sfidandolo con lo sguardo anche se i palmi le sudavano e le gambe tremavano.
Lui si mise a ridere.
“Per carità!” esclamò. Oma si bloccò, stupita e vagamente offesa.
“Come?”
“Non ho intenzione di ucciderti. Non ha alcuna importanza di quale villaggio tu sia. Sono venuto qui solo per stare un po’ in pace. Possiamo dividere questo spazio senza ucciderci a vicenda, ti pare?”
“Io non ti ucciderei mai” replicò lei, senza neanche sapere perché.
“Perfetto” disse lui. “Allora continua pure a fare ciò che stavi facendo, io farò lo stesso.”
Si sedette sotto l’albero e tirò fuori un coltello. Oma temette ancora per un momento, ma lasciò andare ogni velleità di morte romantica quando lui si mise a scolpire un pezzo di legno.
Si avvicinò quindi ancora un po’.
“Come ti chiami?”
Lui rispose senza alzare gli occhi: “Shu.”
“Io sono Oma. Cosa ci fai qui?”
Lui sospirò: “Te l’ho detto: volevo solo stare tranquillo per un po’.”
“Non puoi stare tranquillo nel tuo villaggio?”
“No” rispose il ragazzo storcendo la bocca. “Vogliono farmi fare ciò che non voglio. Ed io preferisco starmene qui da solo.”
Allontanò il pezzo di legno, per rimirarlo. Riprese subito ad intagliarlo: “E tu, invece? Non mi pare di ricordare che al vostro villaggio sia permesso girare da sole, per le fanciulle.”
“Sono fuggita” rispose Oma. Cercò di dirlo con aria noncurante, come se non fosse effettivamente così grave. “Neanche io ho voglia di fare ciò che mi vogliono far fare.”
Aveva le mani svelte, e pian piano tra le sue dita stava fiorendo qualcosa di più definito.
“Cosa stai facendo?”
“Un fischietto.”
Cominciava a sentirsi imbarazzata di stare lì in piedi accanto a lui, a fissarlo.
“Rimarrai qui a lungo?” chiese lui.
“Finché mi andrà.” Poi notò la sua bisaccia: “Hai delle pietre focaie?”
Nella rabbia frettolosa che le era presa mentre fuggiva da casa sua, se ne era completamente dimenticata. Aveva preso il ramoscello, ma non le pietre, che scema.
“Sì, certo.”
Shu le tirò fuori e gliele porse, ma quando lei fece per prenderle si insospettì ed allontanò la mano: “Cosa vuoi farci?”
Oma gli mostrò il ramoscello: “Devo bruciare questo.”
“E perché mai?”
“Non ho intenzione di dirtelo.”
“Allora non avrai le tue pietre.”
Si morse il labbro, contrariata. “D’accordo, te lo dirò, ma dammele. Ne ho bisogno.”
“Prima dimmelo.”
Fece un respiro, prima di parlare, e cercò di avere una voce decisa, ritmata, come la sua insegnante quando raccontava una storia: “Nel mio villaggio c’è la tradizione di esibire un ramo con boccioli rosa sullo stipite della porta, quando vi abita una fanciulla in età da marito. Da quel momento, i giovani che vogliono sposarla possono visitare la casa, e chiedere al padre di lei di frequentare la ragazza. Ieri mio padre ha appeso questo fuori dalla porta.”
“E questo non va bene?” chiese Shu, ma sembrava conoscere la risposta. Le tese le pietre.
“Ti aiuto” disse, e radunò qualche ramoscello. Pochi momenti dopo, un fuocherello ardeva tra di loro, ed il coltello giaceva abbandonato accanto al fischietto in divenire, ai piedi dell’albero.
“Non voglio sposare qualcuno scelto da mio padre.”
Shu annuì.
“Non voglio sposarmi affatto” continuò lei. Lanciò il ramo tra le fiamme. I boccioli, invece di prendere fuoco, cominciarono ad arricciarsi ed a scurirsi.
“Non devi farlo, se non vuoi” disse lui.

Quando il sole cominciò a calare, Oma decise che era ora di tornare a casa.
“Mio padre sarà furioso.”
“Magari è preoccupato, e sarà sollevato di vederti.”
“Oh, sì, per i primi cinque secondi. Poi urlerà nuovamente che sono la rovina della famiglia, ma che ci penserà lui a trovarmi un marito che sappia gestirmi per bene.”
Shu raccolse le sue cose nella bisaccia.
“Torni anche tu?”
“Sì, ormai gli allenamenti saranno terminati.”
“Allenamenti?”
“Quest’anno ho cominciato l’addestramento come guerriero. Il mio villaggio è in guerra e…” si interruppe imbarazzato. “Ovviamente lo sai bene.”
“Sì” disse lei. Contro il villaggio di suo padre, da anni ormai.
“Non ho voglia di prendere parte a questo conflitto. Non voglio essere un guerriero.”
“Non devi farlo, se non vuoi” si affrettò a dire lei.
“Non credi che io sia un codardo?”
Oma sorrise, e scosse nuovamente la testa: i capelli lunghi, neri e lisci ondeggiavano attorno a lei, e lei lo sapeva. Gli mise un mano sul braccio: “No. Sei molto coraggioso, invece, a volerti opporre alle regole del tuo villaggio.”
Shu le sorrise.



***
Che ve ne pare? Ho rivisto questo episodio per caso e sono stata folgorata dall'idea di narrare la storia dei due sfortunati amanti. Se vi va, lasciatemi un commento! Il prossimo capitolo arriverà molto presto. See ya!
  
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