- Grazie, credo di non aver sudato molto. - appena gli passo la felpa comincia ad annusarla.
- Vaniglia? -
- Sì, si sente? -
- Cavolo, ti fai il bagno nel profumo! -
- No, ne metto poco, però mi lavo. - e soltanto dopo alcuni secondi di silenzio imbarazzante, e dopo aver osservato la sua faccia perplessa, mi rendo conto che questa frase avrei potuto anche evitarla.
- Non lo metto in dubbio. E poi, mi piace il tuo odore. -
- Grazie, piace anche a me. -
Finalmente mi sorride.
- Io devo andare, ci vediamo. - mi fa un cenno con la mano, e si allontana.
- Ciao. - faccio tutto ciò che è umanamente possibile per riuscire a sorridergli, ma sul mio viso compare solamente una smorfia malinconica. In realtà non voglio che se ne vada. Probabilmente dovrei corrergli dietro e chiedergli se gli va di accompagnarmi al bar, ma non abbiamo tutta questa confidenza per il momento.
- Tea, mi copi I compiti di letteratura? Per favore! Sono disperato. -
- Tu sei sempre disperato Andre! -
- Lo so, ma tu mi salverai come al solito. Vero? -
- Guarda che è inutile che fai la faccia da cucciolo. Sono stanca di essere trattata così! Sei l'unica persona in classe che mi rivolge la parola, ma lo fai soltanto quando ti servo. -
- Non è vero! E poi, detto sinceramente, tu non sei molto socievole eh. -
La mia faccia rassegnata dice tutto.
- Dai, dammi il quaderno. Ti aiuto io. -
- Grazie tesoro! -
È la prima volta che Andrea mi chiama così, e per la prima volta mi ha abbracciata. So che sono cose banalissime, però mi rendono felice. Ora però devo fare tutti i suoi compiti, e sono sempre sfinita dopo l'ora di educazione fisica.
- Andre, ho finito. -
- Come farei se non ci sei tu? -
- Fossi, si dice fossi. -
- Fossi? -
- Sì, come farei se non ci FOSSI tu. -
- Ah, non so proprio come faresti, carissima. -
Scoppio a ridere, e anche lui. È simpatico, e in quattro anni non me ne ero mai accorta.
- Sei un cretino! - gli do un pugno sulla spalla, scherzando.
- Quello era il tuo fidanzato? -
- Quello, chi? -
- Il ragazzo con cui parlavi prima. -
- Ah, no. Non so neanche come si chiama. -
- Però ti piace. -
Sorrido. Sì, mi piace, e tanto. Ma di sicuro non lo confido ad un mio compagno di classe.
- Beh, è carino. -
- Credo si chiami Marco. -
- Marco? Come lo sai? -
- Mi sembra che un suo amico lo abbia chiamato Marco prima. O Maco. -
- E che nome è Maco, scusa? -
- Sarà straniero. -
- Un immigrato. -
Le nostre risate accompagnano la conversazione. Non mi ero mai trovata così bene con nessuno.
- Sei simpatica, quando vuoi. -
- Grazie, anche tu lo sei. -
Ci sorridiamo. Posso dire di aver trovato un amico, o almeno credo. Non voglio affrettare le cose, però lui mi piace proprio come persona.
- Ragazzi, prendete le vostre sedie e venite da me. La Decarli oggi non riuscirà a venire a lezione. -
Riconoscerei questa voce tra mille: è la mia bidella. Una donnina di circa cinquant'anni, minuta, con i capelli tinti di un rosso acceso. Una signora davvero molto strana e, a modo suo, anche un po' dolce.
- Tu, tu, tu e tu, con me! - indica quattro alunni con un cenno rapido della testa.
Io sono il secondo “tu” , quindi devo seguirla. Per fortuna anche Andre verrà con me.