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Autore: Ammie    20/08/2013    5 recensioni
Mia madre non c'è più, detesto mio padre e non riesco a guardare negli occhi mia sorella. Letteralmente.
Nonostante l'oscurità che mi circonda riesco a vedere una piccola luce, che proviene dal sorriso del nuovo guardiano.
Un guardiano del buio, oltretutto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Hayato Gokudera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il guardiano del buio
 

 
 
2. I don’t need help

 
Sentii le sue dita, le sue piccole e delicate dita, stringermi con forza le spalle, graffiandole, marchiandole.
"Di più... Sì..."
Aumentai il ritmo delle spinte, beandomi del suo odore, della sua morbidezza, sentendola gemere di piacere sotto di me. "Ahh..."
Era così stretta, così bagnata. Così mia.
"Hayato... Non fermarti..." Ancora la sua voce, la sua dolce voce.
"Non lo farò" risposi dolcemente. La guardai negli occhi perdendomi in quelle iridi dorate, trovandola piena di desiderio, vogliosa, eccitata, impaziente di ricevere molto altro ancora.
“Baciami..." mi supplicò.
 

"Hayato, sveglia."
"Mmh?"
"Andiamo da Chiara. Muoviti."
Aprii gli occhi, trovandomi di fronte Shamal. Mi guardava nervoso attraverso lo specchio, mentre si annodava la cravatta con dita agitate.
Volevo tornare a quel sogno. "Lasciami dormire. Perché devo venire anch'io?"
"Tu sai dove abita."
"Tsk."
Esattamente quindici minuti dopo mi ritrovai di fronte a casa sua, con Shamal più irrequieto che mai. "Tutto bene?"
"Beh..." sospirò. "Non la vedo da un po’ di tempo..."
Poco dopo aprì la porta, assottigliando gli occhi, sospettosa. "Shamal. Non sapevo fossi in Giappone.”
Si avvicinò lentamente, stringendola poi tra le braccia, facendola rilassare. "Chiara, da quanto tempo."
"Uhm.” Spostò lo sguardo verso di me. “Volete entrare…?"
"Certo."
Sedemmo in soggiorno in silenzio, finché Shamal ruppe la quiete. "Come ti trovi qui?"
"Devo ancora abituarmi al fatto di parlare giapponese." Rise debolmente, procurandomi un brivido inaspettato. "Ma per il resto va tutto bene."
"Beh, puoi chiedere aiuto ad Hayato. Giusto?"
Ancora silenzio. Non stavo seguendo il discorso, ero troppo impegnato a osservarla. Un abito corto e nuovamente nero la copriva sensualmente. Poi mi concentrai sulle sue scarpe. Anche oggi con un tacco eccezionalmente alto, avevano lo stesso intenso colore delle ciliegie, esibendo una caviglia sottile ed elegante, ma al contempo forte.
“Hayato?”
"Sì… Certo…"
Il resto della mattinata passò velocemente, tra frasi impacciate di Shamal e risposte brevi e concise da parte di Chiara. Non appena c'incamminammo per la strada, ripensai a ciò che la sera prima mi aveva detto: la sua famiglia era morta in un tragico incendio. "Shamal..."
"Sì?"
"Parlami della sua famiglia."
Mi guardò a lungo prima di rispondermi. “Se scoprisse che te l'ho detto, mi farebbe fuori.”
Annuii, quindi riprese il discorso. "La Famiglia Borgia era una delle più importanti e influenti Famiglie mafiose italiane. Aveva radici antiche e conosceva molti sporchi segreti della società. Dieci anni fa venne organizzato questo evento... Nella notte scoppiò inspiegabilmente un incendio. I genitori rimasero bloccati nella loro stanza, mentre lei e Damiano, il fratello, vennero recuperati dalle macerie alcune ore più tardi. Chiara aveva molte ferite ma nulla di grave, ma per l’altro... Lui morì poco dopo essere stato recuperato, aveva respirato troppo fumo." Sospirò, fermandosi nel mezzo della strada. "É stato orribile."
"Tu eri lì?"
Scosse la testa, ancora con uno sguardo amaro. "Ho visto gli effetti collaterali. Rimase sotto shock per alcuni mesi. Nel frattempo la famiglia decise di sciogliersi, perché altrimenti Chiara avrebbe dovuto succedere al padre. E lei disse di non volerlo fare." Riprendemmo a camminare velocemente. "D'accordo, ora vado a trovare la mia Bianchi-chan..." sorrise.
Stava per andarsene, quando lo fermai. "Perché ti comporti in quel modo, quando è presente?"
Si fermò, ma non si voltò. "Le voglio molto bene, ma abbiamo discusso, in Italia. Le ho detto che era troppo presto unirsi a una Famiglia, ma…” rise. “È testarda come sua madre.” Poi tornò serio. “Ha bisogno di sostegno ed io non sono sempre presente. Quindi mi aspetto che tu, Hayato, sia lì quando ha bisogno di qualcuno. Per favore."
Annuii. Non perché si trattava di una cosa delicata, ma perché mi resi conto che quella ragazza m’incuriosiva.
 
Girai l'angolo mentre il mio stomaco si faceva sentire, passando proprio di fronte a casa di Chiara. La vidi nella terrazza del piano superiore, a guardare il cielo, le nuvole, le sfumature calde del tramonto. Per un attimo rimasi a osservarla: sembrava persa nei suoi pensieri, per nulla consapevole del vento che le scompigliava i capelli. Scossi la testa, immerso nei miei pensieri. "Ehi."
Abbassò lo sguardo. “Che cosa ci fai qui? Mi stavi spiando?”
Scossi la testa. “Sto andando a cena.”
“Posso venire con te? Ho alcune domande da farti.”
Annuii aspettandola in strada, improvvisamente accaldato forse per la giornata, più afosa del solito. Appena uscì, sempre con quei tacchi rossi kilometrici, camminammo fianco a fianco, in silenzio per un po’.
“Vorrei capire una cosa. Ieri sera hai alterato la corrente di casa tua. È questo il tuo potere?”
“A volte accade senza che io me ne accorga. Ma so fare molto altro.”
“Ad esempio?
“L’oscurità non è un problema per me. Posso controllarla, usarla a mio vantaggio contro il nemico. Renderlo impotente, paralizzato, troppo terrorizzato di non sapere ciò che lo circonda. Per fortuna ciò non mi riguarda. E… beh, il resto lo vedrai in battaglia.”
"Interessante." dissi, pensandolo davvero. "Quindi puoi anche vedere nel buio più assoluto?"
"Sì, se mi concentro."
Neanche mi accorsi che arrivammo di fronte al piccolo sushi bar che ero solito frequentare, trovando posto in un angolo del locale. Il proprietario mi guardò con occhi prima sbalorditi e poi divertiti, facendo nascere un moto d'irritazione in me. "Allora, Gokudera-san, ti sei deciso a portare qui una bella ragazza?" ammiccò.
"Finiscila." Poi, quando prese le ordinazioni, tornammo alla nostra conversazione. "A proposito, perché con me parli italiano?"
"Il giapponese è complicato... E ora basta farmi domande. Voglio che tu mi racconti degli altri guardiani.”
“Cosa? Perché?”
“Voi avete quel fascicolo che mi riguarda. Io non so quasi nulla di voi.”
“Buona motivazione, ma non ti racconterò dei Vongola. Sei praticamente un’estranea, dopotutto.” Finché il Decimo e Reborn non avrebbero dato il via libera, come da prassi, nessuno le avrebbe raccontato dei membri della Famiglia.
Le luci del locale iniziarono a venir meno. Si stava innervosendo. “Sono il vostro nuovo guardiano. Ho il diritto di sapere chi sono le persone con cui combatterò fianco a fianco.”
“No.”
All’improvviso la luce si spense definitivamente, tra i mormorii preoccupati dei clienti. Non si vedeva quasi nulla. Solo la debole luce del tramonto entrava dalla finestra, illuminando i tavoli sottostanti, ma lasciando completamente al buio la parte più interna del locale, compresi noi. Spostai lo sguardo verso Chiara, ma non vedendo nulla provai a chiamarla.
Sentii la sua voce. “Shamal non ti ha insegnato a essere un gentiluomo?”
Un brivido mi colse alla sprovvista: era dietro di me, stava sussurrando al mio orecchio. “Come diavolo hai fatto?”
“I miei poteri. E ora…” posò le mani sulle mie spalle, tenendomi fermo sulla sedia quando provai a muovermi. “Vorrei sapere dei guardiani, per favore.”
“Chiara, non posso. Reborn deve darmi l’okay.”
“L’arcobaleno?” spostò le mani, più vicine al mio collo. “Credevo avesse già svolto dei controlli su di me. Dopotutto è stato lui a chiedermi di far parte dei Vongola.”
“Ragioni di sicurezza.” Deglutii. Si era avvicinata a me, e riuscivo a sentire il seno, il suo morbido seno, contro di me. Fui tentato di chiudere gli occhi, assaporando quel momento, beandomi della sua vicinanza, di quella pelle morbida e tentatrice che premeva su di me, ma non potevo permettermi di pensare certe cose. “Ora smettila, o la cena non arriverà più.”
Così com’erano sparite, le luci erano tornate. Chiara non era più dietro di me, bensì seduta al suo posto composta, come se non si fosse mai mossa da lì. Mi guardava con quegli occhi dorati, così diretti, sfacciati. Sorrise. “Non pensavo avessi tanto autocontrollo.”
Vidi ancora il piercing alla lingua, invitante. “Sono il braccio destro del Boss.”
 Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Un gesto semplice, eppure reso elegante. “Mmh.”
 
“Oh, grazie per la cena.” Mi voltai a guardarlo. Aveva le mani in tasca e lo sguardo basso. “È stato gentile da parte tua."
"Hmm."
"Non era necessario accompagnarmi fino a casa." Dopo un attimo di pausa, tornò a guardarmi con quei suoi occhi verdi, curiosi. "Sai, Hayato, scommetto che Shamal ti ha detto di prenderti cura di me o qualcosa del genere." Non ottenendo alcuna risposta, lo presi come un sì.
“Se hai bisogno, chiamami.” Disse, porgendomi un foglietto di carta.
Appena entrai in casa salii le scale velocemente, fino alla camera da letto, chiudendo a chiave la porta e serrando le finestre. La sicurezza non era mai troppa. Mi guardai attorno: la lettera che avevo ricevuto mesi prima era ancora sopra il mio grande letto, come se mi stesse aspettando. Mi distesi, rileggendola per la milionesima volta. Poi, all’improvviso, sentii il bisogno di guardare la foto. Non era un bisogno angosciante o struggente, ma calmo, piatto. Era come guardare la foto per la prima volta dopo tanto tempo. Lentamente accarezzai con le dita la cornice, sperando che il mio affetto potesse raggiungere la mia famiglia.


*Storia modificata fino a questo capitolo

 
  
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