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Autore: bik90    20/08/2013    7 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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La domenica fu trascorsa a casa in un silenzio quasi assordante. Quasi tutta la famiglia era venuta a conoscenza del motivo che aveva spinto Federico ad andare da loro e, per questo, il loro telefono di casa squillava in continuazione, tanto che Fulvia fu costretta a prendere il controllo della situazione. Il ragazzo provava a comportarsi normalmente ma ora tutti sapevano a cosa era dovuti quei grandi occhi tristi. Letizia aveva avuto un incidente stradale mentre stava tornando da lavoro che le era stato fatale; di suo figlio considerato minorenne dalla legge e quindi incapace di badare a se stesso, non c’era nessuno che potesse occuparsene. Lei era figlia unica, suo padre era morto quando era bambina e sua madre soffriva di demenza senile che l’aveva portata a dover essere trasferita in una casa di cura adeguata.
<< Che ne sarà di me? >> chiese Federico guardando la donna mentre erano a pranzo.
Fulvia si fermò e prima di rispondere guardò i visi delle sue figlie.
Cosa sarebbe successo se fosse capitato a me?, si domandò involontariamente fermandosi a fissare Serena che era la più piccola. Aveva solo dieci anni.
<< Credo che la cosa ritenuta più opportuna da qualunque tribunale sia che la tua custodia venga affidata a vostro padre >> rispose infine sapendo bene cosa avrebbe comportato.
<< Non voglio andare con lui, ci sarà pure un’altra soluzione! >>.
<< Non sono un avvocato, Fede. Molti dettagli tecnici non li conosco. Domani chiameremo un buon avvocato e ci faremo consigliare su come procedere, va bene? >>.
Aspettò di vederlo annuire prima di riprendere a mangiare mentre Eleonora non smetteva di fissarla. Da quando usava quel tono così dolce con lui? Aveva esagerato, era vero, ma era altrettanto vero che Fulvia non era sua madre. Involontariamente strinse forte la forchetta che stava usando e, nell’alzare lo sguardo, incontrò quello di Claudia. Anche se la storia di Federico aveva fatto passare in secondo piano il loro litigio, sua sorella era ancora arrabbiata con lei per la bugia del giorno prima. Ma con quale coraggio poteva dirle la verità? E se non l’avesse accettata? E se l’avesse detto poi a sua madre? Non era ancora pronta a tutto quello. Riabbassò lo sguardo sul piatto ancora pieno.
<< Perché non vieni a vivere con noi? >> chiese innocentemente Serena.
Federico guardò per un attimo la bambina che aveva parlato e subito dopo Fulvia. Nei suoi occhi si accese una tenue luce di speranza. Non gli sarebbe dispiaciuto se fosse accaduto davvero. Anche se non aveva mai vissuto in quella casa per lunghi periodi, l’idea di poter far parte di qualcosa gli piaceva molto. Sua madre, prima di morire, gli aveva fatto promettere che ce l’avrebbe messa tutta per cercare un posto nuovo da definire casa, in cui si trovasse bene e il suo primo pensiero fu che forse con le sue sorelle non sarebbe stato male. Invece Eleonora si stava dimostrando, al contrario delle altre, un muro ostinato e restio a qualunque tipo di dibattito o conversazione. Era lei, quella che lo preoccupava di più. Sotto quella maschera di brava ragazza che si era costruita in cui andava tutto bene ed era apprezzata e ammirata per i suoi voti scolastici, si nascondeva un lato che nessuno conosceva, un qualcosa nel suo cuore che la portava a disprezzare e tenere lontano da sé chiunque potesse scoprirla. Non c’era voluto molto per lui a comprendere che non era tutto come appariva e il fatto che il suo migliore amico fosse un tipo come Davide Molarte, la diceva lunga in proposito. Un ragazzo vuoto, privo di qualsiasi tipo di progetti futuri, dedito unicamente al piacere imminente e temporaneo, che non avrebbe capito mai veramente la sorella maggiore. Per questo Eleonora l’aveva scelto, sapeva che non avrebbe scavato nella profondità del suo animo. Alzò lo sguardo sulla sua figura per un momento, approfittando che tutti gli occhi fossero puntati sulla donna, e contemplò quella somiglianza cui spesso erano stati accomunati. Potenzialmente aveva avuto ogni cosa desiderasse ma ciò che le era veramente mancato era l’affetto dei genitori. Fulvia era una brava signora ma aveva svolto soprattutto con Eleonora il ruolo di madre con poco entusiasmo e poca presenza mentre Augusto…lui si era comportato allo stesso modo con tutti i suoi figli, con scarso interesse. La sorella era stata relegata dai nonni e probabilmente questa cosa doveva averla fatta soffrire parecchio. Non doveva essere stato semplice accettare il rifiuto di entrambi. Letizia, invece, aveva dedicato anima e corpo per suo figlio e, anche se non avevano mai navigato nell’oro, non si era mai lamentato di nulla. Sua madre lo aveva fatto crescere con dei sani valori, senza troppi grilli per la testa, facendogli comprendere l’importanza delle cose. Erano questi suoi insegnamenti che custodiva gelosamente. Tornò a concentrare la sua attenzione su Fulvia aspettando che dicesse qualcosa. Nei suoi occhi si leggeva chiaramente il dubbio e l’incertezza che l’attanagliavano. Federico non era suo figlio eppure faceva parte della famiglia, la situazione non era delle migliori ma non voleva limitarsi a dargli una pacca sulla spalla augurandogli buona fortuna. Lo faceva anche per Letizia.
<< Vedremo >> si limitò a dire cercando di mettere fine a quella conversazione.
Finirono di mangiare in silenzio ed Eleonora appena poté si rifugiò nella sua stanza. Martina da quella mattina aveva provato a chiamarla cinque volte mentre Davide nemmeno una. Avendo scoperto la sua bugia, immaginava fosse arrabbiato con lei ma ci avrebbe pensato in un altro momento. Ora aveva bisogno di sentire la ragazza. Non le aveva mai risposto perché la scoperta di quella notte l’aveva abbastanza scioccata e non voleva che Martina avvertisse il suo malumore. Dovette attendere un solo squillo prima di sentire la sua voce.
<< Ciao >> disse la più grande non sapendo bene come scusare il silenzio della mattinata.
<< Ciao, tutto bene? >> le domandò l’altra con una nota di preoccupazione nella voce.
<< Abbastanza >> mormorò Eleonora con poco entusiasmo.
<< E’ successo qualcosa? >>.
<< No…tutto okay più o meno… >>.
<< Ehi >> disse Martina << Perché non passi da me? Stiamo un po’ insieme, ti va? I miei oggi pomeriggio vanno a quel grande centro commerciale…non ricordo il nome… >>.
<< Panorama >> precisò Eleonora capendo a cosa si stesse riferendo.
<< Allora, ti aspetto? >>.
La diciottenne rimase tentennante per qualche secondo prima di accettare.
 
Martina intuì che fosse successo qualcosa fin dalla prima occhiata che le lanciò. Eleonora era ancora sulla soglia della porta quando i loro sguardi s’incrociarono. La più grande le porse un sorriso poco convinto che spinse l’altra ad avvicinarsi per accarezzarle una guancia.
<< Ehi… >> mormorò dopo averle dato un bacio a fior di labbra << …è accaduto qualcosa? >>.
La ragazza dai capelli chiari non rispose limitandosi ad assaporare quel calore che si espandeva nel suo corpo ogni volta che era vicina a Martina.
<< Si…si tratta di…Davide? >> chiese con timore la più piccola temendo che la sua ragazza avesse avuto un diverbio con l’amico.
Eleonora scosse il capo avvertendo appena la mancanza del ragazzo. L’altra allora la prese per mano conducendola nella sua stanza e la fece sedere sul letto. Quel suo strano comportamento la stava facendo preoccupare non poco. Vederla poi così docile, non aiutava la situazione. Le si mise davanti accarezzandole una ciocca di capelli biondi che le era caduta sulla fronte. La più grande alzò gli occhi su di lei e il suo sguardo era preoccupato, quasi angosciato. Martina la abbracciò stringendola contro di sé mentre cercava le parole giuste affinché Eleonora si aprisse con lei. Con la punta delle dita le sfiorò il viso e finalmente, dopo qualche attimo, sentì che si stava rilassando. Le sorrise gentilmente osservando le sue labbra.
<< Scusa >> disse infine la maggiore con un filo di voce.
<< Non scusarti mai con me >> le rispose Martina toccandole delicatamente le labbra << Voglio solo che tu stia bene >>.
<< Sto meglio >> fece Eleonora provando ad alzarsi.
Ma la presa ferma dell’altra glielo impedì.
<< Perché non ti confidi con me? E’ così difficile farlo? >>.
La più grande la fissò intensamente prima di annuire. C’era stata un’unica persona con la quale si confidava ma era andata via otto anni prima, ora abitava a Los Angeles. Nemmeno a Davide faceva delle confidenze troppo private e il ragazzo non era mai parso molto interessato a scoprirle. Fece un respiro profondo pensando che l’altra ragazza non le avrebbe porto quelle domande se non si fosse preoccupata per lei. Quella frase le ronzò in testa per diverso tempo. Qualcuno che si preoccupava per lei; pareva bello, soprattutto se quella persona era Martina. Sorrise involontariamente e per la prima volta da quando a casa era scoppiata quella bomba. A quel gesto, la più piccola la baciò con trasporto felice di essere riuscita a strapparle la piccola espressione.
<< Ricordi quel pomeriggio a casa di mia nonna in cui scopristi che ho un fratello? >>.
Martina annuì senza smettere di guardarla negli occhi.
<< Beh, Federico è qui >> disse prima di raccontarle quello che era successo.
<< Ele >> fece la più piccola quando ebbe terminato di parlare << Ma perché lo odi così tanto? Non deve essere stato facile per lui crescere sapendo di essere solo uno sbaglio >>.
Erano stese l’una vicina all’altra sul letto, i loro corpi si sfioravano in continuazione ma non era l’eccitazione in quel momento a governarli. Era semplice desiderio di vicinanza, di sentirsi unite, di condivisione. Martina le accarezzò il viso senza smettere di stringerle la mano mentre Eleonora faceva un respiro profondo. Quello che le stava per dire, non era mai uscito dalla sua testa.
<< Anch’io sono uno sbaglio >> rispose abbassando gli occhi sulle loro dita intrecciate << I miei si sono sposati dopo aver scoperto che mia madre era incinta. Mio nonno li ha convinti a farlo >> alzò timidamente lo sguardo verso la ragazza per poi tornare a fissare nuovamente le mani << Nostro padre è stato bravo solo a crearci ma, al contrario di me, almeno lui ha avuto una mamma. Io…io sono cresciuta con i miei nonni e, ti giuro Marty, adoro mia nonna e adoravo mio nonno per tutto quello che hanno fatto per me ma…anch’io avrei tanto voluto una persona che mi volesse bene come gliene voleva Letizia. I miei nonni hanno fatto le notti in ospedale quando sono stata operata alla milza, quando stavo male, erano accanto a me anche quando avevo una semplice febbre; non c’era mia madre. Federico ha subito il disinteresse di mio padre, io di entrambi >>.
A quelle parole, Martina la abbracciò forte comprendendo quanto si fosse dovuta sentire sola in quegli anni Eleonora. E aveva riversato il suo odio verso coloro che avevano ciò che lei bramava ma che non poteva avere, in quel caso Federico. Sotto quella corazza di freddezza che si era creata, si celava una bambina che cercava di capire la parola affetto. La baciò con calore comprendendo che la presenza dei nonni era stata un dolce palliativo che non aveva però potuto sostituire completamente la presenza dei genitori.
<< Io sono qui, Ele >> le sussurrò baciandole una tempia << Sono qui per te >> la sentì fremere tra le sue braccia << Non me ne andrò mai >>.
Eleonora la fissò per accertarsi che quelle parole fossero vere. Nessuno gliele aveva mai dette. Erano belle e le infondevano un senso di rassicurazione che non le era mai capitato di sentire.
Tutto questo mi accade solo con te, pensò stringendosi ulteriormente a lei e nascondendo il viso nell’incavo tra il collo e il braccio. Martina rimase stupita dal quel suo lato estremamente fragile che le stava mostrando. Chiuse gli occhi e li riaprì per essere sicura che fosse reale. Con le dita iniziò ad accarezzarle il collo finché non sentì che si stava rilassando. Non aggiunse altre parole a quelle dette precedentemente.
<< Scusa >> disse infine la più grande con timidezza << Non avrei… >>.
L’altra le sfiorò il naso col suo mostrandole un sorriso mentre la faceva tacere.
Ti farò scoprire cosa vuol dire essere amati.
<< Ti voglio bene >> rispose semplicemente.
Anch’io, si disse Eleonora ma non riuscì a dare sfogo al suo pensiero.
 
La partita era finita con la vittoria della sua squadra ma si sentiva lo stesso amareggiato. Eleonora non era andata a vederlo giocare, quella era la prima volta che mancava. Di solito era sempre in prima fila a spronarlo urlando o a lanciare parole poco gradite agli avversari. Invece poche ore fa, tutto era stato silenzioso dal suo solito posto. Era strano non averla vicina, non sentire la sua voce, i suoi incoraggiamenti.
Ma dove sei?, si domandò dando un pugno contro il suo armadietto, Possibile che Federico sia più importante di me? Perché? Sono io il tuo migliore amico.
Il resto della squadra lo guardò per un attimo con aria interrogativa prima di tornare alle proprie faccende. Davide si asciugò, si vestì e salutò gli amici. Ogni volta che vinceva, con Eleonora andava sempre a festeggiare e dopo facevano dell’ottimo sesso in macchina o a casa. Ora non sarebbe stato possibile.
Dannazione!, pensò con rabbia sentendo la gelosia strisciargli dentro, Perché non sei qui?
Si mise il borsone sulla spalla destra uscendo.
<< Ehi, sei stato veloce >> disse Lavinia allontanandosi dal muro dove era appoggiata.
Il ragazzo si voltò nella sua direzione e le sorrise, felice di vederla.
<< Ehi >> rispose a sua volta osservandola << Non credevo che mi avessi aspettato >>.
Aveva scambiato poche parole con l’amica subito dopo la fine della partita e poi si era diretto agli spogliatoi.
Lavinia gli si avvicinò poggiandogli una mano sul petto. Un brivido percorse Davide. Si sorrisero ancora.
<< Non vedo perché non avrei dovuto farlo >> gli sussurrò prima di alzarsi sulle punte per baciarlo.
Per quei pochi istanti, Eleonora e tutto il resto persero d’importanza nella mente del ragazzo. C’era solo il bacio di Lavinia ed era bellissimo. Con il braccio sinistro le circondò la vita stringendola maggiormente a sé.
<< Ti va di fare un giro o sei troppo stanco? >>.
 
<< Sicura che i tuoi non ci siano? >>.
<< Sono andati a trovare i miei nonni a Napoli, tornano domani >> spiegò Lavinia aprendo la porta di casa.
Davide era stato poche volte da lei, forse tre nel corso dei cinque anni di liceo; aveva frequentato maggiormente la casa di Eleonora e ogni tanto quella di qualche altro amico. Quando si riunivano per studiare, spesso erano lui e l’amica, che avevano una casa grande, a ospitare tutti. Lavinia viveva in un piccolo appartamento all’ultimo piano da cui si godeva di una fantastica vista del porto. Il ragazzo guardò il paesaggio buio che si vedeva dal balcone della sua stanza e subito dopo Lavinia. Si sorrisero mentre lei gli faceva cenno di sedersi sul letto e gli si avvicinava. Davide si passò una mano tra i ricci pensando che quando era in compagnia della ragazza riusciva a non pensare ad Eleonora. L’amica improvvisamente smetteva di essere importante e veniva relegata al secondo posto. Era una bella sensazione. Il profumo dell’altra lo investì facendogli provare un brivido. Allungò una mano verso quel corpo bellissimo e lo accarezzò lentamente. Lavinia lo lasciò fare socchiudendo gli occhi. Alcuni brividi le attraversarono il corpo. Erano soli nella sua stanza e Davide era completamente dedito a lei. quante volte aveva immaginato che fosse così! Che non ci fosse nessuna Eleonora con cui scherzare in continuazione, che fosse totalmente preso dalla sua presenza. Ancor prima di rendersene conto, si ritrovò stesa sotto di lui. Fremette per il piacere che stava provando. Le mani del ragazzo percorrevano il suo petto con lentezza infinita e sentiva le ginocchia premere contro i suoi fianchi. Davide le sollevò la maglietta senza smettere di fissarla, come ipnotizzato dai suoi grandi occhi azzurri e le sbottonò il reggiseno per avere campo libero. Lavinia si sentiva accaldata, mai si era spinta così oltre con un ragazzo, mai nessuno l’aveva fatta sentire in quel modo. Avvertì l’eccitazione del ragazzo tra le gambe e se ne compiacque. Non era l’unica che stava provando piacere. Chiuse gli occhi lasciandosi andare a un gemito nel momento i cui l’altro iniziò a sfiorare con la lingua i suoi capezzoli. Li sentiva diventare sempre più duri sotto le sue mani esperte, le pareva di essere sul punto di esplodere. Davide si sbottonò la camicia e aprì la cerniera dei jeans.
<< Davide…io… >> mormorò Lavinia diventando rossa in viso e comprendendo che non sarebbero tornati indietro << Io…non l’ho mai fatto… >>.
Per un attimo cadde il silenzio tra i due; poi il ragazzo le sorrise accarezzandole il viso.
<< Sarò delicato, te lo prometto >>.
 
Quando Eleonora rincasò, non aveva per nulla voglia di cenare. Si diresse in camera sua con la scusa di un forte mal di testa senza degnarsi di ascoltare quello che le stava dicendo sua madre. La sua mente e il suo cuore erano ancora ricolmi dell’affetto e delle parole di Martina; così vere, così sincere. Sentiva di amarla, di provare qualcosa che andava al di là della semplice amicizia, di volerla sempre al suo fianco. Se i suoi sentimenti erano leali, allora perché la sua famiglia non li avrebbe accettati? Perché non si sarebbero degnati di guardare oltre i loro corpi per scoprire ciò che veramente le univa? Quei pensieri le misero una strana ansia addosso e non si accorse della presenza del fratello. Lo urtò involontariamente mentre saliva le scale e nell’incontrare i suoi occhi azzurri, si ricordò della grave perdita che lo aveva colpito.
<< Ciao >> disse Federico distogliendo lo sguardo riprendendo a scendere.
<< Mi dispiace per tua madre >> fece Eleonora in soffio sentendolo passarle accanto.
Il ragazzo si fermò di colpo due gradini più in basso e si voltò verso la sorella. Qualunque cosa le fosse successa nel pomeriggio, ovunque avesse trascorso il suo tempo, le aveva fatto bene. Allungò una mano verso di lei. La ragazza la fissò per qualche secondo interdetta; poi gliela strinse. Avevano appena suggellato una pace.
 
Sembrava una delle tante mattinate d’inverno. Non pioveva ma le nuvole si addensavano in cielo con cattive intenzioni. Eleonora sospirò guardando fuori dalla finestra del bagno prima di uscire.
<< Pulce, sei pronta? >> domandò mentre si infilava le scarpe.
<< Sì, devo prendere lo zaino! >> urlò Serena dalla sua stanza.
<< Forza, così non becchiamo la pioggia >>.
Il suo sguardo cadde sul fratello che aveva appena terminato di fare colazione e si ritrovò a pensare che, se fosse vissuto con loro, avrebbe avuto bisogno di una stanza. Quella riflessione la fece ritrovare alquanto sorpresa, non avrebbe mai immaginato che si sarebbe ritrovata a farla. Erano tante, però, le cose che invece aveva fatto da quando c’era Martina nella sua vita. Sorrise nell’attimo in cui il viso della ragazza si affacciò nella sua mente e subito dopo arrossì nel notare che Federico la stava fissando con una sorta di dolcezza nello sguardo.
<< Sono prontissima! >> esclamò Serena scendendo le scale a due a due.
<< Bene >> rispose Eleonora voltandosi e lanciandole le chiavi del motorino << Allora sbrighiamoci >>.
Serena si avvicinò al fratello e gli diede un bacio per salutarlo.
<< Ciao piccola >> fece Federico strizzandole l’occhio << Ciao Ele >>.
<< Vedrai, andrà tutto bene! >> quasi urlò la sorellina allegramente.
<< Ciao >> rispose la più grande sulla soglia della porta << Fede >>.
 
Avvertì che c’era qualcosa di strano fin dal momento in cui vide arrivare Davide e Lavinia a scuola insieme. Li fissò sorpresa per un breve istante prima che l’amica, dopo essersi tolta il casco, le fece un cenno di saluto con la mano avvicinandosi.
<< Buongiorno! >> salutò con un grande sorriso.
Eleonora la guardò leggermente stranita. Era radiosa, cosa poteva esserle successo?
<< Ottimo umore stamattina? È quello che ci vorrebbe di lunedì mattina >> affermò mettendosi lo zaino su una sola spalla << Ciao Da >>.
<< Ciao >> rispose seccamente al saluto il ragazzo.
Non faceva nulla per nascondere il fatto che ce l’avesse con lei.
<< Com’è andata la partita? >> chiese Eleonora passandosi una mano tra i capelli e salendo le scale dell’istituto.
<< Benissimo! >> fece al posto di Davide Lavinia << Ha segnato due goal! >>.
L’altra ragazza sorrise appena.
<< Complimenti >>.
<< Grazie >>.
Il suo tono era freddo e distaccato, non aveva digerito la bugia che gli aveva propinato ma al tempo stesso non le aveva fatto alcuna domanda. Sicuramente stava aspettando di rimanere solo con lei.
<< Ehi, non credere di potertela scampare tu! >> esclamò ridendo Lavinia puntando contro Eleonora l’indice << Con chi sei uscita sabato sera? >>.
A quella domanda, la ragazza dai capelli biondi avrebbe voluto sprofondare in una voragine. Il cuore le saltò in gola mentre avvertiva distintamente lo sguardo di Davide sulla sua figura. Provò ad apparire a suo agio ma non ci riuscì molto bene. Stava per inventarsi qualcosa, quando l’arrivo della sua professoressa di geografia astronomia la salvò.
 
 
  
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