4. Reconquista
[Charmed by an Hunter
Equilibri Precari]
Harry, Ron e Krum,
radunati nel salotto di Shell Cottage e in attesa
della teoria di cui Hermione aveva sparlato per tutta
la mattinata, la fissavano mentre si morsicava il labbro, impaziente di dare
spiegazioni con un pesante volume tra le dita, le labbra strette e la fronte
corrugata per la concentrazione.
Tuttavia la visione di Ron era un poco differente
da quella di tutti gli altri. Lui osservava anche i riccioli scuri caderle
sulle spalle e le piccole gocce di sudore imperlarle la fronte pallida e
lucida. Il lieve ticchettio che faceva con la penna e il callo sull’indice dove
solitamente impugnava la penna d’oca.
D’un tratto, gli mancò la sensazione di
quelle dita che si tuffavano nella sua zazzera rossa, e deglutì, trattenendo la
voglia di intrufolare il naso in quei riccioli scarmigliati.
Lanciò un’occhiata piena di rimprovero a
Viktor Krum, loro ospite per due settimane, un grande
onore per la famiglia. Per lui un po’ meno.
“Hermioni, tu
essere molto brava.”
Hermione sorrise dolcemente a Krum,
portandosi una ciocca riccia dietro l’orecchio.
“Ti ringrazio, ma è solo una stupida ricerca.
Devo trovare il paragrafo giusto.” Si sminuì, grattandosi una mano,
imbarazzata.
Ron avvertì le orecchie bruciargli e chiuse
le mani a pugno, cercando vanamente di controllare la gelosia, infida, che come
sempre lo rendeva cieco e intrattabile.
Harry, invece, faceva scorrere gli occhi
sulle piccole scritte, sistemandosi gli occhiali di tanto in tanto.
“Hermione, quindi
tu dici che Joshuel è un cacciatore di streghe? Come
lo hai capito?”
“Innanzitutto, dallo sguardo di Ginny” spiegò Hermione, sfogliando
le pagine. “Secondo questo libro, la tradizione vuole che i Babbani
del Medioevo, che credevano fermamente nella Magia Bianca ma avevano paura di
quella Nera, dessero compito a diverse influenti famiglie di sbarazzarsi degli
stregoni. Molte di queste mandavano al rogo donne e uomini che non erano
stregoni, ma altre famiglie erano dotate del dono.”
“Il Tono?”
“Dono, scemo” corresse Ron il brutto accento
di Krum, che serrò la mascella, facendolo sorridere. Hermione, però, non pareva divertita.
“È quella che i Maghi Puri chiamano
‘sensitività’, cioè quella soglia tra magia e normalità. Si tramanda solo di
padre in figlio, solo nella discendenza maschile e ci sono diversi tipi di
sensitività: per alcuni è un leggero scorcio di futuro o passato, per altri una
magia calamitante e la capacità di avvertire enti magici intorno a sé: questi
due sono tipici dei Cacciatori di Streghe” continuò lei in tono serio,
indicando qualche immagine. “Si vocifera che siano rimaste al mondo circa dieci
di queste famiglie e che professino ancora il ruolo di Cacciatori di Streghe in
segreto. Anzi, pare che negli ultimi secoli il loro potere si sia addirittura accresciuto,
coltivato sotto i precetti dei Cacciatori del Medioevo, persino mescolando il
proprio sangue a quello di Streghe vere.”
“Ma è normale? Insomma, è strano che una Strega
si sposi con un Cacciatore di Streghe”
domandò perplesso Harry, ed Hermione gli sorrise
debolmente.
“È come se fossero incantate, Harry. Sono attratte
dalla forza magica del Cacciatore, dal suo influsso magnetico, allenato nei
primi secoli della loro, ehm, ‘attività’ nell’arte di attirare le proprie
vittime per poi ucciderle. Questo è il caso di Ginny,
o almeno credo… devo solo trovare… ero convinta che fosse a metà libro…”
Hermione sobbalzò e indicò trionfante una
raffigurazione. “Eccolo! L’albero delle Famiglie di Cacciatori di Streghe!
Fammi controllare… sìsì: c’è proprio Joshuel!” esclamò entusiasta.
“Ce l’hai fatta, Hermioni!”
si congratulò Viktor, sorridendole.
Ron sbuffò. “Logico che ce l’avrebbe fatta…”
La sua affermazione non piacque né a Hermione né a Krum. Ron deglutì, ancora
con la sgradevole sensazione che il suo ‘territorio’ fosse minacciato.
“Qui dice che è una delle famiglie più
antiche… di origine spagnola e- mh, sembra proprio
che il potere sensitivo sia quello di far confessare e manipolare le menti
delle Streghe, potere strettamente maschile, attraverso gli occhi…”
Harry, immobile, leggeva avidamente il
piccolo paragrafo dedicato alla famiglia Joshuel, i
pugni stretti lungo il corpo.
“Hermioni, tu
speciale! Solo tu potevi trofare cuesto.”
Hermione arrossì di piacere. “Viktor, smettila sul
serio. Mi imbarazzi!”
“Infatti: smettila!” esclamò Ron, mangiando
con enfasi una nocciolina presa da un portacenere. Un po’ troppa enfasi, in
effetti.
Hermione roteò gli occhi.
“Ron smettila di fare così! Harry, aiutami tu
a…”
Harry non ascoltò la supplica di Hermione, perché, semplicemente, si era estraniato da Shell Cottage. L’immagine
di Ginny assente e servizievole gli martellava in
testa, ed Harry avvertiva un leggero disagio, simile ad imbarazzo o senso di
colpa.
Si sentiva stordito e arrabbiato, e non
sapeva bene se con se stesso, il mondo o semplicemente con Han, per aver cambiato
Ginny e averla allontanata da lui.
Lei era ancora lontana, a metà tra lui e Han,
indecisa. E questo perché Han l’aveva stregata, inconsciamente forse, ma
l’aveva legata a sé senza considerare la sua opinione. La rabbia prevalse sull’amarezza
e sul sibilo sinistro della cicatrice, che pulsava sotto la pelle, donandogli
notti insonni.
Senza ascoltare la voce di Hermione che lo richiamava, Harry si precipitò al camino di
casa Weasley e buttò la Polvere Volante a terra,
gridando “MINISTERO!”, convinto che l’accesso a lui, l’Eroe, non sarebbe stato mai negato.
Voleva assolutamente avere giustizia. E il Ministero
non gliel’avrebbe negata di certo… anche se lui l’aveva negata a loro.
*^*
“Are you ready? Pronto per
fronteggiare l’avversario, amico Dra’?”
Johnny colse Draco in una sonnolenta
contemplazione del soffitto. Affondato comodamente in una soffice poltrona, il
giovane Malfoy si stiracchiò, squadrando Johnny con
palese aria di sufficienza.
“Di cosa stai parlando, Jonathan?”
Johnny si acquattò vicino alla poltrona,
assumendo un’aria guardinga.
“Louis è venuto qui per portarti via
Samantha.”
Draco sbuffò evidentemente scocciato,
lasciandosi scivolare più a fondo nei risvolti di cotone della poltrona.
“Non ho idea di chi sia questo Louis, per
quanto ne so potrebbe essere un parto della tua mente deviata. E poi, non mi
pare che Samantha sia il tipo che si lascia portare via.”
“In effetti non lo è, amico Dra’. Ma io conosco mia sorella e ti dico che potrebbe
decidere di lasciarsi portare via per vedere come reagisci tu. C’mon, e
conosci il tuo nemico.”
Johnny lo artigliò ad un braccio con la
rudezza che tanto bene si confaceva al suo spirito e Draco fu costretto a
seguirlo, scrocchiando i denti con esasperazione.
“E dunque conosciamolo questo dannato nemico!”
Trascinato da un impaziente Johnny nell’atrio
di casa Drake, il giovane Malfoy si trovò alquanto
spiazzato nell’intravedere una figura d’ospite più minacciosa di quanto
credesse. Samantha stava conversando abbastanza spigliatamente con uno
sconosciuto dalla pelle ambrata, ricci capelli castani chiari e il tipico
sorriso lascivo di chi ama evidenziare il proprio ascendente seduttore.
Draco lievitò leggermente, ancora concentrato
nella critica distruttiva dell’ospite, quando Johnny sbucò alle sue spalle,
bisbigliandogli all’orecchio.
“Il nemico sembra pericoloso, ma non lo è.”
Draco soppresse un ringhio acuto per evitare
che l’ospite si accorgesse della loro presenza, ma il tono indispettito fu
comunque marcato.
“Io sono appena uscito da una guerra e non ne
comincio un’altra solo perché Samantha ha voglia di vedermi geloso. Perché mi
dici tutte queste cose, comunque? Non sarebbe più comodo per te vedere tua
sorella con un altro uomo?”
“Non esattamente” lo contraddisse Johnny “Ma
ti posso assicurare che tutto il mio animo verte contro Louis.”
Johnny deviò lo sguardo verso l’ospite,
assottigliando gli occhi in un’espressione drammaticamente ostile.
“Quello è un tipo ambiguo. A quanto ne so,
pare che la sua lingua madre sia lo spagnolo perché è per metà messicano e già
qui siamo decisamente fuori rotta, vincerebbe il premio Nobel dei meticci – alle
spalle del giovane Drake il cameriere Pablo, che transitava per l’atrio con uno
scopettone sulle spalle, ebbe uno scatto indistinto – Poi che razza di nome è Louis? Ha un olezzo francese,
decisamente sudista, e pare che lui odi anche la Louisiana. Non ti sembra un
accenno di masochismo?”
Draco storse la bocca anche se dalle critiche
di Johnny aveva tratto un diabolico senso di conforto. Il giovane Drake
insistette nel puntare l’ospite con uno sguardo da rapace incollerito, sempre
ben attento a non farsi scoprire.
“Osservalo bene, amico Dra’.
Sembra palestrato, ma ha i riflessi di un bradipo addormentato. Una volta gli
ho tirato addosso una Quod, per caso, e lui non è
riuscito ad evitarla – scosse la testa, palesando la sua bieca indignazione –
Ha dei riflessi penosi.”
Il ricordo della tormentosa giornata prima
scattò nella memoria di Draco e lo fece sibilare con il veleno sulla lingua.
“Hai intenzione di tirare una Pluffa esplosiva anche addosso a me? E’ forse parte di
quella batteria di torture che usi per testare i fidanzati di tua sorella?”
Johnny ritornò quieto alle spalle di Draco,
una mano sul cuore e un’espressione sognante sul viso.
“Mi spiace, amico Dra’,
io sono pacifista: assolutamente contro le torture. Comunque non c’è stato
niente di premeditato quando ho tirato la Quod
addosso a Louis.”
“Il verbo ‘tirare addosso’
implica l’intenzionalità del gesto” puntualizzò Draco con acidità.
“Arguto! Ma perché non usi tutta questa
arguzia dialettale per riconquistare mia sorella?”
“Tua sorella è già mia e quindi non devo
riconquistarla” borbottò Draco.
La linea delle labbra di Johnny si
accartocciò appena in un curioso ghigno provocatorio.
“Ti avverto, amico Dra’:
Louis è anche un maniaco.”
Draco alzò le spalle con sdegno.
“E tu non lo sei?”
“Almeno io lo ammetto. Quelli peggiori sono i
‘visi d’angelo, spirito da belzebù’. E Louis è così: falso. Tu sei meglio,
amico Dra’, perché fai tanto lo scorbutico, il
superiormente distaccato, il grand’uomo d’Inghilterra e anche l’irriducibile
amante gentleman, ma secondo me sei un tipo che non conclude con le donne.”
Un lungo brivido scosse l’impassibilità di
Draco e la sua voce austera e distaccata cominciò a traballare di rancore.
“Ti sbagli, perché io tua sorella me la sono già… Siamo piuttosto intimi.”
Contrariamente alle aspettative di Draco,
Johnny assunse un’aria sbarazzina. “Questo lo so, che siete piuttosto intimi. La
prova è la scorsa nottata.”
Draco sobbalzò ancora, trattenendo a stento
l’impulso di saltargli alla gola. “Come puoi tu…? Non te l’avrà detto
Samantha?”
“No, mia sorella è piuttosto discreta su
queste cose. E’ solo che io ho un’efficiente rete d’informazioni.”
“Che genere di rete?”
“Dettagli insignificanti – una mano sventolante
carica di nonchalance concluse il discorso – Piuttosto, concentriamoci sul
nemico.”
Maledicendo mentalmente Johnny, Draco tornò
alla segreta contemplazione dell’ospite. Sembrava molto deliziato dalla
presenza di Samantha tanto che non la smetteva di ridere e sogghignare. Si
interruppe solo per un istante e Draco ebbe la sgradevole sensazione di essere
stato colto in fragrante dalla sua postazione di spionaggio. Ma il guizzo
ostile di Louis era rivolto a Johnny.
“Oh, ma guarda, c’è il tuo simpaticissimo
fratello.”
Louis aveva una voce piuttosto suadente e non
si faceva fatica a riconoscervi uno spiccato senso ironico.
Johnny storse le labbra in un sorriso di
forzata convenienza.
“Louis – liquidò il benvenuto con una stanca
mano svolazzante – Ti voglio presentare amico Dra’.
Lui è l’attuale amante di mia sorella.”
Draco si sentì spintonare in avanti da una
poderosa pacca di Johnny, rischiando di incespicare e considerando vivamente
l’ipotesi di ucciderlo. Ma le sue priorità omicide si riassestarono quando
Louis lo squadrò con una smorfia insoddisfatta e dubbiosa.
“Quindi tu mi hai rimpiazzato con questo, Samy?”
Un altro fulmine di rabbia percosse Draco e
la voce tonante di Johnny alle sue spalle servì solo per infiammare la sua
collera.
“Ti ha chiamato ‘questo’, amico Dra’. Rispondigli per le rime, imponi la tua magistrale
presenza: il barone della Scozia cisalpina.”
Oltre il ribollente impulso di strangolare
Johnny e incenerire Louis, Draco trovò la stabilità della propria voce guidato
dall’irreprensibile e glaciale contengo dei Malfoy.
“Grazie, Jonathan, ma ce la faccio da solo.”
Mosse un passo da vero dignitario verso
Louis, contrastando la sua smorfia con un’altezzosità da nobiluomo.
“Io sono Draco Malfoy.”
Per palesare la sua ostilità secondo etichetta,
rifiutò all’ospite la stretta di mano e anche Louis si limitò ad affondare le
mani nelle tasche e a strascicare la voce più sgarbatamente che poteva.
“Louis Torquemada. Sei
inglese?”
“Esatto.”
Louis ghignò ancora, cercando il viso di
Samantha alle sue spalle.
“L’hai conosciuto in guerra, Samy, non è così? Ora mi spiego molte cose. La guerra
incentiva la pietà e la pietà spinge ad accostarsi ad esseri che non si sarebbero
degnati neanche di uno sguardo in condizioni normali.”
Samantha sorrise ad entrambi e Draco si rese
conto che la ragazza sembrava solo genuinamente divertita dall’intera
situazione.
“Può darsi che ci sia un po’ di verità in
quello che dici, almeno all’inizio. Ma, come puoi vedere, ormai ho scelto lui”
disse Samantha.
Draco socchiuse gli occhi verso Louis con un
sogghigno mellifluo ma Torquemada assunse solo
un’espressione più posata.
“Sii seria, Samy.
Non preferirai davvero questo fuscello
palliduccio a me?”
Draco assottigliò lo sguardo e ridacchiò
appena.
“Normalmente non degnerei neanche di
un’occhiata un tipo come te, ma forse la tua ridicola illusione comincia a
farmi pietà e la pietà non è adatta ad un Malfoy.”
Draco vide le narici di Louis che tremavano
di rabbia.
“Fuori di qui” scandì Draco infine,
autoritario.
Louis storse la bocca. “Non puoi dare ordini,
non è casa tua.”
Johnny irruppe nella discussione, piazzandosi
tra Draco e Louis con la posa infallibile e gloriosa di una statua epica.
“Ma è casa mia. Fuori di qui!”
Louis fissò Samantha per chiedere conferma.
Lei scosse il capo.
“Puoi restare, Louis. Accomodati in salotto.”
Torquemada ghignò soddisfatto verso Draco e Johnny,
seguendo Samantha.
Johnny si chinò verso Draco, bisbigliando. “A
mia sorella piace essere la disputa di una contesta. Pronto a difendere la tua
donna, amico Dra’?”
“Non c’è motivo che mi sforzi. Samantha è
praticamente già conquistata” borbottò Draco.
Johnny prese a fischiettare con nonchalance
alle sue spalle. “Self-confident.”
*^*
[Chiedere Giustizia
The Hero Will Drown]
Harry arrivò nell’ufficio del Ministro in una
nuvola di polvere; tossì per via della cenere, che aveva ingoiato e della foga
con cui aveva agito. Si pulì le lenti degli occhiali nel mantello impolverato,
rizzandosi per avere una parvenza di contegno.
“Ministro, le devo parl…”
le parole gli morirono in gola.
Davanti a lui, il comandante Marshall aveva
smesso di compilare una scheda per osservarlo, palesemente divertito dalla sua
entrata in scena.
“Signor Potter, il nostro eroe.”
Harry s’irritò al tono apertamente canzonatorio
e beffardo con cui lo salutò Marshall.
“Cosa posso fare per lei, signor Potter?”
‘Tagliarti
quella lingua biforcuta!’
“Ho bisogno di parlare con il Ministro Gray” affermò Harry con decisione e astio, stringendo il
mantello a pugno, convulsamente.
Gli pareva che la rabbia si stesse
consolidando, travolgendolo come la marea fa con la spiaggia, in maniera così
violenta da stordirlo. E la cicatrice pulsava,
procurandogli una forte emicrania e la corruzione che quella gli dava con incontinenza.
“Lo sto sostituendo io, non c’è al momento” gli rispose serafico Marshall,
scarabocchiando qualcosa su d’un foglio, con aria distratta. “È andato a fare
due passi vicino alla tomba di Albus Silente.”
Harry sussultò vistosamente, e Marshall si
concesse un ghignetto sadico. “Vogliamo erigere un
monumento in onore degli eroi che sono morti o che hanno combattuto in questa
guerra… e ci chiedevamo, per la seconda
volta, se tu volessi essere un eroe,
Potter.”
Harry strinse i denti, sia per la proposta
sia per il dolore che si era fatto più acuto.
‘Così da
stare in mezzo a tutti questi ingrati umani? Mai.’
“Me l’avete già chiesto e sapete la mia
risposta” ribadì animoso, lottando con lo sguardo divertito e ironico di John
Marshall. “Ho problemi ben più urgenti da risolvere.”
“Oh” rise Marshall con più sadismo che
allegria “Immagino che problemi affliggano quel tuo cervelletto di adolescente
in piena crisi ormonale: donne.”
Sputò con aria saputa ed Harry non poté
impedirsi di spalancare gli occhi dietro le lenti, colpevole, suscitando nuovamente il riso del
Generale.
“E, sentiamo, cosa c’entra questo tuo problema con noi?”
Harry tentò di ignorare l’odio che provava nei
confronti di quel viscido personaggio, spregevole quanto antipatico.
“Giustizia.”
“Non sei l’unico a chiederla.” Marshall
appoggiò la penna d’oca nel calamaio, si distese sulla poltrona e con un gesto lo
invitò a spiegarsi.
Harry prese un respiro profondo.
“Si tratta di un uomo, Han Joshuel. Voglio che il Ministero se ne occupi, che faccia
qualcosa… ha incantato una Strega, Ginny Weasley… e l’ha costretta a fare delle cose…”
Marshall emise un ‘uhm’ pensante, e inarcò
lievemente le sopracciglia, promettendo ben poca disponibilità. “Insomma, vuoi
vendetta, ragazzino?”
Vendetta.
La parola gli risultava crudele e meschina,
ma incredibilmente affine al suo caso; Harry si portò la mano alla cicatrice,
cominciando a sfregarsela con forza, inorridito dal sentimento caldo che gli
aveva sciolto il petto con tepore.
“Voglio solo ciò che si merita” corresse,
tentando di placare il dolore martellante.
‘Chi rovina una
parvenza di famiglia, merita la morte.’
Marshall sorrise pigramente, incrociando le
mani sotto il mento. “Rappresaglia, dunque? Vuole questo il Prescelto?”
Harry non rispose, limitandosi a ricambiare
lo sguardo, incolore.
“Di questi tempi ci sono molte persone che
chiedono giustizia al Ministero. Ma preferiamo occuparci della ricostruzione:
dopo verrà la giustizia” commentò pacato Marshall, riprendendo la penna tra le
dita, imbevendola di inchiostro nero.
“Allora bisognerà aspettare un bel po’” fece
notare piccato Harry, non veramente interessato alla questione, se non perché
di ostacolo al suo obiettivo.
Marshall gli lanciò un’occhiata ambigua,
pensierosa. “Ma alla fine sarà vera giustizia: è questo l’importante, non
credi?” Firmò una carta e intinse il marchio del Ministero nell’inchiostro.
“Piuttosto, chiarisci il tuo caso. Credo che se non facessi un’eccezione per
sua Maestà il Prescelto, verrei mal
visto da tutti. Cos’ha fatto questo tipo alla tua ragazza? Cose sconce? Forse con un Imperius?”
Marshall era il vero re dell’Ironia con la
maiuscola, graffiante e umiliante. Tuttavia Harry riuscì a controllarsi,
abituato ad anni di calunnie alle spalle e alle critiche sardoniche di Malfoy; per un attimo – solo qualche secondo – si trovò a
ringraziarlo per aver messo più volte alla prova la sua pazienza.
“Si chiama Han Joshuel
ed ha incantato una Strega grazie alla caratteristica genetica della sua
famiglia di Cacciatori di Streghe” spiegò seccato Harry, drizzando le spalle.
“Oltre ad averla manipolata, confusa, e usata”
il solo pensiero, gli dava ancora la nausea “l’ha allontanata dalla sua
famiglia.”
“Cacciatore di Streghe… proprio un bel
soprannome. E tu?” indagò curioso il Generale, alzando appena gli occhi.
Harry si sistemò gli occhiali sul naso,
mentre il dolore alla cicatrice scemava leggermente.
“Gli ho tirato un pugno… ed è scoppiata una
piccola rissa.”
Marshall scoppiò in una fragorosa risata, bloccando
la mano che stringeva il timbro in aria. “Oh, ma che brutto individuo, questo Joshuel!” lo ridicolizzò, mentre batteva sul tavolo il
timbro, lasciando un segno antrace sulla carta, e probabilmente anche un bel
buco. “Il povero signor Potter chiede giustizia perché non sa tenersi attaccato
alla gonna della sua donna! Oh, non ti preoccupare, Prescelto: ti aiuteremo noi
con il maghetto che t’ha rubato la bella…” sogghignò,
lasciando un’altra firma.
“È un Babbano”
precisò Harry scontento, digrignando i denti e ripetendosi di non reagire alle
provocazioni.
“Ah.” Commentò neutro Marshall, assumendo
un’aria più grave, quasi dispiaciuta. “Allora non possiamo far nulla per voi,
eroe mancato.”
Harry strabuzzò gli occhi, e posò le mani
sulla scrivania, con un forte tonfo.
“Come?” scandì indignato, osservando con
astio Marshall, che, rilassato, lo liquidò con un cenno di mano.
“Suvvia Potter, ti facevo più sveglio. Hai
idea di come sia visto un Mago che attacca un Babbano
di questi tempi? Alla pari di un Mago che condivide gli stessi ideali di un Mangiamorte, ergo come un traditore dei buoni principi dei
Maghi.”
“Questo è assurdo!”
“Ma non è la verità, Potter?” Lo sguardo freddo
e ammonitore di Marshall congelò Harry. “La gente ha paura e non riesce a
vedere le sfumature. In questo dopoguerra esistono solo i bianchi e i neri:
appena un uomo commette o sostiene un’idea che sa vagamente di razzismo magico,
è condannato al disprezzo, persino se si tratta del Ministro o del Prescelto.”
Harry deglutì, tentando debolmente di
controbattere quello che, lui lo sapeva, era la verità, pura e semplice, buttatagli
in faccia dallo schietto Marshall. “Ma… io come faccio a…?”
“Riprenditi la tua donna da solo, Potter” fu
la laconica risposta di Marshall “Io ho altro da fare che rimediare alle tue
pecche da Romeo.”
“Quindi” riprese Harry, perplesso,
accarezzandosi la fronte. “Mi sta consigliando di fare giustizia da solo? Anche se dovessi fare molto male a Joshuel? Non è una politica
corretta.”
“E cosa lo è, oggi?” Il sorriso pigro di
Marshall era vagamente tirato. “Come ho appena detto, il Ministero non può fare
giustizia. Quindi la giustizia se la crea ognuno per conto suo. “
“Ma… questo creerebbe l’anarchia!”
La sola idea di incantesimi che volavano e la
confusione così simile alla guerra, atterrirono Harry, stanco e ancora ferito
da una Guerra prima fredda e poi sul campo, che lo aveva cambiato e con lui il
mondo che conosceva. Non c’era più ordine.
E la visione di una nazione con regole giuste e diritti per tutti dov’era? Solo
una favoletta per bambini?
“La eviteremo creando unità speciali e nuovi
dipartimenti” soggiunse Marshall con leggerezza.
“Non basteranno se non intervenite subito.”
Le dita di Marshall si contrassero contro la
penna: evidentemente il generale era infastidito.
“Ora la priorità è ricostituire il Ministero.
Da qui partiranno poi tutte le varie strutture e ricostituiremo anche tribunali per la giustizia, sancita da
norme che discuteremo.”
“Ma voi…”
“Potter, mi sono stancato di te” lo interruppe
brusco e sibilante Marshall. “Se non te ne vai, ti butto a calci in culo fuori di qui… Riprenditi la tua donna e smettila di
infastidire. Possibile che tu non sia capace di fare nulla da solo?”
La cicatrice si contrasse ed Harry sussultò
piano, felice che Marshall non l’avesse notato.
“Non possiamo fare nulla, mettitelo in quella
tua zucca vuota” sbottò Marshall irritato, facendogli cenno di uscire. “Buona
giornata.”
Harry strinse le labbra, e afferrò un po’ di
Polvere Volante.
“Buona
giornata?” commentò con amarezza, chiudendo gli occhi. Magari lo fosse stata.
La cicatrice si strinse ancora e una voce
fredda gli sibilò all’orecchio.
‘E’ tutta
colpa tua, non sei capace di fare niente. Sei troppo debole per proteggere le
persone a cui tieni.’
“Shell Cottage.”
*^*
Ron dondolava spaparanzato su uno dei nobili
dondoli della famiglia Black. Ormai Grimmauld Place era divenuta la
nuova dimora della famiglia Weasley. Hermione sfogliava febbrilmente un manuale di
giurisprudenza magica, accovacciata sul divano del salotto.
“Ho pensato ad una cosa” accennò Ron,
rivolgendosi ad Hermione.
Lei smise di sfogliare le pagine ingiallite ma
non staccò gli occhi dal vecchio manuale.
“E se mi unissi al Ministero?” continuò Ron.
Hermione manifestò un leggero tono di sorpresa. “Proprio
tu?”
“Non ai piani alti del Ministero…” puntualizzò
Ron, quasi tentando di discolparsi “Forse come mio padre.”
“Manufatti babbani?”
chiese Hermione.
“Neanche quello, direi qualcosa di più
combattivo.”
“Auror?”
“No.”
“Non mi dirai Eclitti?”
Una smorfia contrita piegò le labbra di Ron. “Oh,
per Merlino, Marshall proprio no.”
Hermione ritornò a sfogliare il manuale, scorrendo il
dito lungo un vecchio editto del Wizengamot.
“Beh, Ron, hai appena esaurito le scelte
possibili.”
“L’Ordine della Fenice” dichiarò lui con
decisione.
Hermione scosse la testa facendo traballare i
riccioli castani. “L’Ordine non fa parte del Ministero e ormai è quasi tutto
sfaldato; i membri si sono dispersi un po’ dappertutto.”
Ron chinò appena il capo con aria ombrosa ma
sicura. “Lo so che molti membri dell’Ordine sono morti come Moody
e Albatros o sono impegnati in altro come Shacklebolt…
Ma in fondo Moody ci ha addestrato, no? E se provassi
a restaurare l’Ordine e lo facessi diventare un gruppo regolare come gli Auror?”
Hermione diede una scorsa ad un ennesimo articolo
inconcludente e liberò un sospiro. “Non hai paura che l’Ordine possa rimanere
troppo influenzato dal Ministero?”
“Ma no, Hermione”
sbuffò Ron con una sorta di nervosismo trattenuto “Il Ministero è debole, non
ha molta autorità, hai visto com’è ridotto? E poi non può avere potere
assoluto.”
L’espressione di Hermione
non si sbilanciò né sull’accondiscendente, né sulla contrariata. “Ma come pensi
di guadagnarti il permesso e l’autorità di fondare una tua personale squadra
all’interno del Ministero?”
“Innanzitutto, chiederò al capo degli Auror di sottopormi al test per verificare le mie doti di
combattente, poi si vedrà.”
Ron fissò Hermione
trionfante, forzando un sorriso e tentando di invogliarla alla comunella, ma
l’espressione di lei rimase posata, assorta in una delibera particolarmente
complessa del Wizengamot.
“Dai, Hermione, non
fare la guastafeste!” grugnì Ron.
Hermione chiuse di colpo il manuale, ormai dimentica
di tutto ciò che vi aveva letto. “Qui si tratta di buon senso, Ron.”
“Non credi che possa superare il test?” le
chiese Ron con voce risentita.
“Credo che gli Auror
non abbiano tempo ora per sottoporti
ad un test” puntualizzò lei con irritazione.
Ron fece un sorrisino piuttosto sbieco. “Tentar
non nuoce.”
“Non andare avanti a luoghi comuni, Ron, non
è prudente” consigliò Hermione con un atteggiamento
consapevolmente seccato.
“Oh, Hermione!” sbottò
Ron, forse troppo bruscamente “Sei sempre stata critica, ma ora esageri.”
“Questa guerra mi ha fatto uno strano
effetto, sai Ron?” disse lei in tono acido.
“Me ne sono reso conto, grazie” replicò lui.
Anche Hermione si
sentì solleticare le labbra da un broncio, ma decise di fare appello al suo
ragionevole controllo. “Ascolta, Ron, prima mi fidavo di un sacco di cose a
occhi chiusi, quasi speravo con abbandono. Ma ora sento di aver bisogno di
certezze assolute, mi capisci, vero?”
Ron sentì che il broncio si allentava mentre
un amaro senso di dispiacere gli saliva in gola. “Certo.”
“Bene” singhiozzò lei.
“Hermione?” mugugnò
Ron con un fastidioso groppo in gola “Tornerai a fidarti, mi auguro.”
“Credo di sì… Tra un po’” aggiunse lei,
mordendosi il labbro.
“Spero non troppo” confessò Ron con una
smorfia mesta. “E spero con la persona giusta.”
Lo sguardo di Ron si perse oltre la porta del
soggiorno, dove Victor Krum stava intonando una
filastrocca da tifoseria di supporter bulgari.
Hermione ridacchiò, artigliando il manuale che teneva
stretto in grembo. Ron la salutò appena, impacciato dall’atmosfera tesa d’imbarazzo
e si allontanò a grandi passi ritmati com’era suo solito fare in situazione
scomode.
“Buona fortuna, Ron” bisbigliò lei quando fu
sicura che Ron non la potesse sentire.
*^*
Albert Gray entrò
nel suo Ufficio scortato da due Maghi massici, entrambi vestivano una divisa
neutrale.
Accomodato su una delle poltrone davanti alla
scrivania, John Marshall lo attendeva con un sogghigno di benvenuto.
“Ultimamente sorride molto spesso, Ministro Gray.”
Albert accentuò il suo sorriso, accomodandosi
alla scrivania e congedando le guardie del corpo. “E’ tempo di sorrisi questo.”
Marshall storse il naso. “Direi di no, con un
quarto di Londra babbana e meticcia affamata di
vendetta.”
Albert intinse il personale calamaio
nell’inchiostro e siglò un documento dall’aria ufficiale. “Addirittura un
quarto?”
“Prima della guerra, il censimento riportava
un decimo” disse Marshall in tono melenso.
Il Ministro abbandonò la pila di documenti e
rivolse tutta la sua attenzione a Marshall. “Uno a dieci, com’è sempre stato il
rapporto tra Maghi e Babbani.”
“Esatto, ma durante la guerra molte
informazioni sono trapelate e l’Ufficio della Magia Accidentale e lo squadrone
degli Obliviatori non sono stati in grado di tenere
il passo con gli attacchi dei Mangiamorte” spiegò
Marshall con una sorta di disgusto nella voce “A quanto pare molti Babbani con parenti Maghi o meticci hanno avuto modo di
apprendere la vera natura dell’attentato terroristico a Londra.”
Albert accennò, liberando un sospiro quasi
melanconico. “Il Primo Ministro Babbano non ha
gestito la situazione come meglio si addiceva. L’evacuazione di Londra è stata
molto confusionaria per i Babbani.”
“E, infatti, il Primo Ministro è stato
destituito… un crollo di Governo, o qualcosa di simile alla babbana.”
“Lo so, pare che oggi si decida per il nuovo
Primo Ministro.”
“Intende organizzare un colloquio?” chiese
Marshall con un vago interesse.
“Sì, il prima possibile. Voglio stabilire le
priorità per il dopoguerra.”
“Ossia?”
“Rapporti più chiari e lineari tra Maghi e Babbani, più cooperazione nella ricostruzione di Londra”
asserì il Ministro, accarezzando distrattamente il plico di documenti.
Marshall si ricompose sulla poltrona e parve
voler celare un sogghigno. “Senza offesa, ma lei sogna, Ministro Gray.”
Albert rimase integerrimo nella compostezza
del suo sorriso. “Non necessariamente, colonnello Marshall.”
“Prima di tutto, dove crede di trovare i
fondi per la ricostruzione dei settori magici di Londra e del Ministero?”
domandò Marshall senza preoccuparsi di celare l’ironia.
“Per nostra fortuna molti dei Mangiamorte erano degli opulenti Maghi Purosangue.”
Lo sguardo di Marshall si accese e la linea
delle sue labbra si ricompose in un ghigno di trionfo. “Astuto, così potremmo
confiscare tutti i loro beni. Ma come la mettiamo coi Goblin della Gringott? Solo i Goblin hanno l’autorità di accedere ai
sotterranei imbastiti d’oro e non lasceranno che il Ministero interferisca coi
loro affari. Ricordi gli spinosi rapporti tra i Goblin e il precedente Ministro
Cornelius Caramell, detto
lo Spaccagoblin.”
“Dovremo sanare questo conflitto.”
“Si tenta di sanarlo da decenni” precisò
Marshall con una smorfia.
Il Ministro si accasciò contro lo schienale,
fissando brevemente il soffitto con aria fatale. “Io ce la farò.”
Marshall storse la bocca, cogliendo il guizzo
un poco invasato di Albert. “Convito lei, Ministro.”
Albert tornò a fissare Marshall coll’ormai
abituale sorriso di convenienza. “Pare che l’autorità del Ministro della Magia
non riscuota molta simpatia, non è così, colonnello?”
Marshall si scosse sulla poltrona,
ricomponendo la sua espressione scocciata in una più cordiale. “Ministro, lei
non deve fare caso alle mie maniere. Tendo sempre ad essere sgarbato con
chicchessia. Le faccio le mie scuse.”
“Scuse accettate, ma tuttavia il problema
resta. Come può un uomo privo di carisma e autorità dirigere un Paese che è
uscito da una tremenda guerra?”
“Non è messo così male, Ministro” asserì
Marshall con una voce che intendeva solamente dispensare condiscendenza “Si
ricordi dell’Emblema della Gloria, il piccolo eroe: Jeremy Smith.”
“Il piccolo Jeremy terrà buona l’opinione
pubblica ancora per poco. Io necessito di autorità ora.”
Marshall non poté evitare un sogghigno. “Incredibile…
ancora senza offesa, Ministro… ma mi risulta difficile credere che l’incorruttibile
e onesto Albert Gray brami potere.”
“Lo faccio per il bene del Paese” affermò
Albert con un’occhiata seria.
“Certo” annuì Marshall e ancora fu palese la
sua falsa docilità.
Albert lo scosse con uno sguardo risoluto,
carico di audacia. “Rafforziamo il potere esecutivo del Ministero, del Ministro.”
“Vuole instaurare una specie di dittatura?”
“Esatto” confermò Albert “Ma voglio che non
venga percepita come tale dalla popolazione.”
“Beh, la trovo una soluzione sensata. In
tempi difficili, è logico che una figura autoritaria prenda potere assoluto per
risolvere le cose.”
“Vedo che ha compreso la situazione,
colonnello, ne sono soddisfatto. Sa, è da molto che meditavo su una sua
promozione.”
La voce di Marshall si fece di colpo più remissiva
e disciplinata. “Davvero?”
“Che ne dice di assumere piena autorità di
generale sullo squadrone degli Eclitti?”
Marshall si riaccomodò sulla poltrona, una
lieve delusione gli piegava le labbra. “Beh, Ministro… in una certa misura lo
ero già durante la guerra.”
Albert sorrise con una sfumatura di
sufficienza. “E se facessi degli Eclitti non solo uno
squadrone alle dipendenze dello stendardo del defunto Scrimgeour,
ma una brigata regolare del Ministero con potere dignitario ed esecutivo più
forte di quello degli Auror?”
“Si potrebbe fare.”
“E naturalmente lei sarebbe riconosciuto come
capo e fondatore della brigata. Entrerebbe nei libri di Storia della Magia.”
Le labbra di Marshall si piegarono ancora in
un sogghigno. “Sì, decisamente si può
fare.”
“Bene” assicurò Albert “A proposito, Generale
Marshall, mi è giunta notizia che Harry Potter ha intrattenuto un colloquio con
lei questo pomeriggio.”
“Infatti, ma non ci siamo detti nulla di
rilevante. Lui voleva giustizia per la sua ragazza, credo.”
“Giustizia?” scandì il Ministro con una sorta
di estraneità.
“Gli ho spiegato come stavano le cose, che
non poteva pretendere che il Ministero si incaricasse di simili affarucoli
quando c’erano problemi ben peggiori da risolvere. Poi voleva denunciare un Babbano.”
“Molto pericoloso, anche se lui è il
Prescelto, Harry Potter.”
“Già” concordò Marshall con un ghigno
strascicato “Ora si ha l’impressione che ogni Mago che fa uno sgarro ad un Babbano abbia tendenze al lato oscuro. Tsk,
poi voleva giustizia, come se non
fosse palese la completa inettitudine del Wizengamot.”
“Il Wizengamot,
l’incarnazione della giustizia magica” meditò Albert “Qual è la sua situazione
attuale?”
“Beh, diciamo che il passato Ministro Scrimgeour aveva un tantino ostracizzato il Wizengamot, soprattutto per quanto riguardava le relazioni
con Hogwarts.”
“Che altro?”
“Il Wizengamot, che
rappresenta il tribunale dei Maghi, in guerra aveva ben poco da fare. Non c’era
decisamente tempo per processare i criminali, si tendeva ad eseguire la punizione
sul posto” ammise Marshall senza alcun imbarazzo.
Il Ministro annuì piano. “Giustizia capitale,
comprendo. E ora?”
“Ora il Wizengamot
è poco più che un’istituzione consultiva, il compito di giudicare è rimesso
soprattutto al Ministero vero e proprio.”
“Quindi io” affermò Albert con un sorriso
disinvolto.
“Credo di sì, Ministro” confermò Marshall.
“Tuttavia sarebbe utile e giusto un tribunale
per processare imparzialmente tutti i criminali di guerra.”
“Sarebbe
utile, sì” ripeté Marshall con leggerezza.
“Ma toglierebbe potere al Ministero vero e
proprio.”
“Cioè lei” puntualizzò Marshall con un
sogghigno.
Albert intrecciò le dita sotto il mento,
socchiudendo gli occhi luminosi. “Bisognerebbe evitare che il potere si
disperda in una situazione instabile come questa.”
“Già, c’è il rischio che il potere si
frammenti.”
“Generale Marshall” reclamò il Ministro con
voce magistrale “Dia l’ordine di sciogliere temporaneamente l’istituzione del Wizengamot e mi raccomando, sia discreto.”
Marshall mugugnò un poco. “Credo che questa
cosa sia tutta burocrazia, sarà adatta al Generale degli Eclitti?”
“Generale, questo è un ordine” sillabò il
Ministro in tono ineccepibile.
Marshall si alzò di scatto dalla poltrona,
assumendo una posa soldatesca. “Agli ordini, Ministro.”
Albert gli rivolse un altro sorriso e lo
invitò ad uscire dall’Ufficio. Marshall si ritirò con scatti rigidi e attese di essere fuori portata d’udito per
borbottare irritato.
“Furbo il vecchietto, adesso che gli Eclitti sono una brigata regolare, benché io ricopra la
carica di Generale, sono pur sempre alle dipendenze del Ministero. Così il
Ministro ha un esercito privato ed eliminando l’influenza del Wizengamot avrà anche pieno potere decisionale; è
completamente svincolato dalla legge.”
Sbuffò con irritazione e con la coda
dell’occhio colse un dettaglio inconsueto di quel piano.
“E questo?”
Si accostò al locale anonimo con aria
circospetta. Era un reparto piuttosto oscurato con molti uomini chini su una
lunga tavolata, schiene ricurve e sguardo infossato. Diede una scorsa alla
tavolata zeppa di documenti e piantine di quello che riconobbe essere il
progetto completo del vecchio Ministero.
“Cosa sarebbe questo?” sbottò, infine,
facendo sobbalzare molti dei convenuti.
Un uomo si alzò stancamente dalla tavolata e
Marshall notò cerchi scuri che marcavano le orbite degli occhi, segno di lunghe
nottate insonni.
“Il Ministro Gray
ci ha ordinato di provvedere ad un piano di riorganizzazione del Ministero”
disse l’uomo con voce impastata dalla spossatezza.
Marshall si chinò sui documenti, esaminando
sommariamente il contenuto di ciascuno. “Secondo questo progetto, tutti gli
Uffici sono vincolati alla decisione del Ministro.”
“Infatti” confermò l’uomo, tornando chino sui
documenti.
Marshall indietreggiò dalla tavolata,
lanciando un’occhiata all’Ufficio del Ministro Albert Gray.
‘Il potere del
Ministero, l’unica istituzione magica del paese, verte nelle sue mani, ha
l’autorità di fare tutto ciò che gli salta per la testa.’
*^*
Il cameriere Pablo ondeggiò in salotto con
un’ammirevole padronanza di movimento mentre faceva roteare un vassoio carico di
tazzine.
Johnny storse la bocca, sollevando un
cappuccino dal vassoio e scorgendo il broncio del cameriere.
“Discreto servizio, Fidel” commentò con un
astio che non sembrava far parte del suo carattere.
Samantha seguì lo stesso comportamento aspro del
fratello mentre afferrava una scodella di cioccolata calda e quindi Draco si
limitò a zuccherare la sua tazzina di the senza prestare particolare attenzione
al cameriere.
Louis fu l’unico che, sollevata la tazzina di
caffè, ringraziò con educazione il cameriere. La smorfia di Pablo lasciò posto
ad un sorriso accondiscendente mentre si allontanava con un leggero inchino
rivolto a Louis, sdegnando apertamente i Drake e Draco.
“Ah” bisbigliò Johnny con la tazza a fior di
labbra “Che pecora nera quel Louis, un gran maleducato.”
Draco raccolse la tazzina di the con una
compostezza aristocratica. “Veramente è l’unico che tratta educatamente il tuo
cameriere.”
“I camerieri si possono bistrattare, invece
l’ospite è tenuto a seguire il modello di comportamento dei padroni di casa; se
noi maltrattiamo Fidel, anche Louis lo deve fare” borbottò Johnny, adocchiando
il cameriere Pablo che sgattaiolava in cucina con un grugnito “E poi Fidel si
guadagna il maltrattamento ogni volta che ci sputa nei piatti, nei bicchieri e
nelle tazze che ci porta.”
Draco allontanò la tazzina dalle labbra con
una smorfia.
“Sono certo che anche voi Drake vi sarete guadagnati
lo sputo di Pablo, o Fidel, come lo chiamate voi.”
Una tazzina sbatté con un intenzionale colpo
di ceramica, interrompendo il bisbiglio tra Johnny e Draco.
Louis Torquemada
sorrise ad entrambi, accomodato con confidenza sul divano opposto, al fianco di
Samantha. “Bene, le cose mi sembrano chiare.”
Johnny lanciò un’occhiata d’avvertimento a
Draco e un mezzo sorriso.
“Durante la guerra questo ragazzino inglese
ha perso la casa e ha avuto dei tragici problemi in famiglia” proseguì Louis,
rivolgendo un’espressione misera a Draco “E tutto ciò ti ha intenerito il
cuore, Samy, vero? E dalla tenerezza è scaturita la
pietà e la voglia di consolare questo povero cane bastonato; so quanto ti piace
uscire coi cani bastonati, Samy.”
Louis emise un sospiro, quasi un singhiozzo
teatralmente posato, mentre Draco faceva scrocchiava i denti e dava via libera
senza reticenza alla sua lingua di serpente.
“Da questo si deduce che anche tu sei un cane
bastonato oltre che un patetico illuso” sibilò a occhi socchiusi contro Torquemada.
Louis fece uno strano scatto ma proseguì come
se non fosse stato interrotto. “E questo ragazzino ha sviluppato una sorta di dipendenza
dal vostro legame e tu non hai il cuore di troncare con lui, vero Samantha? So
quanto sia blando il tuo cuore.”
“Veramente il mio cuore non è affatto blando”
lo corresse Samantha con leggerezza “E comunque il desiderio di consolarlo si è
ben presto contaminato con un altro tipo di desiderio.”
Louis contrasse il viso con una smorfia. “Hai
dei gusti molto particolari, in questo caso.”
“Sì, sono particolare, lo ammetto” confessò
Samantha, rigirando distrattamente la scodella di cioccolata fumante “E forse è
proprio vero che sono affascinata dai cani bastonati, ma solo come primo
acchito.”
Louis riprese la sua espressione dubbiosa e
Samantha assottigliò gli occhi, bisbigliando. “Lo sai che mi piacciono quelli
un poco bastardi perché odio gli ipocriti.”
Torquemada storse la bocca, fissando Draco. “Questo
biondino non mi sembra un bastardo. Ha tutta l’aria del bravo ragazzo.”
Draco esibì il suo sogghigno mellifluo.
“Secondo la qualifica della mia scuola ero uno dei più bastardi.”
“Questo per la qualifica inglese” contestò
Louis con un mezzo ringhio “Perché poi, Samy, ti sei
andata a cercare uno straniero?”
“Il fascino del forestiero…” sospirò
Samantha, nascondendo un sorrisetto mentre sorseggiava un po’ di cioccolata.
“Infatti” accennò Johnny con una smorfia a
Louis “Ci sono dei forestieri che non te le fanno girare come in un tornado
forza cinque.”
“E tu?” ringhiò Torquemada
contro Johnny “Non eri un fervente patriota? E poi sei un fratello ridicolo.
Dovresti essere l’ultimo ad esultare perché tua sorella è tornata reduce dalla
guerra e si è portata a casa un biondino che se la spassa come un mantenuto.”
Draco si rizzò, intento a sfilare la
bacchetta, ma un cuscino volante precedette il suo attacco, sbattendo in pieno
contro il volto di Louis.
Johnny sospirò al suo fianco. “Visto, amico Dra’? Te l’avevo detto che ha dei pessimi riflessi.”
Louis si scostò il cuscino dalla faccia,
tossicchiando e inalberando subito un ringhio verso Johnny. “Tipico per te,
Drake. Non sei capace di risolvere i problemi a parole e ti sfoghi scagliando
oggetti come un animale. Dopotutto sei rimasto stupido e selvatico come una
bestiaccia.”
“Un animale?” rifletté Johnny con
un’espressione serena “Sì, sono un’aquila! Futuro capitano delle Eagles
americane.”
“Finiamola con te” lo liquidò Louis,
rivolgendosi a Samantha “Piuttosto, Samy, sono venuto
qui per fare ammenda: sono tremendamente dispiaciuto di averti lasciato prima
della partenza.”
Draco guardò Johnny e lui annuì al suo
fianco.
“E’ così, amico Dra’”
disse Johnny con l’intenzione di farsi sentire da Louis “Il qui presente
bastardo Torquemada ha lasciato mia sorella un giorno
prima della sua partenza verso l’Inghilterra, anche se tecnicamente Samantha
l’avrebbe liquidato tempo prima per via delle sue proposte indecenti.”
Draco trasalì. Cosa poteva essere così
scandaloso da costringere una persona come Johnny ad usare il termine
‘indecente’?
“Non erano proposte indecenti, erano
perfettamente legittime” replicò Louis “Era la mia ragazza già da qualche mese
e comunque molti non sarebbero andati tanto sul sottile. Che ne dici, Samy? Pensa al tuo conoscente Alex Cooper e alla tua amica
Katie. Loro sì che sono una perfetta coppia di ninfomani.”
Samantha poggiò la scodella e abbandonò la
sua espressione di nonchalance. “Prima cosa, non parlare a vanvera di cose che
non conosci. Secondo punto, Draco è riuscito a resistere per molto più tempo
senza mai sfiorarmi e pensa che condividevamo lo stesso appartamento; solo un
sottile muro ci separava la notte.”
Louis fece spallucce con un’evidente
irritazione. “Perché l’inglesino è un represso. E poi
credevo che tu preferissi l’impeto americano.”
“Sai, Louis, credevo che avessi capito che ho
ereditato la megalomania da mio padre” spiegò Samantha con un sogghigno “Quando
vedo che un ragazzo è restio e riservato, sono portata a fare la prima mossa;
se, invece, il ragazzo è il tipo di maniaco che non riesce a far passare un
quarto d’ora senza sfiorare l’ipotesi di mettermi le mani addosso, allora
l’intero suo fascino diventa banale e scontato, tutta l’attrazione magnetica si
dirada.”
Louis sogghignò tra il divertito e l’indispettito.
“Stai cercando di dirmi che preferisci il biondino smilzo a me?”
“E’ da quando sei arrivato che sta cercando
di dirtelo. Parola mia, Louis, sei un po’ lento; e poi mi accusi di essere il
ritardato della situazione” intervenne Johnny con uno sbuffo d’ovvietà.
Louis adocchiò il sorrisetto approvante di
Samantha.
“E allora perché mi hai fatto accomodare?”
chiese in tono brusco “So che sei il tipo di ragazza che non si fa problemi a
sbattere la porta in faccia alle persone.”
“Soprattutto se queste persone sono
eccessivamente bastarde” puntualizzò Samantha con un leggero tono d’allegria “Ma
tu, in fondo non mi conosci così bene, è questo che non mi piace di te. Sei
erudito ma anche incredibilmente ottuso.”
Louis sbuffò ancora, squadrando Draco con un
ghigno storto. “Vorresti farmi credere che questo biondino è più sveglio di me?
Sinceramente non regge al mio confronto e neanche al tuo; tu sei migliore, Samy, lui non è alla tua altezza.”
Samantha fece mulinare i capelli con aria
superba. “Non sono in molti ad esserlo.”
Draco borbottò qualcosa e Johnny ridacchiò,
acclamando l’orgoglio dei Drake.
“E non lo sei nemmeno tu, Louis” concluse
Samantha con ovvietà.
“Bene” sbottò Louis, issandosi dalla poltrona
con un ringhio “Se ci tieni a fare la puttana con l’inglese, per me sta bene.”
Draco lo seguì con lo sguardo affilato finché
lo vide paralizzarsi al cospetto di un’ombra nascosta nell’atrio del salotto.
Le gote abbronzate di Louis calarono di un
tono, sbiancando di colpo.
“B-buongiorno,
signor Drake” biascicò Louis con un misto di cortesia e terrore.
Draco allungò il collo mentre le risatine di
Johnny riempivano il salotto con un eco di sadica contentezza. Il padre di
Samantha era davvero imponente. Anche se più basso di Johnny e Draco di almeno
dieci centimetri e non eccessivamente massiccio, la piega autoritaria del suo
viso bastava a conferirgli quel tocco di violenza gorgogliante che assoggettava
lo sguardo di chiunque. Il tono autoritario lo rendeva molto simile a Lucius, anche se, mentre il signor Malfoy
dominava con un controllo glaciale, William Drake invadeva lo spazio con una
prepotenza fiammeggiante.
“Non salutare cortesemente, Torquemada” disse William Drake e, come Draco si aspettava,
la sua era una voce violenta e aggressiva “Ho ascoltato abbastanza per farti
desiderare una morte repentina ogni volta che incrocerai il mio sguardo.”
Draco si trovò a sorridere, immaginando i
brividi che scuotevano Torquemada.
“Seguimi” continuò il signor Drake senza
staccare gli occhi da Louis “Johnny, vieni anche tu?”
Johnny balzò dalla poltrona non prima di aver
lanciato un sorriso di vittoria a Draco.
“Se ti vorrai vendicare, amico Dra’, dovrai accontentarti dei resti.”
Draco sghignazzò mentre Louis veniva scortato
a forza dai due Drake nel probabile antro di tortura.
“Da quella parte c’è la palestra” osservò
Samantha, sedendosi a fianco di Draco “Povero Louis, lo useranno come bersaglio
per gli allenamenti di Quodpot.”
“Fortuna che quella Pluffa
è esplosiva” ghignò Draco, stiracchiandosi sulla poltrona e lasciando che la
fantasia lo conducesse alle grida di Louis.
Samantha gli cinse la vita, poggiando la
testa sul suo petto. “L’avevo detto che sei un bastardo” gli bisbigliò in tono
amorevole.
Draco sbuffò. “Posso fare di peggio.”
“Bene, ne sono felice” attaccò Samantha con
un sorriso equivoco “Perché domani incontrerai chi è ben peggio di te.”
Draco intese protestare, ma le labbra di
Samantha trovarono una piacevole alternativa per la sua lingua.
*^*
“Il capo degli Auror
mi ha dato appuntamento a quest’ora, mi saprebbe dire dov’è?” chiese Ron alla
prima guardia ministeriale che incrociò.
La guardia fece dondolare la testa in modo
distratto. “Il capo degli Auror? Credo si tratti di Othello Fairfax… nah, è
impossibile che ti abbia dato appuntamento, è da due giorni che è chiuso in una
stanza al secondo piano per progettare l’assetto del nuovo Ministero.”
“No, quello che dice lei è impossibile! Mi ha dato appuntamento, ne
sono sicuro” sbottò Ron in tono offeso “Ho persino la lettera.”
Ron allungò una pergamena sigillata a forma
di busta che recava lo stemma del Ministero.
La guardia afferrò la lettera,
stropicciandola un poco e valutandola con una smorfia critica. “Questa non
viene dal capo degli Auror.”
Ron sgranò gli occhi, un’inquietante ipotesi
gli guizzò nella testa. “Come? E da chi altri? Qui c’è scritto ‘Generale
dell’Esercito del Ministero’… deve essere il capo degli Auror.”
“Forse un tempo era così” borbottò la guardia
con trasporto “Ma adesso sono gli Eclitti l’esercito
ufficiale del Ministero.”
“Eclitti?” singultò
Ron “Cioè… Scrimgeour?”
La guardia annuì. “Sì, gli Eclitti in effetti
sono un gruppo del defunto Ministro Rufus Scrimgeour, ma ora il nuovo Ministro li ha un tantino
strumentalizzati: sui documenti ufficiali leggerai che il fondatore degli Eclitti, nonché loro Generale, è John J. Marshall.”
Lo sguardo di Ron cadde in una spirale di
orrore. “Allora, è stato lui a mandarmi la lettera?” mormorò quasi con voce
strozzata.
La guardia accennò con un cipiglio
pensieroso. “A quanto pare. Però è strano, perché di solito il Generale
Marshall non si prende la briga di reclutare novellini. Devi essere fortunato”
fece un gran sorriso che collimò in una smorfia “Oppure molto sfortunato,
perché il Generale Marshall presta tanta attenzione solo ai suoi pupilli o a
quelli che sinceramente ama tormentare.”
Ron rimase immoto sul posto, colto da una
temporanea paralisi che aveva poco a che fare con la paura e molto a che vedere
con il risentimento verso un destino ignobile.
“Comunque, il Generale Marshall è di là e
credo ti attenda per il test” lo informò la guardia, additando un portone
dall’aria solenne.
Le gambe di Ron si mossero di conseguenza.
“Buona fortuna!” gli urlò la guardia e Ron fu
quasi certo di cogliere nella sua voce una nota di sincera ironia.
Sospinse le ante del massiccio portone ed
entrò in quella che aveva tutta l’aria di essere un’arena d’addestramento. Ron
ingoiò saliva – niente prometteva un futuro roseo ed in salita.
La porta si richiuse alle sue spalle e da un
angolo arrivò l’eco di uno scrocchio d’ossa. Ron si scrollò un brivido dalle
spalle quando riconobbe il viso sogghignate di Marshall che lo contemplava mentre
faceva scrocchiare le dita.
“Cominciamo, Weasley?”
*=*=*=*=*=*=*=*
Good, good… Il futuro
non è molto roseo per Ron, ma vedrete come vanno le cose con Marshall nel
prossimo capitolo (hi hi hi…) che speriamo arriverà presto. Già, lo speriamo anche
noi ^_^ Non sappiamo mai a che velocità scrivere il racconto, noi promettiamo
di andare veloci ma, chissà come mai (scuola -_-), c’è sempre qualche
inconveniente di mezzo.
E’ bene sottolineare che in questo capitolo Ginny è del tutto assente (*_*), ma si sta impegnando per
il quinto capitolo e per dimenticare Han (povera ragazza…). Vi promettiamo una
Harry/Ginny come si deve nel prossimo, o meglio…
Harry ve lo promette se si da una mossa ^_^
All’inizio pensavamo di dedicare tutto il
capitolo alle mirabolanti imprese di riconquista di Harry, poi però ci siamo
dette: ‘no, già la Rowling abbonda con le mirabolanti imprese di Harry Potter,
cerchiamo di addolcire la pillola e diamo aria agli altri personaggi.’ In
realtà volevamo scrivere un pezzo Ginny/Harry come si
deve e quindi lo posteremo nel prossimo capitolo come già detto (ci teniamo
alle nostre ships ^_^) e ci saranno anche Remus e Tonks (sweet love *_*).
Comunque le autrici hanno ritrovato il senso
del titolo ‘Reconquista’ verso la fine: c’è il
Ministro Albert Gray (che non è più in sé
letteralmente *_*) che fa la sua ascesa al potere in linea verticale e si
riconquista il Ministero e il suo sadismo tiene testa a quello di Marshall (che
però si riscuoterà negli allenamenti con Ron ^_^); c’è Draco che pseudo-riconquista Samantha dall’infido Louis Torquemada (come quello del Libro di Diamante ^_^) con il
sempre voluto appoggio di Johnny (our love *.*) e
padre (finalmente entra in scena William Drake).
Che dire ancora? … Ci sarà un senso in tutto
quello che scriviamo?! Diciamo di sì. Diciamo che la seconda parte è
propedeutica (usiamo terminoni didattici per far
vedere che il lessico specifico lo conosciamo ndSamy
-_- ndKaho) alla terza parte.
RISPOSTE ALLE RECENSIONI!
Ninny: Per
fortuna ci hai ritrovato! *_* Grazie! Speriamo tu abbia gradito questo
capitolo! ^_-
Elia950: Sì! Il nostro spirito sadico esultava nella
scazzottata! E poi Molly è un mito! ^_- Grazie ciao! ^^
HarryEly: Grazie!
Anche noi ci divertiamo.. soprattutto a torturare Draco..! ah, tra parentesi, Kaho voleva sapere se hai aggiornato la tua storia sui
fondatori… falle sapere! ^_- Grazie!
EDVIGE86: Una Ron/Marshall? XD Scazzottata speriamo!!
XP vediamo che la lotta risveglia lo spirito sadico di tutti! Bene bene! la famiglia Weasley è tutta
unita intorno a Ginny… speriamo Harry ce la faccia
nella sua reconquista! *_* Ciao e grazie!
Saty: Hai
beccato il concetto: questa seconda parte è per risistemar tutto e prepararvi alla terza, credici, sarà distruttiva. Ci sono
alcune personalità che fanno venire i brividi anche a noi! i brividi di cosa
non si dice! X°D Draco è proprio lento su certe
questioni, ma d’altronde è ancora uno ‘sgarzoncello’
che non conosce il duro mondo normale, sempre protetto da una bolla di sapone
dalla mamma e dal papà… Johnny serve a renderlo più acuto su certe *ehm*
questioni ! XD Tonks è anche il nostro mito! *-* Se
glielo chiedi con gentilezza siamo certe che ti uccide Krum!
(se non lo fa Ron prima! XD) Contente che anche le parti demenziali piacciano!
*-* Grazie mille per tutto!! un bacione!!
Rosy823: Harry si muove, si muove! *_*” Anche se ha
sempre i suoi problemucci… scemo… >.>” Grazie a
presto! *-*
Cressida86: Speriamo che tu non sia morta nell’attesa!
^^; E non mandarci Avada Kedavra:
non ce lo meritiamo!! Vero? XD Grazie mille! ^.^ Bye!
Derfel Cadarn: Johnny è un mito. Intelligente, simpatico,
bello (sì, è anche bello nelle nostre fantasie! *ç*): e poi torturare Draco dà
soddisfazioni! XD Grazie! *-* Al prossimo capitolo!
Arya: Grazie!
^-^ A presto si spera! XD
Siamo a: 4/15
capitoli.
Next: “Lust” (Titolo allusivo *.* ndSamyKaho)
Samy & Kaho