“Io ti conosco” Queste furono le parole che uscirono striscianti dalle sue labbra serrate, un sibilo piu’ freddo della morte, affilato, premeditato, e soprattutto, incompleto. “Mi conosci? conoscere è una parola grande, di me sai solo il nome, sai solo come mi sono comportato in quest’ultimo periodo di esistenza, di me non sai nulla. Sai quello che c’è scritto sulla carta d’identità, su di un pezzo di carta. Di me non sai quello che la mia pelle vuole raccontare, quello che i miei occhi nascondono nel buio dell’amarezza. Non sai quello che nascondo tra le coperte, che mi assale ogni notte, puntualmente si nutre del mio sonno e lentamente si fa spazio nel mio cervello, insinuandosi nei buchi creati dalla paura. Non sai quello che penso quando dico di star bene. Non sai, non mi conosci. Tu sai qualcosa di me, null’altro.”