Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: The fifth Marauder    20/08/2013    1 recensioni
"L'uomo cominciò a raccontargli, sempre con un filo di voce, di un assassino -dalla storia, John dedusse che abitava lì vicino- di cui tutti, in zona, erano preoccupati. Spiegò che non parlava con nessuno, ma che lanciava sguardi di sottecchi a quelli che lo incontravano per strada. Una strana sparizion era stata attribuita a quest'uomo.
«E, purtroppo,» stava aggiungendo, mentre il volto preoccupato della moglie lo fissava (Evidentemente le doveva sembrare abbastanza sbronzo, perché, a giudicare dall'espressione di lei, stava parlando fin troppo.) «Abita al terzo piano di questo stesso condominio!»"
Una storia dal punto di vista di un ragazzo di tredici anni, John, che passerà qualche "strana" settimana a casa di sua zia. Dopo aver sentito varie dicerie e pettegolezzi, imparerà, attraverso situazioni scomode e attimi di confusione, che non tutto è come sembra, e che la verità può essere nascosta con un po' di furbizia e di crudeltà.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La serata non ne ebbe per molto: quando mr McBrian fu talmente sbronzo da non poter reggersi in piedi, sua moglie si congedò, con un sorriso tirato, scusandosi e portando di peso il marito fino al pianerottolo.

Zia Lizzie fece un sorrisetto allegro mentre chiudeva la porta alle loro spalle.

«Bella serata, eh?» sospirò compiaciuta al ragazzo, che nel frattempo aveva cominciato a sparecchiare sotto ordine di lei.

«Uh-uh.» rispose quello, sovrappensiero.

«Che hai?» chiese la zia, allarmata dalla sua indifferenza. «Non ti sei divertito?»

"Assolutamente no!" pensò lui, ma si trattenne dall'ammetterlo, limitandosi ad una scrollata di spalle. Lei parve accontentarsi e cominciò un monologo infinito su quanto interessante fosse parlottare e spettegolare di tutti con la moglie del panciuto signore. Di tanto in tanto annuiva, troppo concentrato coi pensieri per poter ascoltare la zia vantarsi della sua "fantastica cenetta".

«E va bene...» Aveva sbuffato poi alla fine, con tono arrendevole. «Si vede che sei stanco. Lascia e va' a dormire, non preoccuparti! Lavo domani i piatti.»

Gli sfiorò una spalla con la mano forse per incoraggiarlo, anche se John non la guardò in viso e ignorò l'espressione che in quel momento poteva avere. Si limitò ad annuire e a spostarsi nell'altra stanza, accompagnato dal rumore che le stoviglie facevano mentre venivano gettate nel lavandino alla rinfusa. Entrò nella camera e si chiuse la porta alle spalle, mentre cercava svogliatamente il pigiama tra i suoi vestiti e, dopo averlo trovato, cominciava a cambiarsi. Sentì il tonfo che zia Lizzie fece per sedersi goffamente sul divano, e subito dopo le voci di una qualche pubblicità. 
Era stanco, non vedeva l'ora di andare a dormire. Ma, in fondo, sapeva che non era dovuto solo a quello, se ora si sentiva tanto strano. Fissò qualche attimo le mattonelle del pavimento con quell'orrido motivo floreale. Sotto di esse, quindi, vi viveva un assassino? Certo la cosa non poteva rimanergli così indifferente come invece aveva dimostrato prima, quando il buffo proprietario del palazzo gli aveva raccontato del motivo per cui era così "popolare".

Si trascinò verso il letto, mentre il volume della televisione altissimo accompagnava le urla disperate di sua zia contro i personaggi della Soap-Opera che stavano trasmettendo.

Spense la luce e si sedette sul materasso fissando dalla finestra la strada sottostante, illuminata a giorno dall'infinità di lampioni che vi erano per i marciapiedi su entrambi i lati. Era tardi, e di sotto l'unico movimento era dato dalle macchine che sfrecciavano solitarie in quella zona. A John piaceva quella tranquillità, lo faceva sentire a casa, dove non v'era altra abitazione nel raggio di 300 metri e...

«Voglio tornare a casa.» piagnucolò. Subito l'immagine di sua madre gli si formò in testa, e lui, con un sonoro sbuffo, ricordò a se stesso il motivo per cui lui era lì: sua zia, vivendo da sola, aveva bisogno che sua madre la assistesse!
Poggiò svogliato il mento sul davanzale, premendo il naso contro il vetro, e si sistemò la frangia che gli continuava a cadere sugli occhi. Però proprio da zia Lizzie! Lì era davvero una noia!

Un'ombra scura catturò la sua attenzione, distraendolo un attimo dai suoi pensieri. Socchiuse gli occhi per vedere meglio, ma tutto quello che riuscì a vedere fu una figura apparentemente alta e snella che, col capo coperto da un cappello nero, camminava da sola tenendo le mani in tasca. John però si accorse anche di un altro dettaglio: di chiunque si trattasse, era abbastanza nervoso! Teneva infatti un passo sostenuto, mentre furtivamente girava la testa a destra e sinistra, guardandosi intorno. Ma chi era?

La possibile risposta gli arrivò come quasi un'illuminazione. Il ragazzo si lanciò di colpo sul cuscino, rinunciando ad osservare quel tipo che camminava furtivo. Possibile? Che stava facendo a quell'ora, ancora? E perché era tanto guardingo? E se...

Un brivido lo scosse, e non un brivido di freddo, ma di terrore. Terrore che un'altra vittima potesse essere caduta nelle mani di un assassino quella stessa sera, che questo stesse tornando a casa, che solo poche spanne lo separassero da colui che avrebbe potuto ucciderlo in ogni momento...

«Andiamo, piantala!» sussurrò a se stesso il ragazzo, coprendosi il viso con le mani. "Non essere idiota!" si ripeté, sbuffando. Certo, quella a cui aveva pensato non doveva essere poi la più improbabile delle ipotesi, ma... Lui era al sicuro, no? E chi gli diceva che quello lì che era per strada fosse davvero l'assassino di cui il signor McBrian aveva parlato per venti minuti consecutivi? E poi, perché avrebbe dovuto prendere proprio lui?

Per un ragazzino di tredici anni è difficile controllare certi pensieri, soprattutto al buio della notte e lontano da casa. E così, tra una domanda di paura e una risposta incerta, John cadde in un sonno agitato. 

Non poteva certo immaginare che, in quel momento, tre persone piangevano silenziosamente ed in solitudine.

Angolo autore
Bene, eccoci con l'aggiornamento! In un certo senso, questo capitolo me l'ero già mezzo preparato da un po', ma nel tentativo di finirlo ho indirizzato la storia in una direzione che non era prevista e...
Sto zitto, non voglio anticipare niente. u.u Spero solo che questo capitolo non vi deluda, anche se in un certo senso è giusto una specie di ponte.
Uh, e non dimentichiamo i ringraziamenti! Stasera ne ho uno speciale, perché non voglio ringraziare un'unica persona, ma per la precisione tre: la famiglia Ivaldi-Dolciami! Un capitolo idiota per mamma Cé, mamma Dandi e Angie la mia sorellina! (?)
Ok, alla prossima col prossimo capitolo! :3

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: The fifth Marauder