Tutti pensano di conoscerlo, tutti credono di conoscerlo, ma nessuno sa del passato alle sue spalle, nessuno sa come lo chiamavano quando non era in grado di sentirli. Zayn lo chiamano, ma non è il suo nome, pakistano gli dicono, ma non è dov’è nato. E’ facile pensare alla parte di superficiale di una persona e mettergli una bella etichetta appiccicosa che copra quello che di piu’ profondo c’è in qualcuno vero? Inutile dire che è da codardi, e che ora, ragazzi miei, andrò a togliere quell’etichetta scolorita dal tempo che è appiccicata da tempo sul cuore di Zayn. Zain, così si chiama, così sempre si chiamerà, per noi che lo conosciamo, voi pensate che abbia una vita semplice, canta, soldi, ha la ragazza, ma pensate mai VERAMENTE a lui? Pensate mai come si possa mai sentire ‘sto povero ragazzo che viene coperto di insulti alla mattina alla sera, che viene giudicato dal numero di nicotina che assume, dalla quantità di inchiostro che ha sottopelle? Scommetto di no, ma è normale tranquilli, nessuno vi chiede di farlo, semplicemente non dovreste giudicare se non lo conoscete sul serio. Sapete, voi lo vedete lì che sorride mentre canta, che scherza con gli amici e che bacia la sua ragazza, ma la sua via non è come vuole far sembrare. Bradford bad boy, anche così è conosciuto no? Ahaahahah, seriamente? Ma bad dove che ha una faccia da cucciolo. Bah vabbè, riprendiamo dalla storia della sua vita. Zayn è quel ragazzo semplice, che ama cantare e far felice la gente, non chiede altro. Dipende dai suoi amici piu’ di quanto dipenda dalle sigarette. Per farvi capire com’è dentro vi racconterò come lo vedo io. Lo avevo appena conosciuto, era passato da “Idolo” a “Amico” e per me era la gioia piu’ grande, quando lo guardavo mi perdevo, come se in lui ci fosse un paesaggio di montagna con tanti particolari preziosi da osservare con premura, un paesaggio che hai paura domani non ci sia piu’, un paesaggio segreto, che hai paura di abbandonare agli altri. E vogliamo parlare del suo sorriso? Ne ha piu’ di uno, ho imparato a riconoscerli ormai. Ha il sorriso costruito, quello che gli impongono di fare, niente fossette, niente denti, gli occhi non brillano. Ha il sorriso trattenuto, quello che fa quando vorrebbe uccidere qualcuno, vorrebbe riempirlo di parole e poi sparire nel nulla, quasi cattivo come sorriso, occhi infuocati di risentimento, sguardo truce, cartello di pericolo. E poi c’è quello che mi piace chiamare “il mio sorriso”, mio non perché mi appartenga o perché sia una replica di un mio sorriso, semplicemente perché è quello che mi fa scoppiare in lacrime, che mi fa sorridere a mia volta, rendendo mio quel sorriso. Non è complicato, lingua in mezzo ai denti, rughette ai confini degli occhi, ai confini di quegli enormi e stupendi occhi marroni, l’esempio perfetto che gli occhi non importa di che colore siano, basta saperli usare, sono convinto che ogni volta che fa questo sorriso gli si alza il ciuffo, come quando i cani scodinzolano, boh è una mia impressione.