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Autore: Haiku    22/08/2013    1 recensioni
"Non potevo credere a i miei occhi, quella notizia mi sconvolse, ed i miei pensieri erano muti, incapaci di dare spiegazioni logiche.
L’ansia aumentò quando i nostri occhi si incontrarono, vidi nei suoi stupore, rabbia, gioia e tristezza come un onda che sparì velocemente fino a quando non vidi più nulla. Avevo però capito che in realtà non mi aveva visto, fui sollevata per un attimo poi non potei non pensare che poteva avermi dimenticato.
Chiusi gli occhi per qualche istante, le mie emozione avevano preso il controllo su di me."
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sei pronta? Non vorrai farci fare tardi?”
Chiese mia madre quasi con aria scocciata.
Mia madre era di circa cinquant’anni dai i classici tratti romani, aveva occhi scuri e capelli castani  non molto lunghi e sempre raccolti, come richiedeva la moda di quel periodo.
I lineamenti di una donna che da giovane aveva il suo bel fascino.
Non abbiamo mai avuto un gran rapporto, tendeva sempre a paragonare tutti i miei comportamenti, giusti sbagliati che siano, con quelli di mia sorella, a volte mi trattava come una bambina e non riusciva a vedermi come una giovane donna di ormai venti anni.
“No mamma, vi stavo aspettando, e poi è così necessario che venga anche io?”
Le chiesi quasi supplicandola.
“Certo, voglio che tu venga insieme a me come quando eri piccola. Ti ricordi di qui bei tempi, potremmo confidare nella preghiera, per far si che il nostro rapporto torni come prima.”
“Va bene, madre”.
Sospirai con fare sofferente.
Pensai infine di rassegnarmi e di andare con lei, presi il mantello e ci dirigemmo a san Pietro,che come al solito accoglieva molti fedeli, ci dividemmo. Io mi sedetti accanto ad una giovane molto bella, dai lunghi capelli biondi raccolti da una retina scarlatta , gli occhi verdi scuri, accanto a lei un vescovo anche lui giovane ma scuro di colori, per un attimo credetti di averli già visti.
All’inizio pensai che presentarmi fosse da pazzi, ma quei volti mi erano così familiari che non resistetti.
“Con chi ho il piacere di essere vicina?” chiesi alla ragazza.
“Io mi chiamo Lucrezia, Lucrezia Borgia e questo è mio fratello e voi chi siete?”
“Giulia …”
Non riuscii a finire che iniziò la messa e la mia voce venne coperta dal rumore di persone che si alzavano e dalla campana che indicava l’apertura della Santa messa.
Quel nome, non potevo crederci, sapevo esattamente chi erano, dopotutto erano una delle famiglie romane più famose di quel periodo. Ma la cosa diventò più sconvolgente con l’entrata del papa.
Riconobbi nel suo volto, quello di un uomo che aveva ormai sessanta anni, quei pochi capelli che si potevano vedere per via della tiara erano ormai grigi, gli occhi profondi e scuri, i lineamenti ben definiti, non era un uomo bellissimo ma aveva un fascino particolare che per mia immensa sfortuna aveva fatto colpo su di me.
Ed era lì il mio ex amante, ex cardinale , ex confidente ed attuale papa. Appena la messa incominciò e scese il silenzio, optai per fare qualche domanda alla giovane Lucrezia.
“Chiedo scusa, ma vedete sono stata assente a lungo e mi chiedevo chi è quell’uomo?”
“Come non lo sapete? Lui è Alessandro V I , l’ex cardinale Rodrigo Borgia, nonché mio padre.”
Credetti quasi di morire, ma qualcosa o qualcuno mi fece riprendere, fu il vescovo che sedeva accanto a Lucrezia, si avvicinò premurosamente a me.
“State bene?” chiese lui preoccupato.
“Credo di si, grazie”.
Non potevo credere a i miei occhi, quella notizia mi sconvolse, ed i miei pensieri erano muti, incapaci di dare spiegazioni logiche. Tutto si muoveva troppo velocemente attorno a me, qualche goccia scendeva fredda dalla fronte. La paura che provai, in quei pochi secondi, fu troppa da poter spiegare, irragionevole, irrefrenabile, inspiegabile.Chiusi gli occhi per qualche istante, le mie emozione avevano preso il controllo su di me. “Siete sicura di sentirvi bene? Forse è meglio che usciate a prendere un po’ d’aria. Permettetemi di accompagnarvi.” “Vi ringrazio v …” “Chiamatemi pure Cesare .” Sorrise e mi porse il braccio. “Cesare.” Mi appoggiai a lui visto che non avevo forza, mentre uscivamo mi sentii osservata, o almeno credetti, mi voltai e cercai il suo sguardo, ma non volevo farmi riconoscere, così mi girai di nuovo. Appena usciti incominciai a respirare profondamente per cercare di riprendermi. “Vi sentite meglio?” “Molte grazie, ma non dovevate.” Era stato veramente gentile da parte sua, dopotutto ero solo un’estranea per lui.
  
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