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Autore: A little piece of Heaven    22/08/2013    0 recensioni
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Critical Acclailm



Capitolo 7

My Medicine.

 

Un improvviso odore di muschio e pini mi svegliò. 
Mi svegliai in un letto che non era il mio.
In una stanza che non era mia.
In una casa che non era mia.

 

Aaron

Non so se la cosa più difficile fosse ignorare i vicini che litigavano o Sarah che dormiva nel mio letto.
Ero seduto sul divano, la televisione accesa, e l’orologio che scandiva ogni secondo dell’attesa.
Vivevo da solo in quell’appartamento, quindi poteva dormire quanto voleva.

Ero preoccupato per la sua famiglia, non volevo che la sgridassero perché era tornata a casa tardi.
Aveva dei problemi a casa, e lo si notava dalla luce dei suoi occhi che cambiava improvvisamente quando le chiedevi qualcosa riguardante la sua famiglia. 
Era così bello vedere quella luce nei suoi occhi. Avrei fatto qualsiasi cosa per cacciare via i brutti pensieri.
7.30 PM
Dai Sarah, svegliati.

 

Sarah

Non riconoscevo la stanza.
Sentivo solo questo odore di pini.
Infondo al letto c’erano dei vestiti. Indossavo dei pantaloni della tuta e una maglietta. Com’ero finita in quei vestiti? Indossai i pantaloncini rossi e la canottiera nera che giacevano in fondo al letto, ed uscii dalla camera.
Percorsi un lungo corridoio, pieno di quadri interessanti: rappresentavano volti, paesaggi, felicità e tristezza.
Con gioia notai una bellissima polaroid appoggiata su un piccolo mobiletto in legno, la presi in mano esaminandola. Doveva avere come minimo vent’anni, era molto vecchia ma ancora bella. Non resistetti, e la provai. Scattai una foto al corridoio vuoto, pieno di quadri e di fantasmi passati per quella casa.
La polaroid funzionava. La foto era un po’ ingiallita, il che dava un tocco di macabro alla foto. La misi a posto e posai la foto a fianco della polaroid.
Alla fine del corridoio sentii un fantastico profumo di pancake e vidi Aaron giocare con la bottiglia del succo. Perché Aaron cucinava dei pancake? Non era mattina. O almeno così speravo.

“Ciao” dissi. Si voltò di scatto.

“Oh, ti sei svegliata!”

“Così sembrerebbe. C’è un buon profumo che attira il mio stomaco verso di te.”

“Solo il tuo stomaco ti attrae verso di me?” risi.

Mi avvicinai ad Aaron, osservando cosa cucinava. Aveva persino tagliato delle fragole, da mettere sui pancake.

“Come sai che mi piacciono i pancake?”

“A tutti piacciono i pancake”

“Ma io sono fuori dalla massa.”

“Infatti tu mangerai i pancake con fragole e panna montata”

Perché alla fine Aaron, con i suoi piccoli gesti riusciva a farmi sentire meglio.

“Che ore sono?”

“È ora di cena”

“E noi mangiamo i pancake”

“Esattamente” e con un sorriso soddisfatto prese i pancake, le fragole e la panna e ci mettemmo a tavola.

Così, nella nostra semplicità senza dire nulla mangiammo i pancake.
Era una casa semplice, quasi vintage. In un angolo c’era persino una chitarra classica, che dava l’idea di essere scordata, e probabilmente lo era.
Non c’era nessun segno in casa. Nessun passaggio di nessuno, nessun mazzo di chiavi, nessun cellulare. Nulla.
Era una cosa strana, ma allo stesso tempo mi incuriosiva. Dov’erano i genitori? Abitava da solo? Tutto solo? 365 giorni all’anno?

“Ti vanno bene i vestiti che ti ho dato?”

Inizialmente non capii a cosa si riferisse, mi guardai le gambe e realizzai che parlava dei vestiti che avevo trovato infondo al letto.

“Vanno benissimo ma… come ci sono finita dentro quei vestiti della tuta?”

“Beh, eri fradicia e sei crollata subito sul letto..”
“Aaron!”

“Non ho guardato niente, giuro!”

Risi.

“Non ti sei perso niente, credimi.”

“Invece sei bellissima, Sarah.” Arrossii. Non ero abituata ai complimenti, ed Aaron continuava a farmeli. Non erano quei complimenti che ti fanno gli amici per farti sentire meglio, lui…lo pensava davvero.

“Non ci voglio tornare a casa Aaron.”

“Non sei obbligata a farlo. Resta qui, con me.”

Si avvicinò, mi accarezzò dolcemente la guancia, esaminò il mio viso e infine mi baciò.
Fu il bacio più bello e dolce del mondo, senza fretta, senza ripensamenti, ma con tanto desiderio.

“Sarah, resta.”

Non potevo fare altro, e non volevo fare altro.
Aaron era la mia medicina, e io non volevo tornare a casa.
Lui era casa.

 




Saluti dall'autrice:

Dopo tanto tempo, sono riuscita a scrivere il settimo capitolo. Non è niente di che, lo so, ma sempre meglio di niente.
Spero comunque che lo abbiate apprezzato, in attesa dell'ottavo capitolo (se mai ci sarà).
Nightmares a tutti,
Heaven.

  
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