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Autore: Lily_nee    22/08/2013    2 recensioni
Cosa è accaduto durante il primo esame per diventare Hunter cui ha partecipato Hisoka?
Esatto, quello in cui è stato squalificato! Ho provato a immaginare uno sviluppo della storia a partire da un'altra figura da me inventata, Amelia. Che relazione avrà con lui? Se vi ho incuriosito, date un'occhiata!
Genere: Avventura, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hisoka, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Terzo.

 

Dopo essermi accertata che il ragazzo dai capelli rossi si sia effettivamente allontanato un bel po’, torno a sedermi nella cabina del treno dove, all’inizio del mio viaggio, mi ero appisolata.
Il treno prosegue il suo percorso senza che io riesca più a prender sonno, così mi limito a fissare il paesaggio fuori dal finestrino: il Sole che questa mattina picchiava forte sul mio viso si fa più debole, i suoi raggi cambiano colore, dal giallo acceso ed accecante all’arancio più tenue e dolce. Inizia ad insinuarsi sotto il mio naso l’odore della sera che avanza col suo manto scuro ed  avvolgente, infine, lentamente, la Luna sale in cielo quasi a fare da regina alle miriadi di stelle che ha attorno.
                                                     .                      .                     .
 
 
Passano un’ora e mezza massimo due e di nuovo avverto uno strattone, come se il treno stesse inchiodando.
“Di nuovo?” – urlo mentre mi alzo e apro la porta della cabina.
“Siamo quasi giunti a destinazione, fra poco ci fermeremo.” – una voce, che riconosco essere quella del signore che sta sempre accanto al conducente, parla dall’altoparlante.
“Aah, stanno iniziando a frenare...” – penso tra me e me, sollevata che non ci sia un nuovo e pericoloso salvataggio da fare. Poi realizzo di esserci, finalmente!
Apro con fin troppo entusiasmo il finestrino alla mia destra, tiro fuori la testa ma essendo buio non riesco a vedere niente. Il vento mi scompiglia i capelli e quasi mi impedisce di tenere gli occhi aperti, ma non importa. Pur non vedendo, posso sentire.
Inspiro profondamente l’aria di fuori: “Profuma di avventura.” – sussurro.
“Già... Amelia.” – una voce alle mie spalle, mi volto di scatto e dietro di me c’è, immancabilmente, il ragazzo dai capelli rossi. Una vera e propria persecuzione questo tizio! Per non parlare poi, del tono inquietante di voce con cui pronuncia il mio nome.
 
Non gli rispondo nemmeno, vado di corsa verso la sala di comandi del treno per parlare con il capitano. Mentre correvo via avrei giurato di sentirlo ghignare.
 
“Dove vai così di fretta?” – mi domanda il capitano venendo verso di me, tanto che per poco non lo travolgo.
“Da lei! Piuttosto chi porta il treno ora?” – chiedo allarmata.
“Chi porta il treno in questo momento? Beh proprio nessuno dal momento che ci siamo fermati.” – mi schernisce.
“Ah..davvero?” – sono basita, non mi sono accorta che la frenata era terminata. Tutto perché? Già, quel maledetto rosso.

“Oh bene eccovi qui tutti e tre, finalmente.” – esclama senza dar peso alla mia reazione. Mi accorgo che sono arrivati gli ultimi due passeggeri del treno: lo scorbutico e lui.
 
“Bene, avete superato la prima selezione! Ancora congratulazioni. Lasciate che vi dia un consiglio ora...” – continua il capitano.
Le attenzioni di tutti si spostano sulla sua persona, siamo concentrati sulle sue parole.
“Quando lascerete questa stazione, cercate l’unico locale della città: la Locanda della Luna Nascente. Sicuramente qualcuno lì saprà darvi indicazioni sul luogo dove si svolgerà l’esame per diventare Hunter! Ora coraggio andate, andate!” –  gli occhi azzurri del capitano, che splendevano contrastando con la bianca barba, tradivano quel falso tono burbero di voce col quale ci stava liquidando.
Che si fosse affezionato con così poco tempo?
Era sicuramente una persona molto simpatica, gentile ed onesta. E se fosse stato così anche mio nonno?
...Un momento! Perché adesso mi veniva in mente mio nonno?
Cerco di scacciare immediatamente quel pensiero dalla mia testa, che me ne importa dei miei genitori naturali e dei miei nonni? Proprio niente!
Seguo meccanicamente gli altri verso l’uscita del treno, e sento il capo del treno augurarmi buona fortuna alle spalle.
 
                                                  .                    .                          .
 
La città in cui sono giunta, Moon, è deserta al momento; così mi guardo attorno per cercare qualcuno che sappia indicarmi come arrivare alla locanda. Cammino per minimo tre chilometri senza vedere l’ombra di una persona, eccetto che per lo scorbutico del treno che evito accuratamente prendendo una direzione opposta alla sua, in quanto mi sta antipatico.
 
Ma c’è un altro incontro, mio malgrado.
“Hai trovato la locanda?” – una voce viscida e melliflua alle mie spalle...come non riconoscerla!
“Tu?” – domando di rimando allo strano ragazzo dai capelli rossi.
Ghigna...di nuovo.
“Sì! Se vuoi ti ci accompagno...” – mi propone ammiccando.
Palesemente spaventata ed impressionata dal suo essere così inquietante, mi dileguo in un istante alla velocità della luce, gridando alle mie spalle, con un braccio alzato per salutare e ad una distanza di un paio di metri:
“No grazie, me la caverò.”
 
“Rimane il fatto, però, che non ho idea di come arrivarci a questa locanda” – penso disperatamente.
Nella frustrazione più totale, proprio mentre sto per abbandonare mi viene un’idea geniale: se una città è deserta a mezzanotte, la maggior parte delle popolazione starà dormendo nella propria dimora, ma c’è una buona probabilità che qualcuno stia facendo baldoria in qualche locale con gli amici. E proprio grazie al silenzio, potrei riuscire ad avvertire gli schiamazzi di qualcuno ed arrivare così alla Luna Nascente. Certo, le possibilità sono scarse, ma io avrei tentato comunque.
 
Chiudo gli occhi, attorno a me il più completo silenzio, divengo un tutt’uno con ciò che mi circonda. Ecco i primi suoni.
C’è non troppo lontano un gatto che miagola, continuo a tendere l’orecchio...Un  gufo sta bubolando alla luna...Qualcuno deve esser sceso a gettare l’immondizia...
“Portaci un altro bicchiere!” – altri due chilometri circa, sulla sinistra. Trovata!
Corro in quella direzione, deve essere per forza quella! Ed infatti, mezz’ora dopo eccomi lì:

Locanda della Luna Nascente.
 
Varco la soglia: un locale abbastanza accogliente, con una luce calda, qualche tavolino, delle scale che evidentemente conducono alle stanze per i clienti che intendono fermarsi, ed il bancone del proprietario.
Mi dirigo verso quest’ultimo.
“Salve, il capitano del treno che è arrivato poco fa in stazione, mi ha raccomandato di chiedere in questa locanda delle informazioni riguardo il luogo dove si svolgerà l’esame per diventare Hunter.” – spiego in maniera molto cortese.
 
“Sei la terza che mi fa la stessa domanda questa sera. Per le indicazioni dovrete attendere domattina tu e i tuoi amici. Per questa notte dovrete fermarvi qui e pagarmi la stanza.” – mi spiega distrattamente continuando a pulire il bicchiere che teneva in mano da quando sono entrata.
 
“Ma io non voglio dormire, voglio raggiungere il luogo dell’esame.” – protesto nonostante alla fine mi senta più stanca di quanto non voglia ammettere.
“È la politica del locale, signorina. Nessuna informazione e  nessun favore in cambio di niente. Quindi paga i tuoi 870 Jenny e non fare storie se vuoi le tue indicazioni.” – mi risponde asciutto, poggiando la chiave delle stanza numero 7 sul bancone.
 
Sono furiosa, gli sbatto i soldi sul bancone, prendo la chiave e me ne vado: “Bene, tante grazie.”
 
 
Salgo le scale e arrivo ad un corridoio buio, dove a malapena si leggono i numeri sulle porte. Ecco la numero 7, infilo con non poca difficoltà la chiave e qualcosa si accende: c’è una specie di schermo sulla porta!
 
“Maledetta porta, apriti!” – sento qualcuno sbraitare poco più in là di me. Cerco di acuire la vista, e con la fioca luce concessami dallo schermo che si è appena acceso, riesco a scorgere il burbero aspirante Hunter del treno che batte i pugni sul display della sua camera.
 
Curiosa, ma comunque noncurante, torno a concentrarmi sulla mia numero 7, giro la chiave  nella serratura ed anziché aprirsi, appaiono sullo schermo delle parole.
 
“Se vuoi entrare nella tua camera, devi rispondere alla domanda. Premere ‘Sì’ se di desidera procedere, ‘No’ se si desidera abbandonare la propria aspirazione.”
 
“Diamine, avrei pagato 870 Jenny ed adesso non ho nemmeno la certezza di sdraiarmi su un letto?! Quale aspirazione poi?” – bofonchio fra me e me premendo il tasto ‘Sì’.
 
Le lettere si mischiano, cambiano e formano il quesito:
 
“In una stanza ci sono due padri e due figli. Tuttavia vi sono solo tre persone, come è possibile?
 
Prego rispondere ad alta voce”

 
 
“Crede davvero di raggirarmi così?” – penso prima di dare la risposta con un tono di voce chiaro e conciso:

“Nella stanza vi sono: un bambino, suo padre ed il padre di suo padre.” – la stanza si apre.
 
Entro dimenticandomi dell’antipatico alle prese con la sua domanda, e stanca non noto nemmeno l’arredamento, mi dirigo semplicemente in bagno per farmi una doccia.
Uscita con un asciugamano addosso, mi avvicino alla finestra che da su delle montagne buie e maestose. Noto qualcosa di strano: non è chiusa bene. provo a forzarla ma niente, infine mi accorgo che c’è una carta ad impedire il mio gesto. Così la sfilo e riesco a bloccare i fastidiosi spifferi che stavano entrando.
 
Vado verso il letto rigirandomi la carta tra le mani, finché noto che c’è scritto qualcosa sopra:

“Complimenti per l’arguzia, Amelia.”
 
La carta era un asso di cuori.
 

 
 

*Lily_nee*

 

Eccoci con il terzo capitolo di questa ff!
Domando scusa per il mega-ritardo nell’aggiornare :’(
Spero che qualcuno abbia ancora voglia di leggere la mia storia.
Beh tornando a noi: sono scesi dal treno, e l’esame per la nostra Amelia è
giunto alle porte.
 
Ma...quella carta? Di chi sarà? Non vi viene in mente nessuno?
 
Alla prossima, un bacio! <3

  
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