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Autore: Writer96    22/08/2013    4 recensioni
“Non puoi fare questo. Non puoi!”
Ci saranno ottomila parole che gli rimbalzano sulla lingua, ma quando lei gli morde una guancia con tutta la forza che ha in corpo, sono queste ad uscire, a depositarsi come una polvere sulle spalle di lei. Perché lei non può.
“Questo cosa, eh? Cosa, Remus?”
[...]
“Non puoi spostarlo, non puoi spostare il muro.”
Remus/Ninfadora.
Contro la paura. Del dolore.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il muro.








Il muro.
Il muro è ancora lì, fermo, l’unica cosa che ancora non stia girando vorticosamente.
Il muro, dunque. E’ lì che finisce la schiena, le gambe, dove finisce tutto.
Il muro.

“Non puoi fare questo. Non puoi!”

Ci saranno ottomila parole che gli rimbalzano sulla lingua, ma quando lei gli morde una guancia con tutta la forza che ha in corpo, sono queste ad uscire, a depositarsi come una polvere sulle spalle di lei. Perché lei non può.

“Questo cosa, eh? Cosa, Remus?”

I denti di lei si allontanano dalla sua guancia ispida e per un attimo Remus è in grado di focalizzare il suo viso, le sue labbra, gli occhi evidenziati dalla matita azzurra. Il muro gli sta graffiando il collo, lo sente, così immobile che a momenti se lo inghiotte e Remus pensa che è sbagliato che il muro sia lì e non dove aveva previsto di farlo stare lui.

“Non puoi spostarlo, non puoi spostare il muro.”

Lei scoppia a ridere e si allontana, tenendogli le mani ben salde sulle spalle. L’addestramento da Auror le ha fatto bene, ci devono essere decine di muscoli là sotto quella pelle sempre in cambiamento e ha delle dita talmente forti che gli fanno dannatamente male, così conficcate sulle sue cicatrici. Remus la osserva mentre torna seria e lo fulmina, uno sguardo che non ha niente di giocoso, uno sguardo che sa di rabbia.

“Posso. Voglio spostarlo, voglio romperlo questo maledetto muro! Dimmelo, eh, dimmelo, ti sembra giusto farci questo? Costringerci a stare divisi perché tu potresti diventare pericoloso? A me, a me non pensi, razza di deficiente? Non pensi che forse non voglio...”

Ninfadora ansima, sposta i capelli, dimentica del fatto che potrebbe trasformarli in qualcosa di pratico. Ha ancora addosso il vestito che ha messo apposta quella sera, sapendo che Remus sarebbe stato a cena dai Weasley, con cui ha così tanto legato dopo l’episodio di Bill, e che non è servito a niente, se non a procurarle più dolore del solito nel vederlo autopunirsi ogni volta che gli scappava qualche occhiata su di lei.

“...Che forse non voglio starti lontana? Non pensi che ci siano cose più forti della paura?”

E’ il turno di Remus per ridere senza allegria. La paura vince tutto, ha sempre vinto tutto. Forse solo i Malandrini erano più forti della paura ma chissenefrega, tanto se ne sono andati tutti. Se ne andrà anche Ninfadora, e Remus aggiungerà solo una cicatrice in più, che sparirà dopo una Luna Piena o due, sotto nuovi graffi e nuove paure. Si era imposto un muro e l’aveva imposto anche a lei, e ora lei l’ha rotto, baciandolo con foga prima di lanciarlo contro quel muro, schiacciandolo con il suo corpo esile. Le aveva detto che il muro era un muro di paura e di dolore e non si sarebbe sgretolato mai. E ora Ninfadora l’ha spostato.

“Dora, nulla è più forte della paura. Non ho intenzione di amarti e di perderti, non ho intenzione di vederti cadere perché hai spostato il muro che ti salvava.”

La presa di Ninfadora è più forte, o forse sono solo gli anni che pesano come macigni addosso a Remus, fatto sta che le gambe gli cedono e lui stringe il muro con le mani, graffiandosi i palmi e rompendo le unghie già sbeccate.

“Scappi, Lupin? Scappi perché credi di non meritarti più nulla? Non ho Platani Picchiatori, non ho la possibilità di diventare James o Sirius, ma ho tutta me stessa. Non me ne faccio nulla di un maledetto muro contro il quale sbatterei solo la testa fino a sanguinare.”

La voce di Ninfadora è più calma, quasi di scuse. Non l’ha scelto lei di innamorarsi di lui, ma vuole scegliere di amarlo, pur sapendo ogni difficoltà dietro alla cosa. Lascia le spalle di Remus e gli scivola accanto, il muro della Tana che sembra solo un riparo per dispersi.

“Ti farò più male io.”

Dora sorride e Remus la guarda, spostando lo sguardo sulla mano che lei gli ha preso. Non c’è rabbia o malizia in quel gesto, non come quando lei gli ha sfiorato un ginocchio sotto al tavolo, o quando è apparsa dalla porta con quel vestito che stonava così tanto con la guerra e la tristezza. C’è solo Ninfadora, che chiede.

“Siamo passati da un condizionale ad un futuro, non male, Lupin. Non male.”

Ansimano leggermente, forse è il fatto che non sono abituati a baciarsi così e ad urlare con così tanta forza. Forse è solo il muro che gli è crollato addosso, pezzo dopo pezzo, non tutto, si sgretola piano, il dolore è una malta troppo forte e resistente.

“Insegnami.”

Ninfadora appoggia la testa sulla spalla di Remus, strofina il naso sulla camicia scura e gli lascia un bacio sulla pelle bianca del collo.

“Lascialo cadere. Lascia cadere il muro.”


Il muro.
Il muro è ancora lì, fermo, l’unica cosa che ancora non stia girando vorticosamente.
Il muro, dunque. E’ lì che finisce la schiena, le gambe, dove finisce tutto, dove finisce la schiena di Ninfadora vicina a quella di Remus, dove ci si appoggia senza costruirlo in mezzo.
Il muro della Tana che resiste, il muro di Remus che cade quando bacia la testa di Ninfadora.
Il muro.








Writ's Corner
Per chi mi ha letto sulla pagina di Facebook, rieccomi.
Per chi non l'avesse fatto, credo di dovervi delle scuse. O meglio, non doverle. Insomma, non è che sono rimasta in autoisolamento tutto questo tempo perchè volevo fare la figa. L'ho fatto perchè credetemi se vi dico che amare è una cosa un po' complicata e che a volte bisogna lasciar stare le storie scritte e vivere nel mondo reale. Avrei partorito storie che avrei odiato, storie non vere, non mie. Non volevo farlo.
Beh, insomma, tornare con una Angst (e ringraziate che non ho messo una parte relativa alla battaglia finale, eh!) non è il massimo, ma meglio di niente, no?
Lasciate che Remus abbia paura e che Dora non sia una Metamorphomagus, per una volta. Lasciateli soli contro i muri della Tana ad urlarsi contro un amore che fa male in ogni caso.
Mi siete mancati tutti
   
 
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