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Autore: Blooming    23/08/2013    1 recensioni
E' una raccolta di One-shot, flashfic in cui si parla del mondo fantasy, di esseri sovrannaturali che si rapportano con il mondo dell'uomo, che lo spiano ambendolo o che vogliono solo conoscerlo un po' meglio.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stava sul kayak e remava.
Non sapeva neanche perché era uscito quel mattino ma gli piaceva svegliarsi presto e andare a remare un po’ per schiarirsi le idee.
Il sole della mattina sorgeva e colorava di rosso fuoco e giallo pesca tutta l’acqua dell’oceano.
All’improvviso vide un guizzo nell’acqua, come una coda di pesce che affiorava.
Si sporse a guardare nell’acqua cristallina. Vide solo la sabbia bianca. Tornò a pagaiare e cominciò a fischiettare. Adorava fischiettare mentre era fuori in mare, si teneva compagnia.
Rivide quel guizzo, questa volta l’aveva visto veramente, non l’aveva immaginato!
Si fermò e decise di non muoversi più, l’oceano era calmo ma sentiva delle piccole onde schiantarsi contro la poppa della sua imbarcazione. Non c’era vento e non si spiegava il perché di quelle onde misteriose.
Sentì il retro della barca abbassarsi e si voltò tenendo il remo in mano. Rimase a bocca aperta.
Lei era lì e lo guardava come stregata dai suoi lunghi capelli che gli cadevano sulle spalle abbronzate.
Se lui si muoveva lei si muoveva, come uno specchio. Quando il ragazzo cercò di avvicinarsi lei rise divertita e scomparve sotto la barca per poi riaffiorare al fianco.
Il ragazzo la fissò allibito
“Come hai fatto a venire fino a qui? È lunga a nuoto dalla riva.” Disse piano, non sapeva neanche perché sussurrava
Lei rise di nuovo e si appoggiò con i gomiti sul kayak e appoggiò il mento alle mani palmate.
Il ragazzo notò le sue mani e la sua pelle squamata, squame quasi trasparenti, si notava solo il riflesso sulla pelle violacea. Si accorse solo adesso del colore della pelle e del colore dei capelli
“Hai i capelli… azzurri come l’acqua.” Continuava a guardarla come attratto da quel sorriso da bambina e dagli occhi grandi e color del sole “Vuoi salire? Ti porto a riva.”
La ragazza rise ancora e fece guizzare la coda da pesce dall’altro lato del kayak
“Non mi serve. So nuotare bene anche da sola.” Si diede una spinta con le mani e fece un salto in aria per poi ricadere con uno spruzzo in acqua
Si tenne un po’ a distanza dall’umano e intanto portava su e giù la coda cangiante con le pinne a velo. Era bellissima e lui non riusciva a non esserne attratto
“Cosa sei?” le chiese titubante
Lei emise ancora quella risata cristallina e stupenda
“Voi mi chiamate sirena.” Disse con una voce sottile e ammaliante “Mi chiamo Bonnie.” Si avvicinò di nuovo mostrando orgogliosa la coda “Sono una Rosetail.” Toccava con le mani la barca come stregata da quell’oggetto umano “Sono dei pesci.” Lo guardò
Lui era incantato dalla bellezza sovrannaturale della sirena
“Io mi chiamo David.”
“Ciao David.”
“C’è una canzone con il tuo nome, una canzone di marinai…” gli sembrò di ricordare
Lei rise di nuovo e cominciò a nuotare intorno al kayak e ad un tratto iniziò a cantare con una voce malinconica e avvolgente. Sembrava che la melodia ti scorresse nelle vene
“My Bonnie lies over the ocean. My Bonnie lies over the sea. My Bonnie lies over the ocean, oh bring back my Bonnie to me…” e cantava dolce
Alla fine della canzone David la guardò negli occhi
“Ha il tuo nome…”
“L’hanno scritta per me, tempo fa.” Si tirò su a mezzo busto sulla barca, i capelli lunghi le coprivano i seni e le spalle “Ho viaggiato molto. Tu viaggi David?”
“No.”
“Peccato. È bello nuotare in acque nuove. Incontrare uomini nuovi…” rise
“Le leggende dicono che le sirene mangiano gli uomini.” Disse David non facendo caso alle parole
Bonnie si spostò con uno scatto dalla barca, le narici dilatate, gli occhi che lo fissavano crudeli, la bocca semi aperta a mostrare una fila di denti appuntiti. Il respiro affannato
“Spero che tu non creda a queste cose David.” Si calmò e si riavvicinò
“N-no.” Balbettò lui “Volevo saperlo da una sirena vera.” Alzò le spalle
Lei tornò a sorridere, un sorriso all’apparenza umano
“Vuoi nuotare con me?” chiese con un guizzo
“Non posso Bonnie, mi dispiace.”
“Nuota con me.” Gli afferrò un polso “Posso cantare ancora se ti fa piacere. Adoro cantare, nessuno in fondo al mare riesce più ad ascoltare. Sono troppo presi dalle loro faccende per ascoltare i canti delle sirene.” Lo tirò un po’ più a fondo facendolo avvicinare alla limpida acqua dell’oceano “Potresti ascoltarle tu le mie canzoni.”
David la guardò un secondo negli occhi e vide la sua figura scivolare nell’acqua buia delle profondità dell’oceano, i capelli di Bonnie galleggiavano sull’acqua quasi invisibili
“Bonnie io non posso…” si tirò su “Devo tornare a casa.” Lei lo lasciò e lo fissò con risentimento, ricominciò a nuotare tenendo la coda davanti a sé e muovendo le mani
“Non vuoi proprio restare con me? Neanche per l’ultima canzone?” e cominciò a cantare, cominciò anche a spingere la barca di David verso la riva, lui ascoltava e guardava avvicinarsi casa sua sulla spiaggia
Arrivò dove l’acqua era più bassa e si poteva toccare il fondo, il kayak rimase immobile
“Bonnie?” si voltò e vide la testa di lei lontano, nell’acqua profonda “Bonnie!” urlò rimanendo sul kayak
“Grazie David per avermi ascoltato.” Urlò lei e scomparì
David pagaiò fino alla riva e poi trasportò il kayak davanti a casa sua. Si voltò ancora per vedere se quella sirena era ancora lì ma non riuscì a vederla. Pensò di aver immaginato tutto e tornò in casa ma comunque decise di non andare più al largo da solo alla mattina.


***
 

Bonnie nuotava nelle profondità dell’oceano. Guardava quell’ambiente così familiare e cantava e cantava ancora scuotendo la pinna. E pensava a David. Se fosse sceso dalla barca forse l’avrebbe divorato trascinandolo con lei nelle profondità o forse no. Forse voleva solo toccarlo e stargli vicino
No. In realtà avrebbe veramente voluto divorarlo lentamente affogandolo.
Ma Bonnie non riusciva a spiegarsi come mai non aveva tirato giù David dalla barca e basta, l’aveva anche riaccompagnato. L’aveva salvato da una morte orribile.
Forse perché era stato gentile, almeno un po’. Forse perché quei pochi minuti erano bastati a farla innamorare. Forse perché era una preda troppo facile e lei preferiva cacciare i branchi di uomini, come aveva fatto con quei marinai, quelli di cui sopravvissuti avevano scritto la canzone dedicata a lei. Rise ricordando quella caccia. Rise ricordando il sapore della carne e l’odore del sangue.
   
 
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