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Autore: saraviktoria    23/08/2013    2 recensioni
Dal prologo:
"oddio, chi lo vorrebbe morto?"
"tanto per fare un esempio? Io " certe volte era proprio una bambina. Stava a me riportarla con i piedi per terra. Ma al nostro capo non piaceva molto il mio modo di fare. Era lì, seduto dietro la scrivania, che ci guardava beccarci come due galline. È che proprio non la sopportavo. Ma dico io, con tutta la gente che lavora qui, proprio lei dovevo beccarmi? E, come se non bastasse, adesso anche questo. Avevo ventotto anni, avevo passato due anni a fare l'addestramento a Norfolk, diciotto mesi di servizio attivo a bordo della Enterprise, sei sulla Kitty Hawk, prima di diventare un agente di servizio ordinario della CIA. E ora mi sarebbe toccato fare da baby-sitter a un attore strapagato, viziatissimo e pieno di sé?
Genere: Azione, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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30-l'ho  sentita parecchie volte in televisione. È vero quello che dicevano di lei?

 Mi ero fermata a guardare la baia.

 Era spettacolare,poche volte avevo visto qualcosa del genere. Sembrava un'insenatura naturale, su cui si erano modellate le esigenze dell'uomo. Non il contrario, era questo ad attirarmi. Era uno spettacolo, la perfetta fusione tra uomo e ambiente. Quello che l'America poteva solo sognare. I grattacieli, gli edifici imponenti, il traffico mattutino nulla potevano contro questa magnificenza. c'erano barche a vela e pescherecci, turisti che facevano le foto e marinai che urlavano ordini a destra e a manca.

Mi ripresi solo quando sentii la sirena. Tre suoni: l'equipaggio doveva rientrare entro un'ora e mezza.

Andai di sotto, imbattendomi in un alfiere, il grado più basso tra gli ufficiali.

"mi scusi" borbottai, senza alzare lo sguardo.

"signorina Rolland?" chiese, quando l'ebbi superato. Mi fermai, non tanto per ciò che aveva detto, ma per la voce. Era un tono che ricordavo, ma non riuscivo ad associare a niente

"sì?" lo guardai. Era poco più che un ragazzino, avrà avuto si e no vent'anni, e la divisa gli stava grande, cascando dalla spalle fino oltre i polsi.

"non ho ancora avuto  l'occasione di presentarmi. Sono l'alfiere Derrick" Derrick … mi ricordava qualcosa. "abbiamo frequentato l'accademia insieme. Forse non si ricorda di me … ero al primo anno quando lei si è diplomata " come potrei non ricordarmelo? Stava attaccato a un mio compagno di corso, seguendoci ovunque andassimo. c'era da dire che non era cambiato molto: mingherlino, fragile, esile, sembrava bastasse una folata di vento a fargli prendere un raffreddore.

"mi ricordo"

"l'ho sentita parecchie volte in televisione" mormorò. Forse si stava chiedendo se era il caso di andare avanti. Non risposi, volevo sentire cosa diceva. "è vero quello che dicevano di lei?"

"perché me lo chiede?" domandai "cosa le interessa?" attaccai.

"lei e quel suo amico, Tom … io vi adoravo. Non posso credere che sia vero"

"e allora non ci creda. Non ha bisogno di me per ritenere qualcosa giusto o sbagliato" me ne andai. Cosa si aspettava? Cosa avrei dovuto dirgli? Che non avevo fatto quello che dicevano, che mi ero semplicemente innamorata. E no, caro, questi sono fatti miei.

"aveva ragione, agente Rolland " esordì Ayrton quando entrai nella mia cabina. Ma cos'era, un bar? Ashley gli risparmiò la fatica di esprimersi in un inglese decente.

"abbiamo parlato con il capo della sicurezza. Ci farà avere i filmati, con la massima discrezione" spiegò "e ci ha anche assicurato che salperemo in serata, come aveva detto lei"

"alcuni marinai ci hanno avvisato che a Belfast organizzeranno una festa. Secondo Collinsworth possiamo andarci anche noi. Sarebbe una bella opportunità per scoprire qualcosa in più" mi informò Ellen.

"e allora andremo. Carl, John, voi rimarrete con gli uomini di guardia" avrei anche fatto a meno di andare a quella festa, ma lasciare Anne da sola con tanti marinai non era molto raccomandabile. Per loro , più che per lei. Lei si sapeva difendere.

Facemmo scalo a Liverpool il giorno seguente. Liverpool era una dei maggiori snodi commerciali e turistici per il nord dell'Irlanda. Non ero mai stata in Irlanda, ma per me era come l'Inghilterra. Avevo sentito parlare delle bianche scogliere di Dover, ma dubitavo di avere il tempo per visitarle.

Non c'era tempo per scendere nella città inglese. Dovevamo fermarci al porto solo per imbarcare due soldati americani, da riportare in patria.

Sono americani, calma Chantal, mi dissi vedendoli sul ponte. Stai tranquilla, senti che accento meridionale? Devono essere Texani o giù di lì. Calma, respira. Non sono inglesi.

Era davvero assurdo, una sorta di grottesco dejà vu, ma in cui vedevo la scena dall'alto. Non sapendo chi fossero gli ospiti, avevo preferito aspettare sul ponte di comando, piuttosto che crollare davanti a tutto l'equipaggio. La cosa peggiore era che sapevo di aver già vissuto tutto, ma sapevo anche che questa volta sarebbe andata diversamente.

 

31-ma cazzo, Barnes, ci segui? Potrei farvi la stessa domanda. Io sto lavorando.

Quando vidi il porto di Belfast in lontananza era ormai sera. Gli aerei erano decollati e atterrati a intervalli regolari per tutto il giorno, controllando la zona e tornando per riferire. Un pilota inesperto di quei cieli si stava per schiantare in acqua, se non avesse avuto la prontezza di frenare. Il vento in favore era un gran cosa, se sapevi volare. Il centro di controllo della nave non prospettava nessuna tempesta, e l'ammiraglio aveva dato ordine di attraccare per tre giorni, onde effettuare i controlli necessari. l'equipaggio si stava preparando a scendere, alla festa che i compatrioti della base americana di stanza a Belfast avevano preparato.

A essere sincera, non avevo molta voglia di andarci, e quando scoprii che l'ammiraglio avrebbe visitato la città in versione notturna, convinsi Anne a venire con me.

Accettò quasi subito, nonostante le mie aspettative. Non le andava di andare in un locale con decine di marinai che sarebbero stati ubriachi prima dell'alba. Ci preparammo come tutti gli altri, e quando fu gettata l'ancora ci mettemmo in fila sul ponte.

Fingendo guardarci in giro, ammirando le bellezze architettoniche della città, seguimmo a distanza l'ammiraglio Cole, fino a quando non entrò in un bar. Ashley si fermò di guardia all'entrata -aveva insistito per seguirci-  mentre noi entrammo. Era un tipico pub inglese, con tanto di giovani avventurieri che picchiavano sul bancone. Nella folla mi sembrò di riconoscere qualcuno …. Ma no, non era possibile. l'accento irlandese era strano, un misto di inglese e quello che doveva essere gaelico, duro e incisivo.

"Rolland, guarda chi c'è!" Anne mi tirò un braccio e per poco non caddi.       

"chi c'è?" chiesi, annoiata. Non rispose, continuando a tirarmi dietro di sé. Incespicando, la seguii.

"ragazze, che sorpresa!" avrei riconosciuto quella voce ovunque

"ma cazzo, Barnes, ci segui?" chiesi, contrariata.

"potrei farvi la stessa domanda. Io sto lavorando"

"anche noi" risposi, più acida di prima. Ma possibile che dovesse essere il primo inglese che incontravamo?

"in Irlanda? Che coincidenza!" esclamò, ridendo.

"ma no! " esclamò Anne. E se non fosse andata avanti, avrei pensato che per una volta gli avesse risposto male "è quel film di cui parlano i giornali? Quello sul rock?"

"Killing Bono .sì, quello " disse, sistemandosi i capelli. E pensare che avrei dovuto saperlo, che me lo aveva detto, la sera del mio compleanno "posso offrirvi qualcosa da bere?"

"Rolland " cercò di convincermi Anne "è una buona posizione, da qui si vede bene l'ammiraglio" indicò un tavolo che, in effetti, si vedeva bene. Vi erano seduti l'ammiraglio Cole e un'altra persona, un uomo dalla pelle scura e i capelli bianchi. Conversavano amabilmente davanti a un bicchiere di vino.

"grazie, ma non prendiamo niente" Anne mi guardò male "siamo in servizio, Simmons" dovette annuire, volente o nolente. Rimanemmo lì sedute per quelle che mi sembrarono ore.

"state seguendo un ufficiale della marina?" chiese Barnes, a un certo punto. Gli risposi senza spostare gli occhi da Cole.

"è un ammiraglio" sussurrai, e mi udì nonostante il caos "il comandante della USS Theodore Roosevelt, porterei su cui ci siamo imbarcati due settimane fa a Norfolk. A quanto pare spariscono interi carichi dai magazzini"

"e a quanto pare c'entra questo ammiraglio" concluse l'inglese, per me. Mi sentivo stanca, quella notte non avevo dormito. Ma era nulla in confronto alla nausea che mi venne in quel momento. Senza pensarci, mi portai una mano alla bocca,cercando con gli occhi il bagno più vicino. Ma non avevo mangiato niente nelle ultime ventiquattro ore, perciò non avrei potuto rimettere.

"Rolland!"

"Chantal, che hai?" respirai profondamente, per quando potesse servire

"nausea" annaspai, rivolta a Anne. Preferivo farmi aiutare da una collega che da lui.

"forse è meglio che torniamo alla nave. Avranno qualcosa in infermeria"

"non è meglio che stanotte si fermi a terra?" chiese Barnes, senza prestare attenzione alle mie proteste "può stare da me, Anne" lei sorrise.

"Rolland, hai sentito?"

"no … certo che ho sentito, Simmons!" esclamai, quando vidi che era in procinto di ripetermelo "e la risposta è no"

"stai male, non ti stavo facendo una domanda" rispose Barnes, lasciandomi basita. Allora qualcosa da me  lo aveva imparato "Anne, dov'è ancorata la vostra porterei?" lei ci pensò un attimo

"al molo 12, seconda banchina. Siamo vicino a una motonave della guardia costiera"

"e quando salpate?"

"fra tre giorni"

"allora hai tutto il tempo per riprenderti. È un problema se non torni per la notte?" chiese, a me questa volta. Stavo per rispondergli male: adesso ti ricordi che ci sono anch'io?

"no, non facciamo parte dell'equipaggio" ormai era inutile anche protestare. Stavo troppo male per difendermi.

"allora,Anne, quando il vostro ammiraglio se ne sarà tornato sulla nave, avvisa che Chantal tornerà quando starà meglio" e che cavolo! Non ho cinque anni!

   
 
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