E' un piacere ritrovartvi qui.
Vi lascio velocemente al capitolo, visto che domani parto e ho ancora un sacco di cose da fare.
Spero che sia di vostro gradimento, anche perchè ci sarà un pezzettino del colloquio di Edward con Aro Volturi. Chiarendo così alcuni dubbi (spero).
Vi abbraccio .
Ci rivedremo il 5 settembre. Promesso.
Anna
CAPITOLO
32 – POV EDWARD
Guardai
sgomento ancora per un po’ il corridoio dal quale lei era
scappata da me.
Il
termine idiota era un eufemismo.
Mi
aveva lasciato.
“Vuoi
sapere dove puoi
mettere la tua fottuta pausa? Nel culo. E’ finita Edward,
stammi alla larga.
Non abbiamo più nulla da dirci. E io vado vestita come cazzo
mi pare, chiaro?”
Con
quelle parole che mi scavavano un profondo solco nel cuore, camminai
fino
all’esterno, e, senza preoccuparmi di fare la giustificazione
in segreteria,
andai a rifugiarmi nel mio nascondiglio.
Quando
varcai la soglia dello sgabuzzino sul tetto, mi lasciai cadere contro
il muro.
Perché?
Era
la domanda che da un po’ girava nella mia testa.
Perché?
Ero
arrivato un quarto
d’ora prima all’appuntamento con Aro Volturi.
Mi
ero messo un paio di
jeans nuovi e una camicia bianca, abbinata ad un maglioncino nero con
scollo a
“V”, speravo solamente di non sembrare troppo un
cameriere.
La
segretaria che mi
aveva fatto accomodare su una poltroncina blu aveva sicuramente qualche
anno
più di me e dal cartellino che aveva appoggiato sulla
scrivania avevo scoperto
che si chiamava Renata. Renata Manfredi.
Sicuramente
aveva
origini italiane.
Aspettai
il momento per
entrare mentre rispondevo ad un messaggio di Bella.
Nessuno
sapeva di quello
che ero venuto a fare fino a Port Angeles, non l’avevo fatto
per cattiveria, ma
più che altro per scaramanzia. Magari una volta uscito da
quell’ufficio, sarei
potuto essere un papabile alla convocazione in nazionale.
Sicuramente
avrei
dovuto giocare bene le mie carte con Aro.
<<
Signor Cullen?
>> chiamò Renata.
Mi
alzai e mi avvicinai
alla sua postazione.
<<
Prego, si
accomodi. Il Signor Volturi l’aspetta. >>
Le
sorrisi
ringraziandola, prima di girarmi, fare qualche passo e afferrare la
maniglia
della porta del suo ufficio.
L’interno
era molto
spazioso e sobrio.
Gli
unici colori che si
vedevano erano il nero e il bianco.
Su
una poltrona, dietro
una grossa scrivania di mogano c’era un uomo sulla sessantina
dai capelli
lunghi neri, sicuramente si faceva la tinta.
Erano
troppo neri per
essere naturali.
Appena
mi chiusi la
porta alle spalle si alzò e mi venne incontro, accogliendomi
con un sorriso e
una stretta di mano.
<<
Buongiorno
signor Cullen. E’ un piacere conoscerla.. >>
<<
Il piacere è
mio signor Volturi. >>
Mi
fece accomodare
sulla poltrona di pelle bianca davanti alla sua scrivania.
<<
Vuole una
tazza di caffè? Tè? Acqua? O qualcosa di
più forte? >>
<<
Un caffè,
grazie. >>
Aprì
l’interfono e
disse:
<<
Renata? Due
caffè, grazie. >>
A
prima vista era una
persona affabile, ma nei suoi occhi c’era qualcosa che mi
faceva sentire
inquieto.
<<
Ha passato
delle buone vacanze? >>
<<
Si signore.
Sono andato a Jacksonville dalla madre della mia fidanzata.
>>
<<
Bene..
>>
Stava
per aggiungere
qualcosa, ma Renata entrò con un vassoio d’argento.
Lo
appoggiò sulla
scrivania, richiudendosi la porta alle spalle.
Mentre
sorseggiavamo il
caffè, parlammo ancora del più e del meno: mi
fece qualche domanda sulla
scuola, su Isabella e sul campionato.
<<
Forse è giunto
il momento di parlare del perché l’ho fatta venire
nel mio ufficio. >>
Mi
spostai sulla
poltrona, accavallando le gambe.
<<
Come ben sa,
io e la mia compagnia siamo uno degli sponsor ufficiali della Nazionale
Femminile di Calcio. >>
Mi
bloccai un attimo.
<<
Femminile?
>>
<<
Si, signor
Cullen. Femminile. Che si aspettava? >>
Dal
suo ghigno capii
che ero fottuto.
Non
risposi, il panico
stava pian piano dilagando nel mio corpo.
Se
questo non voleva
propormi un posto in Nazionale, allora che cosa voleva?
<<
Forse c’è
stato un malinteso. Pazienza, l’importante che sia venuto e
che io possa
liquidare la questione in breve tempo. Più tardi ho
un’importante riunione.
>>
Continuai
a non
rispondere, limitandomi a guardarlo.
<<
Isabella Swan
è una più che promettente promessa del calcio
statunitense, tanto che il suo
nome è stato uno dei primi ad essere nominato per la
convocazione. Ora, mi
dispiacerebbe molto non poterla vedere con i colori del paese.. non
trova?
>>
<<
Che cosa
vuole? >>
Il
nome di Isabella
pronunciato dalle sue labbra mi aveva fatto tornare lucido.
<<
Sono contento
che lei sia una persona diretta. Odio tergiversare. La sua fidanzata
Isabella
potrebbe non essere ammessa in Nazionale, mi basterebbe uno schiocco di
dita
per toglierla dalla lista ufficiale. >>
<<
Mi sta
minacciando? >>
<<
Oh no signor
Cullen non lo farei mai! Per chi mi ha preso? Ho solo detto un dato di
fatto.
Ma.. se lei farà ciò che le dico la sua cara
Isabella giocherà e diventerà una
vera e propria stella del calcio. >>
Pensai
un attimo alle
alternative, ormai c’ero dentro fino al collo, tanto valeva
sapere la sua
proposta.
<<
Ripeto, che
cosa vuole? >>
<<
Semplice.
Voglio che tu ed Isabella vi lasciate. >>
Non
colsi il suo cambio
di soggetto, perché la sua rivelazione mi aveva
completamente spiazzato. Che
c’era qualcos’altro sotto era ovvio.
<<
Perché? Lei
neanche ci conosce.. >>
<<
Io no. Ma mia
nipote si, e non immagina neanche quanto possa essere determinata
quando si
pone un obbiettivo. >>
Sua
nipote? Un sesto
senso mi diceva che era una persona che conoscevo più che
bene.
<<
Chi è sua
nipote? >>
<<
Tanya Denali.
>>
Rimasi
a bocca aperta.
Quella brutta stronza me l’avrebbe pagata cara, ma ora dovevo
pensare a una
soluzione per risolvere questo casino e cercare di convincere Volturi
della mia
buona fede.
<<
Lo sa vero che
non accetterò? >>
<<
Lo immagino.
Ma so anche che quando Isabella scoprirà di non far
più parte della rosa ci
rimarrà molto male. >>
<<
Questa è una
minaccia! >>
La
rabbia si era
completamente impossessata di me, dovevo mantenermi calmo e soprattutto
ragionare con la testa.
<<
Suvvia
minaccia.. io lo chiamerei più un accordo di interessi.
Capisco che i primi
amori sono quelli più difficili da lasciar andare ma ben
presto scoprirà che
c’è di meglio là fuori. Bisogna solo
cercarlo. Poi Isabella può veramente
diventare un astro del calcio e non è necessario che abbia
una così grande
distrazione come lei. >>
Mi
alzai di scatto,
schifato completamente da questo uomo.
<<
Mi dispiace.
Ma io non lascerò mai Isabella per una minaccia, tanto meno
per sua nipote. Ora
se mi vuole scusare me ne vado. Addio. >>
In
quattro falcate
raggiunsi la porta e uscii dal suo ufficio.
Alle
mie spalle, la sua
risata diabolica, mi procurò una marea di brividi.
POV
BELLA
Un
altro giorno di scuola, un altro giorno senza Edward.
<<
Bella so che tra te ed Edward è un vero casino. Me lo hai
raccontato e come ti
ho promesso non ho mosso un solo dito verso di lui. Però
devo ricordarti che
oltre ad essere tuo fratello sono anche il vostro Mister e devo cercare
di
essere il più possibile neutrale. >>
Guardai
il profilo serio di mio fratello mentre guidava.
Sapevo
che prima o poi mi avrebbe fatto il discorsone, anzi mi stavo chiedendo
quanto
tempo avrei ancora dovuto aspettare.
<<
Quindi? >>
<<
Quindi cerca di non mettermi in difficoltà per favore. So
che davanti a un
eccesso di insulti o cos’altro, starei dalla tua parte.
>>
Sospirai
pesantemente, cercando almeno per il breve tragitto da casa a scuola di
non
farmi prendere dallo sconforto.
<<
Ok Jasper. Farò del mio meglio. Anche se è
difficile.. Però sai bene che quando
entro in campo tendo a dimenticare tutto il resto.. >>
Dolcemente,
mi accarezzò una guancia e spostò dietro
all’orecchio una ciocca ribelle di
capelli.
<<
Supereremo anche questa. Insieme. >>
Per
poco non scoppiai a piangere, ma, mi premurai di cambiare subito
argomento.
<<
Ehm.. allora tu e Alice avete deciso la data del matrimonio?
>>
<<
No. Io vorrei sposarmi a luglio, il 4 luglio. Ma lei è
contraria, perché dice
che non riuscirebbe mai a preparare tutto per quella data.
>>
<<
Non è che non riuscirebbe a preparare tutto. Solo che il suo
tutto non sarebbe
di una perfezione maniacale.. >>
Ridacchiò
divertito e per un attimo anche io mi lasciai andare.
<<
Dovrò convincerla con un po’ di persuasione..
>> ammiccò facendomi un
occhiolino, per poi continuare il discorso:
<<
Però siamo riusciti a trovare un accorto sulla festa di
fidanzamento. Si terrà
il dieci aprile.. >>
Annuii
in segno di affermazione, sicura che sarebbe stato uno degli eventi
più
importanti di Forks.
A
volte la desolazione di quel posto mi dava un certo sconcerto.
Posteggiò
nel parcheggio dei professori, eravamo arrivati all’inferno.
<<
Tra l’altro ho sentito papà ieri sera. Volevo
dirgli subito la data in modo che
non prendesse impegni.. Gli ho accennato della Nazionale.
>>
<<
Cosa? Oh Jasper! Perché l’hai fatto? Aro Volturi
mi ha assicurato che avrebbe
aggiustato la situazione e, dato che il mio nome è tornato
tra le convocate,
devo dedurre che ci sia riuscito. >>
Alzò
gli occhi al cielo, guardandomi poi seriamente.
<<
Papà doveva essere informato e forse sarà meglio
che lo avverta tu stessa. Non
c’è da fidarsi di certe persone.. >>
<<
Lo conosci? >> chiesi curiosa, dal suo tono deciso.
<<
Non molto. Ma abbastanza da sapere che è un uomo molto
influente e pericoloso.
Non sto scherzando Bella. Papà deve sapere e investigare
sulla situazione..
>>
Annuì
poco convinta.
In
quel periodo ci mancavano solo più le ire di mio padre.
In
ogni caso l’avrei chiamato nel pomeriggio, oppure alla sera.
Stavo
per uscire dalla macchina, quando Jasper mi afferrò il
braccio, costringendomi
a girarmi nella sua direzione.
<<
Per qualunque cosa.. sai dove trovarmi. Ci vediamo più tardi
all’allenamento.
>>
Lo
abbracciai brevemente, ringraziandolo con lo sguardo, prima di
avventurarmi
nella Forks High School.
<<
Babba bia quanto odio le Cherr! >>
Risi
forse un po’ troppo da isterica, mentre correvo e ascoltavo
Daniel che parlava.
<<
Ahhh.. ora capisco perché stai con Lucinda. >>
Continuai:
<<
Ti sei dimenticata la cosa più importante: ha un cervello.
>>
Risi
divertita. In quei giorni Daniel era stato proprio un amico, anche la
sua
fidanzata era stata molto carina con me.
Erano
veramente due persone speciali.
<<
RAGAZZI BASTA CORRERE! INIZATE IL SOLITO RISCALDAMENTO CON LA PALLA.
>>
Mentre
andavo alla sacca per prendere i palloni, quasi mi scontrai con Edward.
Della
serie: “è proprio destino”.
Cercai
di ignorarlo il più possibile e, soprattutto, di ignorare le
galline
starnazzanti che urlano il suo nome.
Il
tutto era molto, molto frustrante.
<<
Cerca di guardare dove cammini. >> dissi a denti stretti,
completamente
irritata dal contesto e dall’idea di essere toccata da lui in
un modo così
anonimo.
Non
mi rispose.
Meglio
così.
Tornai
a concentrarmi sull’allenamento.
Ero
sempre stata così, mentre giocavo a calcio riuscivo a
chiudere come una porta
stagna tutti i miei pensieri.
A
mezz’ora dalla fine dell’allenamento, Jasper ci
fece fare una partitella.
Io
e Rose eravamo in squadra insieme, con Daniel, Tyler, David, Justin e
altri
quattro. Mentre Edward, Emmett, William e Mike erano
nell’altra squadra.
Apprezzai
il gesto silente di mio fratello: non metterci nella stessa squadra,
anche se
alla prossima partita, che sarebbe stata tra una settimana, avremmo
dovuto
giocare insieme.
E
sarebbero stati cavoli amari.
Jasper,
che si era improvvisato arbitro, fischiò una punizione a
nostro favore.
Mi
fermai davanti alla palla e mi concentrai un attimo, cercando di
calmare il mio
respiro e soprattutto, cercando di non sentire le urla isteriche delle
Cherr.
Mi
davano veramente sui nervi, prima fra tutte, Tanya.
Puntai
la porta, dove Emmett mi guardava con il suo sorrisone da orso buono.
Era
una posizione perfetta.
Non
avevo mai sbagliato, mai.
Ma
lo feci: sbagliai, clamorosamente, lanciando la palla molto sopra la
traversa.
“Bella
Merda”.
<<
BELLA! >> urlò Jasper, ammonendomi.
In
quel momento, più che mai ero irritata, sconsolata e mi
sentivo tremendamente
vulnerabile.
<<
Dai non ci pensare.. Tanto abbiamo la vittoria in pugno lo stesso.
>>
disse Rose per consolarmi.
Mugugnai
qualcosa d’incomprensibile.
Edward
mi guardava amareggiato.
Peggio
di così non poteva proprio andare.
O
forse sì.
A
fine allenamento, mentre uscivo dallo spogliatoio dopo una doccia
rigenerante,
vidi una scena agghiacciante.
Edward
e Tanya stavano discutendo animatamente.
Lei
cercava di mettergli le mani addosso, sul petto, mentre lui
indietreggiava vistosamente,
mentre la guardava gelidamente.
<<
Tanya te l’ho detto.. Stai alla larga da me, da lei e da
qualsiasi altra
persona a cui voglio bene.. Intesi? >>
Il
mio cuore perse qualche battito. Qualcosa non mi tornava.
Tanya
avrebbe dovuto guardarlo impaurita, perché Edward in quel
momento faceva
veramente paura.
I
suoi occhi erano così freddi. Invece continuò con
il suo tono da gatta morta
professionista.
<<
Eddino non essere così cattivo.. >>
Non
riuscirono a finire la loro conversazione, perché tutto ad
un tratto si
accorsero della mia presenza.
Tanya
mi guardò con il suo sorrisetto diabolico e freddo, mentre
Edward era quasi
spaventato. Senza degnarli di uno sguardo uscii all’aria
fresca di Forks.
Per
fortuna mio fratello era già in macchina che mi aspettava
con Rosalie.
Salii
sul sedile posteriore stringendomi nelle braccia, per farmi coraggio e
darmi
conforto.
C’era
qualcosa di dannatamente insolito in quello che si stavano dicendo quei
due. Ma
cosa?
<<
Bella tutto ok? >>
Annuii,
sicura che far uscire delle parole in quel momento sarebbe stata
un’impresa.
Mentre
mio fratello accelerava verso casa, mi girai.
Edward
era sul marciapiede che guardava sgomento la macchina allontanarsi.
Che
cosa significava?
Perché?
Ma
soprattutto, che cosa mi stava nascondendo?