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Autore: Nihal93    23/08/2013    3 recensioni
Isabella e Rosalie sono due sorelle gemelle che si trasferiscono a Forks per l'ultimo anno di liceo.
Lì si faranno nuovi amici e chissà.. magari anche nuovi amori.
Tratto dal CAPITOLO 10:
"Tu alla mia festa non sei venuta, mentre io alla tua si.. ti potresti far perdonare con un’uscita a cena o al cinema.. "
E bravo gemellino che si portava avanti con il lavoro, mi aveva appena chiesto di uscire? O ero in un bellissimo sogno.
Annusai il suo profumo buonissimo, era fruttato ma non molto forte, sapeva di uomo, di lui..
"Magari.."
Spero di avervi incuriosito.. passate a trovarmi e mi raccomando: lasciate un segno del vostro passaggio!
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ciao Lettrici!
E' un piacere ritrovartvi qui.
Vi lascio velocemente al capitolo, visto che domani parto e ho ancora un sacco di cose da fare.
Spero che sia di vostro gradimento, anche perchè ci sarà un pezzettino del colloquio di Edward con Aro Volturi. Chiarendo così alcuni dubbi (spero).
Vi abbraccio .
Ci rivedremo il 5 settembre. Promesso.
Anna






CAPITOLO 32 – POV EDWARD

 

Guardai sgomento ancora per un po’ il corridoio dal quale lei era scappata da me.

Il termine idiota era un eufemismo.

Mi aveva lasciato.

“Vuoi sapere dove puoi mettere la tua fottuta pausa? Nel culo. E’ finita Edward, stammi alla larga. Non abbiamo più nulla da dirci. E io vado vestita come cazzo mi pare, chiaro?”

Con quelle parole che mi scavavano un profondo solco nel cuore, camminai fino all’esterno, e, senza preoccuparmi di fare la giustificazione in segreteria, andai a rifugiarmi nel mio nascondiglio.

Quando varcai la soglia dello sgabuzzino sul tetto, mi lasciai cadere contro il muro.

Perché?

Era la domanda che da un po’ girava nella mia testa.

Perché?

 

 

Ero arrivato un quarto d’ora prima all’appuntamento con Aro Volturi.

Mi ero messo un paio di jeans nuovi e una camicia bianca, abbinata ad un maglioncino nero con scollo a “V”, speravo solamente di non sembrare troppo un cameriere.

La segretaria che mi aveva fatto accomodare su una poltroncina blu aveva sicuramente qualche anno più di me e dal cartellino che aveva appoggiato sulla scrivania avevo scoperto che si chiamava Renata. Renata Manfredi.

Sicuramente aveva origini italiane.

Aspettai il momento per entrare mentre rispondevo ad un messaggio di Bella.

Nessuno sapeva di quello che ero venuto a fare fino a Port Angeles, non l’avevo fatto per cattiveria, ma più che altro per scaramanzia. Magari una volta uscito da quell’ufficio, sarei potuto essere un papabile alla convocazione in nazionale.

Sicuramente avrei dovuto giocare bene le mie carte con Aro.

<< Signor Cullen? >> chiamò Renata.

Mi alzai e mi avvicinai alla sua postazione.

<< Prego, si accomodi. Il Signor Volturi l’aspetta. >>

Le sorrisi ringraziandola, prima di girarmi, fare qualche passo e afferrare la maniglia della porta del suo ufficio.

L’interno era molto spazioso e sobrio.

Gli unici colori che si vedevano erano il nero e il bianco.

Su una poltrona, dietro una grossa scrivania di mogano c’era un uomo sulla sessantina dai capelli lunghi neri, sicuramente si faceva la tinta.

Erano troppo neri per essere naturali.

Appena mi chiusi la porta alle spalle si alzò e mi venne incontro, accogliendomi con un sorriso e una stretta di mano.

<< Buongiorno signor Cullen. E’ un piacere conoscerla.. >>

<< Il piacere è mio signor Volturi. >>

Mi fece accomodare sulla poltrona di pelle bianca davanti alla sua scrivania.

<< Vuole una tazza di caffè? Tè? Acqua? O qualcosa di più forte? >>

<< Un caffè, grazie. >>

Aprì l’interfono e disse:

<< Renata? Due caffè, grazie. >>

A prima vista era una persona affabile, ma nei suoi occhi c’era qualcosa che mi faceva sentire inquieto.

<< Ha passato delle buone vacanze? >>

<< Si signore. Sono andato a Jacksonville dalla madre della mia fidanzata. >>

<< Bene.. >>

Stava per aggiungere qualcosa, ma Renata entrò con un vassoio d’argento.

Lo appoggiò sulla scrivania, richiudendosi la porta alle spalle.

Mentre sorseggiavamo il caffè, parlammo ancora del più e del meno: mi fece qualche domanda sulla scuola, su Isabella e sul campionato.

<< Forse è giunto il momento di parlare del perché l’ho fatta venire nel mio ufficio. >>

Mi spostai sulla poltrona, accavallando le gambe.

<< Come ben sa, io e la mia compagnia siamo uno degli sponsor ufficiali della Nazionale Femminile di Calcio. >>

Mi bloccai un attimo.

<< Femminile? >>

<< Si, signor Cullen. Femminile. Che si aspettava? >>

Dal suo ghigno capii che ero fottuto.

Non risposi, il panico stava pian piano dilagando nel mio corpo.

Se questo non voleva propormi un posto in Nazionale, allora che cosa voleva?

<< Forse c’è stato un malinteso. Pazienza, l’importante che sia venuto e che io possa liquidare la questione in breve tempo. Più tardi ho un’importante riunione. >>

Continuai a non rispondere, limitandomi a guardarlo.

<< Isabella Swan è una più che promettente promessa del calcio statunitense, tanto che il suo nome è stato uno dei primi ad essere nominato per la convocazione. Ora, mi dispiacerebbe molto non poterla vedere con i colori del paese.. non trova? >>

<< Che cosa vuole? >>

Il nome di Isabella pronunciato dalle sue labbra mi aveva fatto tornare lucido.

<< Sono contento che lei sia una persona diretta. Odio tergiversare. La sua fidanzata Isabella potrebbe non essere ammessa in Nazionale, mi basterebbe uno schiocco di dita per toglierla dalla lista ufficiale. >>

<< Mi sta minacciando? >>

<< Oh no signor Cullen non lo farei mai! Per chi mi ha preso? Ho solo detto un dato di fatto. Ma.. se lei farà ciò che le dico la sua cara Isabella giocherà e diventerà una vera e propria stella del calcio. >>

Pensai un attimo alle alternative, ormai c’ero dentro fino al collo, tanto valeva sapere la sua proposta.

<< Ripeto, che cosa vuole? >>

<< Semplice. Voglio che tu ed Isabella vi lasciate. >>

Non colsi il suo cambio di soggetto, perché la sua rivelazione mi aveva completamente spiazzato. Che c’era qualcos’altro sotto era ovvio.

<< Perché? Lei neanche ci conosce.. >>

<< Io no. Ma mia nipote si, e non immagina neanche quanto possa essere determinata quando si pone un obbiettivo. >>

Sua nipote? Un sesto senso mi diceva che era una persona che conoscevo più che bene.

<< Chi è sua nipote? >>

<< Tanya Denali. >>

Rimasi a bocca aperta. Quella brutta stronza me l’avrebbe pagata cara, ma ora dovevo pensare a una soluzione per risolvere questo casino e cercare di convincere Volturi della mia buona fede.

<< Lo sa vero che non accetterò? >>

<< Lo immagino. Ma so anche che quando Isabella scoprirà di non far più parte della rosa ci rimarrà molto male. >>

<< Questa è una minaccia! >>

La rabbia si era completamente impossessata di me, dovevo mantenermi calmo e soprattutto ragionare con la testa.

<< Suvvia minaccia.. io lo chiamerei più un accordo di interessi. Capisco che i primi amori sono quelli più difficili da lasciar andare ma ben presto scoprirà che c’è di meglio là fuori. Bisogna solo cercarlo. Poi Isabella può veramente diventare un astro del calcio e non è necessario che abbia una così grande distrazione come lei. >>

Mi alzai di scatto, schifato completamente da questo uomo.

<< Mi dispiace. Ma io non lascerò mai Isabella per una minaccia, tanto meno per sua nipote. Ora se mi vuole scusare me ne vado. Addio. >>

In quattro falcate raggiunsi la porta e uscii dal suo ufficio.

Alle mie spalle, la sua risata diabolica, mi procurò una marea di brividi.

 

 

POV BELLA

 

Un altro giorno di scuola, un altro giorno senza Edward.

<< Bella so che tra te ed Edward è un vero casino. Me lo hai raccontato e come ti ho promesso non ho mosso un solo dito verso di lui. Però devo ricordarti che oltre ad essere tuo fratello sono anche il vostro Mister e devo cercare di essere il più possibile neutrale. >>

Guardai il profilo serio di mio fratello mentre guidava.

Sapevo che prima o poi mi avrebbe fatto il discorsone, anzi mi stavo chiedendo quanto tempo avrei ancora dovuto aspettare.

<< Quindi? >>

<< Quindi cerca di non mettermi in difficoltà per favore. So che davanti a un eccesso di insulti o cos’altro, starei dalla tua parte. >>

Sospirai pesantemente, cercando almeno per il breve tragitto da casa a scuola di non farmi prendere dallo sconforto.

<< Ok Jasper. Farò del mio meglio. Anche se è difficile.. Però sai bene che quando entro in campo tendo a dimenticare tutto il resto.. >>

Dolcemente, mi accarezzò una guancia e spostò dietro all’orecchio una ciocca ribelle di capelli.

<< Supereremo anche questa. Insieme. >>

Per poco non scoppiai a piangere, ma, mi premurai di cambiare subito argomento.

<< Ehm.. allora tu e Alice avete deciso la data del matrimonio? >>

<< No. Io vorrei sposarmi a luglio, il 4 luglio. Ma lei è contraria, perché dice che non riuscirebbe mai a preparare tutto per quella data. >>

<< Non è che non riuscirebbe a preparare tutto. Solo che il suo tutto non sarebbe di una perfezione maniacale.. >>

Ridacchiò divertito e per un attimo anche io mi lasciai andare.

<< Dovrò convincerla con un po’ di persuasione.. >> ammiccò facendomi un occhiolino, per poi continuare il discorso:

<< Però siamo riusciti a trovare un accorto sulla festa di fidanzamento. Si terrà il dieci aprile.. >>

Annuii in segno di affermazione, sicura che sarebbe stato uno degli eventi più importanti di Forks.

A volte la desolazione di quel posto mi dava un certo sconcerto.

Posteggiò nel parcheggio dei professori, eravamo arrivati all’inferno.

<< Tra l’altro ho sentito papà ieri sera. Volevo dirgli subito la data in modo che non prendesse impegni.. Gli ho accennato della Nazionale. >>

<< Cosa? Oh Jasper! Perché l’hai fatto? Aro Volturi mi ha assicurato che avrebbe aggiustato la situazione e, dato che il mio nome è tornato tra le convocate, devo dedurre che ci sia riuscito. >>

Alzò gli occhi al cielo, guardandomi poi seriamente.

<< Papà doveva essere informato e forse sarà meglio che lo avverta tu stessa. Non c’è da fidarsi di certe persone.. >>

<< Lo conosci? >> chiesi curiosa, dal suo tono deciso.

<< Non molto. Ma abbastanza da sapere che è un uomo molto influente e pericoloso. Non sto scherzando Bella. Papà deve sapere e investigare sulla situazione.. >>

Annuì poco convinta.

In quel periodo ci mancavano solo più le ire di mio padre.

In ogni caso l’avrei chiamato nel pomeriggio, oppure alla sera.

Stavo per uscire dalla macchina, quando Jasper mi afferrò il braccio, costringendomi a girarmi nella sua direzione.

<< Per qualunque cosa.. sai dove trovarmi. Ci vediamo più tardi all’allenamento. >>

Lo abbracciai brevemente, ringraziandolo con lo sguardo, prima di avventurarmi nella Forks High School.

 

 

<< Babba bia quanto odio le Cherr! >>

Risi forse un po’ troppo da isterica, mentre correvo e ascoltavo Daniel che parlava.

<< Ahhh.. ora capisco perché stai con Lucinda. >>

Continuai: << Non è un’isterica saltatrice, non indossa vestiti striminziti, non muove pom pom, non è bionda.. >>

<< Ti sei dimenticata la cosa più importante: ha un cervello. >>

Risi divertita. In quei giorni Daniel era stato proprio un amico, anche la sua fidanzata era stata molto carina con me.

Erano veramente due persone speciali.

<< RAGAZZI BASTA CORRERE! INIZATE IL SOLITO RISCALDAMENTO CON LA PALLA. >>

Mentre andavo alla sacca per prendere i palloni, quasi mi scontrai con Edward.

Della serie: “è proprio destino”.

Cercai di ignorarlo il più possibile e, soprattutto, di ignorare le galline starnazzanti che urlano il suo nome.

Il tutto era molto, molto frustrante.

<< Cerca di guardare dove cammini. >> dissi a denti stretti, completamente irritata dal contesto e dall’idea di essere toccata da lui in un modo così anonimo.

Non mi rispose.

Meglio così.

Tornai a concentrarmi sull’allenamento.

Ero sempre stata così, mentre giocavo a calcio riuscivo a chiudere come una porta stagna tutti i miei pensieri.

A mezz’ora dalla fine dell’allenamento, Jasper ci fece fare una partitella.

Io e Rose eravamo in squadra insieme, con Daniel, Tyler, David, Justin e altri quattro. Mentre Edward, Emmett, William e Mike erano nell’altra squadra.

Apprezzai il gesto silente di mio fratello: non metterci nella stessa squadra, anche se alla prossima partita, che sarebbe stata tra una settimana, avremmo dovuto giocare insieme.

E sarebbero stati cavoli amari.

Jasper, che si era improvvisato arbitro, fischiò una punizione a nostro favore.

Mi fermai davanti alla palla e mi concentrai un attimo, cercando di calmare il mio respiro e soprattutto, cercando di non sentire le urla isteriche delle Cherr.

Mi davano veramente sui nervi, prima fra tutte, Tanya.

Puntai la porta, dove Emmett mi guardava con il suo sorrisone da orso buono.

Era una posizione perfetta.

Non avevo mai sbagliato, mai.

Ma lo feci: sbagliai, clamorosamente, lanciando la palla molto sopra la traversa.

“Bella Merda”.

<< BELLA! >> urlò Jasper, ammonendomi.

In quel momento, più che mai ero irritata, sconsolata e mi sentivo tremendamente vulnerabile.

<< Dai non ci pensare.. Tanto abbiamo la vittoria in pugno lo stesso. >> disse Rose per consolarmi.

Mugugnai qualcosa d’incomprensibile.

Edward mi guardava amareggiato.

Peggio di così non poteva proprio andare.

O forse sì.

 

A fine allenamento, mentre uscivo dallo spogliatoio dopo una doccia rigenerante, vidi una scena agghiacciante.

Edward e Tanya stavano discutendo animatamente.

Lei cercava di mettergli le mani addosso, sul petto, mentre lui indietreggiava vistosamente, mentre la guardava gelidamente.

<< Tanya te l’ho detto.. Stai alla larga da me, da lei e da qualsiasi altra persona a cui voglio bene.. Intesi? >>

Il mio cuore perse qualche battito. Qualcosa non mi tornava.

Tanya avrebbe dovuto guardarlo impaurita, perché Edward in quel momento faceva veramente paura.

I suoi occhi erano così freddi. Invece continuò con il suo tono da gatta morta professionista.

<< Eddino non essere così cattivo.. >>

Non riuscirono a finire la loro conversazione, perché tutto ad un tratto si accorsero della mia presenza.

Tanya mi guardò con il suo sorrisetto diabolico e freddo, mentre Edward era quasi spaventato. Senza degnarli di uno sguardo uscii all’aria fresca di Forks.

Per fortuna mio fratello era già in macchina che mi aspettava con Rosalie.

Salii sul sedile posteriore stringendomi nelle braccia, per farmi coraggio e darmi conforto.

C’era qualcosa di dannatamente insolito in quello che si stavano dicendo quei due. Ma cosa?

<< Bella tutto ok? >>

Annuii, sicura che far uscire delle parole in quel momento sarebbe stata un’impresa.

Mentre mio fratello accelerava verso casa, mi girai.

Edward era sul marciapiede che guardava sgomento la macchina allontanarsi.

Che cosa significava?

Perché?

Ma soprattutto, che cosa mi stava nascondendo?

  
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