Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Leia Ashtray Myrsky    23/08/2013    0 recensioni
È per questo che esistono persone come me. Persone che scavano nella pelle per non dimenticare. Che accumulano cicatrici su cicatrici nella speranza di avere il controllo. Di sentirsi vivi.
Fino a quando non c'è più spazio. Non c'è più pelle pulita per poter segnare la propria vita, e allora l'unica e ultima estrema cosa che può darti prova della tua esistenza è
Sapete, è proprio vero che alla fine vedi scorrerti tutta la vita davanti.

[WARNING: Il testo tratta temi forti come autolesionismo, tossicodipendenza ed alcolismo. Se i suddetti temi feriscono la vostra sensibilità, astenetevi dalla lettura. Greetings.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

.I. Trabucco

Il Trabucco è una costruzione adibita a reggere immense reti da pesca.

Ma, nelle condizioni in cui è, dubito che riesca a sorreggere qualcos’altro oltre se stesso. Pensa Manu, accarezzando la pietra liscia del basamento. Un tempo era una struttura solida e robusta, rumorosa e brulicante di pesci e pescatori; ora è lì, abbandonata, bruciata da un qualunque atto vandalico, a chiedersi confusamente “perché”. Il portachiavi di Topolino tintinna leggermente sulla pietra quando Manu vi si sdraia e il freddo contatto tra la nuca e il suolo gli rizza per un paio di secondi i capelli neri sulla testa. Poi più nulla, il terreno si riscalda al calore del suo corpo. Sospira Manu, canticchiando “O Fortuna” a mezza voce. Una testolina dai lunghi capelli neri sbuca dall’apertura della piattaforma del Trabucco.

-Ehi, cosa canti?-

La testolina è in realtà il viso di una ragazza sorridente, in canotta e jeans. Con un salto scende e si avvicina a Manu, che nel frattempo si è seduto e la fissa scocciato ed imbarazzato.

-Non pensavo ci fosse già qualcuno.-

-Sorpresa-

Ghigna lei. Lui la ignora, si volta e ricomincia a cantare.

-Sors immanis

Et inanis-

-Rota tu volubilis..-

Continua Lei, con voce sottile.

Manu la fissa sorpreso e si gira per guardarla.

-Conosci i Carmina Burana?-

Lei annuisce e Manu sorride, facendole cenno di sedersi accanto a lui.

-Adoro il ritmo delle percussioni in quel brano-

-Credevo che le ragazze ascoltassero solo Tiziano Ferro-

Fa lui. Lei scoppia a ridere senza più smettere.

-Cosa diavolo c’è di così divertente?!-

-Ma ti senti quando parli?-

Replica lei, tra le lacrime ed il mal di pancia, piegata in due dal ridere. Lui arrossisce e tace.

-Dai, non te la prendere.-

Fissano insieme il mare calmo. Sono le otto di mattina; le onde che increspano appena la superficie azzurra luccicano come un’immensa distesa di zaffiro liquido. La linea del porto, che si stende più lontano, è mossa da automobili, uomini e barche. La Marina è così piccola che puoi tenerla in una mano.

E lei lo fa, allungando il braccio davanti a sé, tentando di stringere tra le dita un’enorme nave nera, bara marina.

-Pensa come sarebbe bello se potessimo portare sempre la nostra città con noi! Viaggiamo, andiamo lontano, ma in fondo siamo sempre a casa perché è qui, con noi, in una tasca.-

Si riscuote, come fulminata.

-Aspetta, ho un’idea.-

Con un salto scende dal primo gradino della scogliera e poi percorre gli altri, correndo verso la spiaggia a rotta di collo.

La voce di Manu risuona distante.

-DOVE VAI?!-

Urla, affacciandosi sulla scogliera, con le ginocchia e i palmi premuti sulla pietra liscia.

Lei ride in risposta, arriva lungo la strada e la percorre col fiatone, finché la spiaggia è davanti a lei.

E allora cammina piano, assapora la sensazione della sabbia sotto i piedi, osserva il mare blu che è sempre nei suoi ricordi. Si ferma. Si siede. Afferra un pugno di sabbia, la lascia scivolare tra le dita, ed è come polvere d’oro, l’oro della sua terra. Ha una minuscola boccetta tra le dita, recuperata chissà come, chissà perché, dalla tasca. La apre e la riempie di sabbia. La chiude. La guarda contro luce. E’d’oro zecchino, e incastrata dentro c’è rimasta una piccola conchiglia rosa a spirale.

Si alza e camminando piano, tenendo la boccetta stretta in mano si gode il tepore diffuso dalla sabbia, bollente attraverso il vetro, raggiunge Manu.

-Tieni-

Gli porge la boccetta.

-Così,ovunque andrai, avrai un pezzo del tuo mondo con te. E così, lontano da casa, ogni posto diverrà casa.-

Manu la guarda, sgranando gli occhi neri.

Poi sorride.

-Grazie. Io mi chiamo Manuele, comunque.-

Lei ricambia il sorriso.

-Ili, per gli amici.-

 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Leia Ashtray Myrsky