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Autore: ooswin    23/08/2013    4 recensioni
Cosa succederebbe se una fangirl decisamente esaltata scoprisse che ciò in cui ha sperato tutta la vita fosse vero e potesse frequentare il sesto anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts?
Dal testo:
«O miei dei, non ci credo, o Zeus, Merlino, Morgana, per Salazar è un mago vero, e io ce l'ho vicino.»
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Un po' di Scorily che non fa mai male ♥ e poi Paige/Albus, gnnn, nuovo pairing. AHAHAHA
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Un cappello, un camino e un medaglione

 
 
Alla fine, Albus si era lasciato convincere a passare da casa Potter (mai le avesse detto che a quell’ora era vuota, essendo Harry al lavoro e tutti gli altri a Diagon Alley) e poi arrivare da Rose con la polvere volante – anche perché non si fidava di se stesso a smaterializzarsi insieme a qualcuno. Quindi, dopo che Albus ebbe mandato un gufo a Rose per avvertirla del loro arrivo, s’incamminarono a piedi, essendo le due case relativamente vicine. Partirono per le dieci e un quarto, sicuri di riuscire ad arrivare in mezz’ora, tre quarti d’ora massimo; in fondo c’era solo una collina di distanza, quindi non sarebbe stato poi così faticoso.. no?
«Che ne dici.. di una pausa?» ansimò Paige, dopo un’ora di scarpinata, sdraiandosi sull’erba.
«Penso che sia un’idea meravigliosa.» rispose Albus, piegato con le mani sulle ginocchia.
«Non è che hai dell’acqua magicamente nascosta in una tasca? Muoio di sete.»
«Putroppo l’unica cosa che al momento c’è nelle mie tasche è.. un occhio di girino.» rispose costernato e sorpreso il ragazzo. Doveva ricordarsi di svuotare le tasche dei pantaloni usati per pozioni prima di metterli, la prossima volta.
«Utile.» mormorò lei. «Potremmo sempre usarlo per richiamare le Sorelle Grigie e dir loro che se non ci portano a casa tua non avranno più il loro occhio. Che poi non è loro. But who cares?»
«Sorelle Grigie?»
«Hai mica una dracma?»
«Perché parli in una lingua a me sconosciuta?»
«Uhh, guarda, quella nuvola sembra un drago! Potremmo chiedergli di darci un passaggio.»
«…»
«Certo che se fossimo in un cartone della Pimpa adesso tutti gli alberi, l’erba e le foglie ci starebbero aiutando.»
«La Pimpa. Cos’è la Pimpa?»
«Oddei voglio un Tardis. Se avessimo un Tardis e un Doctah sarebbe molto meglio. Magari Ten. Ten è l’amore.»
«Spiegami di nuovo perché io sto ancora ad ascoltarti.»
«Perché sono maledettamente geniale e divertente?» sorrise Paige, alzandosi in piedi e spazzolandosi i pantaloncini dalle foglie rimaste attaccate.
«Ma perché voi maghi non usate mai la macchina?»
«La macchina.» Sussurrò Albus, come folgorato.
«Va a motore.» continuò Paige, perplessa.
«Ma certo, la macchina!» esclamò lui. «Paige Cohen, sei un fottuto genio.» disse, avvicinandosi e schioccandole un bacio in fronte.
«Fottuto da chi? Perché se è da Will Herondale potrei anche concordare..» iniziò la rossa, ma lui si era già smaterializzato. «No, aspetta, cosa? Dove..? Oh, FANTASTICO!» sbottò, lasciandosi cadere a gambe incrociate per terra.
 
Venti minuti dopo, una decappottabile verde bottiglia si parcheggiava accanto ad una Paige che, decisamente frustrata, era intenta ad ideare un centinaio di modi per uccidere quello stupido mago fasullo. Tutti i Potter erano decisamente idioti, a quanto pareva. Alzò lo sguardo, pronta a spaventare il potenziale molestatore con una parlantina a macchinetta, quando si ritrovò davanti Potter-sono-stupido-Junior-2 che, sporgendosi dal finestrino, le faceva segno di salire. Lei sollevò un sopracciglio, ma non proferì verbo. Si alzò e s’infilò nel sedile del passeggero, girandosi poi a fulminare il mago con lo sguardo.
«È stata una buona idea, no?» chiese Albus, allegro.
«Lo sarebbe anche buttarti da un burrone.» rispose lei, acida.
«Quello magari no..»
«Stavo per andarmene.» lo interruppe lei.
«Potr- cosa? Perché?»
«Mah, non lo so. Proprio non mi viene in mente!» rispose, sarcastica. «Dopo che un tizio conosciuto l’altroieri di cui hai deciso di fidarti (per chissà quale motivo, tra parentesi) sparisce per venti minuti lasciandoti sola in una collina isolata (senza neanche il cellulare, perché tu ovviamente l’hai dimenticato) ad aspettare che la luna diventi piena così da farsi mangiare da un lupo mannaro, magari – magari eh – ti irriti un po’. Ah, e quel tizio non sa neanche materializzarsi e smaterializzarsi come si deve, quindi potrebbe anche essere finito in un pozzo e tu non lo sapresti mai.» continuò, gesticolando all’impazzata per avvalorare le sue parole. «In ogni caso» sospirò, aggiustandosi i capelli «Hai un cappello, magari di paglia?»
«Ehm, dovrebbe.. potrebbe.. essere nel sedile posteriore.» balbettò Albus, definitivamente perplesso.
«Oh, sì, hai ragione. Eccolo qui!» esclamò la ragazza, tirando fuori un cappello di paglia a tesa larga con un nastro blu un po’ consumato.
«Ma questa macchina non è tua, vero?» chiese, sistemandosi il cappello e facendogli segno di partire.
«No, è di mia madre. Perché?» rispose lui, iniziando a guidare.
«Mi sarei chiesta quante altre ragazze porti in decappottabile» rise lei. «Oh, ho sempre desiderato farlo.» aggiunse, quando il vento le scompigliò i capelli e lei dovette tenersi il cappello per non farlo volare via.
 
«Quindi.. eccoci qui. Casa Potter, in tutto il suo magnifico disordine.» esordì Albus, aprendo la porta e facendola passare. Paige si guardò intorno, soffermandosi sui vestiti che si andavano a mettersi a posto da soli, sulla ricordella appoggiata alla credenza e sul contenitore di Polvere Volante attaccato al camino. «Uuuuhh, la polvere volante!» esclamò, deliziata. Ne prese un po’ e la fece scorrere fra le dita. «Qual è l’indirizzo di Rose?» chiese poi.
«Bluegrass Street, 17. Ricordati di essere chiara nel pronunciarlo. Presumo che tu sappia come si fa, no?» sorrise. «Oh, direi proprio di sì.» sorrise lei di rimando, raccogliendo un pugno di polvere ed entrando nel camino. «Bluegrass Street, 17!» dichiarò, prima di sparire fra le fiamme verdi. Non era poi così male, se ci si ricordava di assumere una posa stile fuso e di chiudere gli occhi, onde evitare polveri vaganti. Qualche secondo dopo atterrò su un tappeto bianco, rotolando per evitare lividi. «Tu devi essere Paige. Albus ti ha menzionata nella lettera.» disse una voce divertita davanti a lei. Paige alzò lo sguardo, trovandosi davanti una ragazza di circa 17 anni, con ricci rosso scuro, enormi occhiali da vista neri che coprivano occhi azzurro chiarissimo e un maglione color prugna con una grande ‘R’ ricamata sopra. «E tu Rose» rispose lei, alzandosi per stringerle la mano. «È un piacere cono- AAHH» s’interruppe, cadendo con la schiena per terra e un Albus completamente rosso a due centimetri di distanza. Aveva degli occhi davvero verdissimi.
«Ehm, pensi di alzarti?» gli chiese, dopo una trentina di secondi che si fissavano interdetti.
«Oh. Oh sì, scusa.» si alzò, offrendole poi la mano per tirarla su.
«O-okaaay.» disse Rose, con un sorrisetto divertito.
 Paige osservò la casa, col naso in alto. «Wow» sussurrò
«Cosa?» chiesero Rose e Albus, perplessi.
«I.. i libri. Devono essere almeno un centinaio.» disse, impressionata, indicando le grandi librerie che correvano lungo le pareti, rimpicciolendosi man mano che arrivano al soffitto, più piccolo rispetto al pavimento; quella stanza aveva la forma di una canna fumaria.
«Sono 103, per la precisione. Ma è un’aggiunta recente, visto che in biblioteca e in camera mia non ci stavano più.» sorrise Rose.
«È meraviglioso»
«In questa casa vivono Hermione Granger e Rose Weasley, che ti aspettavi?» disse Albus, scrollando le spalle.
«Anche camera tua non scherza» ribattè Rose. «Allora, di cosa avevate bisogno?»
«Faglielo vedere, Paige.»
«Cosa? Che poi dire ‘faglielo vedere’ suona veramente brutto.»
Albus represse una risata. «Intendevo, la magia accidentale. Il fatto che non sei una babbana.» Lei sembrò cadere dalle nuvole. «Mh? Ah, certo. Mi presti la bacchetta? Che tra parentesi potrebbe anche essere stato un caso. Perché non ci abbiamo pensato? Magari la tua bacchetta era in sovraccarico di magia o..»
«Quella di Al? In sovraccarico? L’unica cosa in sovraccarico in lui è la pancia quando andiamo a pranzo da nonna Molly» lo canzonò Rose, beccandosi uno sguardo finto offeso dal diretto interessato.
«Prova e avremo risolto i nostri dubbi» disse semplicemente lui, passandole la bacchetta.
«D’accordo.» Paige fece un respiro profondo «Wingardium Leviosa!» pronunciò, indirizzando l’incantesimo verso una pila di libri davanti a lei, che si alzò lentamente, per poi ricadere con un tonfo quando la ragazza, sorpresa, lasciò cadere la bacchetta.
«Notevole» commentò Rose, impressionata. «Non dovresti nemmeno essere capace di far lievitare oggetti se non hai mai ricevuto istruzione. È roba da primo anno, certo, ma quella non è nemmeno la tua bacchetta.»
«Io, ehm, dopo che tu sei venuto la prima volta» iniziò, girandosi verso Albus «mi sono, ehm, esercitata con la mia, sai, bacchetta- quella finta.» concluse, arrossendo e rigirandosi la collana fra le mani, come sempre quando era nervosa. Albus si sforzò di non ridere. «Beh, hai fatto bene, direi»
«Già- sorvoliamo, è meglio.»
«Dai, è carina come cosa.»
Per tutta risposta lei lo guardò male. «Comunque. Non ho senso. Se sono una strega, anche Nata Babbana, dovrei aver ricevuto la lettera, ma non è successo. IL MONDO COMPLOTTA CONTRO DI ME.» esclamò. «Okay, forse sono un po’melodrammatica.» ammise poi.
«Giusto un pochino. Ma cos’è quello?» chiese Rose, indicando il suo ciondolo, che lei, sovrappensiero, aveva continuato a rigirarsi fra le dita.
«Oh, è l’unica cosa rimasta dei miei genitori. Me l’hanno lasciato nella culla con cui sono arrivata dai miei genitori adottivi. In teoria dovrebbe essere un medaglione, ma non c’è il taglio in cui si dovrebbe aprire, come se fosse incompleto, vedete?» disse, mostrando loro il lato del medaglione mentre parlava. «E poi c’è questa incisione, al centro, ma non ho mai capito cosa potrebbe essere. Sembra una parola, una sequenza di lettere, ma non è di nessun alfabeto esistente – almeno, non di quello conosciuto.»
«Un disegno?» ipotizzò Albus.
«E di cosa? In genere i disegni sono piuttosto riconoscibili.»
«Non lo so.. Tu che ne pensi, Rose? Rose?» ripetè, sventolandole una mano davanti agli occhi.
«Posso vederlo un attimo da più vicino?» chiese lei, con gli occhi spalancati e fissi sul medaglione, il viso cereo. Paige si sfilò la collana e gliela porse, leggermente turbata. «Cosa c’è che non va?» domandò. Rose non rispose; s’infilò gli occhiali ed esaminò attentamente le incisioni sulla superficie curva dell’ottone.
«Oh, io lo so cos’è questo.» affermò, con una luce preoccupata ed insieme eccitata negli occhi.




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HELLO EVERYONE!
So. Come immagino avrete notato, il mio simpatico progetto di far aggiornare dal mio amico è andata tristemente perduta, e non per colpa sua. Dal telefono non riuscivo a scrivere, avevo da studiare eppoi ero molto impegnata a uccidere i miei poveri feels ad avere una vita sociale (AHAHAHAHA ma come sono simpatica, non è vero niente.)
E niente, il mistero s'infittisce (?) Spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate c:
   
 
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