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Autore: Let me open your eyes    24/08/2013    10 recensioni
*Dal primo capitolo.
Scese gli ultimi scalini molto lentamente, sostenendo il mio sguardo come se la mia pelle fosse trasparente e lui potesse guardarmi dentro.
Si muoveva come se avesse provato la sua entrata milioni di volte.
Mentre si avvicinava, si passò una mano tra i capelli con fare esperto, cercando di dare un ordine alla cascata di riccioli castani che gli incorniciavano il viso angelico.
Avvertii un'improvvisa voglia di distogliere lo sguardo quando
sentii la sua figura torreggiare su di me, ma ero come imprigionata nello specchio dei suoi occhi.
Mi fece sentire debole, come la preda davanti al leone.
Destinata ad appartenergli.
Impotente.
Respirare non mi era mai sembrato tanto difficile come in quel momento.
Non mi ero mai accorta di quanto fosse assordante il battito accelerato del mio cuore, prima che fosse l'unico suono che potessi udire, tanto forte che sembrava volesse uscirmi dal petto.
Il calore avvampò sul mio viso.
Mi tese una mano, sfoderando un sorriso bello almeno quanto quello della madre.
-Ehi, bellissima. Io sono Harry.-
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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This is my oath to you

Sentii le mani di Zayn fasciarmi la schiena, mentre le sue labbra continuavano ad imprimere il loro amore sulle mie con foga crescente.
Provai a svuotare la mente, a lasciarmi andare, ma niente riusciva a togliermi Harry dalla testa.
Nonostante amassi il tocco delicato di Zayn sulla mia pelle, lo respinsi scuotendo la testa.

-Scusa, non posso farlo.- mormorai a fior di labbra.

Il ragazzo rimase interdetto per un attimo, davanti alla mia reazione improvvisa.

-Non c'è niente che io possa fare per farti cambiare idea, vero?- chiese con aria affranta.

-Non voglio prenderti in giro, Zayn. Sei un ragazzo fantastico, ma provo qualcosa per Harry che non riesco a reprimere-

Il ragazzo annuì, abbassando lo sguardo.

-Puoi perdonarmi?- sussurrai stringendogli una mano, in un tono che suonava supplichevole.

Lui strizzò intensamente gli occhi, come se questa richiesta se la aspettasse, poi li riaprì. Rimase con lo sguardo basso, fisso sul contatto delle nostre mani.

-Guardami- gli alzai il viso spingendo il suo mento verso l'alto con l'altra mano.

E in quel momento mi sembrò di annegare nel suo sguardo, ricolmo di tristezza. Lui sostenne il mio con decisione.

-Non riuscirò mai ad esserti amico- rispose gravemente, facendo scivolare via la sua mano dalla mia.

-Non posso vederti uscire da quella porta e...-

Non riuscii a concludere la frase, perché il mio sguardo cadde sul mazzo di rose per terra.
Mi venne un colpo al cuore, e senza pensarci un attimo mi gettai a terra e lo raccolsi.
C’era un biglietto, tra i fiori.

"Se vuoi il mio cuore, è tuo.
Prendilo, non opporrò resistenza.
Non l'ho mai trattato come si deve, per questo voglio che ti appartenga.
Tuo, Harry."


Mi portai la lettera al petto, stringendola forte, come se le emozioni racchiuse in quelle poche righe potessero penetrare nel mio cuore passando attraverso la mia pelle.
Chiusi gli occhi, inspirando profondamente, e rivolsi lo sguardo verso Zayn.
Aveva capito.
Di punto in bianco si irrigidì, e con passo deciso uscì dalla porta d'ingresso, senza proferir parola.
Rimasi interdetta per qualche minuto sulla porta di casa, indecisa sul da farsi.
Harry non poteva essere andato lontano, e io sentivo un disperato bisogno di chiarire con lui una volta per tutte.
Uscii nel cortile, e mi guardai intorno. La macchina era nel vialetto, quindi il ragazzo era a piedi.
Guardai sulla strada principale, ma di Harry non c'era alcuna traccia.
Tornai verso la casa, e per caso il mio sguardo si posò sul garage alla fine del vialetto.
Più precisamente, il mio sguardo si fissò su quella strettoia tra il muro in mattoni del garage, e la folta siepe che separava le proprietà del quartiere.
Quell'imbocco nascosto, cui le sole piastrelle informi di pietra sparse sul terreno indicavano che fosse un passaggio.
Un'entrata stretta, ma sufficiente per un uomo.
Presa dalla curiosità, seguii le mattonelle disposte disordinatamente sull'erba, e sbucai in un giardino sul retro probabilmente non appartenente alla casa.
Esso infatti era piuttosto trascurato, l'erba era lasciata incolta e le erbacce infestavano le zone vicino alle siepi, risalendo selvatiche lungo il muro del garage.
Qualche albero spuntava tra l'erba alta, ma uno in particolare attirò la mia attenzione.
Questo era più grosso, di qualche metro più alto degli altri, e tra le folte fronde riuscivo ad intravedere delle assi di legno chiaro.
Mi feci largo tra le sterpaglie con difficoltà, poiché mi arrivavano alle ginocchia, e mi arrestai sotto l'albero.
Guardando tra il fogliame, finalmente capii che le assi erano di una piccola casetta dalla forma circolare, poiché addossata a diversi rami, attorniava il grosso tronco.
Scorrendo la mano sulla corteccia nodosa, scovai una scaletta arrotolata su se stessa.
Silenziosamente salii, cercando di mantenere l'equilibrio sui pioli poco stabili di corda ricoperta di gomma.
Dopo qualche metro, poggiai finalmente il piede su un pezzo di legno ben saldo.
Su un'asse all'entrata della casetta era incisa la frase "Home sweet home".
Mi sfuggì un sorriso, notando che la calligrafia infantile della scritta non era che una forma rudimentale della scrittura sulla lettera che avevo trovato tra i fiori poco prima.
Seguii il percorso a tornante della casetta, cercando di non far scricchiolare troppo le assi pericolanti sotto ogni mio passo.
Scostai le foglie che spuntavano da quelle pareti bucherellate, mentre procedevo nell'esplorazione.
Dopo qualche passo, mi accorsi che la struttura non si chiudeva ad anello, ma rimaneva aperta a mezzaluna.
Ed eccolo lì, Harry, alla fine delle assi.
Era appoggiato al tronco dell'albero, con le gambe a penzoloni nel vuoto.
Aveva un'aria pensierosa mentre si torturava il labbro inferiore, con lo sguardo perso nel verde che lo circondava.

-Ho sempre desiderato avere una casa sull'albero.- confessai con un sospiro.

Il poveretto, colto di sorpresa, sobbalzò con aria spaventata.

-Em-emily?- mi chiamò stupito.
-Cosa ci fai qui?- chiese, alzandosi in piedi frettolosamente.

Mi avvicinai, e mi sedetti accanto a lui con aria spensierata.

-Solo che ho sempre vissuto in un appartamento in città, e non ne ho mai vista una dal vivo- continuai, ignorando la sua domanda.

-E Zayn?- chiese nuovamente Harry, confuso.

-Non sono un'esperta, ma non credevo esistessero delle casette sull'albero di questa forma- osservai imperterrita, facendo dondolare le gambe tra le foglie, provocandomi solletico.

Il ragazzo rimase basito davanti al mio comportamento assurdamente disinteressato; ma dopo un leggero tentennamento decise di reggere il gioco, e si sedette nuovamente al suo posto, accanto a me.

-Beh, perché questa casetta è speciale.- spiegò con aria misteriosa.

-Ah sì?-

-L'ha costruita mio nonno, quando ero piccolo.- rispose con una punta di nostalgia.
-È sempre stato il mio rifugio, quando i miei litigavano e io non ne potevo più di quelle urla- aggiunse, serrando le palpebre.

-Non ce la vedo tua madre arrabbiata- ammisi con un sorriso.

-Non era colpa sua infatti. Era mio padre a maltrattarla.- rispose scuotendo la testa, come per farne uscire dei ricordi da dimenticare.

Istintivamente allungai una mano sul suo ginocchio, stringendolo con delicatezza.
Lui abbassò lo sguardo verso il nostro punto di contatto, e dolcemente posò una mano sulla mia.

-Ero piccolo, ancora non capivo. Mia madre semplicemente mi invitava ad andare a giocare sulla casetta, fingendosi tranquilla. Ed io ci andavo, io non sapevo...- biascicò colpevole.

-Non è colpa tua, Harry. Eri piccolo, cos'altro potevi fare?- cercai di difenderlo.

-E quando poi l'ho scoperto, era troppo tardi. Lui era già uscito dalle nostre vite. Non sappiamo più niente di lui.- concluse con voce rotta.

Voltai il palmo della mano, ed intrecciai le mie dita alle sue, rimanendo in silenzio.
Udivo solamente il fruscìo delle foglie al vento, oltre allo scalpitare veloce del mio cuore.
Ero rimasta meravigliata da quella sua confessione, estremamente personale.

-Perché mi stai dicendo questo?- chiesi all'improvviso, interrompendo il silenzio.

Harry sembrò riflettere un attimo, prima di rispondere.

-Perché mi fido di te.-

Il suo sguardo smeraldo incontrò il mio.
Tutto un tratto mi sentii debole, come le foglie trasportate dal vento, come la sabbia spazzata via dalle onde.
L'intensità nei suoi occhi mi fece mancare il respiro.

-Mi dispiace per prima.- dissi tutto d'un fiato.

Harry sorrise tra sé e sé, come se si aspettasse quelle parole.

-Va tutto bene. So di non essere la scelta migliore, non è giusto che io mi metta in mezzo tra te e Zayn.- si rassegnò, sforzando un sorriso.

-No, Harry. Non capisci.- scossi la testa lentamente.

-Che cosa?-

-Migliore o no, tu sei la mia scelta.- risi.

Il riccio sembrava confuso.

-Perché dovresti scegliere me, se non sono la scelta migliore?-

-Non dipende tutto da te, riccetto- lo spinsi dolcemente con una spalla.
-Sono i miei sentimenti per te che ti rendono la scelta migliore.-

Il ragazzo scoppiò a ridere davanti al mio ragionamento contorto.

-Tu sei strana- mi prese in giro, cingendomi la vita con un braccio e stringendomi a sé.

-Detto da uno che mangia i marshmallow intinti nel té, non mi sembra poi tanto di rilievo!- ribattei ridendo.

Harry improvvisamente si fece serio in viso.

-Emily, vorrei scusarmi con te per l'episodio di Cassie- mormorò con aria dispiaciuta.

-E perché? Sono io che non ti ho creduto, sarei io a doverti delle scuse- risposi confusa.

Ebbi l'impressione che Harry mi stesse nascondendo qualcosa.

-No?- chiesi conferma, con tono insicuro.

Il ragazzo si mordicchiò il labbro, indeciso su quali parole usare.
Sentii l'ansia crescermi nel petto: avevo paura di che cosa volesse dirmi.

-Non è vero che non sono riuscito a respingerla. Cioè, in parte sì, ma la verità è che, per un attimo, io... non ho voluto resisterle.- confessò imbarazzato.
Quelle parole mi crollarono addosso, con una forza demolitrice.
Mi irrigidii sotto il suo tocco, e le lacrime mi salirono agli occhi.

-No, ti prego, non fare così...- mi implorò Harry cercando di abbracciarmi più forte.

Con gesti decisi lo respinsi, cercando di mantenere la calma. Deglutii prima di parlare.

-Non dovevo crederti- biascicai con voce rotta.

Cercai di alzarmi, ma Harry mi trattenne portandomi contro il suo petto.
Cercai di liberarmi dalla sua stretta, muovendo le braccia con forza.

-Hai letto la lettera, vero?- chiese con foga.

La sua mano mi accarezzava il viso, nel vano tentativo di tranquillizzarmi, mentre l'altra, posata sul mio ventre, cercava di tenermi attaccata a lui.
Nonostante fossi in preda ad una furia distruttiva, e non volessi altro che allontanarmi da lui, annuii.

-Sono tuo, piccola. Tuo, e di nessun altro.- mi ricordò, cullandomi avanti e indietro.

Dopo pochi secondi, le mie forze si arresero a quel dondolio dei nostri corpi, intrecciati in un abbraccio.
La mia schiena era perfettamente racchiusa nel suo petto, e mi fasciava il busto un suo braccio, la cui mano era ancora sul mio viso.
In equilibrio sulle assi, Harry continuava a cullarmi avanti e indietro, finché ebbe la certezza che ogni traccia di tensione aveva ormai abbandonato il mio corpo.
Sentendo che il mio respiro era tornato regolare, iniziò a baciarmi tra i capelli, con tenerezza.
Avvertii la morbidezza delle sue labbra a contatto con la mia pelle.
Le sue parole mi avevano colto di sorpresa. Dette a voce, sembravano assumere tutta un'altra importanza.
Presi un bel respiro e mi asciugai le lacrime, passando una mano sul viso.
Cercando di staccarmi dal suo abbraccio, la mano di Harry ancora appoggiata al mio ventre istintivamente cercò di trattenermi, per paura che me ne andassi, ma dopo un attimo di tentennamento lasciò la presa.
Approfittai della libertà appena ottenuta per voltare il busto verso il ragazzo dietro di me, per guardarlo in viso.
Quegli occhi verdi mi analizzavano quasi spaventati, in attesa di una mia reazione.

-Mi fido di te, Harry.- sussurrai ricambiando lo sguardo.

Sul viso del ragazzo si accese un sorriso radioso, e subito sprofondai tra le sue braccia che mi avvolsero con dolcezza.
Dopo un attimo i nostri occhi tornarono a perdersi gli uni negli altri.
Harry mi prese il viso tra le mani con delicatezza, come per paura che si sciupasse.

-Darò tutto me stesso, piccola. Per te, per noi. Farò qualsiasi cosa per non lasciarti andare, Emily.Questa è la mia promessa.- giurò Harry con fermezza.

Ammirai il movimento delle sue labbra rosee mentre pronunciava quelle parole, e mi incantò la sincerità nei suoi occhi.
Avvicinai il mio viso al suo, e gli lasciai un dolce bacio a fior di labbra.
Il riccio rimase sorpreso da quel gesto così spontaneo, ma non si allontanò.
Fece sfregare i nostri nasi lentamente, guardandomi negli occhi, e io mi sottrassi a quello sguardo timidamente, facendo scorrere il naso verso il basso e accarezzando la sua guancia sbattendo le lunghe ciglia.

-Ho fame- mormorai seria.

Harry rise al mio intervento completamente fuori luogo, ma si alzò e mi aiutò con una mano a mettermi in piedi.
Ripercorsi il corridoio costellato di foglie verde brillante tirandolo da un braccio, e scendemmo velocemente dall'albero.


-


-E questa tavola così ben apparecchiata? Era per te e Zayn?- chiese Harry con una punta di gelosia, passando una mano sulla tovaglia immacolata.

-Era per accoglierti nel migliore dei modi- sbuffai ridendo.

Ripresi in mano il coltello che avevo posato poco più di un'ora prima, e ricominciai a tagliare le verdure per l'insalata.
Harry intanto si cimentò nella complicatissima preparazione di un piatto di pasta.

-Lasciatelo dire, la tua pasta sembra un ammasso di gomma molliccia- commentai davanti al mucchietto colloso che il riccio mi riversò nel piatto.

-Tu sei ben abituata, mangi pasta italiana.- replicò lui offeso.

Lo avvicinai tirandolo per la maglietta.

-Sei sexy anche da cuoco imbranato- gli sussurrai in un orecchio, mordendogli il lobo.

Il ragazzo sorrise maliziosamente, e finse una mini danza contro la sedia con in mano il mestolo.

-No, ti prego risparmiami- risi coprendomi gli occhi con una mano.

-Come se non avessi mai visto un cuoco spogliarellista, pff- sbuffò Harry sedendosi a tavola.

-Senti cuoco, ricordami che la prossima volta la pasta la faccio io- lo presi in giro, guardando con aria stranita quello che sembrava un maccherone riuscito male.

Dopo vari tentativi, nascondendo smorfie schifate mentre masticavamo, entrambi rinunciammo a quel piatto immangiabile e ci buttammo sull'insalata.
Mentre rimettevamo a posto i piatti, ad Harry scappò un urlo.

-Oh cavolo, Em. Ho dimenticato di dirti che stasera torna mia madre!- esclamò il riccio nel panico.

-Oh merda- imprecai asciugandomi le mani in un asciugamano.

In quei giorni non avevamo molto badato alla casa, perciò erano ben due piani da pulire e riordinare.
Iniziammo dal piano di sopra; correvamo da una stanza all'altra con spazzoloni, stracci e spugne.

-È tuo questo?- chiese Harry venendomi incontro con un reggiseno in mano.

-Harry, devi riordinare le cose che sono fuori posto, e sono certa che quello fosse nel mio cassetto, esattamente dove doveva stare- lo rimproverai sbuffando.

-Ehi, è fuori posto se non ce l'hai addosso- rise maliziosamente lui, tornando nella mia camera con un saltello.

Roteai gli occhi al cielo, ringraziando Dio di avere Harry.

-Ti vedo che usi la scopa come asta del microfono, grande rock star- mi prese in giro passando davanti al bagno qualche minuto dopo.

Mi sentii avvampare, e velocemente mi ricomposi dalla scena imbarazzante alla quale Harry aveva assistito.

Dopo il pomeriggio stancante di pulizia, ci accoccolammo al fondo del divano, in mezzo ai cuscini.
Sprofondai nell'abbraccio avvolgente di Harry, lasciandomi pervadere dal suo profumo.

-Che giornata, eh?- esordì lui, inspirando profondamente.

-Già- confermai, girandomi verso di lui.
-Ti dona la cuffia rosa eh- lo presi in giro, riferendosi alla fascia da pulizie che aveva avvolto attorno ai ricci perché non gli ricadessero sulla fronte.

Le sue guance divamparono, mentre se la tolse velocemente.

-Udite udite! Signore e signori, Harry Edward Styles è arrossito!- urlai mettendo le mani a megafono.

-Shhh.- rise mettendomi a tacere con un cuscino.

-Cosa hai appena fatto, scusa?- gli chiesi fingendo stupore.

Mi vendicai prendendo un cuscino e colpendolo sulla spalla.
Lui si alzò in piedi, colpendomi con un altro cuscino.
Afferrando il più vicino a me, gliene tirai un altro, mancandolo per poco.

-Con questa mira, non oso immaginare se fossi un maschio- mi prese in giro.

Aprii la bocca offesa, e gli saltai in braccio con un balzo fulmineo.
Il ragazzo si lasciò cadere tra i cuscini sul tappeto, con me sopra.
Rotolammo sotto il tavolo, facendo cadere le sedie tra una risata e l'altra.
A quel punto gli salii sul ventre e annunciai:

-Ed ecco che Emily Johnson vince l’incontro! Grazie, grazie a tutti.- mi complimentai da sola, stringendomi la mano soddisfatta.

Harry assunse uno sguardo di sfida.
Con una mossa veloce ribaltò la situazione, portandomi sotto di lui.
Mi prese le mani, e con tutta la forza che avevo stesi le braccia perpendicolarmente rispetto al mio corpo per tenerlo lontano; tuttavia questo rese tutto più facile ad Harry, che molto semplicemente divaricò le braccia e ricadde sul mio corpo, facendo aderire i nostri petti uno contro l'altro.
A quel punto mi bloccò le mani e mi tenne ferme le gambe, attorcigliandole alle sue dolcemente.
Ero inerme, completamente paralizzata.
Approfittando della situazione di dominanza, Harry iniziò a provocarmi con dei teneri baci sul collo, fino a farmi perdere la cognizione dello spazio e del tempo.
Chiusi gli occhi in preda al piacere più assoluto, mentre le sue morbide labbra continuavano ad imprimermi baci umidi sulle spalle e sul petto.
Improvvisamente il dolce contatto si interruppe, e io rimasi completamente incantata sotto il suo potere.
Harry tornò a guardarmi soddisfatto.

-Cos’ è che hai vinto?- chiese con aria di sfida.

-Io non.. non me lo ricordo…- sussurrai ancora nell'estasi più completa.

Il ragazzo sopra di me scoppiò in una fragorosa risata, davanti alla mia debolezza.

-Te l’ho già detto quanto amo le tue fossette?- gli rivelai, allungando una mano sul suo viso e toccando con l'indice l'incavo sulla sua guancia.
Prima che potesse rispondere, sentimmo la porta aprirsi.
Ci alzammo velocemente, ricomponendoci un poco.

-Ragazzi, sono tornata!- annunciò la voce calda di Anne dall'entrata.

-Ciao mamma!- salutò Harry.

-Ciao, Anne!- aggiunsi io.

Anne venne verso di noi, e il suo sorriso si tramutò.

-Che cosa è successo al mio salotto?!- chiese sconvolta.

Io ed Harry ci voltammo a guardare la stanza.
Come avevamo fatto a ridurre così il soggiorno dopo tutto il nostro duro lavoro?
I cuscini erano ovunque, il tappeto tutto raggomitolato.

-Ehm, battaglia di cuscini.- si giustificò Harry, andandole incontro a braccia aperte.
-Tranquilla mamma, ora mettiamo in ordine..- sorrise baciandola sulla guancia.

-Meglio che smetta di guardare, vado a preparare la cena.- rispose contrariata andando verso la cucina.

-Ma guarda te cosa mi combinano, sono stata via solo tre giorni...- la sentimmo borbottare tra sé e sé nella stanza affianco.

Harry mi guardò ridendo.

-Dai mettiamo a posto, Styles!- lo incitai tirandogli un cuscino raccolto da per terra.

Riordinato per la seconda volta, Anne ci chiamò per la cena.

-Allora, Anne, come è andato il weekend?- iniziai io, passandole la carne.

-Ohh, bene… la mia amica aveva il papà che è stato male, così mi sono offerta per guardarle i bambini…- raccontò lei con un sorriso.

Harry sembrava orgoglioso del gesto di sua madre, e le accarezzò una mano guardandola con un sorriso.

-Cavolo, manca il sale.- commentai sovrappensiero, alzandomi dal tavolo.

Harry mi trattenne da una mano com uno scatto, facendomi risedere, e si alzò al posto mio per prendere la saliera dalla credenza.
Anne rimase a guardare meravigliata quel gesto di cavalleria da parte di suo figlio.

-Ehi, ti ha fatto proprio bene passare del tempo con Emily.- commentò sorridendo.

-Ohh, sì, abbiamo passato anche noi un bel weekend. Un po' strano, ma si è concluso bene- acconsentì lui, ammiccando, e stampandomi un tenero bacio sulla guancia prima di sedersi.

Abbassai lo sguardo timidamente, davanti al suo gesto così inaspettato davanti ad Anne.
Harry sorrise soddisfatto, notando il mio imbarazzo.

-Mi… mi sono persa qualcosa?- chiese sua madre, guardandoci stupita.

-Beh.. diciamo che ci siamo conosciuti un po' meglio.- rispose Harry scoppiando a ridere.

-Sono felice di questo... ma fate i bravi.- si raccomandò Anne, non volendo sapere altro.

Subito la rassicurammo con un cenno del capo, e lei sembrò più tranquilla per il resto della cena.
Guardando Anne, mi tornò in mente ciò che mi aveva raccontato Harry.
Quella donna era davvero forte, si intendeva da ogni suo piccolo gesto o espressione.
Finalmente mi seppi spiegare la bellezza del suo sorriso.
I sorrisi di chi ha sofferto sono sempre i più meravigliosi.
Ma anche Harry era forte, per ciò che aveva superato.
Io neanche riuscivo ad immaginare mio padre che maltrattasse mia madre.
Presa da quei pensieri, mi ricordai di chiamare mia madre.
Le telefonai subito dopo cena, per aggiornarla sugli ultimi eventi.

-Ahh! Te l’avevo detto che ti sarebbe piaciuto Harry!- rise lei dopo il mio racconto.

-Dai, mamma..- risposi io imbarazzata.

Mi mancava un po' l'Italia, ma dovevo ammettere che stavo proprio bene lì a Londra.
Al telefono mi informò che preparativi per il trasloco procedevano bene, mia madre sembrava di ottimo umore e questo mi bastava per restare tranquilla.
Dopo aver finito la telefonata, mi preparai per andare a dormire e mi infilai sotto le coperte.
Prima che spegnessi la luce, qualcuno bussò alla porta.

-Avanti- acconsentii incuriosita.

Entrò Harry, con un meraviglioso sorriso sul viso.

-Volevo solo augurarti la buonanotte, piccola.- mormorò avvicinandosi al letto.

Si sporse verso di me, e mi baciò sulla fronte con dolcezza.
Mentre tornava verso la porta, lo trattenni da una mano e lo tirai con forza verso di me.
Harry mi guardò con un'espressione interrogativa, e io presi tra le mani il suo viso e lo baciai sulle labbra con decisione.

-Buonanotte, baby.- gli augurai facendogli l'occhiolino.

Harry rise davanti a quel mio gesto inaspettato, e tornò lentamente verso la porta scuotendo la testa.

-Buonanotte, dolcezza.- sparì dalla porta, mandandomi un bacio.


Ciao a tutte :)
Questo capitolo devo ammettere che è stato concepito in modo strano: mi sono addormentata tranquilla nel mio letto, quando a mezzanotte e mezza mi sono svegliata con l'ispirazione. Ho pensato di scriverne un pezzetto, perché magari oggi me lo sarei dimenticato.
Non l'avessi mai fatto.
Mi sono fatta così prendere dal racconto che ho scritto tutto come un treno, e ho distolto gli occhi alle 5.30 del mattino perché la luce dell'alba entrava dalla finestra. Ho pensato di mettere anche i codici html, ma alle 6 non ce la facevo più e mi sono addormentata.
Quindi vi prego di essere clementi, perché questo capitolo è frutto di una mente moto molto malata ahahah :)
No va beh, sono abbastanza soddisfatta questa volta, perché non avevo un'idea ben precisa su come continuare :)
Fatemi sapere che cosa ne pensate in una recensione, per favooore :)
Ringrazio tutti quelli che mi seguono capitolo dopo capitolo, non sapete quanto sia importante per me.
Okay, la smetto di annoiarvi va, a presto! xx
-omike
  
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