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Autore: Made Again    24/08/2013    3 recensioni
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Tratto dalla recensione lasciata al capitolo 21 "Untitled Track" da Lady Igraine.
"Non riesco a capire esattamente che considerazione abbia di lei ecco. La schernisce, la pretende, la ama, l'abbandona, la odia... è una commistione di sentimenti indistricabili che si rafforzano l'uno con l'altro e distruggono. Li distruggono entrambi. E questo apre molti interrogativi, perchè con una simile tempesta dentro non potranno mai davvero comunicare, potranno sempre e solo prendersi, scacciarsi, odiarsi e amarsi in una lotta senza tregua... "
***
Storia dalla trama complessa, particolare, azzardata.
Storia-tributo alla band inglese "Marillion".
Storia di malsana dipendenza ed ostentata indipendenza.
Storia di una vita irreale eppure specchio di una vita reale.
Storia di due gemelli.
Storia di un fratello ed una sorella.
Una ragazza.
Brave.
Genere: Sentimentale, Song-fic, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
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Canzone del capitolo: Holloway Girl



La testa della zia sbucò da dietro la porta insonorizzata. Le fece segno di seguirla.
Dietro alla porta bianca che divideva la silenziosa sala d’attesa dal resto della struttura, il caos regnava sovrano. Pianti, urla concitate, strepiti, rumore di barelle, medici ed infermiere che correvano di qua e di là come trottole.
Lisa afferrò con forza il braccio di Rachel, che intanto si era incantata a guardare quell’inferno in terra e la tirò con un secco strattone in una stanza dalle pareti bianche. Ethan era disteso su di un letto bianco, avvolto in ruvide lenzuola bianche. Una benda bianca fasciava il naso del ragazzo. Anche Rachel vedeva bianco. Ma non per via del colore che dominava quella fredda stanza d'ospedale.
-Cara, che c’è? Non ti senti bene?- chiese Lisa risvegliando la ragazza da quello stato di trans in cui era caduta.
-No zia, sto bene.- affermò la ragazza, seppur con voce leggermente tremante e senza troppa convinzione. No che non stava bene. Non stava bene per nulla. Troppe cose le affollavano la testa, la sentiva pesante, le gambe non la reggevano, l’odore di disinfettante le stava pian piano facendo perdere i sensi. Si sentiva stranamente debole, svuotata. Avrebbe soltanto voluto scappare, lontano…
La zia le diede un colpetto, tentando di farla avvicinare al letto del ragazzo che stava lì, immobile con gli occhi socchiusi. Rachel, colta di sorpresa, incespicò leggermente, ma riprese subito l’equilibrio. Fece qualche passo in avanti e si accostò al letto.
Lisa uscì dalla stanza e socchiuse la porta.
Rachel si sedette sul letto e prese a fissare il ragazzo addormentato.
-E’ proprio un bel ragazzo.- pensò tra sé e sé. -Gentile, leale, disponibile, il mio ragazzo e il migliore amico. A lui posso dire tutto. E mi capirà sempre. E’ bello sapere di non essere sola.-
Ma di ciò che accadeva nella sua testa mai gli rivelò nulla.
Proprio in quel momento Ethan aprì gli occhi e trovò l’angelico volto a fissarlo. Un sorriso si dipinse sul suo viso stanco e fasciato.
-Non ti avevo sentita entrare.- fece con tono sereno, rivolto a Rachel.
-Non volevo svegliarti, stavi dormendo come un bambino.- replicò lei con dolcezza, guardandolo come se stesse davvero ammirando un bimbo. Si piegò sul letto e gli posò lieve un bacio sulla fronte.
-Sei bellissima quando mi guardi così.- continuò lui sottovoce. La sua mano si posò lieve su quella della ragazza. –Sai che ti amo, vero?-
-Certo che lo so. Scusami ancora per quel fottuto coglione di mio fratello. Non sai quanto mi dispiace, mi sento così terribilmente in colpa.-
-Non devi. In fondo non sei mica la sua balia. Non hai nulla di cui scusarti. Non sei mica come lui.-
Rachel rimase leggermente infastidita da quelle parole. –Certo che lo sono. E’ pur sempre mio fratello.-
-Ma siete diversi, Rachel. Guardati. Non puoi paragonarti a lui. Non sembrate nemmeno gemelli.-
-Io sono come lui. Il mio sangue è il suo.-
Ethan decise di essere conciliante. –Si, dopotutto hai ragione.-
Lisa rientrò assieme ad un medico: era vestito di un lungo camice bianco e zoccoli igienici bianchi. Anche capelli e baffi erano bianchi. Tutto quel bianco la soffocava, ma Lisa sembrò per una volta arrivarle in soccorso.
-Puoi uscire per un po’ cara? Avremmo bisogno di discutere con il dottore.-
-Senza alcun problema, zia.- Rachel si alzò, posò un altro bacio sulle labbra di Ethan e mormorando buonanotte, uscì dalla stanza.
 
Si ritrovò di nuovo nella sala d’attesa dalle poltroncine di plastica rossa incise con i taglierini. Non avendo altro da fare, estrasse dalla tasca grande della felpa il suo quadernetto giallo e la matita.
 
“Jeremiah fu come un padre per me. Fu lui a salvare me e mia madre dalla strada. Con la morte di quel fottuto ubriacone di mio padre, i magri profitti del debole e precario lavoro di mia madre divennero insufficienti, dato che l’esercito britannico non era più tenuto a versarci nemmeno un cent. Io ero appena una bambina. Jeremiah giunse in nostro soccorso. Era il direttore dell’azienda tessile per la quale mia madre lavorava. Venuto a sapere delle gravi difficoltà che ci ritrovavamo ad affrontare, ci prestò aiuto economico senza pretese di risarcimento in denaro. Ciò che chiese fu la mano di mia madre. Per una donna sola, vedova, madre di una figlia ancora piccola, era un’occasione da non perdere. E mia madre, che scrupoli sentimentali proprio non ne aveva, accettò immediatamente. “Meglio essere fottuta senza amore che vedere me e mia figlia morire di fame.” Un ragionamento moralmente orrendo, ma scontato per una donna madre e vedova dei primi anni cinquanta che tentava di sopravvivere nell’East End ancora ridotto in macerie.
Due anni dopo il loro matrimonio, la mia vita divenne un inferno. Avevo 10 anni. Mia madre rimase incinta. Inutile descrivere quanto Jeremiah fosse felice. Aveva me, chiaro. Ma un figlio tutto suo. Magari un maschio! Che gioia incommensurabile. Ridusse i turni di mia madre fino a farla restare completamente a casa, distesa sul letto. Io quel fratello non lo vedevo nemmeno come mio. Quindi né lo disprezzavo, né lo volevo. Era solo un’altra anima che veniva al mondo. Non m’interessava. E mai lo vidi.
Mia madre ebbe un aborto spontaneo arrivata al terzo mese. Soffrì così tanto che temetti realmente la sua morte. A Jeremiah invece, la cosa non interessò minimamente. Si rinchiuse nel suo immenso dolore per la perdita del figlio mai conosciuto che però nella sua mente già aveva un nome ed un’identità. Aveva già un futuro, brillante e luminoso. Che figlio sarebbe stato quel fagiolo senza nome!
Una volta accettata la sua morte e sciolto il dolore, tutto ciò che rimase fu gran rabbia e rancore nei confronti di mia madre… e miei.
La picchiava. Lo fa tutt’ora. Questo non è un segreto per nessuno.
Mi violentava. Lo fa tutt’ora. Questo, invece, è un segreto che deve rimanere per sempre tale.”

Lisa rientrò nella sala d’attesa con aria stanca e lievemente preoccupata. Il figlio sarebbe rimasto lì in osservazione per la notte: il pugno ricevuto non aveva di certo migliorato la condizione della sua strana forma asmatica, ragione per la quale il medico aveva ritenuto opportuno trattenerlo per la notte. Risalirono in auto e sfrecciarono veloci per le strade deserte di Aylesbury.
Rachel era ricaduta nel suo universo bianco: all’improvviso tutto si fece cupo ed indistinto ai suoi occhi. Ma era al sicuro, sul sedile anteriore. Si voltò: l’angolo buio ed angoscioso del sedile posteriore sinistro era ancora là, la prigione dei suo pensieri, carcere delle sue paure con cui lei condivideva la stanza: l’oscurità, maledetta nemica. La teneva prigioniera. 

 

“One day, Freedom will unlock your door,
So hold on, believe on,
Be who you were before,
In deepest darkness,
the faintest light looks bright,
So hold on, hold on,
It's gonna be all right.”

“Un giorno, la Libertà aprirà la tua porta,
Non arrenderti, continua a credere,
Sii quella che eri un tempo,
Nella più assoluta oscurità ,
Anche la luce più fievole sembra risplendere,
Perciò non arrenderti, resisti,
Andrà tutto bene.”

 
Nella sua semi-incoscienza si ritrovò a mormorare:
-Don’t be afraid, cause one day Freedom will set us free and Darkness won’t be able to hurt us again.-
 
Chiuse gli occhi.
 
Quando li riaprì, altri due occhi color ghiaccio la stavano fissando, morbosi.





Miei carissimi lettori,
innanzitutto grazie a tutti voi che ogni volta vi ritrovate a leggere questa mia Fiction. Mi riempite di orgolio e soddisfazione. Tuttavia, vi scrivo per scusarmi: per quanto ci abbia provato, l'abbia letto e riletto, questo capitolo purtroppo non mi convince. Mi scuso quindi se con questo mio nuovo frammento, abbasserò lo standard e probabilmente deluderò qualcuno.
Vi prego, recensite e fatemi notare le mie carenze. Sono alla costante ricerca di migliorare ed un mio miglioramento non può che partire dai vostri pareri.
Grazie ancora a tutti voi.
MadCat
  
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