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Autore: xhisjuliet_    24/08/2013    6 recensioni
due amici, una ragazza, una scommessa.
«Scommettiamo?» propose Jack.
Matt annuì, stringendogli la mano. «Farò innamorare qualunque ragazza di me e la trasformerò in reginetta del ballo. Ti ricrederai»
Jack rise. «A patto che sia io a scegliere la ragazza»
«Ci sto!»
Matthew Miller e Cheryl Brooks.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Diciamo che se c’era da fare la scelta giusta, io ho sempre fatto quella sbagliata




«Che programmi di merda che ci sono a quest’ora» borbottai tra me e me.
Ero tornata a casa da circa venti minuti, era solo mezzanotte, ma era una noia rimanere lì alla festa, per me, ovviamente.
 
 
«..e se invece facessimo una festa?» chiese Dana, ormai stanca quella mattina.
Scossi la testa. «No, nemmeno una festa»
«E cosa allora?» chiese incrociando le braccia. «Un pigiama party non ti va, andare a ballare in un locale non ti va, una cena e non ti va, non so più cosa proporre»
Risi. «Preferisco rimanere a casa e fissare quella lettera ora intere, da sola» precisai.
«Cher» ruotò gli occhi al cielo «L’University of Cambridge ha accettato la tua domanda e tu vuoi startene a casa? Bisogna festeggiare!»
«Chi vuoi che venga ad una mia festa?» chiesi «E poi, Dana, mi hanno sempre umiliata, perché dovrei farmi rovinare questa stupenda giornata?»
«Dai Cher, ci divertiremo!» sbottò. «Ti prego lascia fare tutto a me, i miei genitori non sono in casa questa sera e possiamo utilizzare come posto casa mia. Inviterò io gente del quartiere e tu dovrai presentarsi come ad una normale, semplice, festa.»
 
 
Le avevo detto di si, ovviamente.
Gli altri ballavano, ridevano e scherzavano tra loro. Rose era con quel tipo, Dana in una delle camere a fare chi sa cosa con Will, ed io a ballare con gente che nemmeno conoscevo. Ogni tanto fissavo Matt, seduto sempre su quella poltrona che beveva bibite, ogni tanto si alzava scambiava due chiacchiere con qualcuno e ritornava a sedersi. Peggio di me.
Avrei voluto avvicinarmi, chiedergli cos’aveva, cos’era successo..cos’aveva fatto durante questa settimana, se mi aveva pensata almeno un po’, eppure non l’ho fatto. Perché? Perché sono una stupida, ecco cosa. Gli ho chiesto di lasciarmi in pace e lo sta facendo, perché non mi va più bene? perché più passano settimane, più mi sento vuota?
Dovresti essere felice, Cher.Continuavo a ripetermi questo. Matt era stato solo un errore, essere me stessa con lui era stato un errore. Dovevo solo ritornare alla mia vita, senza troppe complicazioni, godermi l’estate, poi tornare a studiare e a gennaio partire per Cambridge, lasciando finalmente questa città, e tutto ciò che mi era successo in 18 anni, che siano belle o brutte.
 
 
Ero arrivata alla festa più tardi del previsto, erano già le 22:30, mio padre aveva fatto ritardo a lavoro e dovevo aspettare che tornasse per avere un passaggio.
Mi aveva aperta una ragazza dai capelli rossi e gli occhi azzurri, mai vista prima.
Il soggiorno di casa era pieno zeppo di persone, la musica era alta ed i tavolini pieni di bottiglie di birra.. vuote.
Camminai, fino a raggiungere il terrazzino, dove due si baciavano “appassionatamente”.
Notai Rose, li guardai disgustati. «Rose!»
Lei si staccò dal tipo, incenerendomi con lo sguardo. «Ehi Cher, bella festa!»
Capii dal tono di voce che era ubriaca e non poco. Entrai dentro, sedendomi sul piano della cucina, portando le mani in viso. Mai fidarsi di Dana: com’è che aveva detto? Semplice,normale festa. I suoi genitori l’avrebbero uccisa o messa in punizione a vita, questo era certo.
Aprii una bottiglia di birra e ne bevvi un po’, poi la posai sul tavolo. Ritornai nel soggiorno, scrutai le persone che ballavano, chi era seduto sui divani a fare cose oscene, chi continuava a bere. Notai nell’angolo della stanza qualcuno seduto sulla poltrona, Matt, ed era scocciato quasi quanto me.
I miei occhi incrociarono i suoi, poi si voltò, senza sorridermi, come ogni altra volta era successo.
Era la prima volta che lo vedevo dopo quella “discussione” alla cerimonia del diploma, forse aveva considerato davvero l’idea di lasciarmi perdere, che poi in realtà era solo una stupida scusa.
Mi infilai tra le persone, iniziando a ballare a ritmo di musica, passò un’oretta o forse due, poi tornai a casa.
 
 
Il campanello mi fece sobbalzare, deglutii, spaventata. Diedi un’occhiata all’orologio che segnava l’1:00.
Sbirciai dalla finestra, scostando di poco la tenda. Matt.
Aprii la porta, di fretta, non curante del fatto che avessi indosso il mio pigiama a fiorellini ed i capelli spettinati. Ma che m’importava? «Matt, che ci fai qui?»
Continuava a fissarmi, gli occhi lucidi, una bottiglia di birra semivuota tra le mani. Era vestito come alla festa, segno che non era ancora tornato a casa. «Ho bisogno di te»
Rabbrividii. Lo disse quasi in un sussurro, come se volesse non farmelo sapere, come se ne avesse quasi paura.
«Cos’è successo?» chiesi «Vieni entra»
Mi scostai per farlo entrare, poi chiusi la porta di casa, sperando che papà non avesse sentito nulla.
Barcollò fino al divano, posò la birra sul tavolino del soggiorno, poi si sedette. «Così te ne vai?»
Rimasi in piedi, mi dava le spalle, aveva lo sguardo fisso sulla tv.
Non risposi, camminai e mi sedetti accanto a lui, senza degnarlo di uno sguardo. Portai le ginocchia al petto e sospirai. «Si»
«Quando?»
«A gennaio»
Stette zitto per un po’, gli unici rumori che si sentivano provenivano dal programma in tv che prima stavo vedendo. Portai attenzione alla tv, esattamente come fece lui.
«Queste bambini? Cosa sono?» chiese il presentatore ai bambini seduti sui divanetti.
Uno di loro, biondo, si alzò. «Delle rette!»
«Delle rette incidenti!» una bambina con le treccine si alzò, facendo la linguaccia al bambino che poco prima aveva risposto.
Sorrisi, osservando con la coda dell’occhio Matt, anche lui sorrideva per il gesto della bambina.
«Anche noi siamo delle rette incidenti» disse Matt. «Io e te, intendo.»
Mi voltai verso di lui, aggrottando un sopracciglio. «Cosa?»
«Sai cosa sono le rette incidenti?» chiese.
Annuii. «Due rette che s’incontrano in un solo punto, per poi allontanarsi sempre più»
«Esatto» mi fissò, facendomi rabbrividire, come poco prima. «Noi siamo due rette incidenti in questo momento. Ci siamo avvicinati sempre di più con il tempo, ci siamo scontrati per un attimo ed ora ci stiamo di nuovo allontanando l’uno dall’altra, senza poter fare niente.»
Scossi la testa divertita, tirandogli un cuscino sul viso. «Cosa diamine vai a pensare!»
Scoppiò a ridere.
Aveva ragione, due rette incidenti.
«Ho litigato con i miei, oggi» tornò d’improvviso serio, sospirò e spense la tv.
«Come mai?» chiesi.
Mi alzai, presi dei bicchieri e vi versai un po’ di succo.
Matt mi seguì, appoggiandosi al tavolo. «Non fanno altro che darmi pressioni sul mio futuro, sto vivendo come vogliono loro e non come vorrei io»
Gli porsi il bicchiere. «Non dovresti permetterglielo»
«Lo so» rispose «Mi odio anche per questo.»
Rimasi in silenzio, bevendo il mio succo.
«Sapessi quante cose odio di me, Cher...» sospirò «Mi odio quando distruggo tutto, quando divento freddo senza un motivo, ogni volta che mi tengo le cose dentro e quando poi le porto alla luce le dico con tutto l’odio ed il disprezzo. Mi odio quando sto bene con una persona e poi subito dopo non so cosa mi prende e mi sento come se volessi scappare via, mi odio perché con me non si può stare bene io le persone le faccio sempre soffrire in un modo o nell’altro, mi odio perché non riesco mai a far capire a qualcuno come sono realmente perché non so come sono, cambio da un giorno all’altro solo per piacere agli altri, per non rimanere solo. Mi odio perché all’improvviso tutto diventa pesante e non sopporto più nessuno, mi odio perché sono pieno di difetti e cose brutte.. Mi odio perc..»
Lo interruppi. «Smettila di dire queste cose, Matt.»
«Scusa Cher. Mi sento così solo» rispose.
Non sapevo cosa fare, cosa dirgli, come comportarmi. Perché veniva a dirmi quelle cose in casa mia, di sabato sera all’1:00 di notte?
Allontanai tutti i pensieri, reagendo istintivamente.
Mi avvicinai, allargai le braccia e mi strinsi a lui. Il cuore sembrava voler uscir fuori dal petto, avevo la tempesta dentro. Restammo in silenzio, stretti l’uno all’altra.
«Grazie Cher..» si staccò da me, poi sospirò. «Ti lascio dormire, scusami»
Si diresse verso la porta, lo fermai per il polso.
Che diamine facevo?
«A-aspetta» balbettai «Dormi con me»
Più che domanda, la mia era un’affermazione. Mi morsi il labbro, consapevole dell’enorme errore che stavo compiendo.
Rimase in silenzio per un po’, poi abbassò lo sguardo. «Perché fai questo per me, Cher?»
Sospirai, facendo spallucce. «Domanda da un milione di euro..»
Rise. Il cuore perse un battito.
Presi la sua mano, intrecciandola alla mia. Fissammo entrambi sorpresi le nostre mani, poi lo trascinai sopra in camera mia. Alzai il lenzuolo e mi ci infilai dentro, poi alzai lo sguardo verso Matt, ancora in piedi sulla soglia della porta. «Allora? Che fai non vieni?»
Non rispose, camminò verso il letto, si sfilò le scarpe e la maglietta – ahimè – poi mi abbracciò.
Appoggiai la testa sul suo petto, sentendomi stranamente bene.
Lasciò un bacio sulla mia fronte. «Buonanotte, Cher.»
«Buonanotte»
Rise. «Ah, bel pigiama»
 

 

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amo questo capitolo.
spero che anche a voi piaccia quasi quanto me:)
Amo il fatto che Matt decide di correre da lei, perchè si sente male, vuoto. Amo il fatto che lei lo accoglie a braccia aperte, 
nonostante sia stata male per lui. Mette un pò di confusione tra i due questo, ma poi scopriremo come andrà a finire 
con i prossimi capitoli. Volevo aggiornare ieri, ma la cossessione faceva letteralmente schifo. 
Lasciatemi una recensione, scrivetemi cosa ne pensate!
Un bacio <3

  
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